Una delle componenti eccitanti del tradimento è il pericolo di essere scoperti, lo dicono tutti i pazzi che ne parlano. Io non so se per qualcuno sia vero ma per me non è affatto così. Il pericolo di essere vista mentre faccio sesso è un conto, è puro esibizionismo temperato da vergogna e timore di conseguenze legali ma il pericolo di essere scoperta dall’uomo che amo, di mettere a repentaglio matrimonio, figli e famiglia e tutto l’enorme casino che ne verrebbe fuori, tra amici che si dividono e avvocati che si ingrassano, mi ha sempre fatto paura.


Tuttavia non sono mai riuscita a smettere. Non mi ritengo una sessuomane e non sono certo l’unica donna che tradisce tra le mie amiche ma credo di avere il record per il numero di relazioni extraconiugali.


Ho iniziato a tradire il mio compagno il giorno stesso in cui ci siamo messi insieme ancora come semplice coppia e ho continuato dopo il fidanzamento. Anche sposarlo non ha cambiato le cose. Sia chiaro, non è che non riesca a stare senza fare sesso se voglio, posso non pensarci anche per settimane, ma quando la voglia sale e vengo circuita, corteggiata, sedotta… non riesco a dire di no.


Adoro il cazzo e provarne uno nuovo ogni volta che posso mi eccita da morire. Questo però è un problema perchè il pericolo non mi piace affatto. Ogni fottuto momento mentre preparo il tradimento, mentre trovo il pomeriggio giusto, incastro le scuse, intesso le bugie e poi copro le tracce è un tormento per me. Forse l’esempio più calzante è quella stretta allo stomaco e quella paura incontrollabile che mi prendeva da quando sapevo benissimo di aver fatto un guaio e che presto sarei stata scoperta e avrei sentito le fatidiche parole “a casa facciamo i conti” o cose simili. Vivo nel terrore finchè non afferro in mano il cazzo del mio amante. A quel punto svanisce ogni cosa, spengo il cervello. Noi donne accusiamo sempre gli uomini di pensare col cazzo, io credo di pensare con la vagina e non è molto più saggia!


Adrenalina di un segreto
Quel giorno in particolare ero molto tesa. La solita stretta allo stomaco aveva deciso di prendere l’ascensore e trasferirsi in un bel nodo alla gola e nel mio sedere, nonostante il buttplug che portavo, non sarebbe entrato il metaforico spillo da quanto era stretto. Non c’era un motivo di allarme particolare, avevo scelto tutto con la mia solita cura, incastrando un viaggio di lavoro del mio fidanzato e convivente con un mio ipotetico pomeriggio di estetista e shopping con amiche non meglio definite giusto per non rischiare incongruenze. La scarsa attenzione ai dettagli e la memoria corta degli uomini sulle date e i nomi aiuta sempre ma è meglio non dire mai troppe bugie se possibile. Dall’estetista ci ero andata in pausa pranzo, quindi in parte era vero, con le amiche mi sarei vista alla sera o per l’aperitivo, altra mezza verità e se fosse diventato necessario avrei sempre potuto sfoderare un vestitino nuovo mai messo prima che, in realtà, avevo nell’armadio da un paio di anni.


L’accumulo compulsivo di abiti e scarpe ha i suoi vantaggi a volte.


Alle 14:35 in punto, secondo la mia tabella di marcia, ero pronta. L’incontro sarebbe stato in un residence fuori città che avevo usato già altre volte. Isolato, immerso nel verde e con uno staff attento alla privacy in modo quasi mafioso. Ma il destino è beffardo e pure stronzo quando vuole e mi organizzò una bella fregatura. Faceva già caldo, ma per nascondere il minidress attillatissimo che avevo già indosso misi comunque un lungo trench color panna. Non che ci fosse il pericolo di essere vista dato che vivevo in uno di quei grandi condomini/dormitorio moderni ed eleganti dove non si conosce nessuno, nemmeno il vicino della porta accanto, ma volevo comunque essere al riparo da occhi indiscreti.


