5. Una Tregua Fragile
Un lungo momento di silenzio era seguito alle parole del figlio. Lei gli stringeva la mano, sentendo il suo calore infonderle un po' di conforto in quella notte insonne. Le lacrime che le avevano velato gli occhi non erano ancora scese, trattenute da un misto di vergogna e una nuova, inaspettata forma di vicinanza con suo figlio.
"Lo so, tesoro," aveva risposto infine, la voce un sussurro rauco. "Cercherò di stare bene." Ma sapeva che quella promessa era fragile, sospesa nell'aria carica di non detti.
Il figlio le aveva stretto la mano un'ultima volta prima di lasciarla andare. Si era girato di nuovo, dando le spalle alla madre, ma lei percepiva la sua veglia, la sua mente ancora turbata da ciò che aveva involontariamente scoperto.
Lei era rimasta seduta sul bordo del letto, il lenzuolo stretto intorno al corpo, sentendosi stranamente esposta e vulnerabile. Aveva osservato la schiena del figlio, la giovane spina dorsale che si tendeva sotto le coperte. In quel momento, le era sembrato così fragile, così bisognoso di protezione, e lei si era sentita inadeguata, incapace di offrirgli quella sicurezza che un genitore dovrebbe sempre garantire.
Si era alzata lentamente, sentendo le gambe leggermente tremanti. "Dovrei tornare nel mio letto," aveva sussurrato, più a se stessa che a lui.
Non aveva ricevuto risposta. Sapeva che lui era ancora sveglio, che la sua mente stava elaborando ciò che aveva visto e sentito. Aveva raggiunto la porta, sentendosi improvvisamente stanca, svuotata.
Prima di uscire dalla stanza, si era voltata un'ultima volta. Il figlio era immobile, la schiena sempre rivolta verso di lei. Un senso di tristezza profonda l'aveva assalita. Aveva infranto un tabù, aveva mostrato una fragilità che forse un figlio non avrebbe mai dovuto vedere.
Era tornata nella sua camera, ritrovando il marito ancora immerso nel sonno profondo. Lo aveva guardato, il suo viso rilassato e ignaro, e un'ondata di amarezza l'aveva attraversata. Si era infilata di nuovo sotto le lenzuola, cercando di ritrovare un po' di calore, ma il letto le sembrava freddo e vuoto.
Non era riuscita a riprendere sonno. La mente era un turbinio di pensieri, di immagini, di parole non dette. Ripensava al volto del figlio, alla sua domanda diretta, alla sua mano stretta nella sua. Un legame inaspettato si era creato in quella notte di rivelazioni, un legame fragile e delicato, nato da un segreto condiviso.
Sapeva che il mattino avrebbe portato con sé nuove sfide, nuove conversazioni silenziose. Sapeva che il loro rapporto non sarebbe più stato lo stesso. Ma in quel momento, nel buio della notte, una piccola scintilla di speranza si era accesa nel suo cuore. Forse, da quella scomoda verità, poteva nascere una nuova forma di comprensione, un nuovo modo di comunicare, un legame più autentico con suo figlio.
Si era girata nel letto, cercando una posizione più comoda, e finalmente, il sonno aveva iniziato a reclamarla, portandola via con sé in un oblio incerto, carico di domande senza risposta e di una silenziosa promessa di cambiamento.

«Sempre sul filo della decadenza»