…...A CASA.


Mi presento, sono un Master del Veneto con diversi anni di esperienza, ho 50 anni ed ho avuto diverse Schiave con cui ho giocato…. Ciascuna relazione mi ha lasciato qualcosa dentro e mi ha fatto crescere sia come uomo, sia come Padrone. Se avete il desiderio di scambiare idee considerazioni, oppure sei una donna biologica con tendenze alla sottomissione (o in cerca di un Padrone/Guida oppure Appartenenza) con esperienza oppure novizia puoi contattarmi… La mia Mail.: padrone55@virgilio.it oppure Telegram @PadroneSevero50


Questa storia, come tutte le altre che scriverò è reale, solo i nomi ed eventualmente i luoghi sono modificati per tutelare la privacy delle persone coinvolte. 


 


Come ebbi a dire nel capitolo precedente, ci avviammo verso la loro auto con direzione casa loro. I posti ormai li conoscevamo all’interno dell’automobile, il Verme (cornuto) sarebbe stato come prima il nostro autista mentre io e la mia Cagna ci saremmo seduti dietro per stare più comodi. Ormai si era ben capito che lei mi appartenesse, voleva diventare la mia schiava per cui sapeva che avrebbe dovuto donarmi tutto di lei, il suo corpo, le sue emozioni, la sua mente…. Ormai erano incatenate o, meglio, ingabbiate nel sacro vincolo dell’appartenenza. Aveva capito bene che appartenere aveva solo un significato per lei cedere il controllo esclusivo del suo piacere. Il suo piacere in quel momento era tanto, troppo i leggings che le avevo fatto indossare del colore che le avevo ordinato ne furono chiari testimoni, ormai la chiazza di umidità era abbastanza visibile per buona parte del cavallo, e dell’interno cosce, più evidenziata nel tratto del solco vaginale ove si notava un colore molto intenso battente quasi sul nero (La cagna era venuta e senza toccarsi).


Si chiacchierava sia con Carlo che con Angela (con temi diversi del BDSM) sulla giornata di sole primaverile, su quello che avremmo consumato a pranzo, su quanto fossero contenti di avermi conosciuto, mentre si dialogava la mia mano era poggiata su di una coscia di lei facevo percorrere lentamente in un andirivieni la lunghezza che dalla fica portava al ginocchio. Lei era calda, eccitata in un fiume in piena, dalla maglietta potevo osservare i suoi capezzoli irti come dei chiodi, l’eccitazione la stava devastando, mi accorsi che Carlo lanciava furtivi sguardi dallo specchietto retrovisore di tanto in tanto…. subito lo ammonii:


IO “- Verme guarda avanti, non distrarti gli occhi debbono essere concentrati sulla strada, CHIARO!!!”


Lui “- Mi scusi PADRONE, certamente PADRONE”.


Da questa situazione in cui ci trovavamo io ne ero particolarmente eccitato, avere ai miei piedi due automi, due Robot, che pendevano dalle mie labbra mi rendeva orgoglioso, anche se debbo dire ero leggermente combattuto dalla presenza maschile, come ho scritto in precedenza questo fu per me la prima volta a trovarmi in un contesto simile. Vinsi comunque quell’attimo di freno inibitore abbassai la lampo dei miei pantaloni ed estrassi il mio uccello già oltremodo paonazzo, afferrai Angela per i capelli e la spinsi sopra, lei d’istinto tentò di afferrare il mio uccello con la mano destra, gli diedi un forte strattone….


 IO “- non ti ho detto di utilizzare le mani Cagna…”


Lei “- Va bene Padrone come desideri…Hai un bel cazzo proprio come piace a me, spero di essere all’altezza…”


IO “-Zitta Cagna non sono qui per sentire i tuoi apprezzamenti, datti da fare, dimostrami quanto sei troia…”


Iniziò lentamente a poggiare la sua lingua sulla mia cappella dando dei baci al mio Glande tolse la lingua e iniziò a leccarla per tutta la circonferenza, già dai primi tocchi si notava la sua esperienza nello spompinare, eseguì un magistrale andirivieni su tutta la lunghezza dell’asta alternando baci con la bocca all’uso della lingua, tornata su iniziò a prenderlo in bocca guadagnando centimetro dopo centimetro i trequarti dell’intera lunghezza, nel risalire sentivo l’umido della sua saliva e la carezza vellutata della sua lingua, era molto brava nell’arte …… più e più volte sentivo scosse di piacere lungo tutta la schiena,  sentivo lo scroto in subbuglio e la verga vibrare, lei si accorse che stavo per venire e senza fermarsi mi guardò negli occhi in quella posizione per lei molto scomoda quasi come per chiedermi se poteva proseguire e farsi sborrare in gola.


