Come ho fatto diventare mia moglie una puttana.


Nota. Ho ‘enfatizzato’ la realtà, ma Erica ha veramente battuto sulla Strada Nazionale dei Giovi una notte.


Introduzione.


Vi voglio raccontare come, nel corso degli anni, sono riuscito, passo dopo passo, a fare diventare mia moglie una puttana.


Esatto una puttana.


Una puttana felice di esserlo.


In verità non sono stato altro che il suo Pigmalione.


Perché puttana mia moglie lo era già, ma non sapeva di esserlo.


Quando ho conosciuto mia moglie, da alcuni indizi, ho scoperto che aveva la vocazione ad essere puttana.


Non ne era consapevole, era bloccata dall'educazione tradizionale che aveva ricevuto.                                                        


Ed io l'ho aiutata a conoscere se stessa senza vergogna ne ipocrisie.


La mia attività di Pigmalione, nei confronti di mia moglie, si e tradotta in una istruzione a vari livelli.


Dalle elementari, alle medie, alle superiori, all’università.


Mia moglie era la studentessa modello.


Sempre ottimi voti, al top in ogni materia.


Se vorrete leggere i prossimi capitoli, cercherò di essere all’altezza di descrivere le qualità di mia moglie.


 


Cap. 1


Mia moglie e una gran bella figa.


Scusate il francesismo ma “bella figa” e il termine più appropriato per definirla.


Mia moglie potrebbe essere definita una venere tascabile.


Non troppo alta, circa 160 cm, gambe favolose, vita snella, fianchi della giusta misura, ne' stretti ne' troppo larghi, pancia piatta o meglio, con un leggero rigonfiamento che lo rende ancora più attraente, seno quarta misura, sodo ma non rigido, della giusta flessibilità, che quando e libero si appoggia leggermente al torace senza essere cadente, capezzoli turgidi, rivolti all’insù, con grandi aureole, culo sodo a mandolino.Nel mio immaginario avevo sempre desiderato una compagna con alcune caratteristiche.


Che fosse sensuale, ed Erica lo era sicuramente.


Che fosse disinibita, ed anche questo mi sembrava fosse tra le su qualità.


Dopo queste, che sembravano acquisite, ce ne erano altre che avrei dovuto con discrezione sondare.


Mi sarebbe piaciuto che fosse esibizionista, vestendo in modo provocante, esibendosi pubblicamente in performances sessuali.


Tutte queste sono caratteristiche che desidero che la mia compagna possieda.


E dove sarebbe stato possibile che questo accadesse?


In un club prive.


Cosi una sera, non particolarmente eccitante, mentre un po’ annoiati stavamo spaparanzati sul divano a guardare la televisione, buttai la la proposta.


“Che ne diresti se ci iscrivessimo in un club prive? “


Erica non era una scolaretta innocente, conosceva già cosa fossero i club prive, ma non aveva neanche minimamente pensato di frequentarli.


Le dissi che personalmente li avevo frequentati come single in rare occasioni ma non provavo nessuna attrazione per un rapporto occasionale anche se con una bella donna.


Alla fin fine si trattava solamente di una sveltina, non c’era il piacere della conquista, la trovavo una cosa squallida.


Al che Erica mi chiese “Allora perché vuoi che ci iscriviamo?”


Le risposi “Perché ti voglio vedere circondata da una nuvola di uomini, desiderosi di chiavarti.                                        


Ti voglio vedere fare la civetta con tutti e farli sbavare lasciandoti palpare su tutto il corpo.                                                      


Voglio vederti girare per il locale seminuda, con vestiti ti vedo e non ti vedo.                                                                      


Voglio che ti esibisca in spogliarelli, in Lap Dance.                                                                                                                                


E solo alla fine voglio vederti chiavata, inculata da uno qualsiasi e magari più di uno”.


“Quando ci iscriviamo?” Lei mi chiese.


Cosi inizio il percorso di mia moglie nel mondo del sesso.


 


Cap2. Club Privé prime esperienze.


Il primo passo era trovare il Club Prive.


Doveva essere lontano dai nostri spazi abituali, sarebbe stato imbarazzante trovarci un cliente del bar dove prendevamo il caffe abitualmente.


O addirittura qualche collega di ufficio.


Oggi su internet si può trovare tutto, dal venditore di matrioske, all'importatore di vini tipici del Turkmenistan , forse questo no, sono mussulmani, comunque fu facile trovare l’elenco dei club prive nell’area milanese.


C'erano addirittura elenchi con valutazione in stelle come per ristoranti ed alberghi, ed i relativi commenti degli ospiti.


Ne scegliemmo uno nell’interland a sud di Milano.


Il passo successivo era procurarsi il guardaroba adatto.


Erica aveva un guardaroba misto, abiti formali per il lavoro, ed alcuni un po’ più sbarazzini per il tempo libero.


Per sbarazzino intendo, mini gonne appena sopra il ginocchio, top scollati quanto basta per mettere in evidenza le sue meravigliose tette.


Ma non era un abbigliamento da Club Prive, o, almeno, non l'abbigliamento per come volevamo vivere questa nuova esperienza.


Ne avremmo sicuramente trovati in qualsiasi Pornoshop, ma sarebbero stati certamente solamente volgari.


Noi volevamo coniugare sensualità ed eleganza.


Cosi, sempre su internet, trovammo una boutique per abiti trasgessivi.


Qui trovammo quel che cercavamo.


Abiti lunghi con profonde spaccature laterali, altri con spaccature centrali che arrivavano appena sopra l’inguine, tali che ad ogni movimento si intravvedesse la figa.


Abiti con profonde ‘sculature'.. non e un refuso, erano abiti con la schiena completamente nuda fino sotto l'inizio della divisione delle chiappe rendendo la schiena un abissale decolté o meglio un abissale ‘deCULtè’.


Minigonne con la vita all’altezza del pube e l’orlo appena sotto il culo più ampie cinture che a gonne.


Minigonne a vita bassa, di lunghezza tale che avrebbero potuto essere indossate anche in pubblico, non senza attirare sguardi concupiscenti, ma con profonde spaccature laterali, che ad ogni passo, sollevandosi, mostravano metà ventre compreso scorci di figa.


Top di dimensioni minime, che coprivano a malapena i capezzoli.                                                                                                          


Top accollati ma non sufficientemente lunghi da coprire interamente le tette arrivando solo pochi centimetri sotto i capezzoli, con maniche larghissime in modo che, di profilo, le tette erano perfettamente visibili.


Abitini stile Roaring Twenty di una stoffa semitrasparente, e tante perline che aiutavano a fatica a nascondere quel che c’era sotto, e arrivavano a mala pena dieci centimetri sotto il pube in modo che ballando un Charleston ad ogni passo salivano quasi in vita.


La permanenza nella boutique fu molto lunga, con l'assistenza della proprietaria che vedeva l'affare gonfiarsi ad ogni abito provato ed approvato.


Erica provava tutti gli abiti, all'inizio con un certo imbarazzo, per entusiasmarsi mano a mano che le prove continuavano.


Spesi un capitale, ma era un investimento.


Per guadagnare bisogna investire ed aspettare i frutti con pazienza, ed ero sicuro che sarebbe stato un buon investimento ed i frutti sarebbero stati via via più abbondanti..


E venne il giorno dell’entrata in scena.


L’entrata in scena di Erica, la star, l'astro nascente nel mondo del sesso.


Ma lei, al contrario di me, non ne era molto convinta.                                                                                                


Scegliemmo uno degli abiti appena comprati, uno di quelli meno trasgressivi, un abito lungo con profondi spacchi laterali ed una scollatura ampia sul decolté in modo che le tette fossero in grande evidenza, e di una profondità abissale che arrivava fin sotto l’ombelico.


Espletammo le formalità relative all’iscrizione, firmando entrambi un regolamento interno ed una liberatoria per il Club.


Ed entrammo nel club.


L'ingresso dava direttamente in un salone con al centro una pista da ballo, con a lato un palco al centro del quale si ergeva un palo alto fino al soffitto, evidentemente per esibizioni di Lap Dance, sul fondo c’era un


classico bar con sgabelli alti, e tutto intorno un gran numero di ampli divani con un tavolino di fronte per i drink, ampli a sufficienza per far sedere almeno quattro persone, in modo da impedire che coppie troppo timide si trincerassero su divani a due posti evitando l’accerchiamento di singoli invadenti.


In fondo le coppie erano le prede, i singoli i predatori.


Alcune coppie erano sedute sui divani, spesso circondate da singoli che cercavano di attaccare bottone, quando non già a bottone saldamente attaccato, con le mani che esploravano tette e gambe delle signore.


Altre coppie sulla pista da ballo in pose naturali, evidentemente marito e moglie, altre avvinghiate a maschi arrapati che non esitavano a stringere le chiappe della loro dama.


Alla fine del brano musicale alcune delle donne, dopo essersi sciolte dall’abbraccio del ‘pitone' con cui avevano ballato, ritornavano da sole dal marito sul divano, altre si dirigevano, accompagnate dal ‘pitone’ stesso, verso i prive.


I singoli non ancora alla caccia delle prede erano prevalentemente seduti al bar che sorseggiavano il primo drink offerto dalla casa, o, taluni già al bis od al tris a pagamento. Erica ed io iniziammo l’esplorazione del locale in cerca del sancta sanctorum del club, i privé.


Questi si trovavano ai lati di un lungo corridoio, scarsamente illuminato, che si apriva in fondo al salone principale.


