Era stata una settimana difficile. Una settimana colma della solita fatica, di silenzi, di sguardi malinconici ma speranzosi che si erano scambiati di tanto in tanto, in quei rari momenti di tregua.
Ma quei sette giorni di dura quotidianità erano ormai lontani.


Ora erano lì, al tavolino di un posto che non pretende troppe domande, colmi di vino e di sorrisi, pieni l'uno dell'altra; pian piano scivolavano in quel fiume di ebbrezza che conoscevano bene: quell'angolo di spazio e di tempo dove i desideri più profondi riemergevano prepotentemente per farsi strada attraverso la bocca, le dita e ogni poro della loro pelle.
Si baciavano appassionatamente, riscoprendo il sapore delle loro labbra, l'impronta dei loro denti, il tocco della loro lingua e le forme nascoste del loro corpo. Lui si fece più audace e le cinse una natica, mentre l'altra mano scivolava dietro l'orecchio e lungo il collo. Lei rabbrividì, sentì i suoi capezzoli rizzarsi, e il suo sesso inumidirsi ed aprirsi a quel meraviglioso prossimo futuro. Lui lo sapeva, la amava anche per la capacità che aveva di eccitarsi così rapidamente, di essere sempre pronta ad accoglierlo dentro di se. I capezzoli di lei improntarono il vestitino scuro, avanguardia del suo corpo che anelava ad essere scopato in maniera oscena.


La scena non sfuggi ad un uomo là vicino, che si avvicinò con fare discreto ma deciso, incantato dalla visione di lei: era così femminile, così posseduta dal suo uomo; era la rappresentazione della femminilità che si concede alla sua mascolinità prediletta. Si sedette poco lontano, osservando con attenzione mentre sorseggiava un calice di vino rosso; aveva un vestito elegante, barba curata, volto e modi distinti e delicati allo stesso tempo. Si sarebbe potuto dire che non avesse avuto niente di particolare da desiderare; eppure in quel momento non faceva che estasiarsi alla visione di quel corpo di donna così generoso ed eccitante, che si contorceva piano alle ondate di eccitazione che lo pervadevano. Osservò i capelli corvini che si adagiavano sulle spalle, i grandi occhi scuri, il collo, i fianchi, il seno prosperoso; provò a immaginare che forma e che colore avessero i suoi capezzoli, che aspetto avrebbe avuto la sua fica aperta e grondante di umori, si chiedeva che odore di donna avrebbe mai avvertito mentre il suo uomo le divaricava le cosce per scoparla.


Lui era a due passi e lo sapeva. Per questo mentre continuava a colmare la sua bocca e le sue mani di lei, sentì la sua già vigorosa erezione farsi dolorosamente e dolcemente insopportabile. Le sussurrò nell'orecchio: "c'è un uomo che ci guarda''. Lei trasalì. Dapprima di sorpresa, poi di timore e infine di eccitazione. Era come diceva lui, alla fine. Era bella, era sensuale, era eccitante, avrebbe potuto far rizzare il cazzo a tutti gli uomini della terra che fossero stati in grado di farlo, se solo avesse voluto.
Roteò gli occhi e lo guardò di sfuggita, ma non le mancò il tempo necessario per poter rispondere alla domanda di lui, che arrivò puntuale: "ti piace?". Lei decise che non ci avrebbe pensato più di tanto per una volta nella vita e rispose dopo poco, sinceramente: "si.."
"Vieni", disse lui. Le prese la mano con decisione e col capo fece un cenno di sfuggita all'uomo, mentre accompagnava lei in una stanza immersa nella penombra, poco più lontana. Lui e lei si immersero in quel piccolo mare di crepuscolo. L'uomo li seguì, fermandosi sull'uscio e continuando a sorseggiare il suo calice, poggiato allo stipite; per ora aveva deciso che quello sarebbe stato il suo posto.