IO “- Un attimo prima di donargli il mio seme esclamai …. Esigo che non lo ingoi devi trattenerlo in bocca ti dirò io quando e cosa fare.” 


Ebbi a malapena il tempo di terminare la frase che gli svuotai tutto il mio piacere in bocca. Era piena, le due guance erano deformate come se avesse un boccone abbastanza grande, nonostante tenesse serrate le labbra due piccoli filetti di sborra le colavano ai lati, fece per prendere dalla borsetta un tovagliolo per pulirsi ma la bloccai


IO “- lascia non pulirti è eccitante vederti in questo stato”


Mi fece cenno con la testa che aveva capito. Mi ricomposi, dopo una decina di minuti l’auto si fermò, era un piccolo complesso di villette a schiera bifamiliari, immediatamente fuori dal centro città, luogo tranquillo e nello stesso tempo signorile. 


Lui “- Arrivati”


IO “- Adesso scendiamo, e subito vi bacerete sulla bocca alla francese cosicché possiate dividere la mia sborra che insieme ingoierete”


I due si avvicinarono e si baciarono come due fidanzatini innamorati al distacco potei vedere il deglutire dei loro bocconi, entrambi ne fecero colare qualche goccia ma comunque si erano dissetati del mio nettare.


Lei “- Padrone finalmente, grazie di avermi liberata, ho male alla mandibola,  …. , è molto buona la sua sborra Signore spero possa donarmene ancora presto”


IO “- sono contento che ti piaccia Cagna”


Lui “- se volete possiamo entrare”


Avanzammo verso l’abitazione, lui avanti poi io ed infine la mia Cagna poco dietro di me. Entrammo, veramente una bella casa, appena dentro ci trovammo in un’ampia sala da pranzo con un bel tavolo in noce, spostato verso un laterale un bel divano molto comodo con al centro un tappeto sul quale era adagiato un piccolo tavolino. Una penisola divideva la stanza da un angolo cottura ben accessoriato, un corridoietto portava alla zona notte composta da un’ampia camera da letto matrimoniale e dal lato opposto una cameretta piccola con accanto l’ampio bagno.


Lei “-Padrone stamani prima di uscire mi sono alzata presto ed ho preparato un arrosto di vitello, una bolognese e degli stuzzichini. Se lei mi consente chiederei il permesso di andare a cambiarmi sono completamente bagnata, poi mi metto subito a preparare.”


IO “-Non è necessario che ti vada a cambiare anche perché dovrai rimanere completamente nuda, continuerai ad indossare solo le scarpe coi tacchi a spillo che hai ai piedi. Comincia pure a spogliarti adesso qui!”


Il cornuto era visibilmente eccitato, almeno dalla sua espressione del viso questo trapelava, nessun movimento nei paesi bassi. Angela iniziò con grazia a togliersi i vestiti, prima la maglietta poi le scarpe ed infine i leggings, indossò poi di nuovo le scarpe e disse….


Lei “- Vado un attimo a riporre questa roba nella biancheria sporca”


IO “-Lascia pure qui i leggings così che il verme possa leccarne i tuoi umori. Da questo momento il cornuto dovrà accontentarsi di usare la lingua visto che il suo cazzettino non serve e non è più gradito. Dico bene Verme?”


Lui “- Si padrone sarò solo il suo cornuto impotente e segaiolo.”


IO “- vedo che capisci al volo cosa ti compete, la mia cagna è una mia proprietà adesso, per te sarà off-limits”.


Lei “-Grazie Padrone finalmente qualcuno che lo mette a posto”


IO “- indossa un Grembiule e mettiti a preparare Cagna, ricorda, quando ti fermi di rimanere sempre con le gambe aperte, io ti osservo e se ne ho voglia verrò ad ispezionarti; quindi, i tuoi buchi dovranno essere sempre accessibili. CHIARO?”


Lei “- certo mio Padrone farò come mi ordini.”