Ogni prive aveva una porta sopra la quale c’erano due insegne, una di colore rosso con la scritta ‘VIETATO ENTRARE’ ed una Verde che recitava ‘ENTRATA LIBERA’.


Chi si appartava, con un apposito pulsante, esprimeva la volontà di consumare il peccato in modo riservato, oppure alla vista di chiunque magari anche gradendo la partecipazione attiva di eventuali spettatori.


Ogni stanza era di dimensioni appena sufficienti per contenere un letto matrimoniale con accanto un comodino su cui spiccava un pulsante rosso, tipo quello dei giuochi a premio con il quale ci si prenotava per dare la risposta, ma lì per fare in modo che, se qualche invasato esagerava nelle sue prestazioni, premendo il pulsante si faceva intervenire il servizio d’ordine.


A fianco di ogni privé c'era una seconda porticina che dava su uno stretto corridoio con un panca ed una parete costituita da uno di quegli specchi che si vedono nei film polizieschi per gli interrogatori, a specchio dalla parte del prive, in modo che le coppie impegnate nei loro amplessi potessero vedersi per aumentare la loro concupiscenza, trasparenti dalla parte del corridoio in modo che il marito o altri visitatori potessero godersi l'amplesso magari sparandosi una sega.


All’ingresso ci era stata data una tessera con diverse caselle che, ad ogni drink ordinate, ci sarebbero state forate come si usava una volta sui biglietti del treno.


Alla fine della serata si pagava per ogni consumazione eccetto la prima che era in omaggio.


Si poteva servirsi da soli presentandosi personalmente al bar o ordinare i drink a graziose ‘camerierine’ che giravano per il locale.


Le ‘camerierine' giravano per il locale con un abbigliamento alquanto succinto.


Un semplice grembiulino con girocollo, abbondante scollatura, vestaglietta che arrivava a mala pena sotto l’inguine, mentre la schiena ed il culo erano in piena vista.


Calze autoreggenti e scarpe con tacco a spillo di almeno dieci centimetri.


Per ordinare, come si fosse in una normale caffetteria, bastava alzare un


dito consegnare la tessera ‘DRINK’ e la ‘Camerierina’ prendeva l'ordinazione.


All’atto della consegna restituiva la tessera con un nuovo foro.


Avevo notato che infilate nei bordi delle autoreggenti c'erano banconote di diverso taglio.


Molto spesso.. quasi sempre, i clienti palpeggiavano vistosamente le cameriere a volte schiaffeggiandone il culo, a volte infilando la mano in mezzo alle gambe della ragazza, a volte, approfittando del momento in cui si doveva abbassare per deporre sul tavolino le bevande, dandole una strizzata alle tette o infilandole un dito nella figa.


La ragazza rispondeva con un sorriso ed il cliente molto spesso infilava una banconota nell’orlo delle autoreggenti.                                                                                                                                                                                              


Ma la mancia era solo per il servizio bar, in fondo si fa anche per un caffe, naturalmente le autoreggenti non erano solitamente il posto dove al bar si lasciavano le mance.


Esaurita l'esplorazione chiesi ad Erica se era sempre convinta a partecipare allo spettacolo.


Lei mi rispose “Perché no? Si va in scena”.


Scegliemmo un divano in prima fila che permettesse una perfetta visuale dagli sgabelli del bar dove pensavo di passare molto tempo ad osservare come Erica si sarebbe comportata sotto assalto di uomini arrapati.


Appena seduti sul divano venimmo immediatamente avvicinati da singoli che, gentilmente chiedevano se potevano sedersi accanto a noi.


Naturalmente non era educato fare una plateale selezione in base all’aspetto della persona, per cui rispondemmo di si ai ‘pie veloci’ che si erano presentati per primi.


Altri, ritardatari, fecero capannello intorno al nostro divano, attirati dalla bellezza di Erica.


Attaccarono discorso senza grande fantasia presentandosi e chiedendo i nostri rispettivi nomi.


Rispondemmo educatamente e loro passarono subito all'attacco chiedendoci se eravamo nuovi soci, alla nostra risposta positiva ci chiesero cosa ne pensassimo dell’ambiente, le solite banalità di un discorso tra sconosciuti.


Quindi passarono a fare i più sperticati complimenti ad Erica, il loro interesse per il sottoscritto era evidentemente inesistente.


Alla fine arrivava la domanda a cui erano veramente interessati.


“Cosa pensate di fare qui ’


Mi venne voglia di rispondere loro che volevamo solo fare quattro salti sulla pista da ballo, farci qualche drink e tornarcene alla nostra casetta.


Certo era una domanda diretta, molto diretta, ma estremamente banale.


Personalmente avrei fatto da cicerone enumerando le cose che succedevano al club dalle più innocenti alle più scabrose ed eventualmente enfatizzando le più scabrose ed offrendomi come guida alla scoperta degli ambienti più reconditi.


Ma gli uomini, quando pensano alla figa, difficilmente riescono a coordinare il cervello oltre discorsi banali.


Risposi io per entrambi dichiarando semplicemente che volevamo fare sesso, più precisamente, essendo io un ‘cuckold’, volevo che Erica, mia moglie, venisse apprezzata nel corpo e nella mente da ogni estraneo lei avesse ritenuto adatto allo scopo.


In parole povere, volevo venisse corteggiata, questo per la mente, per soddisfare la propria autostima, e , dopo accurata selezione, palpeggiata, strapazzata, chiavata, inculata e quant’altro per la soddisfazione corporale.


Furono presi in contropiede e furono loro che avrebbero dovuto essere esortati a chiudere la bocca per evitare che mosche vi alloggiassero.


Passata la sorpresa si affannarono a candidarsi vantando grande esperienza sia nel corteggiamento che nell'esercizio dell’amplesso.


A questo punto chiesi sottovoce ad Erica se se la sentiva di affrontare le belve. Alla sua risposta affermativa dichiarai che me ne andavo a prendere un drink lasciandola alle prese con un branco di uomini arrapati.                  


Mi sedetti su uno sgabello in una posizione da cui avevo una completa visuale di quanto accadeva al divano di Erica.


Vedevo che tutti si affannavano intorno a lei facendo domande che immaginai riguardassero le sue preferenze e cercando un contatto fisico.


Ad un certo punto vidi cazzi uscire dai pantaloni dei più vicini, alcuni già in tiro, altri un po' ‘barzotti' ed Erica che li prendeva in mano per un po' ognuno masturbandoli, in parole povere faceva un inizio di sega ad ognuno senza soffermarsi su nessuno.


A questo punto fu un generale alza bandiera.


Erica allora si alzo dal divano, sposto di lato le spalline del vestito che scivolo a terra rimanendo completamente nuda davanti a tutti.


Si alzarono urla di approvazione da parte di tutti, non solo del gruppo che ormai si era infoltito davanti a lei, ma anche da molti dei presenti che ormai si erano concentrati sullo spettacolo, qualcuno inizio a battere le mani.


Lei si mise al centro del gruppo che avevano già gli uccelli sull'attenti fuori dai pantaloni e prese a segare un po' per uno tutti gli uomini arrapati.


Questi, da parte loro, iniziarono a palpare Erica su tutto il suo corpo.


Chi le strizzava le tette, chi gliele succhiava cercando di ingoiarne più che poteva, operazione difficile viste le dimensioni, chi le palpava il culo, chi la ‘schiappeggiava' dando neanche tanto leggere sberle alle sue chiappe sode, chi le metteva le mani in mezzo alle gambe cercando di introdurre le proprie dita nella figa.


Allora Erica, abbassandosi all'altezza dei cazzi, comincio a succhiare alternativamente tutti gli uccelli che si alzavano intorno a lei, continuando a segare con entrambe le mani i cazzi dei più vicini.


Non si trattava di veri pompini, se avesse dovuto portare all'orgasmo tutti quelli che la circondavano, ci sarebbe voluta la notte intera.


Solo sei o sette pompate ognuno prima di passare al successivo.


Alcuni le spingevano la testa contro il proprio ventre obbligando Erica ad ingoiargli il cazzo fino alle palle.


In questo caso Erica lo teneva in gola per qualche secondo poi spingeva via lo stupratore, non senza che una grande quantità di saliva le colasse dalla bocca.


Ma questa era utile per lubrificare i cazzi successivi.


Qualcuno, più intraprendente degli altri, approfittando della posizione a 90 gradi assunta da Erica per prendersi i cazzi in gola, le introduceva l'uccello nella figa dando qualche colpo finché Erica non si spostava


togliendoselo da dentro, ma subito qualcun altro approfittava del buco rimasto libero.


A furia di spompinarli qualcuno, evidentemente con una bassa autonomia, comincio ad eiaculare schizzando in faccia ad Erica il suo carico di sperma.


Lei non si curava di detergersi il viso ma continuava imperterrita a spompinare a dritta e a manca.


Alla fine il suo viso era una maschera di sperma.


A questo punto, senza alcun preavviso, si alzò, prese in mano il suo vestito, e nuda, senza alcun pudore, sotto lo sguardo di tutti i presenti, in mezzo alla sala avviandosi verso il bar per sedersi sullo sgabello di fianco al mio.                                                                                                                                                                                         


“Mi è venuta un po’ di sete. Me lo ordineresti un drink per favore?”                                                                                          


“Certo cara. Te lo sei proprio meritato”.                                                                                                                                    


Le detersi il viso con un fazzoletto e le chiesi :                                                                                                                                        


“Cosa pensi in questo momento, ma, soprattutto, cosa pensavi e cosa provavi al momento dell’azione?”.              


