Siamo sposati da 15 anni. Io ne ho 44, mia moglie 39. Per scelta non abbiamo figli. Abbiamo sempre avuto un’ottima intesa sessuale, ma negli anni è subentrata un po’ di stanchezza. Ogni tanto abbiamo delle fiammate e magari facciamo sesso come i primi tempi, ma poi per settimane, o mesi, non lo facciamo.


Io ho sempre avuto fantasie cuckold. Sui siti porno sono le prime cose che vado a cercare. Gliene ho parlato, lei mentre facciamo l’amore si eccita e mi asseconda, raccontandomi sue fantasie o assecondando le mie. Ma poi non abbiamo mai concretizzato nulla. Stiamo bene nella nostra vita e forse non ci va di cambiare degli equilibri che funzionano.


 



Un mese fa nel suo lavoro è arrivato un ragazzo. Dopo laurea e master sta facendo formazione per l’iscrizione all’ordine professionale. Lei mi ha raccontato che le sembra un bravo ragazzo, serio, un po’ timido, casa e lavoro. Vive da solo nella nostra città, appena finirà l’apprendistato tornerà nella sua dove probabilmente ha già la strada spianata per la carriera.


Unica distrazione qualche partita a padel. E’ iscritto in un paio di circoli e tramite app combinano incontri. Non c’è bisogno di conoscere gente: ti propongono un’ora e se sei disponibile vai e giochi. Ovviamente con gente più o meno del tuo livello.


 



Il padel è stato il terreno d’incontro con mia moglie. Anche lei gioca. Io no. Le mie ginocchia non me lo permettono. Così in ufficio hanno combinato qualche partita. Sono andato anche io a vederli giocare e un paio di volte abbiamo continuato la serata in pizzeria.


 



Niente di erotico. Nessun pensiero. Nessuna fantasia.


Però insomma è nata una conoscenza e la possibilità di una frequentazione extra lavoro.


 



Qualche settimana fa una collega che faceva gli anni ci ha invitato a una festa in piscina. C’era anche lui. Era una serata molto calda e la piscina invitante. Un tuffo e un aperitivo, un tuffo e un tramezzino. Tutto molto piacevole.


A un certo punto mia moglie, a proposito, si chiama Anna, io Franco, mi fa:


“ma hai notato il costume di Gianluca?”


Gianluca è il ragazzo dello stage e del padel.


Io avevo notato che con il suo 1,96 di altezza per essere uno studioso aveva un fisico statuario. Appena tuffato in piscina con qualche bracciata spostava l’acqua come un motoscafo. Una bestia in acqua. Impressionante.


Gli avevo chiesto se avesse fatto nuoto e lui ha risposto: “anni di pallanuoto, da portiere, quasi come professionista, ma poi aveva dovuto scegliere, o la pallanuoto o gli studi…”


Questo, avevo notato, ma quando Anna mi ha detto del costume, ho chiesto:
“no, perché cosa ha?” e mentre lo dicevo guardavo e vedevo il pacco, e anche questo era impressionante.


“ha qualcosa di ...ingombrante… dentro…” dice Anna ridendo.


“vero…” rispondo.


 



Anna, devo dire, non è mai stata attratta da cazzi grossi. Abbiamo guardato video insieme e ha sempre detto che la spaventavano. Considerando che con la mia dotazione (17 cm per 15 di circonferenza) mi faceva andare cauto all’inizio del rapporto e non mi permetteva quasi mai posizioni in cui spingere fino in fondo, le credevo.


 



La serata prosegue fra nuotate e shottini. Ci sono altri colleghi e colleghe. Una in particolare, single e con nomina da mangiauomini, si è accorta del ben di dio sotto maglietta e pantaloni di Gianluca e gli gira intorno con insistenza. Anna mi fa notare la cosa e sembra divertita.


 



Insomma nulla fino a quel momento lascia presagire chissà quali sviluppi che ci riguardano. Solo che Anna è piuttosto brilla e su di giri. Si mettono, lei e un’altra collega, a giocare a racchettoni sul prato. Gli altri sono intorno e fanno il tifo.