Si mise così in cucina a finire di preparare il pranzo, intanto, il Verme era in ginocchio da un lato impegnato nel suo lavoro (Leccare l’interno dei leggings dove fino a qualche minuto prima era custodita la vagina di sua moglie.


Io ero ben accomodato sul divano che guardavo la mia Cagna impegnata a cucinare godendo di quella stupenda visione (il suo culo che presto avrei utilizzato a mio piacimento). La tavola era già apparecchiata per tre persone, qualche minuto dopo Angela esordì:


Lei “- È pronto iniziate a prendere posto, così che possa iniziare il pranzo.”


IO “- Hai già fatto abbastanza togli il grembiale e vieni a sederti, ci servirà il Cornuto.”


Mi fecero accomodare a Capotavola, si avvicinò Angela chiedendomi dove volessi che si sedesse, le feci cenno che il suo posto sarebbe stato alla mia destra, vicino a me, mentre avrebbe dovuto spostare il posto del verme verso il fondo del tavolo (non di fronte a me) sul lato lungo, proprio vicino all’angolo opposto al nostro. Feci accomodare la mia cagna, la sua sedia spostata dal tavolo di circa 40 cm, seduta con le cosce spalancate (come le avevo già detto doveva in qualsiasi situazione ci trovassimo rimanere ben esposta) per consentirmi in qualsiasi momento di accedere con semplicità alle sue parti intime. In questo modo per poter mangiare avrebbe dovuto inclinare la schiena in avanti in una posizione alquanto scomoda. Consumammo le portate veramente deliziose che la mia Cagna aveva preparato per allietare il mio palato, un banchetto delizioso, durante il pranzo io e lei parlammo di varie cose tenendo fuori dalla nostra discussione il cornuto (cosa che facemmo volutamente) che era visibilmente infastidito ed interdetto dal nostro comportamento. Ogni tanto da sotto il tavolo stendevo la mia mano verso di lei per poterle toccare la figa, appena sentiva le dita poggiarsi portava il busto indietro e il culo verso la parte esterna della sedia agevolando la mia penetrazione; 1, 2, 3 dita dentro, inutile dirvi che era un lago, mentre che la toccavo chiudendo gli occhi emetteva dei gemiti a volte strozzati a volte liberatori, era calda all’interno gonfia di piacere, un vero fiume in piena. Tirate via le dita le portavo alla sua bocca che apriva e con la lingua leccava avidamente il suo stesso nettare, aiutandosi con le labbra faceva un lavoro certosino pulendo con perizia il frutto della sua stessa essenza. Notai che il Cornuto dal fondo del tavolo lanciava degli sguardi lascivi ed ogni tanto la sua mano destra scendeva sotto, immaginai verso la sua intimità, era facile da prevedere visto che l’aria intorno era intrisa dell’odore di lei, lo stato in cui versava era prova di un godimento liberatorio. Finito il pranzo Angela mi chiese il permesso di poter sparecchiare e dare una pulita prima di metterci comodi.


IO “- No tu adesso sarai mia ora dovrai diventare ufficialmente la mia Cagna, il cornuto segaiolo che si è toccato per tutto il tempo del pranzo senza essere stato autorizzato metterà a posto e laverà pentole e piatti, che siano ben puliti poi controllerò. Ma prima Cane ti inginocchi e passi sotto il tavolo, vai dove era seduta la mia cagna e con la lingua pulisci il pavimento ed ingoia tutto; è chiaro Cane?”


Angela essendo seduta a distanza dalla tavola qualche volta nel portare il boccone alla sua bocca capitava che qualcosa cadeva finendo sul pavimento (un po’ di pasta, qualche pezzetto di arrosto un po’ di insalata).


Lui “- Ma padrone…”


IO “- Zitto lurido verme, osi discutere un mio ordine?”


Lui “- Veramente…”


IO “- Ho detto silenzio e datti da fare Cornuto, senza utilizzare le mani, solo con la lingua, ti è CHIARO?”


Lui “-Si Padrone obbedisco”


Mentre Carlo a quattro zampe andava al posto di Angela per fare ciò che gli avevo ordinato, io che ero in piedi accanto ad Angela, afferrai il suo braccio piegandolo dietro la sua schiena e gli feci segno di andare verso il divano. Arrivati li liberai il braccio e con tono arrogante e deciso gli sussurrai;


IO “- Apri bene le gambe Cagna…Alza le mani e portale dietro la nuca…Inarca la schiena indietro. Questa è la posizione di ISPEZIONE, che, devi assumere quando te lo ordino, unica variante quando sarai a piedi nudi senza scarpe dovrai rimanere in questa posizione sulle dita, ti è CHIARO?”