“In questo momento sono rilassata. All’inizio ero un po’ agitata. Sentivo l’emozione del.. ‘debutto’. Poi mi sono immersa nella parte e ci ho preso gusto. Un immenso gusto. Una sensazione di potenza. Mi sentivo già una pornostar.”                                                                                                                                           Gli uomini a cui Erica aveva elargito la sua prestazione erano esattamente dodici.


Ne presi nota perché mi era balenata un'idea che avrei sottoposto ad Erica appena tornati a casa.


A quel punto non era il caso di prolungare la nostra permanenza al Club.


Ci avviammo all’uscita, Erica sempre spavaldamente nuda, accompagnati dagli applausi di tutti i presenti, barman compresi.


Così si concluse la prima serata al Club Privé.


 


Cap. 3 Una proposta indecente.


 


Arrivati a casa, per prima cosa, Erica si fece una lunga doccia calda.


Erano le tre di notte, ma era sabato, anzi ormai domenica e quindi avremmo potuto dormire fino a tardi.


Ma eravamo entrambi stanchi cosi andammo subito a letto.


Ma l'adrenalina che ancora circolava nel nostro organismo impediva ad entrambi di prendere sonno.


Cosi le chiesi nuovamente cosa aveva provato durante la sua rovente esibizione.


“All’inizio un grande imbarazzo.


Quando cominciarono a spuntare cazzi tutto intorno a me mi prese la voglia di scappare.


Poi mi dissi che eravamo lì per quello e non volevo deluderti con la mia codardia.


Cosi cominciai a prenderli in mano ed a massaggiarli un po’ l’uno un po’ l'altro.


Quando ad uno ad uno cominciarono a rizzarsi diventando sempre più duri mi sono resa conto del potere che avevo, letteralmente, nelle mie mani.


Allora ho cominciato ad eccitarmi, avevo voglia.


Una voglia che ben conoscevo, voglia di sesso, ma mi rendevo conto che non era la stessa voglia che provavo facendo l’amore con te.


Era una voglia di ‘quantità, voglia di tanti cazzi, un gran numero di cazzi, tutti per me, che volevano me.


Vedere tutti quegli uccelli ritti come soldatini, già scappellati, alcuni già con una goccia di liquido lattiginoso per l'eccitazione mi faceva girare la testa.


Sentivo la figa inondarsi, ho deciso di mollare ogni freno inibitore ed ho preso a succhiarli uno ad uno.


Contemporaneamente sentivo mani che mi palpavano le tette, altre che mi schiaffeggiavano il culo, dita inserite nella figa, uccelli che ci si strusciavano contro, qualche cazzo che la penetrava e cominciava a pompare.


Mi sono destreggiata meglio che potevo in mezzo a quella folla di arrapati.


Alla fine ho pensato che come debutto poteva bastare e li ho mollati lì e ti ho raggiunto al bar.


Gli applausi scroscianti, mentre attraversavo la sala, mi hanno preso alla sprovvista ma mi hanno reso orgogliosa di me stessa.”


Non avrebbe potuto fare una radiocronaca più esauriente di quello che era successo quella sera.


“Amore sei stata un fenomeno, tutti i presenti hanno seguito l’azione con entusiasmo e passione.


Sono sicuro che molti tra gli spettatori, rosi dall’invidia, si sono fatti una sega. Ti assicuro che gli applausi finali erano generali, non solo i soci del club, ma anche i barman, le camerierine che avevano interrotto il servizio per assistere alla tua esibizione, tutti hanno partecipato all'ovazione generale."


Erica aveva un’espressione leggermente perplessa.


“Ma scusa, in fondo cosa c’era di particolare nella mia esibizione.


Non sono li tutti per questo?


Cosa c'era di eccezionale in tutto quello che e successo? “


Mi venne una gran tenerezza, le accarezzai il viso con la massima dolcezza.


“Amore, di eccezionale innanzi tutto c’eri tu.


Non ti rendi conto di quanto sei bella.


Ma nella fattispecie e vero che sono tutti li fondamentalmente per fare sesso.


Ma quasi sempre é sesso tra una, od a volte anche più persone ma, rigorosamente, quasi di nascosto.


Quando, due o più persone si appartano, vanno nei privé fuori dallo sguardo degli altri.


Esibizioni pubbliche, davanti a tutti, senza alcun pudore sono eventi rari.


Sempre sesso é, sesso trasgressivo in quanto tra persone che si conoscono al momento, ma mai trasgressivo quanto quando é davanti ad un pubblico di sconosciuti.


Vedere una donna, una bellissima donna, che viene praticamente stuprata davanti a tutti, sapendola consenziente, é estremamente eccitante.“


Lei abbassò  lo sguardo, quasi si vergognasse.


”Non credevo fosse una cosa insolita, pensavo fosse normale.


Beh, comunque, a me é piaciuto e penso di rifarlo.”


La guardai negli occhi e decisi di farle la proposta che mi era saltata in mente contando gli stupratori che si erano affollati intorno a lei.


“Erica ho avuto un’idea, mi è saltata in mente all’improvviso vedendoti sotto attacco di tutti quegli uomini arrapati.


Ho pensato potesse essere eccitante che avessi una remunerazione per le tue prestazioni, diventeresti sostanzialmente una prostituta.


A me ecciterebbe moltissimo sapere che mia moglie è una troia, una puttana che fa sesso a pagamento.


Una tariffa per ogni tipo di prestazione.


Una tariffa per i pompini, un po’ più per una chiavata, il top per prenderlo nel culo.


Più un bonus se a chiavarti ed incularti fossero più persone contemporaneamente.                                                                                  


Uno nella figa uno nel culo, uno nella bocca.


Naturalmente non sarebbero i soci del club a pagarti, non sarebbe nemmeno legale, anche se, sono sicuro, sarebbero disposti a farlo.


Sarei io che provvederei a saldare il conto giornaliero in base al numero ed al tipo dei rapporti.


Ogni sera tu mi presenteresti la ‘bolla dei lavori effettuati’ ed io provvederei a farti bonifico su un conto intestato a te che chiameremmo… che sò ‘Conto prestazioni speciali’, o magari ‘Conto Madame Popadour’.


E’ una idea che, quando mi e frullata in testa, mi ha provocato una gigantesca erezione.


Spero che questa proposta non ti offenda e non sentirti minimamente obbligataa prenderla in considerazione.                                                                                                                                                                                              


Cosa ne dici ?”


Lei mi guardò con un sorrisetto malizioso e rispose : “Perchè no?”


Cosi mi misi al computer e scrissi il listino prezzi della novella prostituta.


Come intestazione misi una foto di Erica stesa su un divano, nuda, le mani dietro la testa in modo che le sue tette apparissero in tutto il loro splendore, nella posizione della ‘MAJA DESNUDA’. (vedi album)


 


Sotto:


‘MENU’ PREMIATO BORDELLO ERICA’


ANTIPASTI.


Pompino della casa. 10 Euro.


PRIMI.


Chiavata alla missionaria. 30 Euro.


Smorzacandela. 35 Euro.


Chiavata alla pecorina. 40 Euro.


SECONDI.


Inculata singola. 50 Euro.


Sandwich figa/culo. 60 Euro.


SUPPLEMENTI.


Supplemento Gang Bang. 100 Euro. (minimo 3 partecipanti).


Poi lo stampai e lo feci vedere ad Erica.


“So che le tariffe sono assolutamente inadeguate rispetto al valore delle tue prestazioni, ma penso, o meglio spero, che anche con tariffe cosi basse finirò in bancarotta.


Se dovesse succedere spero tu mi faccia un prestito, possibilmente non a tassi di usura.”


Lei si mise a ridere e mi chiese: “Cosa e una Gang Bang?”


“E’ il sesso di gruppo. Quando i protagonisti sono più di due, o parecchio più di due, non solo tre o quattro ma, a volte, decine.”


“Praticamente un orgia” disse Erica.


“Si ma nelle orge ci sono partecipanti maschi e partecipanti femmine, con frequenti scambi di partner.


Anche nelle Gang Bang i maschi sono tanti, ma la femmina una sola, tocca a lei prendersi tutti i cazzi.”


Per maggior chiarezza andai al computer e digitai.


‘Wikipedia Gang Bang’


La risposta fu:


‘Una gang bang (ammucchiata, detta anche grigliata) é una pratica sessuale in cui un soggetto, di sesso maschile o femminile, svolge attività sessuali con una moltitudine di partner, non necessariamente del sesso opposto.                                                                                                                                                                                                          


Si differenzia dall'orgia, ovvero dal sesso di gruppo, di cui costituisce una variante, perché in questo caso la relazione é uno a molti, nel senso che il soggetto protagonista della gang bang é al centro dell'attenzione di tutti gli altri partecipanti.’


 


“Le orge mi potrebbero interessare, non so se me la sentirei di farmi una Gang Bang, o meglio, di essere ‘fatta' in una Gang Bang." Disse Erica.


“Amore non temere, il menù e un modo scherzoso per elencare quel che ti potrebbe accadere, ma nessuna nelle voci elencate ti sarebbero mai imposte.


“Domani apriamo un conto in una banca diversa dalle nostre a nome tuo.                                                                                    


Il primo bonifico per l’apertura del conto sarà di 120 euro.”


“Perché 120 euro?” chiese Erica.


Perché hai fatto pompini a 12 uomini, 12 x 10 a pompino, totale 120 euro.”


“Erano 12? Non li ho contati.”


