Vi voglio raccontare dell'occasione che Alessandro ebbe con Serena. Dopo i tanti rifiuti ricevuti durante le notti in discoteca lui aveva iniziato a fissarsi con ragazze più acqua e sapone. Evidentemente la capella del suo cazzo sempre dritto aveva iniziato a puntare verso luoghi di cultura perchè per un certo periodo frequentò i bar davanti all'università ed alcuni circoli della lettura. Era a caccia di una ragazza poco più che ventenne che non si facesse problemi a fare due chiacchiere con un ragazzo più vicino ai trenta come lui.


La svolta avvenne in biblioteca. Fu lì che Alessandro vide Serena, una ragazza di 23 anni studentessa di storia dell'arte che sedeva sola dedicandosi alle sue poesie. Serena scriveva sempre tantissimo isolandosi dal mondo con la fantasia tanto che non si accorse degli sguardi di Alessandro tramortito dal suo aspetto da giovane maestrina che a lui faceva un sesso assurdo con quegli occhiali le cui lenti facevano da vetrina ai suoi occhi castani. Dello stesso colore erano i capelli. La finestra aperta faceva entrare del vento che glieli accarezzava come avrebbe voluto fare lui che avrebbe voluto toccarle anche ben altro. Sotto la giacchetta e la camicetta lilla ben abbottonata Serena sembrava nascondere un fisico di tutto rispetto. Alessandro era convinto di intravedere una terza di seno.


Doveva parlarci. Doveva trovare qualcosa da dire o che facesse da punto di contatto tra loro. Gli spessi libri fantasy che sbucavano dallo zaino aperto di lei parevano quasi un ostacolo, Alessandro non sapeva nulla di quel mondo. A Serena però piaceva parecchio l'arte espressionista ed aveva vicino un depliant della mostra dedicata a Renoir a Palazzo Bovarini.


Alessandro sentiva l'erezione dargli coraggio e si buttò.


Cosa poteva dire a quella ragazza con quei grandi occhioni castani che gli occhiali rendevano più curiosi ed esaminanti? Che carte poteva giocare un ragazzo senza particolari qualità come lui? Cosa altro aveva da offrirle all'infuori dei soldi? Nulla. Pur di andare con lei alla mostra Alessandro si offrì di pagarle il biglietto d'ingresso più un gelato da prendere alla gelateria interna di Palazzo Bovarini. Rischiò. Certe ragazze si sarebbero offese per quella proposta ma Serena no. Lei sorprendentemente accettò.


La notte stessa si ammazzò di seghe pensando a Serena. La mattina seguente mentre faceva la doccia vide il suo pene così molle e stanco che sembrava entrato in un lungo letargo, la sua intima attrezzatura di piacere si ridestò solo quando la rivide davanti alla biglietteria. Il suo sorriso, la sua timida scollatura ed il suo profumo fresco e floreale lo fecero tornare il maiale di sempre. Come promesso Alessandro pagò il biglietto per entrambi poi all'ingresso diede a lei la precedenza per poter guardare il suo sedere coperto dai suoi pantaloni color viola scuro e per un attimo sognò di essere il telefono di lei dolcemente intrappolato nella tasca di dietro posta proprio contro il suo gluteo destro.


Oltre a farsi tante seghe Alessandro aveva avuto anche lo scupolo di prepararsi. Per impressionare Serena aveva fatto delle ricerche su internet per avere una infarinatura di arte impressionista. Ogni tanto durante la loro conversazione lui buttava lì alcuni termini accennando per esempio agli effetti atmosferici oppure alle pennellate visibili ed invisibili. All'inizio andò bene, Serena apprezzava. Poi però Alessandro esagerò dicendo una serie di plateali fesserie e lei iniziò a ridere di lui. Serena non era stupida. Lo interruppe persino in malo modo pur di dare un taglio alle stronzate che lui stava dicendo.


"Scusa ma il gelato quando me lo offri?"


Con quelle labbra carnose e con quella lingua lunga Serena sapeva bene come assaltare la crema e la cialda di un cono gelato. Era bravissima a leccare e con quella bocca dava l'impressione di saper fare mille altre cose tanto che Alessandro già si immaginava ad andare con lei nei cessi di Palazzo Bovarini per farsi fare un pompino. Decise che dopo il gelato l'avrebbe portata vicino alla toilette ed avrebbe provato a prenderla per mano per portarla nei bagni. Purtroppo quando Serena fini il suo gelato la sorte voltò definitivamente le spalle ad Alessandro.