LEI “-Si mio SIGNORE”.


Andai all’appendiabiti lasciando Angela in quella posizione, presi dalla tasca del mio giacchetto il collare ed il guinzaglio che avevo acquistato per la mia nuova schiava e tornai da lei. Appena vide ciò che avevo in mano, notai i suoi occhi brillare ed un piccolo colorito, rosso chiaro, stamparsi sul suo volto.


LEI “- Finalmente Padrone, sapessi da quanto tempo aspettavo questo momento”


Notai sedendomi di fronte a lei qualche gocciolina di colore biancastro colarle dal piccolo labro della figa, sintomo che in quel momento il suo corpo nel basso ventre era attraversato da forti scosse di piacere, questo lo capii perché vedevo le sue gambe tremare e la sua espressione del viso leggermente contorta oltre naturalmente al luccichio della sua patatina.


IO “-Adesso inginocchiati Cagna ti apporrò il sigillo della tua appartenenza a me tuo unico Padrone e Signore”.


LEI “- Certo Mio Signore sono fiera di potermi finalmente inginocchiare ai suoi piedi”.


Così dicendo si avvicinò a me ed iniziò a piegare le gambe fino a quando finalmente le sue ginocchia non toccarono il pavimento, in questo frangente chiudendo gli occhi emise un leggero ululato di piacere...


LEI “-Sono al tuo cospetto pronta a ricevere il tuo sigillo di appartenenza Signore”.


IO “-Con questo collare chiuso intorno al collo da questo momento diventi ufficialmente la mia CAGNA, e allo stesso tempo io Sarò il tuo PADRONE. Avrai l’onere di indossarlo sempre in mia presenza con orgoglio, ed averne cura quando io sarò lontano da te, riponendolo con attenzione in un luogo sicuro dove mai nessuno oltre me e te avrà accesso”.


LEI “- Sono Pronta PADRONE”


Dopo che gli misi il collare, con la mano in senso di affetto, gli accarezzai i capelli e gli diedi un bacio sulla fronte, lei visibilmente fiera ed eccitata di ciò che era appena accaduto chinò la testa verso il pavimento ed iniziò a baciarmi le scarpe, la lasciai fare, molto lentamente ne sciolse i lacci di uno e lo sfilò continuando a baciarmi i piedi; continuò con lo sfilarmi le calze, a questo punto estrasse la lingua ed iniziò a leccarmi e a baciarmi il piede, allo stesso modo in silenzio senza proferire parola alcuna mi allietò dello stesso servigio l’altra mia estremità. Dopo una manciata quasi interminabile di minuti staccò la sua lingua dai miei piedi e in quella posizione sollevando lo sguardo mi disse:


LEI “- Padrone sono talmente eccitata che ho trovato molto naturale per la mia posizione dimostrarle il mio affetto, spero di aver fatto cosa gradita”


IO “-Se non ti ho fermata vuol dire che ho apprezzato il tuo gesto di umiliazione e sottomissione che hai appena fatto”.


Gli sollevai appena il viso ed attaccai il guinzaglio al collare:


IO “- Ti porto a fare una passeggiata fino alla vostra camera da letto, questo è il momento della tua prima punizione, ricordi?”


LEI “- Si mio Signore ma ti prego non essere molto sadico, fammi ciò che vuoi ma sappi che non sopporto il dolore”.


IO “- Mettiti a 4 zampe, allarga le gambe, inarca la schiena e solleva il culo dovrai camminare in questo modo, esponendo al meglio i tuoi buchi”


LEI “- Grazie Padrone”.


La guidai per tutta la stanza fino al lavabo dove il cornuto visibilmente eccitato stava asciugando i piatti per poi riporli al loro posto.


IO “-Allora verme, hai visto la tua dolce mogliettina come ha compreso immediatamente quale sia il suo posto! Pensi anche tu cornuto-segaiolo impotente che non sei altro di volerti sottomettere ed obbedirmi?”


