Uomini deboli meritano donne arrabbiate. 
Pensato e scritto da agostino g.  (contattatemi pure a dottorbrisco@virgilio.it)



Parte Terza


 


Sono una persona insicura.


Probabilmente leggendomi questo vi e chiaro.


Sono anche una persona romantica...


E il trovarmi a raccontare di come sia finito a baciare i piedi alla donna che odiavo sentendomi dare del cornuto... diciamo che mi crea problemi... sopratutto se dall altra parte dello schermo c'è un lettore che non ha tendenze alla sottomissione.
Sopratutto se è un estroverso.
O se semplicemente è cosciente della sua sessualità e la ha accettata. 
Per me il percorso sarà ancora lungo.


Eppure sappiate che il moto di eventi che mi ha portato a scrivere questa storia è coerente con la mia predisposizione caratteriale.
D' altronde, l' arte, cosi come la storia è costellata di nerd, sapientoni e prodigi considerati geni, in grado di comporre poemi, portare la luce e risolvere le più difficili equazioni patire pene d'amore infinite per la tipa che si e fatta mezzo villaggio.



Io quella mattina ero prostato, mi ero messo in ginocchio, a pochi millimetri dai piedi di Sandra, di quella donna volitiva, ossessione fissa dei miei pensieri e altro non potevo fare che agognare di tornarci, se non fisicamente, almeno con la fantasia e il giù di mano.


Tornato nell appartamento avevo soppesato le conseguenze pratiche dell accaduto. Forse in un patetico sforzo di distrarmi da quelle morali e il senso di colpa cui se avessi lasciato anche solo uno spiraglio, mi avrebbe divorato:


Riflettei sulla possibilita concreta che Sandra dicesse tutto alla mia ragazza. 
Aveva minacciato di farlo.
Ma non c erano prove:
 
Mi dicevo che niente di quello che avrebbe potuto raccontare a Lucia, se avesse deciso, teoricamente non avrebbe potuto essere inventato di sana pianta prima di quella mattina.
E sarebbe rimasto assolutamente un racconto assurdo a quel punto come prima...


Il timido Marco prostrato a baciare i piedoni della donna che odiava. Il ragazzo per bene che riverisce la stronza.
Assolutamente assurdo! Ma poi nei film di Hollywood non succedeva il contrario?


Beh finchè quell' adorazione sarebbe rimasta nell' etere, finche' non lo avessi confessato a terzi, finche non le avessi scritto, 


″Oh ma puoi scrivermi Caro...″


Finchè non le avessi... avessi... 


″Devi scrivermi! Devi sapere se sono arrabbiata con te″


Mi sembro di sentire la sua voce chiara e autoritaria rimbombare nella testa.
Provai un brivido.
La mente era incapace di focalizzarsi su altro, il mio stomaco un nido di vespe, tutto il corpo sembrava essersi ammutinato.


Tirai fuori un pacchetto di Lucky e il telefono dalla tasca poggiandoli sulla scrivania. 
Il secondo rappresentava un rischio assai piu concreto per il mio immediato futuro. 


Mi accesi quindi una sigaretta.


Il numero di LEI l'avevo archiviato settimane prima,in via del tutto casuale: 
C'eravamo dati appuntamento fuori, una delle solite sere per una delle solite insistenze-iniziative di Lucia e non riusciendo a trovare il locale in cui avremmo dovuto vederci e con il cellulare di Lu' scarico, era toccato a me chiamarla per farci dare le indicazioni.


E adesso mi trovavo li con la chat whatsapp aperta, che come estensione di Sandra, era al contempo minacciosa e invitante...


″Perche e li che un maschio beta, un sottomesso dovrebbe stare, ai miei piedi o nei miei messaggi!″


Cercai di concentrarmi.


-Non volevo farti arrabbiare, perdonami...- scrissero per me le dita piu veloci di qualsiasi dignita e buonsenso.
(Valori che ormai, in quel contesto non mi appartenevano piu).


″E' un messaggio ambiguo Marco, e solo... sono semplicemente gentile, ed e giustificabile″


 


Non ricevetti risposta.
Wahtsapp mi restitui solo la doppia spunta blu della ricezione piu visualizzazione e dopo un paio d'ore, mangiato dall'ansia ritentai.


Si erano fatte le due di pomeriggio.