Lui si fermò dietro di lei mentre la cingeva con le braccia, premendo il suo membro duro contro il suo sedere. La baciò mentre le stringeva la mandibola. Con l'altra mano si insinuò sotto il reggiseno e le massaggiò i capezzoli, che esplosero in una erezione ingorda. "Lui è sull'uscio sai?" "Si", rispose. "Dimmi quanto sei eccitata". "da morire amore, non te lo so spiegare. Ti amo." "Anch'io".
La voltò e mentre le stringeva dolcemente i polsi nel suo pugno dietro la schiena, la accompagnò vicino alla porta, a neanche due metri dall'uomo. Lo fissò negli occhi mentre le sfilò il vestitino nero, lasciandola in lingerie nera trasparente. L'uomo si soffermò sulla bocca di lei, semidischiusa dall'eccitazione, sulla forma del seno e l'ombra dei grandi capezzoli, l'ombelico perfetto, il sesso umido tradito dalle mutandine trasparenti e infine i bellissimi piedi. Era una dea, capitata dal nulla nella notte più eccitante della sua vita. Persino un uomo posato e distinto come lui dovette alla fine arrendersi ad un'erezione liberatoria.
Lui vide e se ne compiacque. Non aveva dubbi. Le disse: "hai visto? Glielo hai fatto diventare duro. Sei così bella e troia che nessuno ti può resistere. Ora dimmi la verità, visto che siamo a carte scoperte". "Sentiamo", disse lei in piena estasi erotica. "Quanto ti piace far rizzare cazzi? Quanto ti piace l'idea che altri uomini abbiano voglia di scoparti? Sii sincera". "Da morire" disse lei, "mi fa impazzire e bagnare, lo immagino ogni volta che mi scopi". "Allora", disse lui sorridendo, "spogliati davanti a lui". "Cosa devo fare?", replicò. "Togliti l'intimo, e assicurati che guardi per bene ogni particolare del tuo corpo, Ogni cosa.". "Va bene".


Inizialmente un po' insicura fece due passi avanti, la metà superiore dell'uomo era nascosta nell'ombra, la sua erezione no. Avvertiva lo sguardo estraneo sul suo corpo. Si fermò e si sfilò le calze. Quindi, in punta di piedi si slacciò il reggiseno, liberando i seni prosperosi e i capezzoli duri. Con fare un po' sbrigativo si voltò, si chinò e si sfilò le mutandine. Divaricò le cosce e, sempre china di spalle a novanta gradi, aprì la fica con le dita, che a stento tratteneva gli umori del piacere, il clitoride erettissimo. Quindi cingendo le natiche con i palmi delle mani le divaricò per bene mostrando il suo buchino del piacere.


L'uomo dimenticò il vino, il suo nome e ogni altra cosa; fu completamente pervaso dalla visione di lei. Dovette togliere giacca e camicia, per non collassare. Ma rimase lì, con la gola secca nonostante non avesse fatto che bere, fino a un attimo prima. Quando lei le dischiuse il suo sesso, non potè che posare il vino e portare la mano al cazzo turgido, cingendolo attraverso i pantaloni.


Quando lui fu soddisfatto, le prese il polso e la mise in ginocchio. Si sfilò giacca e camicia, si abbassò i pantaloni e spinse violentemente e finalmente il suo cazzo duro nella bocca di lei. Lei cominciò a leccarlo e a succhiarlo avidamente, massaggiando con la lingua la base della cappella gonfia e con la mano le palle e il buco del culo, come piaceva a lui. "Continua di qua", disse mentre si metteva completamente nudo seduto sul letto. Lei quindi si chinò sul suo membro per continuare a spompinarlo, mentre moriva di eccitazione pensando che il suo culo per aria con la sua fica rosa aperta e il suo ano erano alla mercè degli occhi di quell'uomo, che aveva notato avvicinarsi arditamente a un metro da loro, dentro la stanza. Quando lui fu quasi sul punto di venire, la staccò dall'uccello e le chiese di stendersi a pancia in giù. "Chiudi gli occhi amore, stai tranquilla e godi.." Lei obbedì.


L'uomo ricevette il cenno di lui e si avvicinò a lei, tremando quasi come un ragazzino. Le accarezzò i capelli, la guancia e corse con le dita lungo la schiena; notò la sua pelle d'oca mentre le stringeva le natiche, per poi arrivare sino alle dita dei piedi, bellissimi. Quindi risalì lungo l'interno coscia, rivolse in avanti il palmo della mano e lo posò sulla fica, che avida gli inghiottì le dita in una umida e morbida morsa bollente. Lei gemette rumorosamente al tocco sconosciuto e si contrasse un attimo per poi rilassarsi mentre l'uomo le massaggiava dolcemente il clitoride. Alla fine, quando lui gli fece capire che era tempo di farsi da parte, ripassò la punta delle dita sulla fica e attraversando il perineo le sfiorò delicatamente il buco del culo, facendola trasalire ancora. Quando lei riaprì gli occhi, lo vide leccarsi la mano avidamente per imprimere nella mente il suo sapore.


Lui la voltò e con l'uomo dietro le spalle le divaricò oscenamente le cosce, per poi immergersi nella sua fica. La adorava. Aveva il sapore e l'odore più sublimi che conoscesse. Immerse la lingua nei suoi meandri, le accarezzò il culo e le cosce mentre con la lingua le titillava il clitoride. Lei si contorceva e tratteneva l'orgasmo con ogni sua forza.


