Avevo smesso intorno ai vent’anni di scopare con i maschi. Per una decina, dai tredici appunto ai ventidue, avevo fatto sesso principalmente con mio cugino, di due anni più grande, che mi aveva sedotto una sera a casa sua dopo avermi invitato con la scusa di fargli compagnia perché i suoi erano usciti. Non ci aveva messo molto dai discorsi allusivi a passare ai fatti tirando fuori dal pigiama che indossava senza mutande un cazzo turgido e già scappellato, e invitandomi a fare la stessa cosa. Ovviamente il mio apparve più piccolo al confronto, ma mi disse di non preoccuparmi, che sarebbe cresciuto e rallegrato molte donne e uomini. 


“Come uomini?” chiesi virgineamente, ma ovviamente ero già consapevole che il sesso si poteva allargare a entrambi in generi, visto che quel cazzo che Francesco palleggiava tra le mani in qualche modo mi turbava e mi attirava assai.


“Ma certo - mi rispose - ho letto che gli antichi greci e romani, ma sicuro anche i moderni, si inculavano tra loro senza problemi e l’omosessualità era molto diffusa e neanche tanto nascosta. Vieni ti faccio vedere”.


E avvicinandosi senza nessun permesso prese in mano il mio cazzo che nel frattempo era cresciuto di dimensioni, e chinandosi aprì la bocca e se lo infilò in gola, cominciando a muovere la testa per un fantastico pompino. Non avevo mai provato niente del genere, il cuore mi batteva a mille, le gambe mi tremavano ma non mi sarei tirato indietro per tutto l’oro del mondo. Quando rialzò la testa Francesco prese in mano il mio uccello scuotendolo e facendomi i complimenti perché così era già più grosso del suo, e mi chiese di ricambiare mentre iniziò a masturbarsi impudicamente. Mi chinai un po' titubante su di lui che si era seduto già in poltrona, mi pose un cuscino su cui appoggiai le ginocchia, allargò le cosce e attirò la mia testa sul suo membro. Il sapore non mi piacque subito, tentai di ritirarmi, ma lui mi tenne fermo la testa, dicendomi che mi sarei abituato subito. Non fu così per quel mio primo pompino, ma continuai a succhiarlo come meglio potei fino a quando mi sborrò in bocca senza neanche avvertirmi che stava per venire. Quel nuovo sapore invece mi piacque, anche se lo andai a sputare tutto in bagno. Da quella sera non feci che pensare al sesso, mi masturbavo più volte al giorno pensando al cazzo di Francesco. Quasi ogni settimana capitava che lui fosse solo e mi chiamava per andarci, tanto abitavamo nello stesso palazzo e non c’erano problemi nel rincasare tardi. Dai pompini alle inculate il passo fu breve; mi faceva trovare un tappeto davanti al televisore e un cuscino posato su uno dei due lati più corti di esso: era fin troppo chiaro dove dovessi poggiare la testa distendendomi nudo e con le natiche aperte, pronto a ricevere il suo cazzo che trovavo sempre pronto. Farmi inculare mi piaceva moltissimo, e sculettavo mentre mi fotteva assatanato sopra di me. La cosa divenne più frequente quando lui prese la patente a andavamo fuori città a fotterci. 


Ma poi, iniziando a fare sesso con le ragazze e un paio di volte anche con una donna più grande e sposata, i nostri rapporti si diradarono, tuttavia non disdegnavamo, quando se ne presentava l’occasione, di vederci per fare sesso. Con lui avevo privilegiato sempre più il ruolo di femmina, e mi facevo inculare facendolo venire anche tre volte nella stessa giornata dentro di me. Poi, in bagno, mi masturbavo mentre espellevo la sua sborra.


Poi lui partì per lavoro e per lungo tempo non scopai più con altri maschi.


Poco prima dei cinquanta, pur facendo l’amore con mia moglie regolarmente e fottendo con passione anche un paio di amanti che avevo trovato in diverse chat, si rifece strada il desiderio di farmi scopare da un maschio. Avevo visto che nella chat che frequentavo c’erano anche stanze riservate ai soli uomini, e una volta mi decisi a entrarci. Usavo un nick che comprendeva il nome della mia città per cui fui subito contattato da uno. Dopo breve scambio di messaggi decidemmo di vederci nei pressi di casa sua, il giorno dopo, nel pomeriggio. Presi un permesso al lavoro per uscire prima e avere un po' di tempo per intrattenermi con quello che immaginai potesse diventare il mio nuovo amante. Ma vedendolo, quando si presentò, mi pentii: non mi piaceva affatto come viso e volevo andarmene. Inventai una scusa, lui capì e mi disse che avremmo soltanto preso un caffè e fatto due chiacchiere. Acconsentii e salimmo in casa sua. Mi fece accomodare in un salottino mentre preparava il caffè. Io smaniavo per andarmene: cosa cazzo avevo pensato di combinare con uno sconosciuto che non mi attirava per nulla?


Dop qualche minuto lui tornò recando un vassoio con due tazzine di caffè: non indossava però più i pantaloni e il suo cazzo appariva già pronto, duro e ballonzolante contro le sue cosce ben tornite e lisce. A quella vista l’idea di andarmene svanì. Bevvi il caffè con mano tremante e la bocca asciuttissima, lo stomaco in subbuglio. Mi chiese senza tergiversare se mi piaceva il suo cazzo e gli risposi che lo trovavo davvero molto eccitante.


Poi, mentre ero girato a guardare oltre la tenda che copriva una finestra, si strinse contro il mio bacino facendomi sentire il turgore del suo membro, con un solo colpo mi abbassò i pantaloni della tuta insieme agli slip e mi ritrovai col suo cazzo che si strusciava tra le natiche. Anche il mio uccello svettò verso l’alto per l’eccitazione, lui se ne accorse e lo impugnò da dietro, senza mai allentare il suo contatto con il mio culo. Poi aggiustò la mira con una mano spingendo il cazzo contro il mio ano che implorava di essere allargato sempre più e continuando a masturbarmi, mentre io mi piegavo spontaneamente appoggiandomi contro il muro. Più mi masturbava e più mi penetrava, e io lo aiutavo aprendomi le natiche e incitandolo come una cavalla quando si offre al suo stallone. Sborrai con uno spruzzo che sembrava non finire mai e lui continuò a sbattermi finché venne dentro di me, proprio come aveva fatto tanti anni prima mio cugino, senza chiedere permesso. Ci scambiammo i numeri di telefono, e da quella volta fui sempre io a chiamarlo per andarci e farmi fottere come una brava troia deve fare sempre per soddisfare un cazzo che anela soltanto a sborrarti dentro. 

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