-Passerai la serata da sola?-


Inaspettatamente la risposta fu immediata.


Lo screenshot della chat di un sito di incontri:
Fra i messaggi di testo campeggiava la foto arrogante di un enorme cazzo nero poggiato su un lavandino giallognolo incrostato.


Sotto l'ultima parte dello storico messaggi, fra Sandra e il proprietario della foto che le descriveva come avrebbe usato il suo arnese, rivolgendolesi con una colorita gamma di quegli epiteti che non hanno una vera traduzione al maschile, ma assai piu fantasiosa delle azioni e dei piaceri che prometteva di farle provare.


Le risposte di Sandra entusiaste, variando dalla bieca lussuria al ossequio piu revenziale, erano accompagnate da un' espressiva punteggiatura e uso del Caps lock ″SIIIII!!!!″ e seguivano anche con le emoji clasiche del omino prostrato, della faccina sbavante e le consuete goccioline d'acqua.


Apparentemente si rivolgeva a lui anche chiamandolo Padrone:


L'eccitazione, la gelosia che provavo in quel momento erano indescrivibili... 


Anche adesso... Anche a scrivere a freddo... 


Non credo riuscirei sia a voce che letteralmente a dare un'idea sopratutto se questo tipo di situazioni non è il vostro, ma immaginare Sandra cosi rude e dominante nei miei confronti, sempre cosi esuberante... al guinzaglio di un altro... era come se mentre una civiltà di piccoli omini stesse erigendo un missile nelle mie mutande, un'altra nello stesso momento nel mio stomaco, venisse violentemente spazzata via da un'esplosione atomica:


Un mese prima, con distacco, avrei fatto un commentino su quanto fosse paradossale che quell'arpia emancipata e femminista-autoproclamata fosse li gongolante, prostrata...
Ma ormai ero cotto di lei, anzi mi sentivo un tacchino che sta per supplicare il fattore di cucinarlo e servirlo in tavola.


-C'e' qualcosa che posso fare per rimediare?-
...Dio com ero supplicante!


E LEI spietata mi rispose con un'altro screenshot della chat. 
Quando lo visualizzai potei sentire il mio cuore perdere un battito:
Sandra mandava una serie di immagini che, suppongo se non delle sue grazie, fossero comunque piuttosto esplicite... dico suppongo perche potevo distinguerle solo parzialmente, per torturarmi erano state censurate con dei grossi tratti di linea (praticamente tutti gli smartphone hanno l'opzione di modifica parzialmente degli screenshot).


Ovviamente il tipo con cui interloquiva, avendole viste, non mancava di lusingare tali forme e la sua proprietaria comprendola di complimenti calorosi (fra gli altri troia lardosa). E fu lì che una botta e risposta di testo mi causò un'eccitazione che mai nessun momento intimo con Lucia o contenuto pornografico di qualsiasi tipo era riuscita a eguagliare.


Sandra mandava un' altra foto al gentiluomo. L'unica che mi concesse priva di censura nel suo splendore:
Doveva averla scattata mettendo lo smartphone parallelo al terreno, mentre lei con entrambe le estremità si teneva in punta di piedi.
Lo ripeto dai capitoli precedenti:
Quella donna aveva delle estremita sensuali e, specchio del suo corpo, voluttuose.


Dai talloni, l' arco plantare e l avampiede carnosi e ben sviluppati all' alluce lungo e delineato... Potevo anche vedere una parte dei polpacci energici (uno adornato da una cavigliera argentata con un gioiello a forma di picca che cadeva poco più giù), come il dorso e le dita dei piedi abbronzati, di uno squisito color cacao che contrastava con la carne delle piante ocra e caramellate.  


-E questi? Li gradisci Caro?-
(Si rivolgeva all energumeno ovviamente)


-Ti sembra che con un pisello così sto a guardare i piedini delle troie a cui scrivo?-


-Magari coperti d olio caldo e avvinghiati al tuo cazzo...-


-Attaccate ci preferisco le tue labbra da brava succhiacazzi-


-Ma questi odorano da dio...-


-Sei cretina o mi prendi per il culo?-


-wahahhaha... scusami, le labbra ce le metto con piacere... ma se prima di conoscierti non posso guardarti negli occhi ti faccio il test cosi...-


-Ma che cazzo hai da conosciere? L unico test che dovreste preoccuparvi di fare voi puttane e quello con il metro da sarta...-


-wahahahah sono d'accordo, ma che ne so... magari anche cosi dotato eri un sottomesso. 
Io quelli cosi o li blocco o ci esco giusto per usarli come gabinetti a cui cagare in bocca.-


Prestai attenzione al minutaggio dei messsaggi.
Sandra si stava sentendo con Mr cazzo nero in tempo reale.


