Lavoravo per la mia attuale ditta da quasi 7 mesi, ero impiegato ed ero assegnato all’ufficio acquisti. Eravamo 7 persone, 2 responsabili e 5 assistenti.


Il nostro ufficio era al quarto piano di un palazzo, ed era composto da un grande controuffico, dove lavoravamo noi assistenti, che si affacciavano ai 2 uffici delle responsabili.


Michelle e Giada erano le responsabili, nonché socie della ditta, in quanto loro nonno era il presidente. Erano sorelle, ma non potevano essere più diverse. Michelle bionda, abbronzatissima, solare, divertente, amichevole e bellissima. Giada mora, bianca come il latte, taciturna, antipatica, scontrosa e a livello di bellezza decisamente eclissata dalla sorella.


La mia storia riguarda lei, la cupa Giada. Non variava molto suo vestiario, a differenza di sua sorella che aveva un outfit per ogni giorno della settimana, indossava solitamente colori scuri e lo stesso make-up un po’ vamp, lucida labbra, I capelli neri raccolti in una coda e un paio di occhiali con montatura scura davanti gli occhi neri. Solitamente si cercava di rivolgerle la parola il meno possibile, detestava avere interazioni sociali, la infastidiva. Probabilmente ero quello che le parlava di più e la interpellava più spesso. I miei colleghi la evitavano e piuttosto si rivolgevano a Michelle, che detto francamente, non è che fosse una cima, lei infatti era divertente e tutto, ma a livello lavorativo non era affidabile come sua sorella. Capitava spesso di ritrovarsi da lei a parlare di una pratica per poi finire a parlare di cavalli, neve e scarpe. Preferivo di gran lunga l’approccio più serio di Giada, ma ero il solo, infatti gli altri miei 4 parigrado, 2 ragazze e 2 ragazzi preferivano andare a bussare la porta di Michelle.


Lei, la bionda, aveva un rapporto di amicizia con tutti noi più che di superiore, e spesso a termine del lavoro ci invitava tutti fuori a fare aperitivo, d’altronde non c’era nulla di così strano, eravamo tutti ragazzi di circa la stessa età compresa tra i 25 i 35, io stavo giusto nel mezzo, avrei finito 30 anni di li a qualche mese.


29 quelli di Michelle…la storia inizia proprio qui, il giorno del suo compleanno. Per l’occasione aveva dato una festa eccezionale, invitando oltre 200 persone, in ufficio le avevamo improvvisato una festa in pausa pranzo, e tutti le avevamo fatto un regalo.


La sera stessa eravamo invitati anche noi alla sua festa, ci sarebbero andati tutti…tranne me, non era un animale da vita sociale, anzi, li in mezzo risultavo spesso un pesce fuor d’acqua. Quel giorno Michelle aveva preso i festeggiamenti di mezzogiorno per pretesto per non lavorare il pomeriggio. Solo la sera, all’orario di chiusura, come una strega era apparsa Giada dal proprio ufficio. “Avete preparato le pratiche per il commendator Orsini vero? Domattina alle 9 devo essere da lui per firmare…è in ballo una cifra a 5 zeri” annunciò Giada fulminando Michelle con lo sguardo, “o cavoli! Hai ragione…Sistemerò tutto io non preoccuparti sorellona…lo chiamerò e gli dirò che abbiamo avuto un problema inaspettato” annunciò la bionda superficiale, “non ho alcuna intenzione di perdere la faccia con quello snob. Sei la solita irresponsabile” disse Giada scocciata afferrando parte delle pratiche sopra le nostre postazioni. L’irritazione palesata da Giada non sembrava aver fatto breccia, tanto che nessuno si rovinò i pre-festeggiamenti. Io invece, come un autentico guastafeste, mi ero staccato da quella parvenza di attività sociale intorno alle 15 e mi ero seduto alla mia postazione a lavorare, avevo finito la mia parte di lavoro, ma mancavano tutte le altre.


“Visto che siete dei lavativi e sono le 17:30, toglietevi dai piedi…dovrete tutti prepararvi col vostro abito migliore per la grande festa no?” esclamò Giada afferrando I restanti fascicoli dalle nostre scrivanie, sbattendo la porta del proprio ufficio alle spalle. Calò il gelo, solo Michelle dopo qualche decina di secondi di silenzio imbarazzante riprese la parola, “bene, avete sentito sua maestà? Vi aspetto tutti alle 20 mi raccomando” annunciò entusiasta mentre lei e I miei colleghi lasciavano uno ad uno l’ufficio. Rimasi solo io accennando a qualche pretesto per restare per ultimo.