Però il mio Cazzo (non uso mai la parola amante, l’amore non c’entra nulla) aveva fatto una richiesta specifica. Era un patito del sudore e per quello indossavo già l’abito invece di cambiarmi sul posto, per insaporirlo e in più era un feticista dei piedi non esattamente puliti, quindi visto che non avevo altra scelta misi i miei sandaletti in borsa e feci tutto il tragitto dalla porta di casa al parcheggio sotterraneo del condominio scalza. Questo gioco preparatorio insieme al butt plug che già portavo accese i miei sensi prima del previsto e mi fece eccitare. L’idea di essere vista in ascensore tutta agghindata ma coi piedi nudi e incrociare gli sguardi perplessi mi faceva fremere così come sapere che mi sarei sporcata dopo essermi curata così tanto anche con la pedicure.


Allentai la tensione, diventai meno sospettosa e meno attenta e fu il mio grande errore. Arrivata all’auto decisi che avevo già sudato abbastanza e che se avessi tenuto il trench anche alla guida sarei svenuta lungo la tangenziale quindi buttai la borsa sui sedili posteriori e mi levai il cappotto buttandoci anche quello. Fu in quel momento che il diavolo infilò la sua coda facendo cadere il telefono dalla tasca del cappotto. Mi chinai per riprenderlo ovviamente e in quell’esatto istante regalai la vista più oscena di me che abbia mai donato a un uomo. Indossavo un mini abito nero, un tubino reso splendente dal glitter che mi fasciava le curve come una seconda pelle, cortissimo sulle natiche e senza spalline, cosa che per poco non mi fece uscire completamente il seno una volta piegata. Tanto che dovetti tenermi ferme le tette con un braccio. L’orlo si sollevò ben oltre il sedere, svelando la totale mancanza di intimo e mettendo in mostra la pietra rossa splendente del plug che sporgeva tra le mie natiche e sotto la catenella dorata della pinzetta al clitoride. Cosce nude e giù giù fino ai piedi scalzi con le piante morbide volgarmente annerite dalla camminata. Non avevo l’aspetto di una donna traditrice e nemmeno di una escort, sembravo una puttana appena scopata! Solo che non mi vide così il mio Cazzo giornaliero, mi vide mio marito e io non mi accorsi di nulla. Odio i motori silenziosi delle auto elettriche!


Il gusto di tradire
Ci volle quasi un’ora di auto per arrivare al residence, come previsto. Prima di scendere feci per indossare i sandaletti, poi ci ripensai e li lasciai in auto. Piedi sporchi no? Mi portai la borsa più piccola con un cambio e l’essenziale per rifare il trucco e lavarmi. A tutto il resto avrebbe pensato lui. Scesi e andai verso la casetta già prenotata. Non serviva nemmeno passare per la reception visto che lui era già dentro. Zampettai anche nelle aiuole, ormai ci stavo prendendo gusto a sporcarmi i piedi, volevo vedere fino a che punto gli sarebbe piaciuto. Davanti alla porta di quella specie di bungalow immerso nel verde mi sistemai un pò l’abitino sui fianchi e sul seno e poi bussai sfoggiando un sorrisetto provocante su uno sguardo da cerbiatta. Che dire, lui era quasi come nelle foto. Non esattamente con gli addominali scolpiti ma comunque in forma, rude ma non così sicuro di se come era via messaggio. L’unica cosa vera al cento per cento era il suo fetish per il sudore e i piedi sporchi, non esitò nemmeno un attimo a leccarmi ovunque solleticandomi e poi facendomi contorcere per il piacere quando si accanì sui miei piedi e sulle ascelle morbide e calde. Dopo mezz’ora e più di preliminari in cui io non mossi un muscolo, leccata ovunque come un ghiacciolo, mi ritrovai completamente nuda a quattro zampe sul letto. Lui tirò via il plug con un sol colpo ficcandoselo in bocca come un ciuccio mentre mi sfregava un’erezione tutt’altro che trascurabile tra le natiche. Madida di sudore, coi capelli castani appiccicati sul viso, le tette indolenzite dalle pinzette sui capezzoli mi inarcai tutta come una gatta in calore aspettando solo che il vuoto lasciato dal plug venisse riempito con un bell’affondo doloroso nel culo.


