Io e Lorenzo, praticamente coetanei lavoravamo assieme o, per meglio dire, nello stesso ambiente. Io dipendente dell’azienda per la quale lui lavorava come manutentore pur dipendendo da una grossa multinazionale. Diventammo amici e la cosa si estese alle rispettive mogli, Gabriella, la sua e Carla, la mia. Ci vedevamo spesso ed avevamo fatto anche le vacanze al mare assieme. Tutto, quindi, nella norma, anche se non riuscivo a dimentiucare il giorno in cui andammo cercare la casa al mare, quando, seduti ad un tavolo di un bar, notai Gabriella che mi guardava fissamente negli occhi. Mi feci parecchi film in proposito, ma vuoi l’amicizia con Lorenzo, vuoi la mia timidezza, la cosa rimase fine a se stessa.


In autunno la multinazionale mandò Lorenzo ad un lungo corso di formazione a Mainz in Germania. Invitammo varie volte Gabriella a pranzo o a cena da noi e tutto continuava con il consueto tran tran


Un sabato pomeriggio mi squilla il telefono; era Gabriella angosciata per la lavastoviglie che perdeva acqua per tutta casa. Non sono un esperto al riguardo, ma accettai di buon grado di andare a dare un’oicchiata. Non presi attrezzi perché sapevo che lorenzo aveva praticamente una ferramenta in casa. Arrivo ed effettivamente l’allagamento era consistente, così mi sdraiai per terra per capire da dove venisse quel fiume d’acqua. Rapidamente individuai il possibile guasto e, svitato un manicotto, fui investito da un’idrante carico d’acqua. Riuscii a riavviatare il tutto e far cessare anche la perdita iniziale.


Gabriella era mortificata per come mi ero ridotto, ma le dissi di non preoccuparsi perché faceva ancora caldo e in dieci minuti sarei stato a casa. Non ci fu niente da fare, volle darmi in tutti i modi i pantaloni di una tutta di Lorenzo così che, nella loro camera, mi tolsi i pantaloni e Gabriella notò che anche i boxer erano assolutamente fradici. Ti dò anche un paio di boxer, disse e nello stesso tempo sorrise e mi guardò in modo strano. Io mi tolsi i boxer bagnati e lei si chinò per prenderne un paio da un cassetto del comò. Cominciavo ad eccitarmi – lo sentivo dal consueto sapore acido in bocca ed il mio cazzo era prossimo ad un’erezione completa. Lei rimase in silenzio e prima guardò il cazzo e poi me. Lo afferrò con delicatezza e poi se lo mise in bocca. Non era bravissima, ma mi piaceva tenerlo nella sua bocca. Poi si alzò e mi disse se adesso capivo il segnale del bar. Sì, adesso lo capivo e per questo ci denudammo e nonostante fosse la prima volta, facemmo una scopata davvero degna di nota. MI disse: torna a trovarmi finché sarà possibile. Raccolsi il messaggio ed a casa dissi che il lavoro di riparazione era solo parziale e che il giorno dopo sarei dovuto ritornare. Così fu e quella volta, più determinato, prima le leccai lungamente la fica facendola bagnare in maniera incredibile. Poi mi venne di darle un colpetto di lingua sul buchetto del culo e lei mi chiese di insistere. Continuai fino a che comincia ad avvertire il pericolo di una venuta prematura e così strofinai il cazzo nei suoi umori e così lubrificato le penetrai facilmente il culo che non era di tutta evidenza vergine. Lei mugolava e godeva in modo sconcio e mi incitava a sfondarle il culo. Purtroppo non fui capace di resistere a lungo e le sborrai abbondantemente in culo. Quando me ne andai mi disse di sentirsi creditrice e dovevo tornare e trattenermi più a lungo nelle operazioni. Una troia assoluta che tuttavia continuai a frequentare finché fu possibile non senza essere riuscito a farle dire una volta: ti prego vieni, non ce la faccio più.

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