“Li ho contati io e ti assicuro che se ci fosse stato più spazio attorno a te ora il primo bonifico sarebbe molto più sostanzioso.”


“Ma, se erano 12, non mi spettava anche il bonus Gang Bang?”


‘”No amore, per essere una Gang Bang bisogna che almeno due uomini ti abbiano


posseduta o nella figa o nel culo fino a raggiungere l’orgasmo, sborrandoti nella figa o nel culo o sul corpo, meglio se in faccia.


I pompini sono ‘antipasti', elementi coreografici, giusto per scaldare l'ambiente, arricchiscono il menù e sono sicuramente molto graditi.


Bisogna inoltre precisare che, per mettere in conto un piatto servito, è necessario sia stato interamente consumato dal cliente.


Ovvero il cliente abbia eiaculato, insomma abbia sborrato dentro o fuori di te, in caso contrario sarebbe come se il cliente, non gradendolo, l’avesse rimandato in cucina.


E’ vero che ieri sera hai fatto 12 pompini, ma solo alcuni sono venuti.”


Te li ho accreditati tutti ugualmente per incoraggiamento.”


Lei rispose ridendo:                                                                                                                                                                                          


“Va be’. Grazie per la generosità. La prossima volta ci staro attenta.”


Successivamente scrivemmo un contratto a cui allegammo il listino prezzi e lo sottoscrivemmo entrambi.


Tra me e me fui estremamente soddisfatto del risultato raggiunto.


Mi consideravo il Pigmalione di Erica nella sua istruzione per raggiungere il top della categoria.


Aveva superato il primo livello.


Passava da: ‘ASPIRANTE PUTTANA' ad ‘APPRENDISTA PUTTANA'.


 


Cap. 4 Primi passi nella prostituzione.                                                                                                                                                       


La settimana successiva, sempre di sabato, ritornammo al club. La prima cosa da decidere era l’abbigliamento.


Avevamo riservato un armadio per i soli abiti trasgressivi e l’avevamo chiamato ‘L’armadio della puttana'.


Per la ‘Presentazione’ avevamo scelto un abito lungo, con profondi spacchi laterali e scollature abissali.


Per il ‘Debutto’ pensammo fosse opportuno un cambiamento di 180 gradi.


Quindi componemmo un miniabito in due pezzi.


La parte superiore era costituita da un top di dimensioni minime, con un'ampia scollatura, annodato sotto il seno, con un nodo semplice che avrebbe potuto sciogliersi senza bisogno di interventi manuali.


La parte inferiore da una minigonna con la vita all’altezza del pube che avrebbe potuto indossare anche in pubblico, ma con profonde spaccature laterali.


Il tutto rigorosamente senza mutandine.


Le gambe fasciate da autoreggenti d’ordinanza in rete.


Ai piedi scarpe con tacco a spillo di 10 centimetri.


Se la volta precedente la superficie coperta del corpo di Erica era


abbondantemente sopra il 70 percento, salvo quanto potesse scoprirsi in seguito a movimenti neanche particolarmente esagerati grazie agli ampi spacchi ed a profonde scollature, questa volta la superficie coperta era forse attorno al 30 percento.


Facemmo il nostro ingresso verso mezzanotte, quando il club era già molto affollato.


I singoli tendevano a venire presto per non perdersi nessuna occasione.


Le coppie ad ore più avanzate per non trovarsi isolate in mezzo al nulla.


Noi, con un pizzico di presunzione, avevamo tardato al massimo, neanche fossimo le star della serata, sapendo che saremmo stati attesi con trepidazione da un buon numero delle persone che avevano partecipato alla serata precedente e, probabilmente, da nuovi ammiratori attirati dal passa parola.


Già all’ingresso il concierge ci aveva accolto con un gran sorriso, non con l’indifferenza della prima volta, subito seguito dal direttore del club che ci dette un caldo benvenuto.


Ci fu subito uno sgranare d’occhi da parte di tutti i presenti.


Attraversammo la sala, Erica, ancheggiando vistosamente a causa dell’altezza dei tacchi, ma pure intenzionalmente per attirare la massima attenzione su di sé.


Io la tenevo al braccio, anche per sostenerla onde evitare rovinose quanto imbarazzanti cadute.


Attraversammo la sala avviandoci verso uno dei pochi divani ancora liberi, con numerosi occhi incollati sul culo di Erica.


Appena seduti fummo circondati da una torma di aspiranti partners.


Alcuni, che ci avevano visti il sabato precedente, sperticandosi nelle lodi dello spettacolo offerto da Erica.


Altri esprimendo grandi apprezzamenti per la sua bellezza e complimentandosi per il suo abbigliamento.


Abbigliamento che, appena Erica si fu seduta, mise in mostra abbondantemente le sue grazie.


In particolare, quando si sedette accavallando le gambe, con quel gesto che è quasi automatico per tutte le donne, le profonde spaccature laterali della gonna si aprirono, lasciando fugaci visioni della sua figa.                        


I primi approcci non potevano evidentemente essere di natura sessuale, quindi fu subissata da richieste di ballo.


Mi venne da ridere, la situazione mi ricordava certi film in cui le ‘debuttanti in società’, avevano un ‘carnet’ in cui segnavano in sequenza la lista degli aspiranti danzatori.


Erica, dopo avermi domandato se non avessi nulla in contrario, accettò, senza esitazione, l’invito di uno qualsiasi scelto dal mazzo.


Il club aveva un DJ che alternava compilation di balli lenti e balli un po' più movimentati, con una prevalenza di balli lenti.


Ogni tanto qualcuno lo avvicinava e, sottovoce richiedeva un ballo particolare.


Quando Erica sali sulla pista da ballo con il suo temporaneo partner la musica era un lento.


Quale migliore occasione per Fred Astaire di avvinghiarsi a lei come un pitone, con il bacino proteso in avanti, e le mani sul culo che la costringevano a restare appiccicata a lui come un francobollo.


L'ho definito ‘pitone’ perchè notoriamente i pitoni hanno una stretta asfissiante.


Pero tutti sanno che i pitoni, essendo rettili, non sono sprovvisti di braccia.


Evidentemente lui era di una razza speciale provvista di lunghe braccia che terminavano in possenti mani con potenti artigli atti a trattenere le prede.


Inoltre la gonna, con i suoi profondi spacchi, rendeva estremamente facile sollevarla scoprendo tutto il suo magnifico culo.


Cosi Erica si ritrovo le chiappe ‘ravanate‘ per tutta la durata del ballo, con l’aggiunta di tentativi di raggiungere il buco del culo.


Mentre ballavano vidi che il ‘tipo’ le sussurrava qualcosa nell’orecchio.


Immaginai che probabilmente erano frasi che, nella mente dell'uomo, costituissero un potente afrodisiaco tipo:


“Sei una gran gnocca,”


“Hai un culo fantastico, e sono sicuro che la tua figa é un caldo nido per ogni tipo di uccello, che ne diresti di ospitare il mio?”


“Mi fai tirare il cazzo come non mai.”


Ed altre poetiche frasi della stessa natura.


Erica ascoltava senza reagire, ma le vedevo sulle labbra un sorrisetto che, probabilmente, il suo cavaliere interpretava come di soddisfazione ma io ero sicuro che si divertiva un mondo alle sue spalle.


Ad un certo punto vidi Erica scuotere la testa in segno di diniego rispondendo all'ultima frase dell'uomo.


Ero sicuro che le avesse proposto di appartarsi per poter godere delle sue capacita amatorie.


Finalmente il brano fini ed i due ballerini tornarono al divano.


Erica, per sedersi accanto a me, dovette fissare intensamente l’uomo che,


quando era salita sulla pista da ballo, aveva preso il suo posto.


L'uomo assunse una espressione innocente come a dire ‘Chi? Io?’ ma alla fine


si rassegno e si alzò. Erica si sprofondo nel posto tornato libero e mi guardò alzando gli occhi al cielo, confermando silenziosamente la ricostruzione che avevo fatto della stimolante conversazione intervenuta  sulla pista di ballo.                                                                                                                                                Sono sicuro che non tutti i frequentatori del club appartenessero alla specie  ‘homo stupidus vulgaris' come quello che Erica si era dovuto sorbire, anche se la natura particolare del club tendeva ad aumentarne il numero.


Sicuramente la maggior parte era sufficientemente intelligente da capire che, anche se le donne che frequentano questi ambienti, e lì fondamentalmente per fare sesso, glielo si poteva suggerire con intelligenza.


Nel frattempo il DJ aveva messo una nuova compilation, questa volta di musica Pop.


Erica, rinfrancata perché con questa musica avrebbe evitato un nuovo assalto di serpenti del genere ‘Conscrictor’, accetto l’invito di un nuovo Fred Astair.


Ad Erica piace il ballo e balla anche molto bene, con assoluta naturalezza, mentre io, con suo sommo rammarico, in pista assumo le fattezze e le movenze dell’orso YOGHI.


Cosi questa volta poté esibirsi in piena liberta.


Ma il ritmo imponeva movimenti spesso ‘sussultori'.


Saltelli, ancheggiamenti, giravolte, estensione delle braccia in tutte le direzioni.


L’abbigliamento di Erica non era progettato per sopportare tutti questi movimenti, anzi.


Ad ogni ancheggiamento lo spacco del lato apposto si apriva abbondantemente, ad ogni giravolta l’intera gonna si alzava come un lenzuolo… lenzuolo? meglio, come un fazzoletto steso ad asciugare in una giornata di vento.