Un predatore che nella catena sessuale stava ben più in alto di lui si era accorto di quella dolce ragazza che con quella montatura di occhiali ed il suo aspetto da maestrina trasmetteva porcaggine pura. Ludovico, il curatore della mostra, si fece avanti. Era elegante con quel blazer costoso ed i capelli brizzolati. Esordì con un commento sul dipinto "La colazione dei canottieri", una delle opere di Renoir che Serena preferiva.


Lei gli sorrise mentre Alessandro diventò invisibile. Ludovico era una persona colta che di impressionismo ne capiva davvero e Serena iniziò a pendere letteralmente dalle sue labbra. Quell'affascinante curatore museale impartì ad Alessandro una vera e propria lezione su come farsi le appassionate di arte più carine. Gli bastarono poche frasi ad effetto per raggiungere lo scopo.


"Studi storia dell'arte? Davvero? Io sono uno storico d'arte. Scommetti che so qual è il tuo sogno proibito?"


Serena sgranò gli occhi e trattenne il respiro in attesa di scoprire se lui indovinasse o meno.


"Ti piacerebbe visitare i sotterranei di Palazzo Bovarini? Ci sono opere di Renoir non visibili al pubblico e molte altre cose che..."


"Sìiii!, Sìiii! Ti prego. Portamici."


Serena rispose con l'entusiamo di una dedicando a quell'uomo che aveva il doppio dei suoi anni il suo sorriso più bello, quello che ad Alessandro non aveva mai mostrato. Anzi si voltò verso di lui e guardandolo come fosse ormai un ingombro gli disse che se non era interessato a vedere i sotterranei della villa se ne poteva pure andare. Chiunque avrebbe capito che tra Serena e Ludovico c'era gia una forte intesa che andava ben oltre la passione per l'impressionismo ma Alessandro no. Lui era testardo. Voleva continuare a lottare quella guerra ormai perduta. 


Scese le scale assieme a loro con addosso l'imbarazzante ruolo di terzo incomodo. Con Ludovico Serena perse il cordiale distacco esibito con Alessandro. Gli camminava sempre affianco e sempre vicino e lui ne approfittava. Alessandro vide la mano di quell'affascinante curatore di museo poggiarsi sul culo di lei ogni volta che si fermavano a contemplare un quadro fuori mostra mentre Serena rideva come una scema e lo guardava rapita. Alessandro avrebbe venduto sua madre per avere addosso quello sguardo. 


Ludovico scialava il suo sapere senza sosta finche non fece a Serena una domanda.


"Se sto esagerando dimmelo Serena. Forse ti sto riempiendo di troppe informazioni."


"Tu puoi riempirmi quanto vuoi e come vuoi."


Risero entrambi a quella risposta. Alessandro invece rimase di sasso.


"Più in là c'è uno spazio riservato ad un'opera molto particolare che però non è di Renoir. E' mia. Ti va di andare fino in fondo a vederla?"


"Non vedo l'ora di andare fino in fondo con te."


Si parlavano guardandosi dritto negli occhi e sorridendosi. Alessandro c'era ma era come non esistesse tanto che lui trovò chiusa la porta a sbarre che loro due si erano lasciati alle spalle. Fu costretto a rimanere fuori da quella che si rivelò essere l'alcova di un cacciatore di fica molto più scaltro e smaliziato di lui. Poteva essere soltanto spettatore sconfitto di quello che sarebbe successo di lì a poco.


In quell'ultima stanza dei sotterranei di Palazzo Bovarini c'era un divanetto color porpora ed un minifrigo ma soprattutto c'era un quadro tanto grosso quanto osceno sulla cui tela era raffigurato un grosso toro occupato a fare la monta con una nobildonna durante un picnic in riva ad un lago. Serena era estasiata dal tratto delle pennellate ma anche dai testicoli di quel grosso bovino che sembravano due sfere perfette piene di sperma e di animalesco testerone. Lei commentò sospirando.


"Quanto è bello! Ma tutti quei nomi affianco al quadro cosa rappresentano?"


Ludovico gli spiegò che quelli erano tutti i nomi delle ragazze che lui aveva portato lì sotto prima di lei. Marika, Eleonora, Claudia, Daniela... Erano le firme di tante belle fighe che se avessero avuto l'occasione di vivere un'esperienza di sesso bestiale e selvaggio con un maschio da monta non si sarebbero tirate indietro. Ognuna di loro sarebbe potuta essere la donna del quadro.


"E a me piace pensare di essere il toro dell'opera." chiosò l'intraprendente curatore.


Lui volle dimostrare subito a Serena che aveva le qualità per esserlo. Si avvicinò a lei e poggiò la sua patta gonfia e dura sul suo sedere. Lei sospirò ancora e stavolta non per il quadro. Quando senti le mani decise di lui girarla lei si voltò guardandolo con gli occhi di chi non desiderava altro che consegnare sè stessa ad un uomo così esperto e maturo. Serena si lasciò guidare da lui che prendeva su di lei libertà sempre maggiori.


