Tendenzialmente sono un uomo tranquillo che non cerca avventure o situazioni particolari se non mi capitano. Cerco di mantenere un mio contegno e vivere la vita per come viene senza particolari rivolgimenti. Si sono uscito da un matrimonio ma ciò accade ed può essere nell’ordine naturale delle cose. La mia vita è abbastanza piena in tutti i sensi e a livello sessuale colgo le occasioni che mi capitano. Devo dire che è certo che in alcune situazioni sono maggiormente predisposto ed in altre meno ma anche questo funziona così. Non sono però uno di quelli che ragiona del tipo: ogni lasciata è persa o basta che respira’ e quindi non vado in cerca di sesso facile e a buon mercato. Ho bisogno che quella che può diventare una mia compagna a breve o lungo termine deve suscitare in me un notevole interesse. Senza interesse non mi muovo. Per questo colgo solo alcune occasioni e non altre. Non mi piace la violenza anche se di mio sono ruvido nei rapporti. Non sono per i rapporti tutto miele anche se coccole e tenerezze stanno bene in determinati casi e con le compagne giuste. Quando capita l'occasione giusta e la Donna sa godere e far godere il rapporto spesso è coinvolgente e magari anche rumoroso, certo, per cui ho avuto qualche problema con la mia vicina di nome Carla che credevo di avere brillantemente risolto. Tuttavia la questione si è riproposto qualche giorno fa. Purtroppo per lei un muro divide la mia camera da letto dalla sua e la mia attività sessuale è abbastanza frequente, fortunatamente, per cui posso capire come i rumori la possano infastidire in un certo qual modo ma è la vita e certo né io ne le mie compagne utilizziamo il megafono per fare un dispetto a lei. La cosa che mi ha infastidito molto e che già diverse volte avevo ricominciato a sentirla gridare improperi e parolacce e battere contro la parete, più e più volte. Così è capitato che me la sono trovata difronte alla mia porta che suonava al campanello in continuazione. In un primo momento ho fatto finta di niente ma poi visto che insisteva ho deciso di aprirle. Lei è sembrata tranquillizzarsi e io l’ho fatta accomodare, lei sempre un po’ agitata è passata prima di me. Io stavo facendo le pulizie e lei come se nulla fosse con un sorriso quasi ebete mi ha detto: che sta’ a scopà? Poi visto che rideva solo lei si è seduta e mi ha detto se devi lavorà lavora io te devo di’ solo alcune cose e io in tono pacato le ho detto: dimmi. La mia calma quasi serafica l’ha, tuttavia, fatta alterare ancora e ha immediatamente sollevato il timbro della voce portato ad urlare. Io comunque le ho detto che i suoi strepiti mi danno fastidio per cui l’ho immediatamente invitata in maniera perentoria ad abbassare la voce e dirmi quale era il problema. Ecco il problema era il solito: il casino fatto da me e da una mia compagna che la notte precedente la avevamo svegliata. Sono rimasto particolarmente infastidito da quanto mi diceva e soprattutto dai termini che adoperava. Che fai co’ quella puttana? ma che cazzo te pare che sei er padrone der palazzo.. A questo punto ero arrabbiato anzi direi furente e si vedeva tanto che Carla smise di parlare e sapeva che aveva parlato troppo e forse stava rimeditando tutto accendendo finalmente il cervello e lasciando perdere la gelosia che non poteva né doveva esserci perché tutto vi è stato fra noi tranne che amore, poteva dirsi sesso abbastanza duro ma finalizzato a sottometterla esclusivamente a sottometterla e farle provare un po’ l’ebrezza di essere presa da un uomo con esperienza: quella che lei non aveva ne avrà mai. A quel punto mentre lei si stava rialzando e voleva tornarsene a casa, proprio in quel momento si ritrovò sbattuta sul divano con forza tanto da rimbalzare. Le caddero gli occhiali e lei con la sua tuta che faceva vedere quanto fosse prosperosa ora era poggiata di fianco, quando sulla coscia destra si abbatte il mio primo ceffone e poi un secondo un terzo, un quarto e non so quanti altri con lei che si spostava per ripararsi mentre io la rovistavo tutta. Le avevo abbassato i pantaloni e aperto la zip e le mie dita senza alcun limite erano dentro le mutandine. Non parlavo in questi frangenti. Le mie mani passavano sulle coscione. Carla era florida, con delle belle tettone. La mia mano era a dominio della figa e spadroneggiai a lungo con le dita mentre lei iniziò subito a ansimare e gemere, farfugliò un paio di volte la parola occhiali ma stavano bene dove erano a terra e per fortuna non si erano rotti un cuscino aveva attutito la caduta. Era già fradicia zuppa mentre la marinavo senza fine e lei non era in grado più di dire niente, mentre scesi con la lingua a predisporre i preliminari ma lei era già venuta più