Ogni volta che alzava le braccia le tette traboccavano dal top, spesso fuoriuscendo senza che Erica si preoccupasse di ripristinarle.


Alla fine il nodo semplice che stringeva il top al petto si sciolse e le tette apparvero completamente nel loro splendore, sobbalzando in su ed in giù quando saltellava, e da una parte all’altra quando ruotava il busto.


Non era uno striptease nel vero senso del termine, piuttosto un flash striptease, in cui il sesso appariva e spariva di volta in volta.


Attorno a lei le altre coppie avevano creato uno spazio ‘vitale’ che permetteva di poterla ammirare senza difficolta.


Il suo Fred Astair, ai primi passi, accenno un affiatamento nella danza, ma ben presto si fermo ad una certa distanza da lei unendosi a tutti gli altri spettatori avendo perlomeno il vantaggio della prima fila.


Vi lascio immaginare quanti sguardi concupiscenti si concentrarono su di lei.


Alla fine del pezzo Erica ringrazio educatamente il suo partner e si avviò verso il divano.


Aveva un po' di affanno ma io, previdente, le feci trovare sul tavolinetto di fronte al divano un bicchiere di fresco vino bianco.


Lei lo bevve quasi d’un fiato.


Si rassetto l’abbigliamento in modo (si fa per dire) decoroso e mi rivolse un sorriso carico di soddisfazione.


Nel frattempo sulla pista continuavano i balli ‘movimentati'.


Erica questa volta non aspetto l’invito di nessuno e risali in pista da sola ballando con la stessa foga.


Questo per più balli consecutivi.                                                                                                                                                            


Ogni volta che tornava al divano le facevo trovare un bicchiere dello stesso vinello he lei beveva con gratitudine. Ad un certo punto dagli altoparlanti uscì una musica che nessuno si aspettava.


Il classico CanCan del ‘Moulin Rouge’.


Il DJ, molto intelligentemente, alla presenza di una ballerina cosi vivace, dalla presenza scenica di primo piano, aveva voluto fare una provocazione.


Balla questo se sei capace.


Erica, in un primo momento alzo lo sguardo, stupita, poi, senza alcuna esitazione, si lancio al centro della pista, si tolse le scarpe dai tacchi alti visibilmente inadatti alla performance, ed inizio ad improvvisare i


passi di quel ballo, in base al ricordo di spezzoni di film ambientati a Parigi durante la Belle Epoque.


Il ballo, all’epoca estremamente scandaloso, vedeva una schiera di ballerine, con le gonne alle caviglie come usava all'epoca, zampettare sul palcoscenico slanciando alternativamente le gambe in aria, prendendosi l’orlo della lunga gonna con le mani ed alzandolo mostrando le gambe fasciate da mutandoni che ora neanche le suore portano più ma, allora, erano il massimo della trasgressione.


Solo che Erica non aveva una lunga gonna ne, tanto meno, mutandoni a coprire le sue pudenda.


Lei sopperiva alzando il corto gonnellino mostrando la figa in piena evidenza anche perché, simultaneamente, slanciando in alto una gamba dopo l’altra aumentava notevolmente la visibilità del suo sesso.


Alzava le gambe quasi a compasso, il piede fin sopra la testa, mostrando una dote da contorsionista che non le conoscevo.


Per il massimo della gioia di tutti gli spettatori, si tolse anche il body buttandolo di lato.


Le sue tette sobbalzavano prepotentemente ad ogni sua mossa con un effetto che si sommava alla visione delle sue parti basse e che ne moltiplicavano la sensualità.


Ballò per tutta la durata del brano, nient’affatto breve, senza mostrare segni di stanchezza.


Terminò in maniera classica con una spaccata che temetti potesse procurarle dolorose distorsioni.


Tutta la salo piombo in un fragoroso applauso.


Mi affrettai verso di lei per aiutarla ad alzarsi dalla scomoda posizione.


Ci avviammo verso il nostro divano e tutti quelli che vi erano seduti, senza bisogno di alcuna richiesta, si alzarono permettendo ad Erica visibilmente spossata, di stendersi.


Tutti attorno a lei si congratulavano per la sua performance, al di là del comunque notevole lato sensuale dell'esibizione.


Lei, prima di sdraiarsi, bevve l’ennesimo bicchiere di vino fresco che le avevo fatto trovare e si sdraiò con il fiatone che le faceva alzare il seno nudo e si rilasso lentamente.


Parve quasi addormentarsi.


Ma, dopo pochi minuti, l’effetto dell’adrenalina che agiva nel suo corpo la risvegliò.


Si guardo intorno e, alla vista di tutti quegli uomini adoranti, me compreso, con la massima naturalezza, si sfilò anche la microgonna restando completamente nuda, sdraiata sul divano.                                                                            


Si stirò languidamente, si portò le braccia dietro la testa inarcando il busto a mostrare le sue splendide tette, appoggiate al busto, ma volte una a destra l’altra a sinistra a causa della posizione, sollevò le gambe divaricandole mostrando la figa aperta. 


In un primo tempo tutti i presenti furono colti di sorpresa e misero un certo tempo a reagire.


Poi ci fu un generale assalto alla fortezza.


Tutti si precipitarono a cercarsi spazio attorno a lei.


Alcuni davanti al divano, dopo aver spostato il tavolino dei drink per avere liberta si manovra.


Molti altri dietro alla spalliera, non eccessivamente alta, sporgendosi su di lei.


I più vicini iniziarono a palparla su tutto il corpo.


Chi le strizzava le tette, che le accarezzava il ventre, i più arditi cercavano di insinuare le mani sulla, o meglio, dentro la sua figa.


Uno, più temerario, prese a infilarle un dito nella figa muovendolo avanti e indietro.


Poi ne introdusse due contemporaneamente, poi tre, poi tutti escluso il pollice, infine, raggruppando anche il pollice intorno a tutte le altre dita cerco di introdurre l'intera mano nella figa di Erica.                                                                                                                                                                          


In pratica le stava praticando quello che nei siti porno era definito ‘Fisting'.


Erica non si ritrasse, anzi comincio a dimenarsi mostrando un visibile piacere.


Ma Erica, pur gradendo la manovra, non aveva la capienza per accogliere l'intera mano, capacità che mi ripromettevo avrebbe acquisito nel tempo grazie ai molti esercizi pratici, cosi il masturbatore si limito a spingere le dita più in profondità che poteva ruotandole lentamente.


Erica comincio a mugolare sottovoce e prese la mano del tizio e la spinse dentro di sé per quanto poteva entrare.


Lo spettacolo provoco un vero alzabandiera generale in tutti gli spettatori.


Anche sotto i pantaloni si vedevano chiaramente poderose erezioni.


Uno ad uno, dalle patte aperte, spuntarono cazzi in quantità.


Erica si mise a sedere e, come la volta precedente, li scappello uno ad uno, segandoli una decina di volte ognuno per poi passare al cazzo successivo.


Ci furono casi di spintonamento che in un campo di calcio avrebbero causato un sacco di falli.


Tutti si accalcavano attorno a lei per avere la propria razione di sesso.


Quando Erica valutò che la foresta di cazzi avesse raggiunta la massima altezza prese a ficcarseli in bocca facendo brevi pompini passando, come si suol dire di fiore in fiore, o meglio, di cazzo in cazzo.


Contemporaneamente teneva occupate entrambe le mani facendo brevi seghe, come per i pompini, passando di cazzo in cazzo.


Ad un certo punto si alzo in piedi ed invito quattro uomini, con il cazzo dalle maggiori dimensioni, a calarsi i pantaloni ed a sedersi sul divano.


Lei si inginocchio davanti a loro e prese a spompinarli uno ad uno passando da uno all’altro, ognuno per parecchi secondi, senza smettere di segare i due accanto, ma senza farli raggiungere l’orgasmo, per prolungare il loro godimento. Le prime cariche di sperma cominciarono a riversarsi nella bocca di Erica che lei ingoiò. Alcuni invece, quando stavano per raggiugere l’orgasmo, estraevano il cazzo dalla bocca di Erica ed eruttavano il loro carico di sperma sulla sua faccia.


Appena uno aveva raggiunto l’orgasmo si alzava, prontamente sostituito da un altro cazzo.


Ma la posizione di Erica per spompinare quelli seduti sul divano era praticamente la classica posizione alla pecorina.


Inginocchiata davanti alla selva di cazzi seduti sul divano, mostrava il buco del culo e la figa che, oltretutto era praticamente fradicia per l'eccitazione.


Non ci fu bisogno di alcun invito, il più lesto si mise subito in posizione dietro di lei puntando l'uccello alla sua figa ed iniziando a pompare selvaggiamente.


Una volta raggiunto l’orgasmo veniva prontamente sostituito da un altro cazzo.


Qualche volta l'obiettivo non era la figa ma il buco del culo.


Erica non aveva il culo vergine, e non ero stato neanche io a sverginarglielo, l'avevo trovato già disponibile all’uso, ancorchè piuttosto stretto.


Quando Erica sentiva un cazzo all’entrata del buco del culo si irrigidiva per un attimo ma non cercava di deviarlo.


D'altronde, tra il suo naturale umore prodotto dalla figa e la quantità di sperma che si stava accumulando nelle sue parti basse, la lubrificazione era garantita.


Quasi tutti vennero dentro di lei eruttandole un mare di sperma sia nella figa che nel buco del culo.


Sperma che le colava ormai abbondante sulle gambe.


