La macchina imboccò la stradina sterrata, avanzando lentamente per un centinaio di metri. Era buio, i fanali illuminavano gli alberi spogli fino a trovare un piccolo spiazzo, forse già usato da qualche coppia per appartarsi. Lì, spense il motore e anche le luci. Io, in quel momento, mi resi conto di non avere alternative. Cercai di immaginarmi ciò che avrei dovuto affrontare.
La sua mano era ancora lì, tra le mie gambe. Era riuscito a guidare fin lì solo con la sinistra che, ora, era libera e poteva sostituirsi alla destra per comodità. Il buio mi impediva di vederlo, ma sentivo il suo respiro che si avvicinava al mio collo. Ora la mano destra mi accarezzava i capelli; un brivido mi percorse il corpo. Sentii le sue labbra sulla mia guancia e poi vicino all'orecchio. Me lo baciò, lo leccò, mi sussurrò di rilassarmi mentre le dita accarezzavano i leggings, proprio sulla mia fica.
Avevo gli occhi chiusi, la testa appoggiata al palmo della sua mano che si muoveva lentamente, massaggiandomi la nuca. La sua voce calma e quasi sussurrata mi disse: «Apri le gambe». Io lo feci lentamente. Così, ora, lui poteva toccarmi più liberamente, salendo per cercare l'elastico dei leggings. Sentii il contatto delle dita sulla pelle, prima all'altezza della pancia, poi giù sui peli, mentre le sue labbra cercavano le mie. Per evitarlo mi girai un po', ma con la mano mi trattenne e la sua bocca fu in parte sulla mia, in un bacio forzato che mi inumidì labbra e guancia. Con la lingua cercava di entrarmi in bocca mentre un dito accarezzava le labbra della mia fica, che si era aperta per lui. Mi fece gemere, così che il suo bacio fosse completo.
La sua lingua era tutta nella mia bocca, da togliermi il respiro. Aprii gli occhi e per la prima volta intravedetti i suoi – chiusi. Li richiusi e mi lasciai trascinare nella passione del bacio. Le nostre lingue si avvinghiavano, sentivo molto caldo. Il suo dito ora si muoveva rapido lungo la fessura, ormai umida e scivolosa, cercando il clitoride. Capii che sapeva cosa e come toccare. Ora le dita erano due, le spinse dentro. Mi fece male e lo capì; si fermò e disse: «Che c'è?»
Dissi: «Non puoi entrare.»
«Ok, capisco. Tranquilla.» Sfilò la mano e lo sentii muoversi ma non capii cosa facesse. Poi la mano tornò sulla mia gamba, ma solo per un attimo, perché andò a cercare la mia mano e la portò verso la sua pancia. E lì che sentii il contatto con il suo pene caldo e duro. Lo sentii sul dorso della mano, ma lui mi condusse a sentirlo nel palmo. Mi disse: «Stringilo.»
Lo feci, ma non dovevo essere molto capace, perché subito mi disse: «Non così, stringilo di più.» E con la sua mano mi mostrò come fare. Ora sembrava che andassi bene, perché tolse la sua e mi lasciò continuare, mentre lui cercava di abbassarmi i leggings e le mutandine contemporaneamente. Lo aiutai sollevando un po' il sedere, poi mi mise due dita in bocca e mi chiese di succhiarle. Lo feci per qualche secondo, tanto da bagnarle di saliva. Non mi ero mai sentita tanto disinibita. Lui riportò le dita umide sulla mia fica, la stimolò ruotandole tra le labbra ora gonfie e umide, tanto da sentire anche il rumore che accompagnava quello più soffocato della mia mano che si muoveva lentamente. Un po' più scomodamente tornò a baciarmi con passione, ora ricambiata da me. I nostri respiri si unirono. Ora le sue dita mi davano piacere e mi facevano fremere. Senza accorgermene gli strinsi più forte il cazzo. Lui gemette, gli piaceva, e anche le sue dita erano più frenetiche. Mi facevano provare un piacere intenso. Lo sentii gemere più forte e ripeté più volte: «Sì, sì, sì, sì…» Si staccò da me, si piegò indietro dicendomi: «Non ti fermare.» E sentii la mano bagnarsi e un rumore diverso si sentiva chiaramente. Capii di averlo fatto godere. Continuai a muovere la mano fino a che la sua mi fermò: «Ok, ora basta. Sei stata fantastica.»
Poi, in silenzio, si pulì mentre io mi rimisi un po' in ordine. Fu allora che disse: «Dai, ora ti porto a casa.»

«Spero continui»
«Fantastico racconto molto eccitante complimenti»