La frase era naturalmente di rito, fatta solo per coinvolgerlo e non lasciarlo escluso dal nostro rapporto, in realtà sapevo benissimo quale sarebbe stata la sua risposta, soprattutto sapevamo entrambi che lui non sarebbe stato partecipe alle nostre SESSIONI….


LUI “- Certo Padrone anche io mi sottometto al tuo volere come ha fatto la troia di mia moglie”.


Un forte calcio in culo gli arrivò che lo fece sobbalzare e sbattere con la testa allo stipite...


IO “- Come ti permetti lurido verme di offendere la mia cagna, meriti una sonora lezione, che non ti venga in mente di offenderla mai più sia in mia presenza che soprattutto in mia assenza, è Chiaro Verme?”


LUI “- Diventò di mille colori e toccandosi le chiappe doloranti per il calcio ricevuto disse: mi perdoni PADRONE, non sono degno nemmeno di inginocchiarmi ai suoi piedi, ma voglia avere compassione di questo umile cornuto”. 


IO “- Lascia ciò che stai facendo e seguimi…”


Andammo tutti e tre verso la zona notte, gli feci segno di entrare nella cameretta del loro figliolo, lui obbedì ed andò avanti facendo strada. Entrammo e gli dissi:


IO “- Adesso inginocchiati verme con le mani dietro la schiena, rimarrai al buio mentre io con la mia Cagna andremo a profanare il vostro talamo nunziale…, obiezioni?”


Lui “- No Padrone da oggi qui comandi tu e questo vale anche per me”.


IO “- Chiudendo la porta, naturalmente non potrai masturbarti, CHIARO?”


Lui “- con voce tremante ed incerta, d’accordo Padrone.”


Spensi la luce e diedi uno strattone al guinzaglio perché la Cagna mi seguisse, chiusi la porta dietro di noi ed entrammo nella loro stanza da letto, era luminosa una tenda doppia copriva la visuale dall’esterno ad una ampia finestra ma nel contempo faceva entrare la luce del sole, accanto al letto vi era una poltrona con sopra poggiata una grande bambola da collezione di porcellana, la spostai adagiandola in terra da un lato e mi tolsi i miei blue jeans con la maglietta, rimanendo in intimo, mi sedetti sulla sedia e gli ordinai con voce dura:


IO “- Stenditi sulle mie ginocchia Cagna, a pancia sotto, adesso proverai cosa significa contravvenire ad un mio ordine…”


Si alzò da terra e venne a stendersi, come gli ordinai, sulle mie gambe, era un po’ maldestra ma l’aiutai ad assumere una posizione sicuramente poco comoda per lei; infatti, stesa com’era toccava terra da dietro con la punta dei piedi e davanti con le dita delle mani, questo per permettermi di avere alla giusta inclinazione il suo splendido culetto. Iniziai a colpirla sui glutei in principio non molto forte ma comunque con colpi decisi 10 colpi su un gluteo e 10 sull’altro, lei si dimenava ed emetteva dei gridolini ma nulla più, mi fermai ed iniziai ad accarezzarle le parti che avevo battuto, poi mi insinuai nella sua intimità, era un lago.


IO “- Troia ti eccita prenderle?”


Lei “- No mio padrone ho sentito male”


IO “- Questo non è nulla, vedrai alla fine.”


Ripresi il trattamento questa volta con più veemenza, si dimenava e si contorceva per il dolore, intanto le sue chiappe iniziavano ad assumere un colorito di rosso ben evidente, qualche lacrima iniziava a scendere dal suo volto disegnando delle strisce di color viola scuro evidente. Altri 40 colpi ben assestati, interrompo e faccio scivolare la mia mano all’interno delle sue cosce che trovo umide, insinuo due dita all’interno della sua fica e la trovo colma di umori. Un rivolo di materiale biancastro trasparente ed appiccicoso si trasferisce su di essi, è il suo nettare, la sento ansimare affannosamente, è venuta copiosamente, porto le mie dita intrise del suo nettare alla sua bocca e…


IO “- Pulisci cagna, fino all’ultima goccia”


LEI “- Grazie Padrone”


Prende a leccare con impegno a succhiare quasi come fosse un pene, ormai so quanto sia brava con la bocca. Sotto di lei il mio uccello inizia a premere verso il suo ventre, si erge, avverto il bisogno di tirarlo fuori e fotterla come merita ma cerco di contenermi non è ancora il momento. Le faccio cenno di alzarsi, mi alzo a mia volta, le ordino di adagiarsi sulla poltrona, in ginocchio sul sedile con le braccia incrociate sulla spalliera e la testa poggiata su di esse. Intanto mi avvicino ai miei pantaloni e tiro via da essi la cintura, larga circa 8cm di vero cuoio molto resistente e rigida, era lunga circa 160 cm, ne avvolsi un paio di giri dal lato dei ganci di chiusura alla mia mano in modo da avere una buona presa e di conseguenza un ottimo controllo, tornai da Angela portai la mia mano verso la sua bocca e….


