Dedicato alla mia musa ispiratrice, Bea.


 


Seduto nudo su quel cuscino e sentirmi completamente distaccato dal mondo. Attimi di paura, di ansia, di preoccupazione, del cosa sarebbe successo dopo. Il corpo ormai distaccato dalla mente. Una mente annebbiata, non più lucida, non più in grado di ragionare ma solamente vedere e prendere  atto. La realtà era nuda e cruda. La realtà era di Daniela, la mia fidanzata, il mio grande amore, nuda mentre Antonio, un completo sconosciuto fino a qualche ora prima, la stava palpando davanti a me. Ed io immobile ed impotente davanti a loro, annuendo alle parole di Antonio, li stavo osservando. 


 


“Daniela è così bella che è un vero peccato vederla vestita. Una ragazza come lei deve stare nuda, come la mamma l’ha fatta. Solo un paio di tacchi possono esaltare il suo corpo, per il resto non ha bisogno di altro. Per il momento ovviamente, perché il suo corpo è totalmente pulito adesso. Oggi in acqua Daniela mi ha detto che tra le gambe aveva dei peletti e mi sembra di capire che ha eseguito al mio ordine”.


 


A quella parola Antonio si è fermato, non ha più parlato per qualche secondo ed ha fissato Daniela negli occhi. Anche io la stavo guardando, proprio lì tra le gambe. Totalmente rasata, liscia come non lo era mai stata prima. Daniela era rossa in viso e profondamente imbarazzata. Ha guardato Antonio, il quale con un segno della testa l’ha esortata a fare un qualcosa che ancora non sapevo. Ed hai suoi tentennamenti ho notato la sua mano sinistra stringerle il capezzolo sinistro, fino a farle aprire la bocca ed emettere un gemito di dolore.


 


“Mi sono depilata totalmente oggi perché me lo ha chiesto Antonio.”


 


Antonio, soddisfatto e compiaciuto mi ha guardato.


 


“Vedi Marco? Te lo dicevo che Daniela è una ragazza molto intelligente. Sa quando parlare e sa che cosa dire. A volte ha bisogno di essere stimolata un po’, ma per questo non ci sono problemi, vero Daniela?”


 


Con gli occhi bassi e lucidi, Daniela ha annuito alle parole di Antonio. Era irriconoscibile, la brava ragazza diligente e studiosa, con l’unica fantasia del segno del costume, sempre fedele e con un unico uomo nella sua vita, adesso era seduta nuda accanto ad un uomo maturo che le toccava il capezzolo strizzandolo. 


 


“Daniela, fai vedere a Marco come sai camminare bene su questi tacchi. Sai Marco, Daniela questa mattina mi ha detto che su un tacco 18 non ha mai camminato, credo fosse giusto che lei provasse, giusto?”


 


Le domande che Antonio rivolgeva a me, in realtà, non erano poste per ottenere una risposta. Difatti rimanevo in silenzio, in attesa degli sviluppi della situazione. E così Daniela si stava alzando, non senza difficoltà per via di quei tacchi vertiginosi sui quali era alquanto difficile rimanere in equilibrio. Decoltè di vernice nere con plateau, stupende a vedere ma impossibile da portare. Daniela, nonostante le difficoltà, si era riuscita ad alzare in piedi, rimanendo ferma, sempre con il solito sguardo basso. Antonio l’ha esortata a fare qualche passo davanti e dietro, come se dovesse sfilare. Era stupenda. Nuda con quei tacchi vertiginosi. Ancheggiava quasi oscenamente, ad ogni passo il seno dondolava forte, per via dei movimenti e soprattutto del peso delle sue mammelle. Quando si è girata davanti a me, un altro forte colpo al cuore: su una natica, rossa come il fuoco, era ritratta una mano, la mano di Antonio. Mentre ero in bagno le aveva dato una pacca forte, uno schiaffo. Ed il segno era ancora vistoso e presente. Il mio sguardo esterrefatto era stato notato da Antonio. Sono sicuro che tutto ciò che chiedeva di fare a Daniela aveva uno scopo preciso.