-Puttana non me ne frega niente della tua vita di merda, quando fra un'ora sarai qui l'unica a mandar giu roba sarai tu.-


Mentre leggevo la mano automaticamente aveva cominciato a scendermi nei boxer e mi stavo toccando furiosamente.


-Cosa devo rispondergli Cornutello?... °faccina preoccupata° Dammi la risposta sbagliata e ti blocco per sempre...-


Tentennai. Cristo ma come mi stavo riducendo?


L'immagine della mia vicina che defecava senza ritegno in bocca al malcapitato, magari nel bagno di un ristorante di cui si era fatta pagare conto e relativo passaggio mi mando' completamente in tilt il cervello.


-Ti sbrighi o no? Ne la tua DEA ne un pisellone così non meritano di aspettare!-


-Digli di si... se vuoi...-


-Se voglio?!awwwww che Caro...- poi indurendo il tono -Manca qualcosa Marco...-


Le scrissi...


-Si Signora...?-


-Lo devo dire io a lui idiota. Allora?-


Esitai cercando di salvare quel minimo di dignità che mi pareva mi fosse rimasta.


-Allora Marco?-


-Padrone.-


-Che poi sono i 2 termini che un ragazzetto come te dovrebbe pronunciare in ogni frase.-


Mi rispose con l'emoji del cuoricino, lasciandomi dilagnato, solo a fare i conti con la mia morale e con il membro in tiro.


Da li silenzio. Ero tremendamente angosciato: 
Sandra avrebbe potuto mandare lo screenshot della chat a Lucia. Avrebbe potuto distruggermni la vita, ridurmi al nulla e questo subito dopo aver spompinato uno e essersi fatta dare della troia.
Ero tremendamente eccitato.



Finita la sega, tentai di distrarmi giochicchiando con il pc in maniera svogliata, ma ero troppo nervoso. Andai in cucina a prendere una coca dal frigo.
Questo passati circa una trentina di minuti dopo lo scambio di messaggi.
Passando vicino all' ingresso sentii la porta di un appartamento al piano di sopra aprirsi, (avevamo la cucina in soggiorno),
il passo energico di Sandra era inconfondibile, mentre la udivo discendere le scale avvicinandosi al nostro pianerottolo, mi acquattai vicino alla porta di ingresso affacciandomi allo spioncino.


Lei era bellissima, la determinazione con cui teneva la borsetta contro spalla, con cui si muoveva sui tacchi era amplificato dalle sue curve generosissime...


Rimasi incantato a rimirarle il look:
Il seno gigante sotto un body (uno sheer top per capirci) in nylon che lasciava l'intimo in vista, la gonna elastica a vita alta, davvero cortissima, e per contrastare quei capi languidi una giacca biker croppata e i ricci raccolti in uno shinon severo emandando quel misto di lascivia e autorità femminile che faceva impazzire le mie fantasie cuckold.


Aggiungo che oggettivamente potete anche non essere dei tipi da culo, o da tipe formose, non mi interessa... ritengo che la bellezza di una donna coi capelli raccolti sta nel lasciare la visuale libera a quella che e' davvero la sua curva più femminile:
Quella della schiena, che dal collo segue fino ai glutei, e se la forma di lei si allarga sul busto e si restringe un filo subito prima di aprirsi a alle splendide natiche, a dei fianchi poderosi e si chiude quando si chiudono le cosce...


Con le spalle contenute ampiamente nella misura dei fianchi... e un bel culo prosperoso... io... io credo che l' essenza della femminilita sia li, in quelle proporzioni.


Sandra a differenza della mia Lucia non aveva un fisico da modella, ma da Dea, un fisico con dei canoni tali da meritare la creazione di statue per essere immortalato. Un fisico da Donna.
E tutto questo servitomi in quel momento, non tramite uno statico ma da un' immagine viva:
Un'immagine che si muove, che respira sotto il seno ampio e accaldato dal top e il pomeriggo settembrino, che si contrae e facendolo contrae muscoli e adipe per discendere gli scalini stando in bilico sui tacchi.