Sollevai il viso, dovevo avere un’espressione lasciva, gaudente, con la lingua a penzoloni come una cagna quando mi accorsi che le persiane del bungalow non erano chiuse. Un pensiero fulmineo mi attraversò la testa: stupida, eri eccitata come una troia, fin dal parcheggio e non hai badato a tutto come tuo solito. Stupida puttana, ecco cosa sei, ma ormai era troppo tardi. In tutti i sensi. Vidi un cazzo fuori dalla finestra e una mano che lo accarezzava furiosamente, segandosi, con l’urgenza di un guardone che spia coppiette in camporella. A parte il vago pericolo di essere ripresa da un telefono, la cosa mi eccitò, lo ammetto. Poi, nell’istante in cui il Cazzo mi piantò l’erezione nel culo, strappandomi un urlo di dolore, quel cazzo fuori dalla finestra schizzò un fiume di sborra sul vetro. Alzai lo sguardo, sospinta anche dall’affondo anale, e incrociai gli occhi di mio marito! Anche con le persiane di mezzo lo riconobbi, avrei dovuto riconoscere anche il suo cazzo ma c’era la mano di mezzo che andava su e giù veloce come uno stantuffo. Lo ammetto, mi pisciai addosso. Me la feci addosso per la paura e forse, se non avessi avuto il Cazzo nel culo a farmi da tappo, avrei fatto anche tutto il resto. Ero terrorizzata. L’eccitazione era svanita in un attimo, non sentivo più nemmeno il dolore nel culo o sui capezzoli. Mi facevo montare senza dire più una parola, nessun gemito, nessuna partecipazione. I miei occhi erano incollati a quelli di mio marito mentre la mia mente viaggiava avanti di minuti, ore, anni. Vedevo litigi, sfuriate, valigie pronte, divorzio e poi urla, urla, urla e rabbia e lacrime.


Ma lui… lui continuava a segarsi, veloce come prima anche se aveva già sborrato. Si segava e mi fissava e quando il Cazzo finalmente grugnì il suo orgasmo tirandosi fuori dal mio culo per sborrarmi sul sedere, mio marito schizzò di nuovo sul vetro. Non l’avevo mai visto sborrare così tanto con me, ero sconvolta ma anche eccitata. Da lui, non dal mio Cazzo occasionale. C’era qualcosa di sbagliato, di contorto e che ancora non capivo eppure stava iniziando a piacermi. Sentii il mio Cazzo che si vantava di essere ancora duro, altra promessa mantenuta devo dire. Stava anche dicendo qualcosa sul fatto che era stato così bravo da farmi squirtare, davvero non distingueva una pisciata dallo squirt?


Il guardone poco discreto
Ma a me non importava più. Il cazzo che era ancora duro e che volevo veder sborrare ancora a quel punto non era più il suo, stava fuori dalla finestra e la mano lo segava furiosamente. Non dissi nulla del guardone e il guardone non diede segno di volersi spostare. Se intendeva fare una scenata non voleva comunque farla adesso. Ora voleva guardare e io scoprii di volere la stessa cosa. Dissi al mio Cazzo occasionale che ero tanto, tanto eccitata, perché lui era ancora duro ma cambiai posizione mettendomi in modo che mio marito mi vedesse di lato, che vedesse chiaramente che il Cazzo mi entrava nel culo, un culo dove lui non era mai entrato, che non gli avevo mai concesso. Mi feci stringere il seno, tirare i capezzoli e poi anche la catenella al clitoride alzandomi col busto per farmi vedere ancora meglio. Gridai più forte di quanto avessi mai fatto prima e più andavo avanti, più le mie parole diventavano oscene. Imploravo di essere rotta nel culo, ripetevo di essere una puttana, la sua puttana da monta, la schiava del suo cazzo, mi feci schiaffeggiare la fica e a quel punto squirtai, davvero, regalando a mio marito un’altra visione di una cosa che con lui non era mai accaduta. Non so quanto a lungo mi feci scopare ma a un certo punto fu il mio Cazzo a chiedere pietà dichiarando che gli sarebbe servito un Viagra per poter continuare. Fuori sul vetro c’erano almeno tre sborrate ma la mano continuava a muoversi anche se doveva essere più una tortura che un piacere a quel punto. E’ una fortuna che il Cazzo occasionale fosse più stupido del previsto. Non si accorse che i miei occhi non lo guardavano più e che fissavo la finestra come ne fossi ipnotizzata.


