Le gambe si sollevavano lente, immerse nel tepore. Il galleggiante ondeggiava tra le mani. Le luci
del soffitto tremolavano riflesse sulla superficie dell'acqua. Lei lo sentì prima di vederlo. Il suono
delle sue braccia che fendono l'acqua, il respiro un po' più affannato. Era accanto.
Lui la sfiorò di nuovo. Il mignolo, bagnato e audace, tracciò un tocco lento sull'interno del polso. Lei
non lo ritrasse. Non stavolta.
Scambi di sguardi. I suoi occhi chiari si posarono sul suo décolleté bagnato, lì dove il costume nero
aderiva alle curve con impertinenza. Un secondo in più. Nessuna parola. Solo i corpi. Lenti.
Sospesi. Caldi.
L'acqua tremò tra di loro quando lui si avvicinò ancora. Il tubo di gomma scivolò via. Le mani ora
libere, le dita di lui che cercavano le sue sott'acqua. Trovandole.
Lei intrecciò le gambe, eseguendo il movimento richiesto dall'istruttore, ma il ginocchio sfiorò la sua
coscia. Nuda, muscolosa. Lunga. Sentì la tensione nel basso ventre contrarsi con dolce violenza.
Nessuno li guardava.
Nello spogliatoio, il vapore era già denso. Le pareti delle docce opache di calore. Lei entrò per
prima, lasciò scorrere l'acqua bollente sul collo. Sciolse i capelli. Li lasciò ricadere umidi sulle spalle.
La porta si aprì piano.
Marco non disse nulla. Entrò. Nudo. Giovane. Teso.
Le mani si cercarono subito. La sua pelle sulla sua, dita che scivolano sulle cosce, poi sulle natiche,
poi risalgono, premendo.
Lei gemette piano. La bocca di lui trovò il suo seno, liberato da una spallina abbassata con lentezza.
Leccò il capezzolo, duro, scuro, gonfio. Lei gli afferrò i capelli, lo guidò in basso, lo portò dove
l'acqua non bastava a bagnare.
Marco si inginocchiò, la lingua audace, la bocca aperta, le mani che le stringevano i glutei. Lei si
appoggiò alla parete, le dita che graffiavano le piastrelle, il corpo che tremava sotto la sua lingua,
mentre il piacere le apriva le gambe e la faceva fremere.
Poi si sollevò. Le mani di lei sul suo petto, poi sul suo sesso. Durosissimo. Glielo prese con un gesto
esperto. Lo guidò dentro di sé con un unico movimento lento, carnale. Si mossero stretti, lenti,
sudati nel vapore. Il rumore delle spinte, delle gocce che cadevano, dei respiri spezzati.
Quando vennero, lo fecero stretti l'uno all'altra. Il suo viso affondato nell'incavo del collo di lei. Il suo
corpo più giovane che tremava, vinto.
Poi il silenzio. Solo l'acqua, ancora calda.
Lei si voltò, accennò un sorriso. Prese l'accappatoio con calma. Lui la guardava, come se non
sapesse parlare.
«Giovedì?» mormorò.
Lei si ravviò i capelli, poi si girò di tre quarti. Lo guardò dall'alto in basso.
«Solo se sei ancora così duro.»
E lo lasciò lì, sotto la doccia, con le gambe molli e il cuore che batteva ovunque.