Io sono seduto a bordo piscina e vedo la scena da lontano.


Anna prende una storta e si siede per terra. Mi alzo e vado verso di lei. Gianluca che era vicino si inginocchia e le alza la gamba. Le massaggia il piede.


“non è niente” dice Anna. Prova a alzarsi ma non riesce a appoggiare il piede in terra. Vado per sorreggerla ma Gianluca arriva prima di me.


“forse è meglio che non sforzi” dice “ se vuoi ti porto io…” Già le teneva un braccio sulla spalla, si china e mette l’altro dietro le ginocchia. A lei basta lasciarsi andare che lui la prende come un fuscello e la solleva. Lei è brilla, ride. Non sembra dolorante.


 



Anna è in costume e sopra ha una maglietta di cotone, bagnata. Anche i capelli sono umidi. E’ molto bella. A 39 anni ne dimostra molti di meno. Ha un fisico minuto, tonico, da palestra. Capelli ricci,nNessun ritocco ma un bel seno naturale. I capezzoli sporgono dalla maglietta.


 



Mi sento un po’ distonico. Sono lì ma sono fuori dai giochi. Qualcosa mi disturba.


Gianluca la porta verso una chaise longue.


Mentre la appoggia lei finge goffamente di perdere l’equilibrio e lo afferra proprio lì. Lascia subito la presa, ride. Chiede scusa. Lui strabuzza gli occhi e dice, no niente, nessun problema.


Lei mi guarda e mi fa un sorriso malizioso, da ragazzina impertinente.


 



La serata riprende normalmente. Ognuno torna ai propri divertimenti, c’è chi nuota, chi beve, chi parla, chi ride, chi mangia.


 



Anna sulla sua sdraio beve un cocktail (dice leggero) io sono seduto davanti a lei. Un momento che non ci vede nessuno apre leggermente le gambe, con l’indice scosta leggermente il costume e lo passa dal basso verso l’alto accarezzandosi un paio di volte. E’ eccitata. Mi guarda e gli occhi le brillano. E’ la prima volta che fa così. In pubblico poi. E’ sempre così controllata.


 



Si porta il dito alle labbra e lo sfiora con la lingua. Mi eccito e sento l’erezione iniziare a premere nel costume. Per fortuna porto un paio di pantaloncini e non è proprio evidente.


 



Ho perso di vista Gianluca. Ma lei evidentemente no, perché si alza, e, un po’ zoppicando, si avvicina a lui che è appoggiato al muro della casa e sta guardando il cellulare. Da solo.


Io resto seduto e la guardo.


Lei si avvicina, parlano, sorridono. Lei dice qualcosa e lui sembra imbarazzato, scuote la testa. Lei ride, si guarda intorno che nessuno la veda e, furtiva, appoggia la mano sul pacco. Poi la ritrae subito. Lui sgrana gli occhi gira la testa per controllare che nessuno abbia visto. Lei mima un’espressione sorpresa e ride.


 



La mia erezione sparisce. Sono, come dire, emozionato, sorpreso. Non so se mi piaccia o meno, questo gioco che mi vede solo spettatore. Non è così che ho mai immaginato mia moglie con un altro uomo.


 



Mi alzo e mi avvicino a loro. Voglio che questo gioco finisca.


Anna mi guarda, mi sorride. Lui fa finta di niente.


 



“ho scoperto che Gianluca è un timidone “ mi fa “ e anche che si vergogna perché è fisicamente un po’ ...ingombrante… “ lo dice guardandolo proprio lì, inequivocabilmente.


Anche se siamo sotto le luci artificiali mi sembra lui arrossisca. Sicuramente è imbarazzato e mi guarda come per scusarsi di quello che accadendo. “non è colpa mia…” sembra che dica.


Questo in qualche modo mi rilassa. Stabilisce delle gerarchie fra noi. Non sta cercando di soffiarmi da donna davanti a tutti sotto i miei occhi. E’ lei che lo sta incalzando.


 



“Anna, forse hai bevuto troppo” dico.