 


“Seppur intelligente e brava, a volte Daniela va spronata. Questo lo sai anche tu Marco. Perché credo che anche tu sei molto timido e lo percepisco.”


Mentre mi parlava, Antonio si accarezzava sempre il suo enorme membro semieretto. Credo lo facesse volontariamente perché i miei occhi, notando il movimento, più volte si poggiavano lì, senza che io potessi controllarli. E ad Antonio non è sfuggito questo dettaglio.


Dopo aver fatto risedere Daniela vicino a lui, Antonio è tornato ad intavolare discussioni generali. Così siamo tornati a parlare della vita quotidiana, e tutti e tre, in un certo senso, per quanto surreale, ci siamo tranquillizzati un poco. L’ambiente, per quanto carico di trasgressione e tensioni di gelosia ed eccitazione, era rilassante: le luci soffuse ed il forte odore di incenso stavano contribuendo a distendere i nervi ed i muscoli del mio corpo. Tra le mie gambe, il mio sesso, era rilassato, seppur dentro di me scorrevano ormoni di eccitazioni mescolati, tuttavia, ad eccitazione. Non so che ora poteva essere della sera, sicuramente era troppo presto per andare via e troppo tardi per tornare indietro. Mentre si parlava, si continuava a stuzzicare qualcosa che Antonio e Daniela portavano sul tappeto. Io ero incapace di alzarmi, non stavo partecipando. Sono rimasto sempre seduto. Loro due invece sempre con più frequenza si recavano in cucina, dove li sentivo a volte parlottare a bassa voce, mentre preparavano il cibo. Mi è capitato anche di sentire dei silenzi sempre più lunghi, così come dei sussulti di dolore, dei “ahi” pronunciati a bassissima voce, sussurrati appunto. Non capivo da cosa dipendessero, di sicuro era Daniela che li stava emettendo, ma, ogni volta che tornava, sul suo corpo non notavo segni evidenti. I silenzi in cucina duravano sempre di più e sempre più spesso rimanevo solo sul cuscino in salone. Erano momenti di riflessione per me, momenti in cui tutti gli eventi della giornata mi scorrevano veloci davanti agli occhi, talmente veloce che non riuscivo ad acciuffarli, a fermarli, a fermarmi e ragionare. La ragione ormai non esisteva più. E proprio in uno di quei momenti lunghi, silenziosi, in cui mi sono ritrovato isolato e perso dei miei pensieri, le luci del salone si sono spente. Daniela, con una torta in mano e due candele sopra, stava camminando verso di me con Antonio dietro di lei. Stava camminando molto molto lentamente, non solo per i tacchi e per la torta in mano. Qualcosa in lei era cambiata ma l’assenza di luci non mi permetteva di capire cosa. Antonio, leggermente di lato, la esortava a camminare con una mano poggiata su una sua natica. Di nuovo ci siamo ritrovati in una situazione surreale. Daniela era diversa, gli occhi non erano più bassi ma guardavano dritto, i capelli leggermente spettinati, il volto accaldato, le labbra rosso fuoco come se fossero state stimolate. Il resto del corpo era al buio. Giunta vicino a me, si è piegata lentamente, piano, con calma, stando attenta a non far cadere la piccola torta e poggiandola davanti a me.  Poggiata la torta, in una frazione di secondo è cambiato per sempre il nostro mondo. Attimi di secondo che hanno stravolto la nostra vita, che hanno cambiato tutto. La torta, quella torta, con la sua forma particolare, le candeline, che in realtà ne era una con due fiamme, e lei, Daniela, piegata in avanti con le gambe leggermente aperte. Antonio dietro di lei. La torta rappresentava la testa di un cervo maschio con il palco ben disegnato, la candelina con le due fiammelle era una mano che faceva il segno delle corna: indice e anulare avevano la fiammella in alto. Daniela, rimasta piegata, non appena ha poggiato la torta ha emesso un gemito, un gemito di piacere: Antonio, che adesso la stava reggendo per i fianchi, era entrato dentro di lei, penetrandola. La facilità con cui è entrato mi ha lasciato immaginare che in realtà già in cucina si erano accoppiati. Quei silenzi lunghi, quei sospiri, erano un chiaro segnale di un amplesso avvenuto. Ero diventato cornuto. Dopo aver poggiato la torta, Daniela, sicuramente su suggerimento di Antonio, mi ha baciato.


