La commessa della boutique Fendi di via Montenapoleone non scorderà mai quando li vide entrare.
Gli occhi di tutte le persone nel negozio, ed in particolare degli uomini, caddero su quella bellissima ragazzina.
“Buongiorno, vorrei vedere i modelli delle borse peekaboo che avete, per favore.”
Era davvero giovanissima, con dei lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, molto carina e decisamente appariscente. Alta e formosa, indossava una canotta rosa aderente che faceva risaltare un seno decisamente prosperoso per la sua età ed una mini skirt rosa esageratamente corta. Quando camminava, pensò la commessa, si dovevano sicuramente vedere le mutandine. Come potevano i genitori permettere che una così giovane adolescente, quasi sicuramente una studentessa di scuola media, andasse in giro vestita così, nonostante avesse un corpo che non era più quello di una e doveva di certo suscitare fortissime fantasie negli uomini? Assieme a lei c’era un ometto molto magro, stempiato e sulla quarantina che alla commessa decisamente non sembrava essere il padre.
La ragazzina appariva molto sicura di sé, mentre il suo ridicolo accompagnatore, impacciato e sudatissimo, non riusciva a nascondere una certa ansia.
“Questa rossa mi piace tantissimo! Che ne dici, Giacomino?”
“Molto bella”, balbettò l’uomo, “quanto costa?”, chiese alla commessa.
“Questa, la mini in pelle di vitello intrecciata costa 5000 euro”
“Forse è un po’ troppo cara”, rispose l’uomo guardando timorosamente la ragazzina che lo fulminò con uno sguardo.
“Va bene, se mi permette, fotografo la borsa. Ci pensiamo un attimo e poi magari ripassiamo a prenderla. La ringrazio”, disse la giovane sorridendo alla commessa, fotografando la borsa e poi afferrando l’ometto per un braccio e dirigendosi all’uscita.
Appena furono fuori non si dissero nulla. La ragazzina camminava a passo molto svelto praticamente trascinando per un braccio l’ometto che con le sue gambette corte era costretto ad andare al doppio della velocità per starle al passo.
L’uomo sapeva bene che lei doveva essere irritata e ne era impaurito, ma nel contempo non riusciva a staccare gli occhi dalle sue cosce lunghe ed imponenti e dal suo grande e meraviglioso culo. La desiderava terribilmente e stava ormai avendo un’erezione.
Appena la ragazzina trovò un portone senza portierato entrò trascinando l’uomo, lo spinse al muro e bloccandogli le braccia con una sola mano gli infilò una coscia tra le gambe tenendola premuta sul suo pene eretto.
“Piccolo ometto cattivo, cattivo, cattivo!”, sussurrò la giovane adolescente rifilando due o tre bacini con lo schiocco all’uomo che, inebriato dal suo profumo, tremava per l’eccitazione.
“Mi hai fatto fare una bruttissima figura in negozio!”
“Scusami”, disse l’uomo ansimando con tono disperato. “Quello che poi mi fa arrabbiare è che posso facilmente farti fare tutto quello che voglio, ma non potevo certo prenderti il pisellino in mano nel negozio davanti a tutti. Allora, mi compri quella borsa o vuoi che sparisca dalla tua vita? Pensi che per me sarebbe un problema? Per me non sei niente, sei solo una carta di credito, mi posso trovare facilmente un altro ometto da mungere più generoso di te”.
“No, no, ti prego! Va bene, te la compro!”, rispose piagnucolando Giacomo.
“Oh, bravo Giacomino!”, disse l’adolescente sollevandolo senza fatica e premendo il suo corpicino sulle sue curve da sballo.
“Per premiarti ti farò un bel regalo anch’io. Appena usciamo dal negozio, andiamo a prendere dei preservativi al gusto di fragola e ti prometto che ti farò esplodere in bocca per almeno una settimana. Te lo immagini il tuo pisellino al caldo tra le mie labbra? Giuro che non farò la monella, ti farò venire lentamente. Ti spompinerò piano piano. Poi…”, concluse ridendo, “Mi diverte un sacco pensare che la prima cosa che metterò in quella borsa saranno quei preservativi alla fragola”.
“Oddio, Manuela, quanto sei bona! Che tette enormi hai!”, disse il quarantenne tra le sue braccia sempre più ansimante col viso sprofondato sul seno dell’adolescente.
“Aspetta un attimo, voglio far morire di invidia un’amica”, disse l’adolescente mettendo per terra l’uomo e, dopo essersi voltata, appoggiandosi dolcemente a lui e stuzzicandolo stringendo il suo pene tra le cosce.
“Oddio, Manuela”, esclamò l’uomo, “non ce la faccio più!”
“Di già?”, rispose Manuela mentre inviava all’amica la fotografia della borsa, “se vuoi, smetto”.
“No, ti prego, continua!”, le implorò l’uomo.
Manuela ridendo portò le mani di Giacomo sulle sue tettone e lo fece salire a cavalcioni sul suo culo.
“Erika”, disse inviando un vocale e continuando a muoversi facendo impazzire sempre più il quarantenne, “Guarda che cosa sto per prendere!”
“Manuela, oddio, sto per venire!”, ansimava l’uomo.
“Costa un sacco di soldi!”, rispose l’amica anch’essa con un vocale, “Chi te la compra?”
“Aspetta, ti faccio una videochiamata”
Manuela fece partire una videochiamata su whatsapp tenendo il telefono in alto per mostrare la scena all’amica.
“Me la compra questo ometto”, disse Manuela ridendo e mostrando all’amica il piccolo stempiato quarantenne che saldo con le manine alle tettone le stava dietro arrampicato con tutto il corpicino ed esplodeva di piacere proprio in quel momento dicendo con disperazione con gli occhi chiusi e a bocca aperta: ”Manuela, ti amo!”
“AHAHAHAHA che big bitch che sei!”, disse ridendo l’amica, “piacere piccolo signore vecchio e pelato, io sono Erika!”
“Giacomino, non essere maleducato: presentati alla mia amica!”
“Pia…pia…cere, Giacomo”, balbettò l’uomo.
“AHAHAHA povero, sta ancora finendo di eiaculare”, rise Erika sino alle lacrime.
“Adesso devo chiudere, andiamo a prendere la borsa, ciao Erika”
“AHAHAHA Ciao, big bitch!”
Giacomo era imbarazzatissimo e cercò di opporsi perché aveva i pantaloni inzuppati di sperma, ma Manuela non volle sentire ragioni e lo trascinò per strada tenendolo per un braccio come aveva fatto poco prima. Tutti i passanti ed i commercianti in via Montenapoleone videro quindi quella bellissima adolescente tettona vestita di rosa che si tirava dietro un ometto stempiato con i pantaloni bagnati ed anche la commessa fu a dir poco sconcertata quando vide tornare nella boutique quella ragazzina con quell’ometto che sembrava voler scomparire che adesso aveva i pantaloni completamente bagnati.
“Buongiorno signorina, siamo tornati a prendere la borsa, quella rossa”.
