Passarono settimane e mesi senza che io potessi chiavare né masturbarmi perché Melissa mi controllava: se non mi si alzava, significava che mi ero svuotato e questo non doveva accadere. Si sa che un uomo arrapato è più facile da controllare. In un caldo giorno di luglio, la madre di Melissa morì. Arrivarono a Napoli anche gli altri suoi due figli e rimasero qui per alcuni giorni. Io, che ormai vivevo da solo, li ospitai a dormire a casa mia dato che avevo molto spazio.
Vennero a dormire il fratello e la sorella di Melissa, Melissa stessa e suo marito.
Appena Melissa indossò il suo pigiama, le guardai la forma del culo e mi si drizzò il cazzo. Lei se ne accorse e mi guardò severamente. Io abbassai lo sguardo come un cane bastonato e mi tremarono le labbra. Andò a dormire insieme a suo marito.
Melania invece, insieme a suo fratello Gregorio. Io invece ero da solo sul mio divano.
Durante la notte, udii dei passi e vidi una luce che si accendeva: Melissa era andata in bagno. Il mio cazzo diventò ancora più duro. Avrei voluto andare lì a bere il suo piscio, a leccarle i piedi, chiavarla o farmi fare qualunque cosa da lei.
Ma mi era proibito.
D'un tratto, vidi che la luce si spegneva e sentii che lei si avvicinava a me. Finsi di dormire. Lei mi venne accanto, alzò la coperta e infilò le mani sui miei pantaloni del pigiama. Sentì il mio cazzo duro, quindi me li abbassò e cominciò a masturbarmi. Poi chinò la testa e me lo succhiò. Si fermò all'improvviso e mi baciò sulla bocca, infilando la sua lingua nella mia, facendomi sentire la sua saliva e il sapore del mio stesso cazzo. Ora mi mise la fica in faccia senza dire nulla e le leccai la fica come sapevo fare io. Si infilò dentro le coperte e mi sussurrò all'orecchio: "mettimelo dentro". Ero estasiato, mi sembrava un sogno. La baciai e dopo tanti anni finalmente feci entrare il mio cazzo nella sua meravigliosa vagina. Ogni volta che lo spingevo dentro sentivo come se stessi rinascendo. La amavo. L'avevo sempre amata. La chiavavo e la baciavo. Cambiavamo posizione: facemmo un sessantanove, poi la chiavai a pecora. Alzandomi dal divano, la sollevai e la chiavai in piedi mentre lei si teneva avvinghiata a me sospesa in aria. La misi di nuovo sul divano, chiavandola mentre lei aveva le cosce aperte. Facevamo attenzione a non fare rumore, a non far sentire i nostri gemiti di piacere. Ed era come se questo rendesse la cosa ancora più arrapante. Ci succhiammo la lingua a vicenda e le labbra.
"Sborrami dentro" disse Melissa a bassa voce.
"Sì" risposi e la chiavai più velocemente, sudando, finché il mio liquido caldo biancastro e appiccicoso non schizzò nella fica della mia cuginetta.
Melissa mi guardò sorridendo maliziosa e, senza nemmeno lavarsi, si rialzò il pigiama e le mutandine e andò a dormire, con la sborra che le si appiccicava nelle mutande e le macchiò i pantaloni, e il mio odore rimasto addosso a lei, mentre quel cornuto del marito dormiva.
 

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