“Ma no! Sto benissimo “ dice lei “sono solo curiosa… sto giocando …”


“ok, ma adesso basta, dai… stai imbarazzando Gianluca…”


“Ma no! Sei imbarazzato Gian? Ok la smetto ma … voglio vederlo… me lo fai vedere?”


“ehh?? cosa? “dice lui ridendo


“ me lo fai vedere? Sono curiosa… “


“dai Anna, smettila stai esagerando…” dico io


“e perché? La mia è una curiosità scientifica…” dice lei con un sussiego da ubriaca che risulta comico “voglio solo vederlo”


“Ma dove, qui? Davanti a tutti? Vuoi dare spettacolo?”


“uhm no, hai ragione… troppa gente cattiva qui… venite…” e si dirige verso una zona più buia del prato, dietro un angolo, vicino a una casetta in legno presumibilmente degli attrezzi.


Gianluca mi guarda e aspetta di capire come comportarsi. Potrei prendere Anna per un braccio e portarla via. Potrei arrabbiarmi. Ma non faccio nulla. Con un gesto del braccio indico a Gianluca di seguirla, alzo le spalle come a dire, assecondiamola.


 



Appena nella zona ombreggiata, Anna si volta e sfrontata, davanti a Gianluca dice “posso?” e mette la mano sul pacco. Lo massaggia da fuori, lo stringe, ne saggia la consistenza. Io con un occhio guardo lei, con l’altro che nessuno ci presti attenzione. Ma sono tutti presi da quello che stanno facendo, sembra che nessuno ci guardi. Gianluca è di spalle al gruppo. Lei è davanti a lui, quasi coperta dalla sua fisicità, io di lato cerco di darmi un contegno, con il bicchiere vuoto in mano fingo di sorseggiare.


Lei infila la mano nel costume e lo tira fuori. La sensazione è quella di un serpente che si srotoli.


Lei dice: “uau non riesco e chiudere la mano e non è nemmeno duro… è… enorme…”


Lui è fermo. Sembra imbarazzato. Guarda timoroso intorno. Ma il serpente ha vita propria e cresce. A scatti alza la testa. Si allunga, si allarga. Lei lo impugna a due mani.


“E’ impossibile” dice.


 



Mia moglie e lì, con le due manine che impugnano quel cazzone che sta ancora crescendo. Io giro lo sguardo intorno, mi vengono in mente scene da film porno. John Holmes? Forse più grosso.


Anna lo ha fatto diventare duro.


“ma come fa a entrare? “dice.


Lui non risponde. E’ imbarazzato. Sembra come se volesse essere altrove. Io pure. Anche se mi piace vedere Anna che stringe quel palo di carne fra le mani. Ancora non realizzo bene la cosa, ma ho le pulsazioni a 200.


 



Incredibilmente lei si volta e gli si strofina addosso. Cioè, continua a stringere il pene con le mani dietro la schiena e cerca di indirizzarlo nel solco delle sue natiche. Ma la differenza di altezza è tale che non riesce in quello che sembra il suo intento, arrivare a sentirlo all’ingresso della sua vagina. Anche piegandolo verso il basso riesce solo a passarlo fra le natiche.


 



Sbuffa. Insofferente. Si guarda intorno per cercare un accomodamento. Vede una sedia di plastica vicino la casetta in legno. Lo tira verso di essa tenendolo per l’uccello. Lo fa sedere.


“Anna, cristo, ma cosa stai facendo? Possono vederci…” le dico…


“un attimo, solo un attimo…” risponde.


Lui è seduto sulla sedia che gli va stretta. Temo ceda sotto la sua mole. Il cazzo svetta verso l’alto.


Anna tiene scostato il costume con una mano, con l’altra indirizza il pene verso di lei e accenna a sedersi. Quando arriva a contatto si dimena per accoglierlo. E’ in una posizione faticosa, e non può sedersi. Muove la mano dirigendo l’asta su e giù fra le sue labbra poi prova a spingere. 
“oddio… oddioo” dice solo.