Era uno spettacolo allucinante, chi non partecipava ammirava affascinato, era un peccato non poterlo filmare, nel club era vietato, per evidenti ragioni di privacy, sia filmare che fotografare.


Io, dal canto mio, avevo tirato fuori un blocco notes e segnavo diligentemente l’elenco dei piatti serviti annotando il valore della consumazione.


Dopo che avevo annotato 12 pompini della casa, 8 chiavate alla pecorina, e 5 inculate singole Erica appariva un tantino provata.


Per cui dissi a tutti che lo spettacolo era finito, lasciai che i lavori in corso terminassero, per evitare il rischio linciassero me e stuprassero lei.


Ci furono alcune isolate proteste ma la maggior parte, anche quelli in fila con già i pantaloni calati, compresero che era ora di porre termine allo spettacolo.


La faccia di Erica era una maschera di sperma, gli occhi due fessure appiccicose, dalla sua figa e dal suo culo colava sperma fino alle caviglie.


Che potesse raggiungere da sè le docce, a questo punto indispensabili, era fuori questione a causa dello sperma che le chiudeva gli occhi.


La presi in braccio nuda come era e mi diressi verso le docce accompagnato da uno scrosciare di applausi.


Qualche buon cuore mi segui portandomi i suoi, diciamo cosi, ‘abiti’.


 


Cap. 5 Erica a battere il marciapiede.


 


Il giorno dopo, a colazione, facemmo i conti.


“Dunque, ricapitolando: 12 pompini della casa a 10 euro, 120 euro; 8 chiavate alla pecorina a 40 euro, 320 euro; 5 inculate a 50 euro, 250 euro; più supplemento gangbang 100 euro. In totale 820 euro. Non male per una notte di lavoro.” ricapitolai da buon ragioniere.


“Oggi vado in banca e ti apro il conto.” 


“Duro lavoro, ma, quando si ama il proprio lavoro..” rispose Erica. “Certo che fare la puttana e molto redditizio. In una sola serata lo stipendio di metà mese di una impiegata di banca.”


“Ci stai facendo un pensierino? Non è che mi sbanchi?”.


“Non ti preoccupare. Posso sempre mettermi in proprio.” rispose lei ridendo.


Io non raccolsi la provocazione e non ribattei alla battuta, ma tra me e me, pensai che era proprio lì che volevo portarla.


Il percorso che avevo in mente per lei stava procedendo alla grande.


Alla fine di una serata, tornando a casa, deviai dal solito percorso per passare in una zona dove sapevo c'era un nutrito stuolo di prostitute che battevano.


Era una zona appartata, non un viale cittadino, in una zona boscosa dove battevano donne di diverse nazionalità.


Donne dell'est, donne di colore, brasiliane, anche viados, tutte abbigliate in maniera provocante.                      


Alcune anche completamente nude tranne calze autoreggenti e scarpe dal tacco vertiginoso.


C'era un gran viavai di auto.                                                                                                                                                          


Molti si limitavano a rallentare per buttare uno sguardo a tutto quel campionario di umanità.                                      


Alcuni si fermavano a contrattare.                                                                                                                                                          


Qualcuno apriva lo sportello e caricava la puttana per portarla ad un hotel a ore dove lei aveva la sua base.


Anch'io rallentai.


Erica guardava, assorta, senza proferir parola.


Io accostai davanti ad una splendida ragazza, completamente nuda, mora, con due tette della quarta misura, un culo da sballo, tipico delle brasiliane.


Lei vide Erica e chiese: “Volete un lavoretto a tre? Sono 300 euro e vi faccio tutto, bocca, figa, culo. Per la tua donna ho un vasto assortimento di dildo di tutte le dimensioni. Gliele ne ficco uno in culo mentre le lecco la passerina mentre tu mi inculi.”


Erica la guardava con una espressione interessata.


Io le diedi uno sguardo interrogativo al che lei fece un segno di diniego.


Mi congedai e ripartii.


Erica era rimasta assorta.


“Cosa stai pensando?” le chiesi. “Tu lo faresti?”


“Non so cosa dire. E’ il massimo della trasgressione.” mi rispose.                             "Completamente nuda, su un marciapiede, a vendermi a chiunque.                         Non so se ne avrei il coraggio.                                                                      Guardandola mi sono immaginata al suo posto e mi sono eccitata.                     Mi sento fradicia lì sotto.”         


 “Pensaci, a me farebbe immensamente piacere.” Dissi io                                   “Naturalmente non vorrei che intraprendessi una carriera di prostituta.                   Sarebbe una avventura di una notte.” 


“Ma come potremmo fare.                                                                                         Non posso venire qui, mettermi nuda sul marciapiede.                                             Sarei subito assalita da tutte le altre, per non parlare del loro pappone, che potrebbe anche obbligarmi ad entrare nella sua scuderia.”


“Hai perfettamente ragione.                                                                                       Non potresti certamente venire a battere qui.                                                           Ma ho qualche idea. Tu pensaci. Se non ti va, non c’è problema.                             Se invece la cosa potesse interessarti potremmo organizzare un nostro piccolo territorio, lontano da puttane e papponi.”


Per il resto della strada non proferimmo parola.


Lei era pensierosa, ad un certo punto si alzo la gonna e prese a masturbarsi lentamente.


Quando raggiunse l'orgasmo, con una voce alterata dal piacere gridò :


“Si, siiii… Lo faccio… In mezzo alla strada completamente nuda .                              Sotto lo sguardo di tutti.                                                                                          Faccio la puttana si…. puttana, puttana, perchè sono una puttana, una troia, una vacca.”.


A questo punto si accascio sul sedile, con gli occhi chiusi ed un sorriso beato sulle labbra.


Dopo qualche minuto si riprese, mi tiro giù la zip, mi estrasse l'uccello dai pantaloni, e prese a spompinarmi con passione.


Io continuavo a guidare con lei tra le gambe che me lo leccava, succhiava, ingoiandolo in profondità fino alle palle.


Non ci volle molto perché avessi un orgasmo, eiaculando una gran quantità di sborra direttamente nella sua gola.


Lei deglutì e la ingoiò completamente.


Per finire, mi lecco accuratamente il cazzo, come fosse un gelato, leccandosi infine le labbra con grande soddisfazione.


La spedizione nei territori della prostituzione, faceva parte della mia strategia per portare Erica al prossimo livello nel suo cammino del sesso, verso una completa accettazione della sua natura di puttana.


In realtà avevo già in mente dove Erica avrebbe potuto prostituirsi senza particolari pericoli.


A quel tempo abitavamo in un paesino a nord di Milano, il cosiddetto Interland.


E’ un vasto territorio disseminati da paesini, più o meno densamente abitati, intervallati da brevi tratti di campagna e da numerosi boschi anch'essi di varie dimensioni, collegati tra di loro dalla statale che collega Milano a Como.                                                                                                                                                    E’ una strada molto trafficata, usta dai numerosi pendolari che la mattina raggiungono il posto di lavoro e la sera tornano a casa. 


Ma la notte é poco frequentata, tranne durante il weekend, quando le persone si prendono una serata di libertà per divertirsi e magari per andare a puttane.


Vicino a casa nostra, ai bordi della statale, c’era un boschetto, al cui interno c'era un'area attrezzata per i picnic domenicali, con lunghe tavolate, servizi igienici, ed un vasto parcheggio, il posto ideale per appartarsi.


Il boschetto era giusto ai margini del paese, per cui la strada era ancora delimitata da marciapiedi ed illuminata da potenti lampioni.


Un posto da mignotte, ideale per battere il marciapiede.


E venne il giorno del debutto.


Scegliemmo un sabato sera, per molti giorno di libera uscita, dopo una faticosa settimana di lavoro, alla ricerca di svago e… puttane.


Erica era molto agitata.


“Sei sicura di volerlo fare?” le chiesi, “se hai dei ripensamenti non c'è problema.”


“Sicura e una parola grossa, la cosa mi eccita da morire, sono tutta bagnata, ma , nello stesso tempo, mille pensieri mi affollano la mente.”.


“Per cominciare non vorrei passasse una gazzella dei carabinieri con conseguente denuncia per atti osceni in luogo pubblico e esercizio della prostituzione.”


“L'esercizio della prostituzione non é più un reato, e gli atti osceni in luogo pubblico non prevedono l’arresto ma una semplice sanzione.” Le risposi.


“E se il tizio fosse violento e mi stuprasse in mezzo alla strada?”


“Sarebbe anche questa una nuova esperienza, comunque io sarei pronto ad intervenire in ogni momento. Mi sono anche procurato un taser stordente nel caso servisse.” la rassicurai.


“E quanto devo chiedere?” domando Erica.


“Tu non hai prezzo, ma una puttana è puttana solo se vende il suo corpo.              Ed oggi é il tuo debutto nella prostituzione.                                                            Normalmente le escort d’alto bordo chiedono una cifra a forfait.                            Ma oggi tu sarai una comune prostituta di strada, per cui le tue tariffe saranno a prestazione.                                                                                                                30 euro per un pompino, 50 per la figa, 100 per il culo.                                            Nel caso si presentassero situazioni particolari, che so, sesso con più persone o altro, decidi tu.”


Adesso ad Erica non restava che entrare nel personaggio.


Si spoglio completamente, indosso le calze autoreggenti, si mise ai piedi zatteroni che le regalavano almeno 15 centimetri di altezza, oltre a rendere la sua camminata particolarmente sensuale, costringendola a dimenare il culo in maniera molto erotica ad ogni passo che faceva.


