NONNA ELVIRA
 
Il profumo di rosmarino e legno invecchiato aleggiava nell'aria, un conforto familiare che avvolgeva sempre Marco quando andava a trovare la piccola casetta di Nonna Elvira. La luce del sole, densa e dorata, filtrava dalla finestra della cucina, illuminando i granelli di polvere che danzavano nel languido pomeriggio. Nonna, una donna la cui pelle si raggrinziva come pergamena antica ma i cui occhi conservavano ancora una scintilla maliziosa, canticchiava una melodia dimenticata mentre impastava su una spianatoia infarinata. I suoi movimenti erano lenti, ponderati, ogni pressione e piega una testimonianza di decenni di pratica. "Marco, caro, oggi sei silenzioso", la voce di Nonna, roca ma calda, ruppe il silenzio. Alzò lo sguardo, una spolverata di farina sullo zigomo. "Qualcosa ti preoccupa?" Marco si appoggiò allo stipite della porta, osservando il movimento ritmico delle sue mani. Un nodo gli si strinse allo stomaco. "Non è... niente, Nonna. Solo stanchezza." "Stanco? O irrequieto?" Si asciugò le mani sul grembiule, con lo sguardo penetrante. "Sei sempre stato un ragazzo che aveva bisogno di *fare* qualcosa. Non di stare seduto a pensare." Si allontanò dalla cornice, avvicinandosi. L'aria intorno a lei portava il debole, dolce profumo del suo profumo, una fragranza che era sempre stata sinonimo di sicurezza e di casa. Oggi, era diverso. Una strana corrente gli ronzava sotto la pelle. "Forse un po' di entrambe le cose." Il sorriso della nonna si addolcì, una curva sapiente delle sue labbra. Allungò la mano, la sua mano infarinata gli accarezzò la guancia. Il tocco gli fece rabbrividire, inaspettato ed elettrico. "Vieni qui, ragazzo mio. Lascia che la nonna ti faccia sentire meglio." Deglutì, con la gola improvvisamente secca. I suoi occhi, di solito così diretti, saettarono per la piccola cucina, poi tornarono a fissarla. Il suo sguardo incontrò il suo, risoluto, una profonda e scura pozza che sembrava attirarlo. Sentì un'attrazione, una forza magnetica a cui non sapeva dare un nome. "Come?" riuscì a dire, con la voce ridotta a un sussurro. Gli prese la mano, le dita sorprendentemente forti mentre lo conduceva dalla cucina, oltre le assi del pavimento scricchiolanti, in camera sua. La stanza era buia, le pesanti tende di velluto tirate contro la cruda luce pomeridiana. L'aria lì era più densa, più ricca, profumata di lavanda e di qualcos'altro, qualcosa di primordiale e caldo. "A volte", la voce di Nonna si abbassò, un mormorio basso, "il conforto arriva in forme inaspettate". Si voltò verso di lui, le mani che si muovevano verso i bottoni della sua camicia. Il suo tocco era leggero come una piuma, eppure ogni sfioramento delle sue dita sulla sua pelle gli mandava una scossa. Rimase immobile, un cervo abbagliato dai fari, la mente in un turbine di confusione e uno strano, crescente desiderio. Il mondo si inclinò sul suo asse. "Nonna..." "Shhh", sussurrò, il viso vicino al suo, gli occhi socchiusi. Il suo respiro, caldo e dolce, gli accarezzò le labbra. "Lascia che Nonna si prenda cura di te". Il primo bottone si slacciò, poi il secondo. Le sue dita, nodose per l'età ma sorprendentemente agili, gli si fecero strada lungo il petto. Sentì l'aria fresca sulla pelle, poi il calore dei suoi palmi mentre lei scostava il tessuto. Il cuore gli martellava contro le costole. Osservò, ipnotizzato, i suoi occhi che gli tracciavano la linea della clavicola, poi più in basso. Un leggero gemito gli sfuggì dalle labbra mentre le mani di lei gli scivolavano sul petto nudo, il suo tocco sorprendentemente deciso. Sentì un calore divampare dentro di lui, diffondersi nelle vene come un incendio. Era sbagliato. Era proibito. Eppure, non poteva muoversi. Non voleva. "Sei bellissimo, Marco", sussurrò con voce roca. Le sue dita si abbassarono, slacciandogli la cintura. Il suono della fibbia che si apriva echeggiò nella stanza silenziosa, una dichiarazione nuda e cruda. Sentì il suo pene muoversi, un pulsare denso e insistente contro i pantaloni. Il suo respiro si fermò quando la mano di lei lo trovò, accarezzando il rigonfiamento crescente. Un sussulto gli strappò la gola. La sensazione era travolgente, un misto di shock e piacere squisito. Chiuse gli occhi con forza, il corpo tremante. "Oh, Nonna", gemette, con la voce roca per un desiderio che non aveva mai conosciuto. Lei si sporse in avanti, premendo il suo corpo morbido e cedevole contro il suo. Le sue labbra, sorprendentemente piene, trovarono le sue. Il bacio fu profondo, affamato, la sua lingua una sonda vellutata che esplorava la cavità della sua bocca. Sapeva di rosmarino e qualcos'altro, qualcosa di selvaggio e antico. Le sue mani, quasi spontaneamente, trovarono presa sulla sua vita, tirandola più vicina, modellando le sue morbide curve contro il suo corpo che si irrigidiva. Il mondo fuori dalla stanza buia cessò di esistere. C'erano solo Nonna, il profumo della sua pelle e la danza inebriante e proibita dei loro corpi.
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Categorie: Incesti
Tag: nonne