Giunta sul nostro pianerottolo Sandra rallento' proprio davanti alla mia porta.
Mi bloccai.
Non poteva sapere che per coincidenza ero li', a osservarla.


Eppure si volto' verso lo spioncino della nostra porta d ingresso, guardo' sorridendo, tirò fuori la lingua, sbilanciò il peso su una coscia, fece una giravolta su se stessa e sollevo' l altra gamba per poi sparire nella tromba delle scale che dava al piano di sotto.


Mi sentii ancora una volta messo a nudo e umiliato.


Con rabbia pensai che il mongoloide cui la natura aveva ingiustamente dotato avrebbe scartato quell'amazzone come una caramella trovandosela tutta infiocchettata in nylon e autoreggenti.


 


Dopo 2 ore arrivò una chiamata. Era lei. Risposi col cuore in gola.


-Faresti qualsiasi cosa?-


Rimasi interdetto. In sottofondo potevo sentire lo scrosciare debole di un rubinetto.


-L'hai detto stamattina, prima che ti cacciassi a pedate Marco, faresti qualsiasi cosa?-


La voce di solito energica di Sandra mi parve leggermente incrinata... e stanca.


-Si... si l'ho detto-


Era il SI più onesto che avessi mai detto in vita mia pensai con amarezza.


-Allora sbrigati Cornutello di merda, vieni velocissimo.-


-Io... si... dimmi dove sei...-


-Vicino a viale Padova, altezza Cimiano.-


-Vengo direttamente in macchina...-


-Via Jarach numero %&$. Il portone e' aperto.-


-E che interno... che piano..?-


-Fai in fretta...- Si senti' un bussare aggressivo. - Ancora un attimo Caro...- Cinguetto' Sandra poi tornando a rivolgersi a me -Ti aspetto nell' atrio devi solo entrare.-


-Ma stai tu stai bene?-


-Cazzo fai quello che ti e' stato ordinato schiavetto di Merda!-


-Si, si Sandr...-


Mi attaccò la chiamata in faccia.


 


Mi fiondai alla macchina, per tutto il tragitto le preoccupazioni personali furono spazzate via da un'apprensione completamente irrazionale nei confronti della mia vicina.


Non capivo il perche'. Ancora una volta mi rendevo conto di quanto quella situazione mi stesse derubando di qualsiasi razionalita emotiva e controllo dei miei sentimenti.


Fu la verso le 16 e 40, che arrivai in via Jarach davanti al palazzo.


Non so se si trattasse di una casa popolare ma l'edificio era di aspetto sudicio e sicuramente maltenuto:
Mi squadrarono sinistri i vari oblo' delle lavatrici stipate su alcuni dei balconi, facendomi sentire ancora piu' colpevole e osservato mentre parcheggiavo in doppia fila.


Ma avevo il cuore in gola, e il benessere di Sandra, per quanto assurdo era l'unica cosa che contava.


Provai a spingere con le nocche un portone di legno marcito cui la vernice verde coperta di graffiti e macchie stava ormai abbandonando.
Come aveva detto Sandra era aperto.


°Mi avrebbe aspettato nell atrio°


La cercai con lo sguardo:
Il locale era fatiscente e poco illuminato.
L' unica fonte di luce arrivava da una finestraccia in alto, probabilmente posizionata sul primo pianorettolo, e la tromba dell ascensore che era a vista e circondata solo da un'inferriata contribuiva a bloccare quel poco di iluminazione.


Aguzzai la vista.
Dietro la tromba dell ascensore, sotto la rampa di scale,  riconobbi la sagoma voluttuosa della mia vicina. 


-SANDRA?-


Mi dava le spalle.


Un moto di tenerezza e apprensione mi spinse verso di lei incautamente nonostante continuasse a darmi le spalle.


-Sandra?-


Eppure non poteva non avermi sentito entrare, nel palazzo regnava un silenzio innaturale.


Mi avvicinai ancora.