L'unico altro indumento che portava era una borsetta di piccole dimensioni in cui tenere i preservativi e dove mettere i soldi guadagnati con il sudore della figa.


A questo punto si incamminò verso il suo nuovo luogo di lavoro.


Si piazzo sotto un lampione, davanti alla stradina in terra battuta, che si inoltrava nel boschetto.  


Io mi piazzai dietro un cespuglio, piazzato poco distante, in una posizione sopraelevata, con una telecamera ad alta definizione e cominciai a registrare, inquadrando Erica che aveva cominciato a camminare avanti e indietro senza allontanarsi mai più di una decina di metri.                                                              Azionai lo zoom per inquadrarla a figura intera, mettendola in primo piano.        Poi restrinsi ancora il campo inquadrando il suo culo ondeggiante.                  Dopo pochi minuti un’automobile che arrivava ad una velocita sostenuta, arrivata alla sua altezza frenò bruscamente, senza riuscire a fermarsi davanti a lei.


Innesto la retromarcia e si posizionò davanti ad Erica.


Il guidatore abbasso il finestrino e sporgendosi disse: “Cazzo, non ci credo, da dove sbuchi?                                                                                                      Passo spesso da queste parti e non ho mai visto puttane.                                        Perché sei una puttana, vero?                                                                                    Non credo tu sia una sonnambula uscita dal letto senza accorgertene."


A questo punto Erica si abbasso per rispondere ed il suo culo si alzo in maniera provocante.


Molto spudoratamente, sapendo che stavo inquadrandola, allargo le gambe, modo che si potessero vedere culo e figa in primo piano.


Restrinsi nuovamente l’inquadratura, mettendo in primo piano il suo buco del culo, per spostarmi sulla figa, che appariva molto bagnata.


“Hai indovinato, sono una puttana, ed oggi e il giorno del mio debutto.                Vuoi  essere il mio primo cliente?” rispose Erica.


“Sara un onore. Quanto?”


“Sono in promozione. Trenta euro per un pompino, cinquanta per la figa, cento per il culo.” 


“Affare fatto, Sali. Io sono Andrea, tu come ti chiami”. Disse Andrea ed apri la portiera del passeggero.


“Io Erica ma chiamami puttana, e più intimo.” Rispose, ed entrò.


Lo guido verso l'area picnic.


Io li segui senza farmi vedere, e mi nascosi dietro un cespuglio, vicino ad una tavolata su cui avevamo steso una coperta trapuntata, dove Erica avrebbe consumato i suoi rapporti mercenari.


Giunti all'interno dell’area, Erica guido Andrea al tavolo attrezzato.


Fermata la macchina, Andrea, arretro al massimo il sedile del passeggero, e si calo i pantaloni, rivelando un cazzo di notevoli dimensioni già in tiro.


“Non lo faccio in macchina, e squallido, oltretutto gli spazi sono troppo ristretti.  Davanti si rischia di prendere la leva del cambio nel buco del culo, al posto di un sano cazzo.                                                                                                        Dietro si devono fare acrobazie anche solo per girarsi.                                            Posteggia la macchina e seguimi.”


“Il cambio nel buco del culo sarebbe un bello spettacolo.                                        Vederti che ti inculi su e giù con un pezzo di metallo nello sfintere non sarebbe per niente male.”


“Perché no. Se vuoi si può fare, ma ci sarebbe un extra da pagare.”


“Davvero? Quanto?”


“Hai lo smart phone? Per duecento euro ti faccio uno spettacolino che puoi registrare”.


“Cazzo é una figata. Affare fatto" disse Andrea e scese dalla macchina, aprì la portiera del viaggiatore e vi si piazzo davanti, imbracciando lo smart phone.


Erica, a quel punto, si passo una mano sulla figa, che era fradicia della sua eccitazione, e lubrificò ben bene la leva del cambio, che aveva un pomello di plastica di dimensioni ragguardevoli, mise il culo in posizione, con le due mani si allargò le chiappe, puntò il pomello nel suo buco del culo e cominciò ad abbassarsi lentamente.                                                                                                                                                                                              


Il culo di Erica non era vergine, ma neppure sfondato, per cui all’inizio ci fu una certa resistenza alla penetrazione.


Ma Erica, con gli occhi chiusi, concentrata, prese a ruotare il bacino con lenti movimenti, fino a che il pomello comincio ad entrare.


Un centimetro, due centimetri, poi, con un plop, il pomello fu tutto dentro.


La leva del cambio era lunga una ventina di centimetri o poco più.


Il culo di Erica aveva assaggiato cazzi di ben altre lunghezze.


Ma le dimensioni del pomello erano comunque superiori alla cappella di qualunque superdotato.


Erica comincio un lento movimento, su e giù, su e giù, con gli occhi chiusi, e la mascella serrata.


Ma dopo un certo numero di introduzioni, il suo viso si distese, ed assunse un’espressione beata, cominciava a prenderci gusto.


Dopo di che comincio ad incularsi con lena, e con una mano, prese a sgrillettarsi la figa.


Comincio a mugolare, per finire in un crescendo di eccitazione.


Alla fine si accascio sul sedile.


Andrea, durante la ripresa, si era tirato fuori l’uccello ed aveva cominciato a masturbarsi.


“Cazzo, non ce la faccio più. Il cazzo mi scoppia.” disse.


Erica allora scese dalla macchina, e porto Andrea al tavolo che avevamo preparato, si inginocchio davanti a lui, comincio a leccargli l’uccello.


Se lo ficco in bocca, e prese a pomparlo, introducendolo sempre più a fondo, fino alle palle.


Con tutta l’eccitazione accumulata, Andrea ci mese poco a venire, scaricando tutto lo sperma accumulato sulla faccia di Erica.


Lei si deterse il viso con le dita, succhiando un dito alla volta, infilandoselo in bocca, quasi stesse facendo un pompino alle dita.


Alla fine, prese a leccargli l’uccello tenendogli le palle tra le mani.


“Magnifico, mai avuto un pompino cosi.                                                                    Ma non è finita.                                                                                                          Lasciami un minuto per ricaricare le palle e mi faccio tutto il menu.                        Bocca, figa e culo.” Disse Andrea.


Erica si alzo in piedi, gli prese il cazzo tra le mani e comincio a segarlo.


A poco a poco l’uccello riprese vigore.


“Voltati, mettiti alla pecorina che ti inculo.” Le grido Andrea.


Erica lentamente si giro, si chino, con le mani si allargo le chiappe, mostrando il buco del culo, ancora aperto per la penetrazione che aveva appena subito.


Lui le puntò il cazzo al buco del culo glielo spinse fino in fondo con un unico movimento, e prese a montarla selvaggiamente.


Con le mani le afferro le tette, tirandole a se come fossero redini per una monta, strizzandole senza pieta.


Erica comincio ad assecondare le sue spinte, mugolando di piacere.


Ad ogni penetrazione si sentiva lo schiocco del corpo di lui contro il culo di Erica.


Andò avanti per qualche minuto, selvaggiamente.


Alla fine rallento il ritmo ed eiaculò nel culo di Erica. Quando tirò fuori l’uccello un fiotto di sperma fuoriuscì e prese a colare sulle gambe di Erica. Il cazzo dell’uomo era imbrattato di sperma. Lei non se ne curò e gli si inginocchiò di nuovo di fronte, gli prese l’uccello tra le mani e iniziò di nuovo a leccarlo, dalla radice alla cappella soffermandosi in cima solleticandolo con la lingua, provocando una rinnovata erezione.


Lui prese a tremare per l'eccitazione.


“Mi hai fatto venire voglia.                                                                                          Ce la fai a fottermi nella figa?” chiese Erica.


“Abbi pieta. Non sono Superman.                                                                              Una piccola pausa per ricaricarmi. Ma non posso perdermi una simile occasione.” Disse lui.


Ancora una volta Erica gli prese l’uccello tra le mani, se lo porto alla bocca solleticandogli la cappella con la lingua, e strofinandolo lentamente con le mani.


Quando il cazzo riprese la giusta rigidezza, Erica spalanco lo sportello posteriore, si sdraio sul divano, sporgendo il culo di mezzo metro, sollevò le gambe allargandole a compasso.


La sua figa, fradicia dei suoi umori e dello sperma colato dal buco del culo, era lì, invitante, pronta ad essere chiavata.


Lui non se lo fece dire due volte e prese a fotterla con rinnovato vigore.


Questa Volta ci volle un po’ più di tempo, non era Superman ma se la cavava abbastanza, ed alla fine venne nuovamente, riversando quello che restava della sborra rimasta nelle sue palle, nella figa di Erica.


Erica, con lo sperma che le colava dalla figa e dal buco del culo, si rimise in piedi e presento Il conto della sua prima prestazione da prostituta professionista al suo cliente.


“Dunque, duecento euro, come concordato, per la prestazione extra del cambio nel culo, trenta euro per il pompino, cento euro per l'inculata, e cinquanta euro per la chiavata. In totale fanno trecento ottanta euro.” Riepilogò Erica.


Andrea tiro fuori il portafoglio e, dopo aver rovistato in ogni suo anfratto, disse costernato :                                                                                                                “Mi spiace ma ho soltanto duecentoventi euro, posso farti un assegno?”


“Cazzo. Non prendo assegni.                                                                                      Cosi imparo a chiedere subito i soldi, prima di farmi mettere un cazzo in culo.” Disse Erica.                                                 


“Va beh! Consideriamola una promozione.                                                                In fondo sono nuova e devo farmi una clientela.” 


