L’estate stava finendo malissimo; i postumi dell’incidente in moto non mi davano pace con schiena e gambe quasi sempre dolenti. Il mio medico non ebbe dubbi, la possibile soluzione era la fisioterapia. Chiesi consiglio a lui e ad amici per il miglior centro disponibile in zona e me ne indicarono uno anche abbastanza vicino a casa.
Vado per prenotare le sedute necessarie munito del certificato del medico che descriveva gli obiettivi da raggiungere. Alla reception una ragazza molto bella mi riceve con un grande sorriso e mi fa accomodare sul divano in attesa che arrivi il dottore.
Il dottore in realtà é una dottoressa che, letta la documentazione che avevo portato, mi rassicura con un sorriso che in breve, massimo 10 sedute, i miei dolori sarebbero scomparsi. Fisso il primo appuntamento e me ne torno speranzoso a casa.
Il giorno seguente mi reco al Centro per il primo appuntamento bisettimanale ed incontro la fisioterapista, una donna molto bella, alta, mora e che lasciava immaginare un fisico atletico sotto la classica mise di stile ospedaliero. Scambiati i convenevoli di presentazione, mi accompagna nello studio dove mi invita a spogliarmi completamente, esclusa la biancheria intima. Steso sul lettino, comincia a controllare i punti più dolenti facendomi un male cane. Glielo dico e lei, gelida, mi chiede se per caso mi aspettavo del piacere. Per questo, aggiunse, ci sono altri tipi di centri. Il modo in cui lo disse mi gelò. Volevo fare una battuta, ma me ne guardai bene. In fondo ero lì per guarire e non per altro. Finita la seduta mi salutò abbastanza freddamente dandomi appuntamento per tre giorni dopo.
Già cominciavo a stare un po’ meglio ed in occasione del secondo massaggio, glielo dissi e lei si disse contenta del risultato e mi sorrise – ero supino – meno gelidamente del solito.
A metà del percorso terapeutico, i miglioramenti cominciavano ad essere davvero consistenti e quando glielo dissi, aggiungendo che non sentivo più dolore durante il massaggio, fece una risata e mi disse: vede che si può stare bene anche senza andare in quei centri ? Lei c’è mai andato ? Credo di essere arrossito violentemente, tanto che aggiunse: guardi che io non giudico certamente i comportamenti sessuali degli altri. Un po' balbettando le dissi che, sì, qualche volta c’ero stato ed alla domanda se mi ero sempre divertito, risposi a volte sì a volte no, dipendendo la cosa da molti fattori. Volle sapere quali ed io cercai di rispondere con qualche metafora ed intanto il cazzo cominciava ad indurirsi. La seduta stava terminando con il massaggio al quadrcipite destro, quando con il bordo della mano me lo sfiorò ed istantaneamente disse: ci vediamo tra tre giorni e mi salutò allontanandosi. Rimasi un po' steso sul lettino dandomi dell’imbecille per non averle preso la mano, anche se, mi dicevo forse poteva essere stata una cosa involontaria.
Quando tornai, notai che non aveva la giacca e i pantaloni in stile ospedaliero, ma indossava jeans attillati ed una maglietta che mostrava il disegno di un bellissimo seno. Prima che io parlassi si scusò per come era vestita, ma a causa di un disguido con la lavanderia, non erano stati riconsegnati gli indumenti di lavoro. Risposi che per me non era assolutamente un problema e che anzi stava molto meglio così che con quei cenci bianchi. Mi ringraziò con un sorriso bellissimo che già da solo mi aveva fatto eccitare. Inizia il massaggio alla schiena e mi accorgo che scende, molto più del solito, sui glutei, per altro non oggetto di terapia. L’uccello mi era diventato durissimo e quando mi disse di girarmi, ebbi un attimo di indecisione. Mi stesi tenendo gli occhi semichiusi e mi resi conto che lei osservava l’asta tesissima che spingeva sul bordo dei boxer. Iniziò il massaggio al quadricipite e non passò molto tempo che il bordo della sua mano sfiorasse ripetutamente il mio cazzo durissimo. Mi feci coraggio ed afferrai la sua mano appoggiandola sopra. Il cuore mi batteva all’impazzata; lei rimase immobile per un periodo che mi sembrò un’eternità, per poi abbassarmi i boxer e cominciare a segarmi con estrema bravura. Le misi le mani sotto la maglietta ed afferrai i due bellissimi seni, accarezzandoli. I capezzoli si irrigidirono all’istante e, toltemi le mani da lì, si abbassò e si riempì la bocca con il mio cazzo. Una pompinara superlativa, tanto che temetti di sborrarle in bocca da un momento all’altro. Quando glielo dissi, lei smise e mi baciò appassionatamente. Mi alzai in piedi e la appoggiai all’armadietto vicino al lettino, le abbassai i pantaloni, scostai le mutandine bagnatissime e leccai appassionatamente la fica. La feci godere in breve tempo e mi disse che ero un porco ed io risposi che per fare un porco ci vuole una troia, Un sorriso da puttana si disegnò sulle sue belle labbra che tornai a baciare appassionatamente. Ero disperato perché non avevo con me uno straccio di profilattico, ma lei, con il braccio sinistro, aprì l’armadietto e mi consegnò un sospiratissimo Hatù. La scopai con forza, facendola mugolare a lungo, era preda di orgasmi multipli che a me fecero l’effetto di venire con una certa rapidità rispetto a quanto avessi sperato.
Restammo un po' in silenzio e poi mi disse: vedo che stai bene, ma dovrai tornare tra tre giorni. Ci salutammo con un bacio ed io pregustavo già la prossima seduta fisioterapica. Sfortunatamente non accadde niente perché era in corso una visita di controlla della ASL e l’incontro si limitò alla normale fisioterapia, ma riuscii a convencerla ad uscire con me per una cena.
Dopo la costosissima visita ad un ristorante stellato, la portai in un piccolo monolocale che possedevo in centro città, dove riuscii a dare sfogo a tutta la mia “porcaggine” con una partner più porca di me. Iniziato con un favoloso sessantanove, la scopai in posizioni assortite, con lei che veniva ripetutamente. Quando sentii approssimarsi la fine della prestazione, riuscii a mettere il cazzo nel suo bellissimo culo facendola godere ancora di più. Le detti gli ultimi tre colpi fortissimi e riempii il preservativo di sborra.
La terapia fu, su suo consiglio, prolungata, fino a quando mi disse che si sarebbe trasferita al nord, vicino ai suoi e dove aveva trovato un nuovo posto di lavoro. Ci rimasi male fino a quando, qualche mese dopo, mi decisi di raccontare tutto ad un amico intimo che, dopo avermi ascoltato, me la descrisse perfettamente dicendomi che la conosceva perché lavorava, di notte, in un elegantissimo e costosissimo centro tantra. Sempre massaggi sono.
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