IO “-Baciala Cagna tra qualche minuto accarezzerà la pelle dei tuoi glutei”


LEI “- Ho paura Padrone ti prego non farmi tanto male”


IO “- Ho detto baciala!!!”


Nel viso la paura, negli occhi il terrore di quello che di lì a poco si sarebbe consumato…


IO “- Allarga un po’ le gambe ed inarca la schiena come ti ho insegnato”


IO “- Sei pronta?”


LEI “- Si Padrone!”


Iniziai a percuoterla con colpi leggeri, 4 serie da 5 colpi, già iniziava a notarsi sulle chiappe già rosse per il precedente trattamento lo stampo di qualche cinghiata data con più forza. Adesso sarebbe venuto il bello altre due serie questa volta da dieci colpi ciascuna con più forza. Iniziai, si avvertiva il sibilo nell’aria e lo schiocco secco provocato dall’impatto del cuoio con la pelle, La sentì piangere e contorcersi dal dolore tra la prima e la seconda serie mi fermai qualche minuto per permetterle di riprendersi, intanto presi a massaggiarle le chiappe rosse fuoco, anche al tocco leggero della mia mano lei ormai avvertiva un dolore acuto sul suo posteriore, ne mancavano altre dieci non potevo certo fermarmi, le diedi un po’ di sollievo masturbandole la fica superfluo dirvi in che condizioni la trovai. Gli feci qualche foto del suo culetto in fiamme, le ordinai di aprirsi la fica con le mani in modo da poterla fotografare internamente, poi gli feci qualche foto in viso, un viso devastato dalle lacrime accompagnate dal colore del suo trucco che colava dai suoi occhi disegnando il tragitto lungo il suo viso. Inviai il book fotografico in chat al cornuto nell’altra stanza con scritto “NON TOCCARTI O ME LA PAGHERAI VERME”. Feci rimettere la mia Cagna in posizione e ripresi la cintura per gli ultimi dieci colpi, questa volta otto furono di lieve intensità ma gli ultimi due li scagliai in sequenza con una tale intensità da farla saltare dalla sedia per il forte dolore, gridò e pianse, un pianto lungo e liberatorio, si inginocchiò a terra e si avvinghio con le braccia forte alla mia gamba, io iniziai ad accarezzarle la testa ed il viso intriso ormai dalle lacrime, la aiutai a sollevarsi dal pavimento ed a riassumere la posizione, questa volta cosce larghe mani poggiate sui braccioli della sedia e schiena inarcata. Le accarezzai il culetto che ormai nei punti di maggior contatto era viola intenso. Le misi le dita nella fighetta, guadagnai l’interno senza alcun problema visto gli eccessivi umori che colavano, le mie dita erano fradicie di umori le estrassi ed iniziai a massaggiarle la rosetta dietro, era molto stretto, raccolsi di nuovo un po’ di umori dalla sua fica con le dita ed iniziai a penetrarla dietro…


IO “-Rilassati sentirai meno dolore”


LEI “- singhiozzando ancora per il pianto rispose, si mio Signore”


Continuai per diverse volte fino a quando riuscii a ficcarle dentro al culo due dita ed a pomparla per qualche minuto, avevo il cazzo al limite della sua grandezza e durezza aveva bisogno di esplodere, tolsi i boxer e mi avvicinai alla bocca della mia Cagna…


IO “- Leccalo perbene cagna, e rilassati tra un po’ ti faccio il culo”


LEI “- Mhhhhh si Padrone ma fai piano ti prego sono stretta dietro”


