Salgo. La macchina è incredibilmente bella anche dentro. I sedili sono spaziosi, avvolgenti, confortevoli, un invito al relax. Mi preoccupo istintivamente di tenere coperte le gambe mentre mi siedo, il vestitino leggero non aiuta a nascondere o contenere. “Me lo fai un piacere?” chiede lui, la sua voce ora un sussurro rauco che mi solletica l'anima. “Cosa?” chiedo io, il cuore che comincia un piccolo galoppo nel petto. “Dimmi solo sì”. Esito un istante, un brivido mi percorre la schiena. “Va bene, se posso…” Non mi dà il tempo di finire la frase. “Togliti le mutandine”.


“Cosa?” Le parole mi si bloccano in gola, un'onda di incredulità e sfrontatezza mi travolge. “TOGLITI LE MUTANDINE!” ripete, con una nota di comando che non ammette repliche, ma i suoi occhi brillano di divertimento e una promessa. E no, non ci crederete, ma senza dire nulla, mossa da una forza sconosciuta che ha già preso il sopravvento sulla mia ragione, passo le mani sotto il vestito. Sfilo con una lentezza quasi rituale le piccole trasparenze di pizzo, sollevando un po' il sedere dal sedile per facilitare il compito, poi giù, prima un piede e poi l’altro. Sento il lieve fruscio della seta mentre le mutandine scivolano via. Lui le prende, le annusa con un gesto lento e deliberato che mi manda un brivido giù per la schiena, poi le mette con cura nella tasca della portiera, quasi fossero un trofeo. Il profumo della mia intimità, ora libera e vulnerabile, resta nell'aria dell'abitacolo, un velo invisibile di desiderio. “Sei eccitata?” mi chiede, il suo sguardo penetrante si posa su di me per un istante, prima di tornare sulla strada. Senza guardarlo, con gli occhi fissi in avanti, faccio segno di sì con la testa, un'ammissione muta che brucia sulle labbra.


“Apri le gambe…” Il comando è dolce, quasi un invito. Obbedisco, le cosce si aprono lentamente, rivelando la mia intimità ora completamente esposta all'aria fresca dell'abitacolo. E mentre lo faccio, lui mi mette la mano in mezzo. Le sue dita calde e abili trovano già umida e calda la mia pelle, fremiti mi attraversano il corpo. Inizia a toccarmi sapientemente, con movimenti lenti e ritmici, mentre guida con una delicatezza sorprendente sulla strada che costeggia il lago. Non mi preoccupo neppure se qualcuno ci vede, il mondo esterno svanisce. Chiudo gli occhi, abbandonandomi completamente al piacere che le sue carezze stanno evocando. Il tocco delle sue dita è un'antica melodia che suona solo per me, risvegliando ogni fibra, ogni nervo. Sento il calore propagarsi dal centro del mio essere, un'ondata crescente che mi avvolge. Le sue dita esplorano, accarezzano, si inseriscono leggermente, tracciano percorsi sconosciuti eppure così familiari, il clitoride che si gonfia e pulsa sotto i suoi sapienti contatti. Un gemito, appena percettibile, mi scappa dalle labbra.


“Sei ancora vergine, vero?” La sua voce, roca, quasi un sussurro, mi avvolge. Sempre con gli occhi chiusi, il respiro irregolare, sussurro un “Sì”, quasi un sospiro che si perde nell'aria. “Allora faremo dolcemente, vedrai. Ti farò godere.” Le sue dita, intanto, continuano a darmi un piacere acuto, quasi insopportabile. Si muovono armoniose tra le labbra già gonfie e sensibili, disegnando un percorso di pura estasi. Sento i capezzoli turgidi, duri, come non li avevo mai sentiti prima. Un impellente bisogno di dare di più mi spinge; con una mano, mi tocco il seno, accarezzando la pelle sensibile, e apro ancora di più le gambe, quasi a supplicarlo di giocare senza sosta con la mia fica, ora completamente fradicia di umori, un mare di desiderio liquido che mi inonda. Con un dito, si spinge ancora più in basso, raccoglie il mio nettare fin giù sul buchino del mio culo, stuzzicandolo con leggerezza, per poi tornare su, a giocare con il clitoride gonfio e duro, entrando ogni tanto tra le labbra interne per lubrificarmi ancora di più, i suoi movimenti sempre più precisi, intensi.


Io ora sono completamente presa, eccitata, disinibita. Ogni riserva è caduta, ogni inibizione strappata via, abbandonata. Sento che un orgasmo sta salendo dalle mie viscere, impetuoso, incontrollato, un vulcano che minaccia di eruttare. Non riesco a trattenere gemiti, mugolii, versetti che si trasformano in un coro di puro piacere. A tratti, chiudo le gambe con una contrazione involontaria, come per contenere l'esplosione, poi le riapro, ancora più bramosa. Mi stringo un seno, quasi a volermi aggrappare a qualcosa mentre il piacere mi travolge. Le sue dita non mi danno tregua, anzi, sono più veloci, più ambiziose, spingendo oltre ogni limite. Nel giro di pochi minuti, sperimento due, poi tre orgasmi violentissimi, vere e proprie scosse elettriche che mi lasciano tremante e ansimante. Lui non si ferma, è persino violento nel tenere le dita lì in mezzo, senza pietà, e tutto questo mentre guida, con una fredda maestria che quasi non credo. Il quarto orgasmo arriva mentre il dito mi entra nel culo, una sensazione inaspettata. Io mi sollevo dal sedile per agevolarlo, nonostante il piccolo dolore, l'eccitazione è tale da annullare ogni fastidio. Riesce ad entrare abbastanza in profondità, mentre con parole sconce che mi sussurra all'orecchio, mi spinge verso il piacere più lussurioso che avessi mai provato, un abisso di sensazioni nuove e proibite.


Dopo più di un'ora di questo delirio continuo, di orgasmi che si susseguono senza sosta, sono sfinita, la mia pelle è calda e fremente, ogni muscolo rilassato ma ancora vibrante. Mi accorgo che siamo ritornati verso la città. Mi dice che deve rientrare. Ci vuole un po' prima che mi tranquillizzi e la respirazione si normalizzi, il cuore che rallenta piano piano il suo ritmo frenetico. Mi riporta esattamente dove avevo il motorino.Mi chiede: “Come stai?” Lo guardo, i miei occhi ora sono diversi, velati da un'emozione profonda, la mia bocca gonfia e leggermente arrossata. Senza una parola, lo bacio sulla bocca. Restiamo avvinghiati per un po', le lingue che ruotano in una danza di passione e i gemiti repressi che tornano a scappare dalle nostre labbra unite. Quando mi stacco dalla sua bocca, lo guardo, un sorriso felice e consapevole mi illumina il viso, e dico, con la voce appena un filo di più di un sussurro: “Non sono mai stata così bene”.


Lui allora chiede: “Ci vediamo giovedì prossimo?” Il suo sguardo è indagatore, quasi a voler leggere nel mio cuore la risposta. Io dico: “Sì, certo”, la mia voce ora forte e piena di certezza, e scendo. Lo guardo allontanarsi con l'Audi che si fa sempre più piccola e poi scompare nella penombra della sera, sperando che il tempo passi in fretta, che giovedì arrivi presto, per rivivere quest'estasi, per esplorare ancora una volta questo ignoto orizzonte di puro, sensuale erotismo. 

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Categorie: Prime Esperienze