-Stai... ben...-


Non feci in tempo di finire la frase:
Una volta alla sua portata, si volto' di scatto, bloccandomi immediatamente la testa in una morsa con entrambe le mani.
Sandra aveva atteso apposta che mi avvicinassi.
Mi ghermiva saldamente un lato della mascella e la nuca con una mano, e con l altra, quasi con dolcezza, mi teneva il mento guidandomi verso di lei...
Nella penombra del sottoscala il suo sguardo pugnalava il mio con espressione indescrivibile e bellissima.
Uso questi aggettivi, indescrivibile... bellissima... ma in quel momento ne avrei potuti utilizzare altri che sono l'esatto contrario.


Fu, sicuramente, un momento di non ritorno per la mia sessualità, tirare le somme in maniera eterogenea e polarozzata, anche con la piega che ha preso la nostra vita fino a oggi è inevitabile.
Starà al lettore, trarne le sue conclusioni e i suoi giudizi man mano che la storia proseguirà.


Dico però che in quei suoi occhi verde marcio, strabuzzati, muti, piantati nei miei, sconfinanti nella mia anima, era qualcosa di... di..
Insomma li sentivo pomparmi nel cervello le SUE emozioni! 
Due cazzo di ponti che vincolavono il mio cuore a un' empatia unidirezionale, femminile, costringendomi a subire i SUOI sentimenti.
Prevaricazione e languore, la sua espressione era una richiesta d'aiuto e un ordine perentorio.
Boccheggiai confuso ma non parlai.
Non lo fece neanche lei, non poteva: le sue guance erano gonfie.


Non ebbi il tempo di chiedere.
Ne il bisogno.
A livello inconscio avevo capito già.
Mentre mi sentivo tirare verso le sue labbra, l'odore che emanava il suo corpo mi portò le risposte che cercavo nella loro completezza:
La fragranza della sua pelle sudata, intensa, decisa, corporea, appetitosa, fece da apripista a una nota piu sottile, acre e acidula di sesso...
Il suo e quello di un altro.
E la marchiava.


Capisci quello che sta succedendo e accettalo. 
L' unico vero modo per cogliere nella sua interezza tutta l essenza dell umiliazione .
E l unico vero modo di goderne.
Accettare. Realizzare la propria impotenza.


Quando le nostre labbra cominciarono a sfiorarsi uso la mano per farmi una pressione decisa su entrambi i lati della mandibola di modo che schiudessi la bocca e non la potessi richiudere con la stessa facilità.


Inclinò il viso e esito un attimo. 
Inalai tutto l odore della sua pelle ora che il mio naso le sfiorava gli zigomi e rendendomi nuovamente conto di cio che stavo per ricevere.


Poi... Blackout cerebrale.
Sandra vuoto' tutto il liquido tiepido che teneva in bocca fino a quel momento nella mia.
Ricordo che chiusi gli occhi.
Ingoiai, 
Li riaprì.
Quando con il palato mi parve di distiguere fra la saliva una massa piu densa repressi un conato e li richiusi.
Poi li riaprì ancora e la guardai nei suoi.
Compiaciuti, vittoriosi, beffardi.


Scattò qualcosa in me... le feci passare il braccio intorno alla schiena abbracciandole i fianchi, per la prima volta intenzionato a prendermi il piacere... beh quel piacere che mi rimaneva dopo che un altro si era servito prima... dalle sue labbra carnose, ora libere.


Sandra mandò uno sbuffo presa in contropiede.


-Mmmm...-


Sfuggi un attimo dal bacio, poi si lascio' fare qualche secondo.


-Ma che fai? Il frullato di testosterone ti ho fatto ingoiare fa gia effetto?!...-


Ignorando il suo sarcasmo nervoso, strinsi la presa continuando ad essere io a portarla verso di me. lentalmente uscendo un filo dal taglio d' ombra che la rampa di scale proiettava su di lei.


Il suo viso portato alla luce della finestra di sopra rivelò la sua bellezza, la sua stanchezza, un velo di sudore e i contorni al centro dell attaccatura dei capelli di una vistosa sborrata che si era cristallizzata colando giu per la fronte.


Cambiai rotta e con naturalezza la ripuli con le labbra. 
Lentamente.
A bacini.


Il mio tentativo di essere UOMO era durato meno di mezzo minuto prima di soccombere alla mia vera natura.


Sandra quasi a indovinare i miei pensieri mi passò dolcemente una mano fra i capelli spingendomi verso l'uscita.


CONTINUA...


 


 

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