Dopo un poco, che ebbi umettato il suo buchetto con i suoi stessi umori, ed avevo il cazzo umido della sua saliva mi piazzai dietro di lei e le appoggiai la cappella sul suo buchetto, dalla dimensione del mio uccello in proporzione al suo buchetto capii che dovevo penetrarla in modo molto lento tanto da darle il tempo di adattarsi alle mie dimensioni. Iniziai lentamente ad entrare dentro di lei, ebbe un sobbalzo appena la mia cappella le profanò lo sfintere, lo estrassi di nuovo ed iniziai a pomparle la fica che era un lago, quando fui sicuro che il mio uccello era ben bagnato dei suoi umori ripresi col suo culetto entrai non senza difficoltà per un quarto della mia lunghezza, mi fermai per darle il tempo di abituarsi, poi con una potente stoccata gli fui dentro fino ai coglioni, lei emise uno strillo acuto, ormai avevo guadagnato il suo buchetto che accoglieva tutta la mia asta, cominciai a pomparla inizialmente lei si dimenava sicuramente per il dolore che percepiva, a mano a mano che le sue pareti interne si rilassavano ed accoglievano con minor sforzo il mio bastone iniziai ad aumentare il ritmo delle pompate. Notai che iniziava a piacerle, si dimenava questa volta non per il dolore della penetrazione, emetteva muggiti di piacere, continuai a stantuffarla per diversi minuti quando infine le esplosi dentro tutto il mio piacere, lei emise un grido forte di piacere a sua volta segno che in quel momento raggiunse l’orgasmo. Non estrassi immediatamente il mio cazzo dal suo culo ma avvicinai la mia bocca al suo orecchio e le sussurrai...


IO “-Ora lo tolgo, tu chiudi le chiappe dovrai conservare la mia sborra dentro di te fin tanto che non ti ordino di liberartene CHIARO!!!”


LEI “- Si Padrone, come tu desideri”


Estrassi la mia verga dal suo buchetto, qualche piccolo rivolo si sborra ne fuoriuscì, pochissima in realtà, tirai dal guinzaglio la mia schiava e la feci inginocchiare davanti a me gli misi davanti alla bocca il mio cazzo semiduro, ancora bagnato e con qualche piccola chiazza di colore marrone chiaro, gli ordinai adesso puliscilo con la bocca, dovrai fare un buon lavoro ed ingoiare il tutto, lei lo accolse in bocca e con la lingua iniziò la pulizia, ogni tanto avvinghiava le sue labbra e spompinava per farlo tornare duro, poi lo toglieva dalla bocca e iniziava a passarne la lingua su tutta la lunghezza compreso i coglioni, spesso la vedevo deglutire. Alla fine, aveva fatto un ottimo lavoro.


IO “- Bravissima Cagna hai fatto un buon lavoro, adesso andiamo è giusto far partecipare anche il Cane alla nostra sessione”.


Mi infilai l’intimo e strattonando il guinzaglio la portai nella stanza dove era rinchiuso il verme cornuto. Era in ginocchio nella stessa posizione in cui lo avevamo lasciato, era visibilmente scosso, sicuramente avrebbe voluto masturbarsi sentendo le urla ed i pianti della moglie provenire dalla stanza di fronte, immaginando solo cosa stava accadendo.


IO “- Bene cane, come ti avevo promesso è giunto il momento di farti condividere il nostro piacere”.


Portai la mia Schiava accanto a lui la feci alzare e posizionare col culo sul suo viso; ordinai a lui di aprire la bocca e togliere fuori la lingua, a lei di divaricarsi le chiappe con le mani.


IO “- Adesso Troia ti puoi liberare della mia sborra, e tu verme vedi di non farne cadere nemmeno una goccia, dovrai ingoiare tutto e poi pulire il suo culo con la lingua è CHIARO?”


Lui “- Si padrone”.


Lei “- Tutto chiaro Padrone”.


Questo finale è stata un’esperienza fantastica vedere con quanta foga Carlo raccoglieva ogni goccia della mia sborra direttamente dal culo della sua amata consorte, la quale si contorceva nel sentire la lingua di lui cercare di guadagnare l’interno del suo ano.


I giochi per quel giorno si conclusero li, tutti e tre fummo soddisfatti di come era andato il nostro incontro, continuammo a parlare anche dopo la sessione non più dell’esperienza che avevamo appena concluso, ma come dei vecchi amici di cose banali e della vita di tutti i giorni. Da li a poco mi riaccompagnarono alla stazione, ci lasciammo con l’appuntamento per la settimana successiva…CONTINUA


(Una dedica speciale alla mia amica di PENNA.   J.)