volte e anche intensamente mentre giocavo. Fosse stato per lei, sarebbe già stato tutto apposto mi stringeva a se. Teneva la mia testa sotto come fossi un trofeo e smaniava come una porca. Era soddisfatta di gemere mentre io le dilaniavo con le labbra, la lingua e le dita la fica pelosa e non davo scampo al suo clitoride fistandola a sangue. Colava umori da ogni parte gemeva e guaiva laida mentre era una cascata. Dove era la Carla battagliera di qualche momento prima? Ora stringeva le cosce per prendere il mio volto dentro e io la feci godere finché mi parse giusto poi tra le sue proteste la sollevai di peso, quasi lei non si reggeva in piedi e facendola reggere alla spalliera del divano ho iniziato a farle saggiare il cazzo intorno alle labbra della vulva sentendola calda umida con lei che era già pronta e aspettava il mio ingresso e invece no. Senza parlare serio e quasi professionale le cacciai tre dita dentro l’ano con lei che gridò allarmata e io che le dissi con calma sei una porca e devi stare zitta. Tolsi le dita e scesi con il viso colava davvero umori dappertutto e anche il culo sembrava pregno dentro quelle naticone tutte da schiaffeggiare. Lo feci non resistetti mentre la lavoravo costantemente di lingua e ditalini. Carla si era accartocciata non vedeva la povera ma sentiva eccome se sentiva. Mi sentiva e squagliava per il desiderio. Si muoveva Carla sentiva la pressione delle mie mani. Ora le presidiavo i fianchi sculacciandola con vigore. Scesi a succhiare il suo nettare era piena nella zona vaginale e perianale e ora la porca tra un gemito e un mugugno parlava anche, diceva di metterglielo, voleva che ora entrasse a far da protagonista il cazzo nella figona, ma io non volevo quello. Io volevo mettere il mio viso, la mia lingua le mie labbra nel suo culo. Leccarle l’ano ero fuori di me avrebbe dovuto capire che il mio modo di fare sesso non doveva più riguardarla. Giocai in tutti i modi con il suo buco anale e lei si surriscaldò ancora e ancora. Era rossa e svaccava orgasmo senza fine, senza contare che non si reggeva più e continuava a richiedere quei cazzi di occhiali. Lasciai un attimo la sua lavorazione e presi quei cazzo di occhiali, gli e li diedi e le dissi mettiteli in culo ora’ vuoi vedere come ti scopo. Vuoi vedere quanto forte ti sbatto questo culo e questa figa? Ora ti sistemo e continuai a abbatterla, distruggerla, demolirla senza tregua. Questo volevi e questo avrai come le mie donne. Vuoi lo stesso trattamento’.te lo faccio più forte mi sa che la prima lezione non ti è bastata, ne vuoi una seconda.... va bene ma poi non ti lamentare e non voglio sentirti urlare più dall’altra parte’ hai capito? stronza di merda. Ti sfondo il culo e tutto il resto. Vai vai vediamo come ne esci oggi prima di tutto. Ora Carla piagnucolava diceva che voleva ritornare a casa e io le dissi che ora avremmo dovuto concludere quello che avevamo iniziato. Quindi cosa aveva intenzione di fare? E mentre le dicevo questo da dietro le mungevo le poppe e le stuzzicavo i capezzoli e lei non riusciva a fare altro che ansimare e gemere nuovamente. Carla era in crisi e io non avevo fretta. La presi con la scusa che era stanca, distesi il divano letto e la feci rituffare io a mia volta fui ospitato nuovamente nella sua figa calda, in fiamme per la precisione era rossa come la carne di vitella appena tagliata e più era irritata più io la leccavo. Erano sollecitazioni forti ma io sapevo cosa aspettarmi e ben presto lo ottenni: uno squirting favoloso come poche volte avevo visto. Furono una serie di spruzzi di liquido che mi inebriarono e da Carla sembravano partire una serie di fuochi d’artificio con gemiti e sospiri, mugoli e parole smozzicate che mi incitarono e non le diedi scampo. Il più bello era con lei sfranta dagli orgasmi multipli e in preda a me che non sapeva come ripararsi dalle emozioni che lìavevano attanagliata. Carla voleva riposare, rifiatare in qualche modo ma ero io che la esigevo tutta mentre lei aveva già dato il meglio. Le salii sopra e dopo averle aperto al massimo le cosce alzai quella destra fino all’inverosimile. Lei si posizionò come una bambola. Sembrava non riuscire a dire no’gemeva solo ed io entrai con il mio cazzo nella sua figa sugosa. La pistonai con tutto il mio desiderio e lei andò in debito di ossigeno anche per la posizione dovetti rallentare ma pompavo sempre e ininterrottamente con lei che non riusciva più neanche ad abbracciarmi e cercava di abbassare la coscia mentre io gli e la tenevo alta quasi sentendo il gusto di macerarla. Andavo sempre più in profondità e lei orgasmava senza controllo. La vagina sbrodolante non rispondeva più alle contrazioni e tra i miei grugniti e i