“Considerami tuo cliente per sempre.                                                                        La prossima volta, vengo rifornito e ti do quello che manca” Disse Andrea e diede le banconote ad Erica.


“Queste le incornicio. E’ la mia prima marchetta." Disse lei.


A questo punto salirono in macchina ed Andrea riporto Erica nella sua postazione di lavoro.


Nelle ore successive, molte macchine si fermarono.


Alcuni si limitavano a dare uno sguardo, altri chiedevano il prezzo ma poi proseguivano, qualcuno chiedeva di provare la merce ed allora Erica si avvicinava al finestrino e si lasciava palpare le tette, qualcuno, più esigente, voleva una visione della figa ed Erica si voltava, si piegava a novanta gradi e piazzava il culo davanti al finestrino.


In una delle auto c’erano tre uomini, probabilmente di ritorno da una festa, particolarmente euforici, che le chiesero se era disponibile per un incontro a tre.


“Tutti insieme o uno per volta?” chiese Erica.


                                                                                                                                “Tutti insieme, una bella gang bang.” Rispose uno di loro e gli altri annuirono con entusiasmo.                                                                                                                                                    


“Sono 200 euro a testa, servizio completo, bocca, figa, culo” propose lei.


 “Sali, affare fatto.”


“Un momento, vedere moneta, vedere cammello, non si fa credito.” Disse Erica dopo l'esperienza della sua prima prestazione.


I tre tirarono fuori i portafogli, racimolarono la cifra e la diedero ad Erica, che la mise nella borsetta/cassa, unico indumento che aveva addosso, oltre a calze e scarpe.


Incassata la marchetta, Erica sali in macchina e li guido al suo bordello personale.


“Come ci organizziamo?” chiese uno dei tre.


“Vi consiglio di spogliarvi il più possibile.                                                                  Per una gang bang occorre spazio.                                                                            I vestiti sarebbe un intralcio.                                                                                      Sempre che non vi vergogniate.” Disse Erica.


I tre si guardarono, parlottarono tra loro, poi cominciarono a spogliarsi.


Si misero tutti nudi, era estate, e l’unico problema avrebbero potuto essere le zanzare.


“In riga tutti e tre.                                                                                                      Vedo che non avete bisogno della tromba per l'alza bandiera, ma un bel pompino sarà utile per lubrificarvi il cazzo.                                                            Se no mi rompete il culo.” Disse Erica.


I tre si allinearono davanti ad Erica, e lei prese in bocca un uccello dopo l'altro, ogni volta per poche pompate, in modo da intensificare l'eccitazione, ma senza rischiare che venissero.


Se lo infilava in gola fino alle palle, lo leccava, ci spargeva sopra fiumi di saliva.


Quando i tre cazzi furono ben lubrificati, Erica si alzo, li condusse davanti al tavolo ed alla panca, su cui era apparecchiata la trapunta ‘salva culo’ e disse:


“Allora, decidete i turni.                                                                                              Facciamo tre sessioni, in modo che ognuno di voi possa mettermelo sia in culo che nella figa che in bocca.” Disse Erica.


I tre complottarono brevemente poi uno dei tre disse: “Abbiamo deciso, come facciamo?”                                


“Chi e quello che mi incula?” chiese Erica.


Si fece avanti uno dei tre, con un cazzo di più di una spanna, largo come un wuberone.


“Te pareva che il più dotato mi capitasse per primo. Povero il mio culo” disse Erica.


Poi gli ordino: “Siediti sulla panca, allarga le gambe, prenditi l'uccello in mano, e tienilo ben dritto”.


Lui obbedì ed Erica si voltò, sali in piedi sulla panca, gli si mise a cavalcioni, e si abbasso lentamente, si puntò la cappella all’ingresso del culo.


In un primo momento lo sfintere oppose resistenza.                                              La cappella dell'uomo spingeva senza riuscire a penetrare.                                      Poi, tutto d'un colpo, l’uccello entrò per una decina di centimetri.                            Erica continuo ad abbassarsi fino ad averlo completamente dentro.                        Stette immobile per alcuni secondi. poi prese a dimenarsi con un movimento rotatorio, il cazzo sempre ficcato in profondità nel buco del culo.                                                                                                                                                              “Come ti chiami?” gli chiese Erica.                                                                                                                                                                                                    “Mmm…ario” balbettò lui.     


“Io Erica." Disse lei.                                                


“Ti piace Mario? Hai una moglie? Te lo da il culo?”


“Se me lo dava, sarei qui?”


A questo punto Erica chiese : “A chi tocca la figa?


Si fece avanti un uomo basso e tarchiato, ma con un gran cazzo, peggio del primo.


Lungo almeno trenta centimetri, dal diametro fuori misura, almeno sette centimetri.


Per prenderlo in mano ci volevano entrambe le mani.


“Chi sei? Il fratello di Rocco Siffredi?” chiese Erica.


Lui sorrise compiaciuto, ma non aveva voglia di parlare, si prese l'uccello in mano, lo puntò alla figa di Erica e lo spinse lentamente dentro.


Man mano che il cazzo entrava, Erica spalancava gli occhi con un’espressione preoccupata, ma alla fine fu tutto dentro.


E lui comincio una lenta chiavata, si vedeva che se la godeva tutta.


Erica chiuse gli occhi estasiata.


Il terzo cliente assisteva menandosi l’uccello.


Ad un certo punto pero disse: “Erica . Non ti scordar di me.”


Erica rise e disse: “Vieni fiorellino.. che ti faccio un pompino reale.”


Uno alla Volta i tre vennero inondando Erica di sborra.


I tre si sedettero sulla panca con i cazzi che, lentamente, si stavano afflosciando.


Erica si inginocchio di fronte a loro e comincio a pomparli alternativamente, ingoiandoli fino alle palle, leccandoli dal basso in alto, solleticando la cappella con la lingua.


Non ci volle molto perchè tutti e tre riprendessero vigore.


Al secondo turno il culo tocco al sosia di Rocco Siffredi, ed Erica ne patì un po’, ma lui fu molto delicato ed alla fine anche Erica godette fino in fondo l’impalamento.


La scena di ripete per la terza volta e alla fine i clienti soddisfatti caricarono Erica in macchina e la riportarono a battere al suo posto di lavoro.


Ando avanti fino a tarda notte.


Alle tre Erica aveva caricato sette clienti e a quel punto, l’avevo caricata io e portata a casa.


Erica era sfinita.


Dopo aver fatto una doccia ristoratrice, andammo entrambi a letto e piombammo in un sonno profondo.


Il giorno dopo era domenica.


Dopo aver fatto colazione ci sedemmo intorno ad un tavolo per fare il punto della situazione.


In primo luogo quanto aveva incassato: 1480 euro.


“Non male." commentò lei “Se dovessi continuare a battere sarebbero circa 20.000 euro al mese.”


“E tu lo faresti?” domandai io. “Torneresti su quel marciapiede tutte le sere?”


“Ti dirò,” rispose lei. E' stato molto eccitante.                                                            Mi sono sentita una vera puttana.                                                                              Magari una volta ogni tanto, quando mi venisse voglia.                                          Ma sarebbe un lavoro, non più un divertimento.                                                      Voglio fare nuove esperienze, provare nuove sensazioni.”


Il percorso che avevo progettato per fare diventare mia moglie una puttana si era completato.                                                                                   


La notte in cui aveva battuto il marciapiede nuda e si era prostituita era l’esame di laurea da puttana.                                                                                                                                                                                                                


E lei l’aveva superato col massimo dei voti: 110 e lode.                                                                                                                                          


Non restava che certificare l’attribuzione del dottorato di prostituzione.                                                                                                                            


Ogni laureato ha appeso da qualche parte il certificato che attesti la sua laurea.                                                                                                    


In ufficio, nel suo studio, nel salotto di casa.


Ed io, come suo mentore, non potevo mancare di farglielo avere.                                                                                                                      


Così mi sono messo al computer e, con ‘Power Point’, ho fatto il relativo certificato.


   Io dott. Prof. ENRICO RAMPINI magnifico rettore dell’Università della Prostituzione.


            Visti i risultati degli esami sostenuti in:


Tecnica di adescamento………………………………………………... 30 e lode.                 Abbigliamento………………………………………………………………. 30 e lode.                          Fantasia erotica……………………………………………………………... 30 e lode.                          Tecnica masturbazione. (sega, ditalino)..……………………….. 30 e lode.                          Tecnica succhia cazzi (pompino)…….…………….……………….. 30 e lode.                          Tecnica assunzione cazzo nella figa (chiavata)………………. 30 e lode.                        Tecnica prendi in culo (inculata)…………………………………….. 30 e lode.


                                                 Conferisce a:


                                             ERICA ZANETTI


La laurea di ‘PROSTITUTA’ specializzazione ‘PUTTANA da Marciapiede’ con 110 e lode.


L’ho incorniciato e l’ho appeso in salotto.


Lo stesso ho fatto per i 220 euro della prima marchetta di Erica.


Quattro banconote da 50 euro ed una da 20 con la scritta:                                                                                                                                                                                               PRIMA MARCHETTA. Servizio completo bocca, figa, culo.                                                                                                                                                                               22 LUGLIO 2023, ore 10:30. Strada nazionale dei Giovi.


Erica però non pensava di esercitare la professione.


Battere il marciapiede era stata una esperienza estremamente eccitante ma renderlo una professione diventava un lavoro.                                                                                                                                                                         


Erica voleva fare nuove esperienze.       


Ed io avevo già programmato dove volevo portarla.


(segue)