Era uno di quei pomeriggi di trastullo infuocato col mio amico fisso ed eravamo impegnati in un appassionato sessantanove. Io stavo sopra, come preferisco stare sempre, perciò a lui veniva benissimo leccarmi l’ano, le palle e la cappella mentre io semplicemente mi dedicavo alla sua asta calda e durissima, soffiando ogni tanto sulla sua cappella e godendo alla vista dei movimenti sussultori del suo uccellone. La sua lingua mi penetrava nel punto giusto e la sensazione della saliva che mi colava fin sulle cosce mi faceva pregustare l’imminente inculata a cosce alzate e caviglie sulle sue spalle. Mi diceva sempre che così lo avrei guardato negli occhi mentre godeva come un cavallo riempiendomi di sborra, senza tener conto che il suo cazzo entrava tutto dentro di me, fino alle palle che mi sbattevano sul culo, e io godevo come e più di una troia per come mi trattava.


Mi ordinò di sdraiarmi sulla schiena, sulla sponda del letto, cosa che eseguii immediatamente, col cuore che mi batteva a mille sapendo quello che mi avrebbe regalato da lì a qualche minuto; alzai le cosce e tenni le gambe in alto trattenendole con le mani all’altezza dei polpacci: immaginai la vista che gli stavo offrendo e mi sentii completamente in balia del suo desiderio. Sentii due sputi dritti sull’ano, poi un dito, e poi ancora due che si introducevano dentro di me per lubrificare al meglio il percorso. Infine avvertii la sua cappella appoggiarsi al mio buchetto, facendomi sospirare e desiderare l’imminente penetrazione.


Proprio in quel momento suonarono al citofono. E ora chi cazzo era? Aspettava qualcuno?


Antonio mi disse di aspettarlo così com’ero sul letto e andò a rispondere. Gli sentii dire “Va bene, sali”.


“Che cazzo fai Anto? Ho troppa voglia di prenderlo” gli dissi mentre accennavo a rivestirmi.


“No, no, resta così, nudo e tranquillo. È un amico che pensava di poter passare oggi, mentre gli avevo detto che l’avrei inculato volentieri domani. Che ne pensi?” – mi chiese sorridente sornione.


Il mio cazzo ebbe un sussulto: una cosa a tre? Minchia e come posso tirarmi indietro? Non ci fu bisogno di dirglielo, il mio amico rise di gusto, sempre col suo bel cazzone che vibrava all’aria, indossò l’aderente pantalone della tuta che non nascondeva per nulla la sua enorme erezione e andò ad aprire. Per darmi un contegno io mi tirai il lenzuolo addosso, ben attento a non nascondere troppo il mio cazzo, a sua volta sull’attenti e pronto alla battaglia.


Antonio mi presentò il suo amico, un bell’ometto piccolo di statura, biondino e rotondetto. Dopo le necessarie spiegazioni sull’equivoco, Enrico, questo il nome del nuovo venuto, si spogliò rivelando un corpo liscio e senza alcun pelo, con tettine deliziose e culone che lo facevano somigliare a un bel porcellino da gustare per bene. Aveva un cazzetto minuscolo perciò capii subito quale dovesse essere il suo ruolo quando veniva a trovare Antonio. Mi scoprii del tutto e lui mi guardò, passandosi la lingua sulle labbra, fissando il mio cazzo che nel frattempo si era bagnato di desiderio sulla cappella rosso scuro di eccitazione. Antonio si sedette sul tappeto, mise qualche cuscino attorno e invitò Enrico a spompinarlo. Vedere quel culone a pecorina e mettermi dietro di lui per succhiargli l’ano fu un attimo. Enrico mugolava come una troia e dimenava il culo per invitarmi a un ingresso assolutamente autorizzato. Gli passai un braccio tra le cosce e gli toccai il cazzettino: era duro piccolo e tutto bagnato di goduria. Antonio gli chiese di sederglisi in grembo, aveva un cazzone enorme come mai gli avevo visto e che sembrava stesse per scoppiare. Enrico si precipitò a eseguire e gridò quando si fece infilzare come un maialino allo spiedo abbracciando stretto il mio amico, baciandolo e succhiandogli la lingua e cominciando a sobbalzare per dargli ancora più piacere. Mamma mia che spettacolo, era la prima volta che vedevo scopare due maschi sotto i miei occhi e non ero io quello fortunato a essere inculato a quel modo. Che fare? Mi misi in piedi tra loro, insinuando il membro tra le labbra dei due amanti, e tenendo strette a me le loro teste, obbligandoli a scegliere cosa succhiare: si scambiavano palle, asta e cappella come buoni amici, dandomi un piacere incredibile. Appena sentii l’urgenza di sborrare afferrai la testa di Enrico piegandolo un po' all’indietro e lo obbligai a ingoiare il mio cazzo turgido e scappellato dalla sega che avevo iniziato a farmi, mentre quel porco di Antonio senza smettere di stantuffare il maialino mi aprì le natiche iniziando un delizioso massaggio umido di lingua attorno e dentro al mio ano. Era stupendo anche se avrei preferito essere inculato da lui mentre mi scopavo la bocca di Enrico come avrebbe fatto un toro ingrifato. Ma non era il momento di fargli interrompere la scopata a chiodo che stava facendo impazzire Enrico che non poteva gridare per tutto il piacere che stava provando perché lo tappavo completamente, fottendomene di come facesse a respirare. Io venni per primo, diedi altri due colpi sulla faccia del maialetto e mi tolsi di mezzo, lasciandogli la bocca piena di sborra caldissima. Quel porco di Antonio, dando gli ultimi potenti colpi al culone aperto che aveva in grembo, lo baciò prendendosi una buona parte del mio seme e continuando poi a scambiarselo con lui a colpi di lingua. Non so chi dei due ne ingoiò la maggior parte, so soltanto che dopo qualche secondo vennero entrambi senza mai staccarsi da quel bacio, mugolando l’uno nella gola dell’altro gli spasimi di piacere che percuotevano i loro corpi. Io mi lasciai cadere a pancia in giù sul letto, mettendomi un cuscino sotto al bacino: aprii le cosce e aspettai con pazienza che Antonio, alla vista del mio culo a sua completa disposizione, non avrebbe resistito per molto tempo e mi avrebbe dato quello per cui ero venuto a casa sua, inconsapevole della nuova, stupenda esperienza che mi sarebbe invece capitata.

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