suoi gemiti cercava di dire fammi tornare a casa. Io le risposi che ora dovevamo fare quello per cui era venuta e poi sarebbe tornata a casa senza alcun dubbio. Nonostante i suoi orgasmi non riuscivo ad arrivare, come spesso mi accade e così Carla dovette subire a cosce in aria una sorta di supplizio per cui decisi di cambiare posizione. La misi alla pecorina aprendole le cosce e partii di nuovo al massimo della irruenza, questa volta dritto nell’ano Carla che sembrava inerme grido forte, molto forte ma i miei colpi avevano assestato la mia nerchia dentro il culo al centro fra quelle natiche possenti e così iniziai a montarla per incularla di brutto. Intendevo romperglielo. Ero sempre più arrapato e analmente Carla aveva ricominciato a rispondere. Vidi che istintivamente aveva portato la mano libera sulla clitoride e sfregava con ardimento. Questo mi fece sorridere e mentre entravo con potenza nel culo le dissi: vedi che sai come si fa sai anche i trucchetti per godertela di più, mentre io avevo infilato una mano in vagina e l’altra spadroneggiava sulle tettone. Carla oramai era tutt’uno con me e assecondava i miei movimenti colpo su colpo e io sentivo lo sfintere cedere, lentamente cedeva. L’ano si era abituato al trattamento e la vagina era ancora più pregna di sugo. Le mie dita erano fradice e quando Carla rediviva disse si, si, si si, amore si spaccami tutta dentro, ti voglio dentro allora non riuscii più a trattenermi e le svuotai tutto me stesso dentro dopo’ con un urlo liberatorio. Era tanta la foga degli ultimi coincitati attimi che si incastrò a muso avanti nella spalliera del divano letto. Cadde spossata e io ancora ero sopra lei aspettando che tutto il mio seme le invadesse il buco. Mi distesi e lei si rannicchiò. Rimanemmo coricati una eternità poi vidi Carla che iniziava a rivestirsi e io in maniera perentoria le dissi. Che fai? Lei mi rispose che tornava a casa e io la ripresi e le dissi: non abbiamo finito, non ti ho detto che abbiamo finito o sbaglio’. Carla non rispose e io che mi ero alzato la portai verso la camera da letto e le dissi:  Abbiamo ancora molto da fare? A proposito devi andare al bagno e svuotare il tuo ano il mio pene è tutto sporco di cacca tua’ vai mentre io mi faccio una doccia nell’altro bagno e dopo aver fatto il bidet fatti anche tu una doccia hai capito? Sbrigati la cosa è lunga ancora e io non voglio perdere tempo. Passò circa un quarto d'ora e lei ritornò. E io la feci accomodare sul divano. Era ancora tutto bagnato del nostro sudore e del nostro orgasmo, tutto diceva sesso. La presi per mano e la riaccompagnai nel bagno grande, chiusi la finestra e la misi difronte allo specchio a 90 gradi. Lei era rinfrancata aprì le cosce e si fece odorare tutta.... profumava era perfetta. Le infilai le dita in vagina nuovamente e in men che non si dica si inzuppò tutto. Le dissi: ma allora ti piace troppo e Carla si vergognò molto. Scesi e la leccai cosce e poi risalii la infilai in figa e guardandola nello specchio neglio occhi, presi in possesso le sue tettone. Carla senti le prime spinte, io che titillavo i capezzoli e mungevo le tettazze e chiuse gli occhi. Si appoggio al mobile e si fece fare. Fui potentissimo e lei che gemeva ed ansimava a cantilena finalmente mi incitava per come poteva e per come sapeva. Non era esperta ma subiva e io questo volevo da lei. Quando mi sentì che arrivavo nella sua figa si protese tutta verso il mio cazzo che entrò massiccio duro e pieno e la sconquassò e arrivò anche lei con un urlo. Il liquido colava a chiazze sul pavimento. Lei era piena di umori densi era un mare. Scesi e la succhiai per bene tutta, la ripulii poi le tolsi gli occhiali e la spinsi decisamente verso di me. Le feci succhiare il mio liquido e poi con calma la portai a sbocchinarmi. Il pene si era bello turgido e glielo imposi nella bocca nonostante lei facesse cerimonie. La costrinsi come avevo già fatto e lei dovette leccare e succhiare mentre io le gestivo le tette. Non fu facile ma arrivai anche dentro la bocca e ora rimaneva solo il seno. La presi di peso mi feci masturbare e sbocchinare tanto finché ripresi turgidità quindi le conficcai il pene tra le montagne e inizia a montare anche quelle. Carla non sapeva come muoversi e fu molto complicato ma alla fine ebbi la meglio sulle su resistenze. Le rimisi gli occhiali e la costrinsi a fare la doccia con me e anche li la fiaccai sditalinandole la fica e’ sgrillettandole ilclitoride, lavorandola tutta di lingua. A questo punto dopo averla fatta rivestire le disse che poteva tornare a casa. Carla lo fece. Prima di uscire dalla porta le dissi che se non aveva capito la lezione la prossima volta l’avrei distrutta totalmente.”’