“oddio… come si fa… “ansima “non si può… è...impossibile… oddio…”


Ha il viso contratto, diviso fra una smorfia di sofferenza e di determinazione.


“oddio… ma che… è entrato? Oddio non è possibile...aaahhh piano… “


 



Spinge. Soffre. Suda.


“oddio…ce l’ho dentro… lo sento… mai… avrei pensato… è incredibile” balbetta frasi sconnesse.


 



Gente viene verso di noi. Mi metto in mezzo per non farli vedere, ma se ne accorgono e lo capisco da come si girano repentinamente e si allontanano, ma hanno visto tutto?


 



“Anna ti prego… basta… “ dico.


In quel momento lui sospira profondamente e dice “scusa…”


Cazzo, ma che è venuto? Ma le è venuto dentro? Era dentro?


“Non sono riuscito a trattenermi” dice “è arrivato all’improvviso. Scusami…”


 



Lei si alza malferma sulle gambe. Le tiene leggermente aperte. Mi dice: “hai un fazzoletto?


 



No, non ce l’ho un fazzoletto cazzo. Siamo in costume. Dove potevo tenerlo un fazzoletto?


Lei si toglie la maglietta e se la passa fra le gambe.


“Vado a lavarmi in piscina “dice. E va via.


 



Rimaniamo io e lui a guardarci. Lui rimette dentro la bestia che sebbene ammorbidita è sempre enorme. Mi dice “scusa …”


Di cosa, penso, di avermela scopata? Di averle sborrato dentro? Di avermela messa incinta?


Non ha nessuna colpa. Semmai siamo noi. Lei. E io che non ho fatto niente.


 



Mi ritrovo la moglie, irreprensibile professionista, socia di uno studio importante, che si è scopata uno stagista davanti a tutti (domani lo sapranno tutti) a una festa, marito consenziente e cornuto.


Sono sconvolto.


Facciamo finta di niente per un po’. Ognuno che mi guarda penso che sappia. Alla fine ce ne andiamo. In macchina non parliamo.


Poi dice: “Non so cosa mi abbia preso. Ero ubriaca.”


“si, eri ubriaca”


“non dovrei essere in un periodo fecondo”


“speriamo”


“ce l’hai con me?”


“no, ma ancora non ho metabolizzato la cosa”


“nemmeno io”


Silenzio.


“sai, penso di aver goduto”


“ah si? Non me ne sono reso conto”


“quando lui è venuto, ho sentito quel calore e ho avuto come una scarica elettrica… ma mi facevano male le gambe e mi sentivo … strappare...non ci ho capito niente”


Silenzio.


“quello che non capisco è come hai fatto a prenderlo che quando lo facciamo noi dici che io ti faccio male…”


“mica l’ho preso tutto… era entrato solo un po’ “


“ma di larghezza si!”


“si. Non ci credevo nemmeno io.”


Silenzio.


“pensi che io sia una troia? Mi sono comportata da troia.”


“non mi dispiace, non credo, che tu ti sia comportata da troia, solo che la situazione era … sbagliata…”


“non so cosa mi ha preso” “e lunedì in ufficio? Oddio che vergogna…


 



Arriviamo a casa. Mentre saliamo in ascensore le metto una mano sotto la gonna, scosto le mutandine e le infilo due dita dentro.


“no, cosa fai?”


Continuo in modo rude. Dopo che hai fatto la troia davanti a tutti ora fai la ritrosa? Le allargo le gambe le infilo tre dita dentro. La sento bagnata. Larga. E’ larga si, penso.


Appena entriamo la butto sul divano e la penetro. L’immagine che mi viene in mente è quella della nota metafora del “salame nel corridoio”. Inevitabile pensare al mio e a quello che aveva preso poco prima. Mi scarico dentro di lei. Non penso al suo piacere, la uso. Lei accetta. E’ giusto così. Deve essere così.


Fa una doccia. Io invece mi sciacquo solo e vado a letto. Prima di addormentarci cerca la mia mano. La tengo stretta. Ma qualcosa è cambiato. Devo ancora capire cosa.


 

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