Guardavo ancora verso mio marito quando mi girai per prendere in bocca il Cazzo che era appena uscito dal mio culo e lo succhiai con avidità, leccandolo come avessi in mano il più gustoso dei coni gelato della mia vita, un vero cuore di panna. Ripulii quell’uccello con la mia lingua scodinzolando il sedere verso la finestra, mettendo in mostra la fichetta a malapena toccata dalla penetrazione ma un ano devastato, dilatato e arrossato che colava sborra come un tubo rotto. Non mi ero mai sentita così troia e così eccitata dal tradimento come ora che ero stata scoperta. La paura era svanita, sublimata nel piacere di essere vista in quel gioco segreto di sguardi. Per la prima volta non controllai l’orario e mi lasciai leccare dal Cazzo occasionale ormai spompato salvo che, quando arrivò a chiedere delle coccole, lo cacciai via brutalmente. Quelle erano fuori discussione. Solitamente ero io quella che a un certo punto, con tanto di allarme sul telefono, mettevo fine ai giochi ripulendomi e rassettandomi alla perfezione per poi svanire mentre il Cazzo del momento stava ancora cercando i calzini ma non quella volta, quella volta in pratica lo cacciai dal residence e siccome non si convinceva gli dissi chiaro e tondo che ne stavo aspettando un altro e che doveva levarsi dalle palle. Ci rimase male ma non gli era mai capitata una troietta come me ed era troppo stanco per lamentarsi quindi raccolse le sue cose e se ne andò via.


Che sogno aver sposato un cornuto
Mio marito non era più alla finestra però e per un attimo mi chiesi se non se ne fosse andato. Era durata troppo? Avevo esagerato? Ma in una situazione simile cosa potrebbe essere esagerato? Ogni limite era stato già rotto, mi trovavo in territorio inesplorato dove tutte le cose brutte (ma anche quelle potenzialmente belle) che mi ero immaginata non erano più una certezza. Mi alzai dal letto e sbloccai la porta aprendola appena un poco. Non sapevo se mio marito era ancora li fuori, se avrebbe avuto il coraggio di entrare e se lo avrebbe fatto per picchiarmi con il crick o per scoparmi ma io ero ancora così eccitata che avrei fatto sesso anche con la signora filippina delle pulizie a quel punto, chissà come era la sua fica orientale lì sotto. Non ci fu bisogno di lanciarmi in una esperienza lesbica interraziale però perché la porta si aprì e mio marito, rosso in viso e in totale silenzio, entrò nel bungalow.