“Ti amo amore… mio”


Quattro parole, piene di sospiri e di gemiti. Antonio stava penetrando Daniela davanti a me, incurante di una mia reazione, o sicuramente certo che la reazione non ci sarebbe mai stata. Di fatti sono rimasto immobile, seduto sul cuscino, a fissare la torta e guardare lei che ansimava e si reggeva come meglio poteva piegata in quel modo. Sofferente ma goduriosa, accaldata per l’eccitazione. Adesso tutto era chiaro, adesso sapevo perché stavano in cucina tutto quel tempo. E come se tutte quelle sorprese non bastavano, mi sono ritrovato eccitato, fortemente eccitato. La gelosia mi percorreva tutto il corpo, l’eccitazione mi imprigionava sul cuscino immobile. Ho sentito come catene cingermi tutto il corpo, non avevo la forza e neanche più la voglia di alzarmi, di urlare, di scappare. Seduto ed in silenzio sentivo Daniela godere e gemere e poi lui, Antonio, parlare.


“Daniela guarda Marco tra le gambe. Come ti avevo detto si è eccitato, gli piace vederti con me. Vero Marco? Vero che ti piace guardare come ti rendiamo un cervo cornuto? Perché questo ora sei, o mi sbaglio?”


Parole scioccanti, dirette, che mi hanno finito di abbattere, rendendomi più un oggetto che una persona. Rendendomi incapace di tutto. Daniela, ormai totalmente presa da quella cavalcata assurda, aveva gli occhi fuori dalle orbite, era in estasi. Antonio, deciso come non mai, la sbatteva forte, non risparmiando forti pacche sui suoi glutei che la facevano trasalire ed urlare anche dal dolore. Tutto era cambiato. La nostra prima vacanza insieme era diventata ben altro. E mentre per l’ennesima volta guardavo la torta, con le candeline ormai consumare, Antonio mi invitava a riaccendere la luce soffusa. Faceva quindi distendere Daniela sul tappeto e, una volta sopra di lei, continuava l’amplesso. Ero sconvolto dalla forza e dalla foga che stava mettendo Antonio, ero sconvolto dalle dimensioni del suo enorme membro eretto e duro. Ma una volta accesa la luce, seppur fioca, ho notato che Daniela aveva una cavigliera dorata, con un piccolo ciondolo avente la forma di una mano che faceva il gesto delle corna. Nulla, però, a che vedere con la lunga collanina color oro al collo, dove il ciondolo aveva la forma fallica. Un ciondolo che, se vestita, si nascondeva in mezzo il suo enorme seno. Se nuda, metteva invece in bella mostra quel fallo vergognoso. E mentre Daniela stava godendo come non mai aveva goduto nella sua vita, senza motivo, mi sono alzato ed ho iniziato a riflettere i vari suppellettili presenti nella stanza: molti avevano la forma fallica, altri la ricordavano, alcune statuine addirittura erano di coppie che si accoppiavano. Era una casa piena di sesso, anche nelle piccole cose. Falli ovunque, statuine di uomini con falli eretti. I quadri sulle pareti erano invece donne nude stilizzate. E mentre rimanevo a bocca aperta davanti l’ennesima donna nuda stilizzata su un quadro, Antonio con tono autoritario e serio mi ha detto:


“Marco, come ti senti ad essere un cornuto?”


 


 


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