Una volta rimasto effettivamente solo presi coraggio, e mi diversi verso la porta dell’ufficio di Giada, era socchiusa, probabilmente il colpo violento non le aveva permesso di chiudersi bene, la vidi in tutta la sua fragilità. Era seduta dietro la scrivania, con le mani davanti gli occhi e la coda sfatta con I suoi capelli neri che le cadevano lungo le spalle. “Giada…posso aiutarti se vuoi” esclamai restando all’uscio della porta. Lei rinvenne sorpresa, si asciugò rapidamente il volto e inforcò gli occhiali, “vi avevo detto di andare via” esclamò tentennante alla mia vista. Ero lontanamente uno stacanovista, aveva una certa etica del lavoro si, ma finiva la, ero rimasto solo per Giada, a differenza degli altri avevo un enorme considerazione di lei. Mi feci strada nel suo ufficio e presi posto nella sedia di fronte a lei, “non ce la potrai mai fare da sola, lascia che ti aiuti” le dissi afferrando uno dei fascicoli. Lei non si oppose e in silenzio ne afferrò un altro a sua volta. Per le seguenti 2 ore non volò una mosca, poi alle 19:30 lei parlò. “Tra mezz’ora inizia la festa di Michelle, che ci fai ancora qua?” mi domandò terminando uno dei fascicoli, “non mi va, non sono un tipo molto mondano” risposi terminando a mia volta un fascicolo, “meno male…qualcuno ha fatto il suo lavoro, questo fascicolo è a posto e fatto pure bene…de Preti Elia…a ecco, dovevo immaginarlo” ridacchiò guardandomi prendendone un altro, era forse la prima volta che la vedevo sorridere. “Stai molto bene coi capelli sciolti, dovresti lasciarli liberi più spesso” esclamai senza quasi riflettere, lo pensavo davvero, ma probabilmente non era esattamente la cosa più intelligente da dire a una come Giada. Mi guardò interrogativa, come se stessi parlando con lei, come se nessuno prima di quel giorno non l’avesse mai vista per quello che era, una donna. Quasi arrossi, poi balbetto un imbarazzato “ti ringrazio”.  Lavorammo altre 3 ore filate, alle 22:30 finalmente avevamo finito tutta la pratica.


Mi stravaccai sulla poltrona esausto mentre Giada cercava qualcosa nel cassetto, trovandolo in una bottiglia di Bourbon. “Questa me l’ha regalata papà per un affare concluso il mese scorso. L’ha pagata 3000 euro…vabbè…beviamo insieme?” esclamò tirando fuori 2 bicchieri riempendoli. Accettai di buon grado. Finimmo per berla tutta, chiacchierando delle cose più disparate. Una volta sciolta Giada era una ragazza davvero interessante, e davvero coscienziosa e seria.


“mezzanotte” sbuffò Giada malinconicamente, “buon compleanno” esclamai facendola sobbalzare, “come sai che è il mio compleanno?” domandò quasi stizzita. “Tua sorella se lo è lasciato scappare qualche tempo fa, ha detto compie gli anni il giorno prima di te” risposi divertito. Giada deglutì “e…sai anche quanti ne compio?” mi chiese sconsolata, “uno più di me. Ne fai 31, anche se francamente te ne darei massimo 27, soprattutto coi capelli sciolti…sei davvero molto bella, per me anche più ti tua sorella” risposi facendola arrossire. Giada reagì a quella affermazione in maniera francamente inaspettata, si alzò, superò la scrivania e si frappose tra essa e me. “Sono davvero contenta che sei rimasto proprio tu qui in ufficio con me” mi confidò avvicinandosi al mio volto, fino a gettarsi tra le mie braccia con una foga tale che fece cadere entrambi a terra. Lei era ora sopra di me. Lentamente cominciò a togliersi la camicetta restando con addosso solo il reggiseno e la gonna.


Aveva un tatuaggio tra il ventre e le tette, delle ali spiegate.


Ma la mia attenzione era tutta sulle poppe, sodissime con I capezzoli durissimi sotto l’intimo, “vuoi toccarle?” mi chiese porgendosi in avanti. Deglutii, ma senza alcuna esitazione gliele afferrai, erano allo stesso tempo sode e morbide, forse una terza scarsa, Giada sembrava eccitatissima a quell’azione almeno quanto me, il mio pene era decollato nei pantaloni e spingeva per uscire aiutato dallo struscio del cavallo di Giada, solo I nostri vestiti separavano I nostri due sessi. Presi l’iniziativa baciandole il petto, poi il collo, poi il mento, e infine un bacio a stampo sulla bocca, che tuttavia la fece ritrarre. “Sai, non ho molta esperienza in questo campo…a dire il vero non so nemmeno come dovremmo andare avanti. Il massimo che ho fatto con un ragazzo è stato un bacio in seconda media.” mi annunciò imbarazzata, mentre spostavo le mani sui suoi fianchi, andando poi a stamparle un bacio sulla guancia. “Non credere sia un don Giovanni, ho avuto una sola ragazza in vita mia…ed è andata malissimo, ho scoperto dopo un anno che mi tradiva tutto il tempo e mi aveva usato per far ingelosire il suo ex” le confessai stampandole un nuovo bacio. Lei sembrava combattuta sul da farsi, decisi quindi di fare un passo indietro “Giada, non dobbiamo farlo per forza” le dissi cercando di sfilarmi da sotto di lei, ma quell’affermazione invece ebbe l’esatto effetto contrario. “E invece si. Se aspetto ancora, mia sorella o qualcuna delle altre ragazze dell’ufficio ti prenderà…Non voglio succeda! Tu mi piaci, e da un bel po’” annunciò baciandomi, con un po’ di impacio, alla francese. A quel punto I nostri corpi andarono in automatico. Ci spogliammo di tutti i vestiti ritrovandomi con Giada seduta a gambe aperte sulla sua scrivania e io davanti a lei col mio cazzo in erezione pronto a penetrarla. “Fai piano, e non ferirmi per favore…nel senso…non voglio essere solo sesso” mi disse mordendosi il labbro, “se mai lo farò…mi licenzierò io stesso” le risposi penetrandola. Giada si lasciò andare gemendo rumorosamente, la sua vagina era strettissima e il mio pene prendeva centimetro dopo centimetro con crescente difficoltà, aumentando il ritmo non appena le pareti si adattavano al mio membro. Giada era in estasi, mi afferrò trascinandomi a se stessa infilandomi la lingua in bocca, azione che mi provocò un eiaculazione precoce. Lei aggrottò il sopracciglio tra il seccato e il divertito, sorrisi imbarazzato continuando a denti stretti, l’ultima cosa che volevo era deludere Giada alla sua prima volta, lei ridacchiò mettendo poco dopo uno sguardo soddisfatto, ricominciando a gemere. Anche se io in quei momenti provavo tutto fuori che gratificazione.


