6. L'Inquietudine del Mattino
Un sussulto la svegliò dal sonno leggero e tormentato. Non era un suono, ma una strana pressione contro la schiena. All'inizio pensò di essersi girata involontariamente verso il marito, ma il suo respiro regolare e profondo proveniva ancora dall'altro lato del letto.
Con cautela, aprì gli occhi, cercando di orientarsi nel buio. La luce lunare che filtrava dalla finestra illuminava fiocamente la stanza. Sentì di nuovo quella pressione, più decisa, un contatto strano e inaspettato.
Si irrigidì, il cuore che iniziò a batterle più forte. Lentamente, con un movimento quasi impercettibile, si girò. Un'ombra era accanto a lei nel letto. Il profilo era inconfondibile, nonostante l'oscurità. Era suo figlio.
Il suo corpo era stranamente vicino al suo, la schiena premuta contro la sua. Sentiva il calore del suo corpo attraverso il sottile tessuto del suo pigiama. Un brivido, questa volta di puro sgomento, le percorse la schiena.
"Che fai?" sussurrò, la voce appena udibile, carica di sorpresa e un crescente senso di disagio.
Non ricevette risposta immediata. Sentì solo un leggero movimento, una frizione appena percettibile contro la sua schiena. Un'ondata di panico la attraversò. Non capiva. Non riusciva a dare un senso a quella vicinanza inattesa, a quel contatto silenzioso e furtivo.
"Tesoro?" ripeté, la voce ora più ferma, cercando di mascherare il turbamento che le stava crescendo dentro. "C'è qualcosa che non va? Hai avuto un incubo?"
Il figlio rimase immobile per un istante che a lei sembrò un'eternità. Poi, sentì un leggero movimento della testa contro la sua schiena, un cenno appena accennato.
"Non riuscivo a dormire," sussurrò lui, la voce roca e bassa, quasi un lamento.
Lei cercò di mantenere la calma, anche se il suo cuore batteva all'impazzata. "Vieni qui," disse, cercando di spostarsi per fargli spazio di fronte a lei. "Raccontami."
Ma lui non si mosse. La pressione sulla sua schiena rimase costante, quasi possessiva. Sentì un suo braccio scivolare lentamente intorno alla sua vita, stringendola debolmente.
Un senso di disagio ancora più forte la assalì. Quella vicinanza non era quella di un figlio spaventato che cerca conforto. C'era qualcosa di diverso, di inquietante, in quel contatto silenzioso.
