L. era uno studente universitario fuorisede con una stanza in una casa condivisa con altri due studenti. Arrotondava consegnando pizze napoletane tra un esame e un party a base di disco e sballo. Io ero uno dei suoi giocattolini preferiti, adorava condividermi con suoi amici e per questo trascorrevamo lunghi periodi a casa insieme tra una scopata e un'orgia, a rallegrare lui e suoi amici, inginocchiata nuda o vestita come una troia per casa, mentre ovunque vicini invadenti, spiavano il mio corpo desideroso di cazzi, talvolta unendosi nei gustosi banchetti che mi vedevano unica portata. Una sera dopo qualche birra di troppo L. decise che voleva umiliarmi oltre qualsiasi confine superato, oltre le glory hole che organizzava con i suoi amici, oltre lo orge che mi vedevano soddisfare decide di suoi amichetti, di cui molto spesso non conoscevo i nomi, raccatati per strada con la promessa dis copare una figa in cambio di qualche regalo, soddisfacendo i miei desideri anche e soprattutto quando mi lascia in compagnia di cioccolattini grossi e carichi di sborra. Quella sera decise che avrei dovuto superare ogni limite e così fu. Mi porto in metro facendomi vestire con un toppettino trasparente e decisamente piccolo, sia nella stazione semi deserta che sulla metro, mi fece sere sul suo cazzo, infilando le mani sotto il poco tessuto che mi separava dallo sguardo dei pochi presenti e toccando i miei capezzoli, mi preparava sussurrandomi fantasie schifosamente perverse in sintonia con la mia voglia di essere puttana. Arrivammo alla stazione di Municipio, dove infilò 20 centesimi nella porta del cesso. Mi fece entrare ormai eccitata come una troia in calore, in quel bagno putrido e intriso di piscio, mi spogliò completamente lasciandomi in perizoma e tacchi e mi disse: "ora fai la troia con tutti quelli che entrano". Per due ore rimasi chiusa in quel cesso, alla mercè dei porci che L. raccattava in stazione e mi mandava a svuotarsi su di me, dentro di me mentre tutta sporca di sborra e piscio venivo a ripetizione. Alla fine entrò L. mi guardò inginocchita ricoperta di sborra e piscio, prese la mia faccia tra le mani, fece cadere su di me la sua saliva prima di infilare il cazzo dentro la mia bocca riempendomi dopo pochi colpi della densità del suo prezioso nettare.