Questa é una storia di tantissimi anni fa, quando poco più che diciottenne, studente impegtnato in un faticoso studio liceale, avevo l’abitudine giornaliera di frequentare, nel dopopranzo, la casa di una mia amica coetanea i cui genitori erano amicissimi dei miei. Accadeva che io arrivavo a casa loro quando avevano da poco finito di pranzare, consumavo un caffè con Patrizia, il padre Mario e la madre Ines, dopodiché Mario e Patrizia si recavano al lavoro.
Spesso mi trattenevo ancora un po’ e la Signora Ines mi offriva un po’ di Vecchia Romagna e si conversava del più e del meno, ma sempre abbastanza intorno ad argomenti pruriginosi. Lei era una bella donna, poco più che quarantenne, un bel seno, un bel culo e, si intuiva, un bel paio di gambe. Dicevo delle nostre conversazioni dove lei si divertiva a stuzzicarmi sulle ragazzine che frequentavo domandandomi particolari, non dico intimi, ma abbastanza particolari. Io mi eccitavo enormemente, ma vista la mia timidezza, la conoscenza familiare, non riuscivo ad oltre qualche battuta un po’ osè. In compenso le dedicavo, a casa, un’infinita serie di masturbazioni.
Ogni volta mi ripromettevo di metterle le mani addosso, ma quando poi mi trovavo lì, il coraggio veniva inesorabilmente a mancare.
Ricordo che una volta ero riuscito a trovare un giornale porno e, strappatane una pagina, la ripiegai e me la infilai nella tasca della camicia. Dopo il solito bicchierino di brandy presi il coraggio a quattro mani e le dissi (sì, mi rivolgevo con il lei): lei non sa cosa si può trovare oggi sul sesso da un punto di vista di immagini ! Sorrise e mi chiese cosa si trovasse. Questo, dissi. Tirai fuori la pagina dove c’era la foto (sequenza di foto) di una tizia con un grosso cazzo in culo ed uno in bocca. Credo di essere anche arrossito; lei osservò il tutto e sottolineò le dimensioni di lui, dicendo: accidenti come ce l’ha grosso ! Poi, inopinatamente, appallottolò la pagina e la buttò nel caminetto, nel fuoco. Rimasi malissimo, tornai a casa dove non rinunciai a dedicare una potente sega alla Signora Ines.
I giorni passavano senza che io prendessi un po’ di coraggio, nonostante il suo contnuo stuzzicare su cosa facessi con le ragazze e la mia situazione sentimentale in genere. Finché un giorno, alla radio, che stava sempre accesa a basso volume mandarono “Perfidia”. Lei si alzò e mi disse: vieni, balliamo. Accostò con decisione il suo bacino al mio ed in un attimo il cazzo mi diventò come pietra. La canzone é breve e quindi la musica finì. Prima di staccarsi mi disse : te l’ho fatto diventare duro ? Il coraggio non mi mancò, la strinsi, la baciai e le misi una mano sul mio cazzo durissimo. Non rispose molto al bacio, ma lo tirò fuori dai pantaloni e venni all’istante. Il suo abito era pieno di macchie del mio sperma; lo guardò, mi guardò e mi sgridò sorridendo. Hai visto cosa hai combinato ? MI invitò ad andare via, ma prima di uscire mi dette un lieve bacio sulle labbra.
Mi sembrava di essere in un altro mondo: ce l’avevo fatta ! Ma, poi rflettevo, a fare cosa ? Niente o poco più. E anche quel giorno non mancarono potenti masturbazioni per la Signora Ines.
Il giorno dopo ero estremamente titubante, non sapevo se andare o meno, poi decisi di andare, con la speranza che succedesse qualcosa. Per precauzione mi masturbai abboandantemente per essere, speravo, meno reattivo.
Fui accolto come sempre e dopo che Mario e Patrizia furono usciti, lei mi disse se mi sarebbe piaciuto ballare ancora. MI alzai e, senza che ci fosse alcuna musica, l’abbracciai e la baciai. Questa volta rispose ficcandomi la sua lingua in bocca e toccandomi con decisione il cazzo. MI abbassai i pantaloni e le alzai la gonna. Era senza slip e la sua bellissima fica mi apparve come un sogno; mi inginocchiai e cominciai a leccare – non ero bravissimo, ma lei cominciò a mugolare e bagnarsi. Mi alzai e cercai di penetrarla, ma lei mi fermò e si appoggiò sul tavolo, mettendo in mostra un culo bellissimo. Mi disse che voleva guardare la finestra (che dava sul giardino d’ingrtesso) per vedere se arrivasse qualcuno. IO mi appoggiai e lei mi prese il cazzo e se lo infilò dentro. La pompavo con forza e lei mi disse di stare molto attento a non venire dentro. Stavo per sborrare e cominciai a sfilare il cazzo dalla sua fica, quando mi disse che il sperma non andava sprecato e, dopo essersi umettata con i suoi umori, me lo prese e se lo infilò in culo. Sborrai all’istante.
Per quasi un anno godei del corpo della Signora Ines, poi, Università lontano e fine della storia.