Erano anni che non facevo sesso e la ruggine si stava manifestando, continuai a penetrarla con una sensibilità tale che divenne insopportabile, per lo meno quella “tortura” era ripagata dai gemiti di piacere di Giada, mentre tentai quindi di guadagnare tempo. Estrassi il mio membro dalla vagina di Giada e tentai qualche ditalino, lei non si si oppose e giocai per qualche minuto con la sua vulva, infilando più dita al suo interno e sempre più in profondità, trovando la mia stessa sborra in prossimità dell’utero. Giada apprezzava e quando feci l’azione seguente tirò un grido, le passai la lingua sulle labbra della vagina. “Ehi…rimettilo dentro mi stai per far venire e voglio venire sul tuo cazzo” esclamò ansimante. Affondai nuovamente il mio pene nella vagina di Giada andando a cercare un bacio che trovai. Le nostre lingue si intrecciavano mentre il mio bacino pompava praticamente in automatico, lei di tanto in tanto staccava per lasciarsi andare a un gemito…fino al più rumoroso di tutti, segnale di orgasmo raggiunto.


“Credi di riuscire a venire di nuovo?” mi domandò guardandosi verso le gambe, “si…non manca tanto” le risposi, “levalo, vienimi addosso. Marcami. Anche se mi hai già marcata poco fa” mi ordinò suadente morsicandomi il collo. Obbedii, prima di sborrare tolsi il mio pene dalla sua vagina, indirizzandolo verso il suo ventre, un’eruzione ancora più abbondante della precedente schizzò dalla punta della mia cappella inondando ventre e poppe di Giada che sembrò sinceramente ammaliata.


Ci risistemammo e ripulimmo in silenzio, con un certo imbarazzo, poi tentai timidamente di prendere la parola, “senti…stai bene?” domandai, lei mi guardo furba “mai sentita più appagata” esclamò venendo a darmi un bacio sulla guancia, abbracciandomi poi. “Andiamo a farmi un bagno insieme? Ma soprattutto, sei il mio ragazzo ora…vero?” mi domandò speranzosa, “certo mia regina”. Passammo il resto della notte in una postazione più comoda, una camera delle emergenze se qualche dipendente avesse avuto problemi nel rientrare a casa, Giada si dimostrò estremamente affettuosa, reclamando però anche le mie “attenzioni” nel cuore della notte.


L'indomani io e Giada fummo I primi a iniziare a lavorare, nessuno aveva idea di cosa fosse successo tra noi la notte, in ogni caso sembravano tutti troppo confusi, probabilmente in after, per capire qualcosa e Michelle sembrava quella più intontita di tutti. “Vi siete divertiti ieri sera?” domandò Giada, con la sua tenuta impeccabile giungendo nella sala acquisti dal suo ufficio, “oh si, è stato fantastico” rispose la sorella mentre Giada poneva sul tavolo una pila di fascicoli “servono per stasera” annunciò malefica. Tutti ebbero un sussulto sconfortato, “Elia, tu vieni con me dal Commendatore Orsini…ah dopo di che prenderemo il resto della giornata libera” continuò invitandomi ad alzarmi. “Aspetta! Non puoi portarti via Elia, è il migliore dell’ufficio” protestò Michelle, “certo che posso, a differenza vostra ha fatto il suo lavoro, non solo, è rimasto ad aiutarmi con la pratica fino a notte fonda.” Rispose Giada alzando la voce. Michelle tacque, così come tra gli altri assistenti non volò una parola, “eh poi -aggiunse con tono pieno di lussuria- è il mio ragazzo”.