"Lascia che ti tolga questi occhiali da maestrina! Voglio guardare il tuo viso. Che lineamenti! Che tonalità di pelle! Potresti essere il soggetto di qualunque quadro. Potresti essere una musa, una giovane nobildonna o una prostituta affamato di sesso. Tu hai fame di sesso Serena?"


Serena annuì sorridendo in modo un po nervoso ed imbarazzato. Era eccitata e non poteva più nasconderlo dietro quel suo enorme sorriso.


"Che bocca grande che hai! Anche io ho qualcosa di altrettanto grande."


Ludovico non si riferiva alla sua lingua che entrò nella bocca di Serena dando inizio ad una intensa limonata ma bensì al suo grosso membro ancora intrappolato nei suoi pantaloni che Serena iniziò ad accarezzare guidata dalle mani di lui che poco dopo aprì la sua patta.


Il rumore della zip arrivò alle orecchie di Alessandro come una ferale notizia e quando la grossa e dritta nerchia di lui uscì fuori di fronte all'espressione entusiasta di lei qualcosa gli morì dentro. Era come se in quel momento avesse capito che Serena non era sua e non lo sarebbe mai stata perché destinata a chi sa accendere gli istinti femminili e sa come trattare la figa. A lui spettavano le briciole e spettava quel posto da guardone imprigionato dietro le fredde sbarre di quella porta chiusa.


La calda bocca di Serena era tutta per Ludovico. Appena lei si inginocchiò per dedicarsi al suo carnoso membro mostrò tutta la sua intraprendenza. Ludovico apprezzò tanto che le rivolse alcuni sentiti apprezzamenti.


"Che bocca incredibile! Che lingua viziosa! La tua fellatio è arte Serena. Davvero. "


Fu un complimento che arrivò anche all'orecchio di Alessandro il quale si era chiesto spesso se le morbide labbra di Serena avessero già incontrato prima d'allora la cappella di un uomo. Chissà se era abituata a mettere in bocca solo la cima delle penne con cui scriveva le poesie ed i suoi appunti di storia dell'arte oppure no. Chissà quanto doveva essere bello farcire la grande bocca di Serena con il cazzo, pensò lui. Non l'avrebbe mai saputo. Sapeva però che la sua mano destra sarebbe stata sempre la sua più fedele amica ed anche quella volta aveva bisogni di essa. Quando Alessandro tiro fuori dai pantaloni il suo cazzo duro le sue dita ed il suo palmo destro si dimostrarono per l'ennesima volta lo sfogo migliore per la sua sessualità repressa.


Esperta di pompini o meno Serena era scatenata. Ci sono donne predisposte per fare certe cose. La sua bocca sembrava senza fondo e capace di buttare fuori sempre più saliva. Ludovico la guardò dall'alto e vide il suo talento nel rollare il suo grosso cazzone ed accoglierlo poi dentro arrivando addirittura fino alla radice. C'erano poi quei momenti in cui Serena faceva una sosta per prendere fiato e guardava quell'uomo maturo aprendo la sua bocca ingorda con quella lingua che cercava lascivamente la saliva attorno le sue labbra. Dopo un sorriso complice Serena tornava alla carica.


Coccolare lo spesso membro di lui con la bocca era però solo l'antipasto. Ludovico portò Serena vicino al divanetto e prima di salirci sopra con lei iniziò a spogliarla. Tolse la maglia a collo largo sotto cui si intravedevano la sua terza di seno ed i suoi capezzoli già dritti e puntuti come chiodi. Il reggiseno di Serena finì a terra. Il suo seno aveva una forma dolce e mordida che quasi contrastava con le sue areole scure ed i capezzoli tanto sporgenti. Il curatore tocco a piene mani quelle mammelle, godette della loro morbidezza e del senso di velluto che davano al tatto. Quando iniziò a leccare i suoi capezzoli così dritti e sensibili Serena iniziò a gemere. Quei versi di godimento arrivarono fino alle orecchie di Alessandro che dovette accontentarsi di vedere soltanto la schiena nuda di lei. Avrebbe tanto voluto godere lui di quelle tette che poteva solo immaginare mentre i versi da porca che faceva Serena lo eccitavano sempre più facendo scorrere la sua mano su e giù lungo il gambo del suo pene gonfio in modo ancor più fenetico.