L'uomo incrociò lo sguardo tacito di lui mentre si spostò sul lato del letto e si inginocchiò di fianco a lei. Riempì i suoi occhi delle sue stupende grandi tette che sobbalzavano alle contrazioni di piacere, i capezzoli larghi e generosamente eretti. Le toccò e le strinse dolcemente, per poi chinarsi e succhiarle ingordo, a lungo.


Lei era in paradiso. A stento tratteneva l'orgasmo che la fica, dalla bocca del suo amato, le chiedeva da minuti. L'uomo le cingeva le tette e le succhiava i capezzoli amplificando ogni goccia di piacere che la colmava e tentava di straripare. Quindi sempre più in preda all'estasi allungò la mano verso i pantaloni dell'uomo, slacciò furiosamente cintura e pantaloni, e ne tirò fuori un grosso cazzo duro. Era portentoso, dritto ma arcuato verso l'alto, solcato da vene colme di voglia. Era il suo trofeo di donna, un obelisco virile in suo onore solo, solo per lei, cominciò a segarlo con maestria, avvolgendolo con entrambe le mani e mulinando su e giù.
L'uomo si inarcò indietro dal piacere gemendo, mentre lui eccitato come non mai leccava ancora più velocemente. L'orgasmo la soprese violentemente quando, per soffocare le urla, affondò il cazzo dell'uomo nella sua bocca e serrò per il piacere la lingua sulla sua cappella. Quindi si staccò vinta e si abbandonò mentre il piacere continuava a pervaderla.


Lui sapeva che lei a quel punto non desiderava altro che essere scopata. Ma quella notte voleva ogni cosa. Si mise a cavalcioni su di lei e spinse col pollice il cazzo fra le tette. Lei capì e lo avvolse massaggiandolo in una spagnola, succhiandogli la punta di tanto in tanto. Mentre si beava alla visione di quelle grosse tette che inghiottivano il suo uccello, la vide all'improvviso roteare gli occhi verso l'alto e ricominciare a godere. L'uomo le aveva divaricato le cosce e le stava leccando la fica. Lui ne fu un po' contrariato ma si ricredette guardandola godere con rinnovato ardore. "Quanto sei troia amore mio?", le disse. "Tanto amore, sono tanto troia, quanto tu mi vuoi". Non riuscì ad aggiungere altro che venne un'altra volta fra gemiti e contrazioni.


L'uomo staccò la bocca dalla fessura di lei, e masturbandosi si allontanò mentre lui prese il suo posto e le penetrò violentemente la vagina, finchè non ne sentì il fondo con la punta del cazzo. L'uomo tornò di lato e le offrì nuovamente la visione del suo membro eretto, sperando che continuasse a dargli piacere. Lei acconsentì, segando l'uomo con movimenti decisi mentre prendeva il cazzo di lui, su e giu, senza sosta, indecentemente.
Lei non riusciva a pensare ad altro se non al piacere che provava quando a un certo punto, quando era sul punto di venire ancora una volta, disse. "Amore, scopami il culo. Mettimelo nel culo, ti prego.."
Lui la voltò a pecorina, le massaggiò delicatamente il buco del culo, lo inzuppò di saliva e lo penetrò delicatamente con la lingua. Quindi gradualmente ma senza esitazione ci affondò il suo grosso cazzo colmo di sperma e cominciò a dare spinte urlando di piacere. L'uomo le si parò di fronte e lei lo accolse ancora una volta in bocca, roteando la lingua sul glande e segandolo sfruttando le spinte del suo amato mentre le scopava il culo.
Dopo un po' l'uomo si spostò in basso con la testa fra le cosce di lei e, mentre lui le scopava il culo, le leccava la fica massaggiandole tette e capezzoli. Lei, grata di tante attenzioni, approfittò della nuova posizione dell'uomo per succhiargli il cazzo dall'alto ancora più vigorosamente.


Fu quando lei ebbe un nuovo potentissimo orgasmo che lui, finalmente, urlò di piacere e svuotò nel culo di lei interminabili fiotti di sborra; lei si inarcò in alto e in avanti dal piacere e sentì il cazzo dell'uomo contrarsi ritmicamente nella sua mano, venendo anch'esso con potenti schizzi perlacei.


Soddisfatto e appagato come mai prima, l'uomo, si defilò in silenzio e svanì nell'ombra e nel nulla discreto dal quale era provenuto.


Lui e lei, invece, giacquero a lungo abbracciati su quel letto nella penombra; ripetendosi quanto si amassero e si desiderassero, quanto si sarebbero ancora amati e desiderati. Per tutta la vita.