Aveva nascosto il cazzo e probabilmente dopo aver ridipinto la finestra di sborra era scarico anche lui eppure mi sembrava ancora eccitato. Io lo ero. Eccitata e spaventata ma la paura non era più una nemica, mi faceva fremere. – Vuoi picchiarmi? – gli chiesi scoprendo di essere pronta a farmi prendere a schiaffi. Me lo meritavo in fondo, forse lo volevo perfino. Lui non rispose. Guardava altrove mordendosi il labbro preso dall’incertezza e dalla vergogna. Non sapeva cosa dire e cosa fare, combattuto tra rabbia e desiderio, tra ciò che dovrebbe essere “normale” e quello che in realtà voleva. Le sue mani si stringevano spasmodicamente, le labbra si aprivano per lasciar uscire parole che però gli restavano strozzate in gola. Entrambi eravamo in preda a una tempesta di sensazioni e sentimenti contrastanti ma se non avessimo sbloccato subito quella impasse, le cose avrebbero solo potuto finire male. A volte pensare troppo fa male e per fortuna la mia eccitazione decise che spegnere il cervello, come faccio sempre coi miei Cazzi occasionali, era la scelta migliore. Mi misi seduta sul bordo del letto, tesi una mano verso di lui e presi la sua. Lo attirai a me sollevando il viso con gli occhi da cerbiatta magnetici e imploranti come quelli del Gatto con gli Stivali di Shreck! Con quello sguardo potevo avere tutto da lui anche se di solito lo usavo per mete vacanziere o serate al ristorante… non nel sesso! Funzionò lo stesso però e le nostre labbra si incontrarono. Il bacio fu casto per una decina di secondi poi il sapore di cazzo, di sborra e umori che avevo in bocca scatenò il desiderio di entrambi e fu il bacio più lascivo e passionale che avevamo scambiato da anni. Bevve dalla mia bocca e mi lasciò di nuovo in calore, ansimante e coi capezzoli turgidi. Gli passai le mani tra i capelli, lo guardai innamorata come non ero mai stata prima e poi lo spinsi in basso verso la mia fica. Si lasciò guidare docilmente mettendosi in ginocchio tra le mie cosce spalancate e, da bravo cagnetto assetato, si mise a leccare la fica che ancora colava umori, sporca di piscio, dopo che me l’ero fatta addosso e anche della sborra che ci era colata sopra. Mi spolpò la fighetta come una pesca matura divorandomela di leccate e baci, succhiandola e mordendola fino a farmela rossa e dolorante. Si staccò solo dopo averla ripulita di saliva e dal basso fu il suo turno di guardarmi con occhi imploranti.


Non aveva il coraggio di parlare e nemmeno io volevo farlo ma capii lo stesso che cosa voleva. Sorrisi e mi voltai lentamente appoggiandomi con la pancia sul bordo del letto, ginocchia a terra e mento sulle mani per sorreggermi la testa. Bastò un piccolo scodinzolio col sedere per invitarlo e un secondo dopo la sua lingua era piantata nel mio culo slabbrato e arrossato intenta a leccare ogni goccia di sborra che ancora non era colata fuori. Mi afferrò le natiche con forza, affondò le unghie nella carne aggredendo il culo brutalizzato dalla scopata più violenta e prolungata che avessi mai fatto e succhiò tutta la sborra che avevo dentro. Mi morse lo sfintere, ci premette intorno le labbra suggendo con forza e poi ficcò dentro la lingua come potesse scoparmi con quella fino a farmi provare un nuovo orgasmo di un tipo totalmente nuovo. Anale? Mentale? Non lo so ma venni ancora e ancora mentre mi spingeva così forte contro il letto da sfregare la fica sulle coperte imbrattandole di umori.


Il dopo sesso occasionale era sempre stato frettoloso per me. Raramente avevo il tempo (o la voglia) di restare dopo la scopata e di farmi leccare e ripulire in quel modo e mai e poi mai sarei rimasta per coccole o quattro chiacchiere. Dopo essermi fatta ripulire da mio marito invece mi arrampicai languida e sfinita sul letto e mi accoccolai tra le coperte ancora sporche. Allungai un piedino verso la coda del letto muovendolo su e giù per chiamarlo e mio marito dopo un po’ si decise a obbedire. Si levò tutti i vestiti per non dover risalire in auto intriso di piscia e salì sul letto mettendosi dietro di me, tutti e due stesi su un fianco, il suo braccio intorno al mio ventre. – Sabato prossimo lo rifacciamo – dissi e il suo cazzo tornò subito duro.


 


Puoi approfondire questo Racconto scritto da Dalia codice 226 chiamandola sulla linea erotica di Rubyrouge e sulla nostra categoria dedicata Cuckold