Serena continuava a spogliarsi. Via i suoi pantaloni, via le sue sfiziose mutande color turchese. La ragazza posò per alcuni attimi in piedi davanti a Ludovico già sdraiato sul divanetto. Il curatore la osservava accarezzare il suo inguine con le dita frugando i suoi castani peli pubici. Alessandro ebbe il fugace privilegio di osservare il paffuto sedere di lei così fresco e così sodo ma irraggiungibile per lui. Quella carne così piacevole al tatto sarebbe stata accarezzata da altre mani. Alessandro pensandoci si segò ancora più forte.


Serena era eccitata, pronta e con la fregna umida. Salì sul divanetto e poi scese sul grosso cazzone di Ludovico lasciandosi scappare un profondo gemito chè rimbombo sbattendo tra le fredde pareti di quel sotterraneo. Serena iniziava a rimbalzare a fare versi sempre più osceni e forti. Con lei si mosserò anche i suoi capelli castani ed il suo seno che si agitava sotto lo sguardo compiaciuto del suo amante che le dedicò alcuni ispirati apprezzamenti.


"Sei stupenda Serena! Meriteresti di dare ispirazione agli artisti più arditi. Immagina essere la musa di tanti pittori eccitati."


"Siiii! Che bello sarebbe!"


"Immagina essere la dea che tanti ritrattisti aspettano di avere come modella da tutta una vita."


"Siii! Sarebbe stupendooo!"


Serena rimbalzava sempre di più e gemeva ancora più forte. L'eccitazione prese lei ma anche quel porco del curatore che di punto in bianco la prese come fosse una bambola e la girò su quel divanetto per metterla a pecora. Prima di entrare da dietro Ludovico non potè resistere dal dare due ceffoni a quel culo così invitante e rotondo. Il rumore di quegli schiaffi entrò con prepotenza nei timpani di Alessandro. Ludovico lo guardò divertito per un attimo prima di spingere il suo cazzo dentro Serena ancora una volta e tornare a stuzzicare la fervida fantasia di lei anche a parole.


"Sai Serena? Il tuo amico che ti ha fatto da accompagnatore ci sta spiando."


"Non è un mio amico. Non è niente."


"E' un guardone."


"Un patetico guardone."


"Però ti eccita sapere di essere guardata mentre vieni scopata, è vero o no Serena?"


"S-sì, è vero. Mi piace."


"Posso organizzare una classe di nudo artistico solo per te. Una classe tutta al maschile. Ti piacerebbe scopare davanti a loro e far agitare i loro dritti pennelli?"


"Mmmmmhhh siiii..."


Quella fantasia infiammava lei tanto quanto lui. Le stantuffate di Ludovico divennero più vigorose e decise. I fianchi di Serena sbattevano sempre più contro il suo inguine.


Fap fap fap fap


L'orgasmo stava arrivando ed era vicinissimo per entrambi. Vennero quasi all'unisono quasi a dimostrazione della loro potente ed animalesca intesa. Lui estrasse il suo carnoso palo da quella fessura così calda ed accogliente per annaffiarle il sedere con la sua sborra bianca mentre a lei bastarono pochi tocchi del suo clitoride ipersensibile per iniziare a buttare fuori i suoi umori. In pochi istanti quel divanetto divenne uno schifo.


Dopo un accoppiamento tanto focoso venne sete ad entrambi. Ludovico tirò fuori la bottiglia di prosecco dal minibar mentre Serena andò vicino al quadro del grosso toro che montava la nobildonna ed appose la sua firma affianco alla cornice vicino ai i nomi di tante altre ex visitatrici di quella alcova abusiva.


I tre flute di prosecco erano pronti. Uno per Serena, uno per Ludovico ed uno per Alessandro anche se per lui sarebbe stato più indicato bere da un amaro calice.


Purtroppo Alessandro non c'era più. Dopo aver provato l'ennesimo solitario momento di piacere l'eccitazione se ne era andata e la vergogna per quella nuova cocente umiliazione aveva iniziato a mordere perciò se ne era andato. Le uniche tracce che lasciò furono le abbondanti chiazze di sborra finite sul ruvido pavimento di quel seminterrato.


Serena ottenne da Ludovico la promessa di posare posare nuda davanti a una classe di ritrattisti. Ludovico ottenne di conseguenza da Serena il suo numero di telefono. Alessandro non ottenne nulla. 


Anzi no. In realtà non rimase davvero a bocca asciutta.


Quell'esperienza aveva dato a Serena l'ispirazione per scrivere nuove poesie. Ne scrisse più di cinquanta. Alcune erano più criptiche, altre più esplicite ma avevano tutte un elevato tasso erotico che non passò inosservato. Serena trovò un editore e nel libro che raccoglieva le sue poesie per adulti la prima in ordine di lettura fu proprio quella intitolata "Il patetico guardone". Chissà quante lettrici hanno riso leggendo quei versi da lui ispirati.