Non sapevo come, ma lo avrei fatto. Avrei trovato la maniera di rubarla alle attenzioni della festa per almeno 20 minuti' Un papà innamorato

 

 

Ero fuori dalla chiesa e aspettavo sotto il sole cocente, assieme a tanta altra gente, il momento in cui fossero usciti. La cerimonia della prima comunione di Nancy fu lunga, ma sapevo che avrei dovuto aspettare ancora: le foto, la festa e il congedo degli invitati.... sarebbe stata di certo un'attesa lunga ed estenuante, ma per Nancy, questo e altro. Nancy è mia figlia, anche se non lo sa. 

 

Sua madre (mia cugina) mi fa chiamare “zio” per via di vicissitudini dolorose. Non mi dà fastidio: sono comunque in grado di stare con lei abbastanza tempo durante i mesi. Anzi per certi versi è pure meglio: meno drammi, meno rotture di scatole, ci si vede solo quando c'è una festa, o per necessità. Lei mi chiama “zio”, e và bene così. 

 

Il tormento dell'attesa viene mitigato dalla vista di lei in posa per le foto. E' semplicemente magnifica: la veste bianca cerimoniale le copre i vestiti fino ai piedi, facendola quasi sembrare più alta del suo metro e mezzo. Ha le mani che reggono il libro di catechismo della prima comunione, all'altezza del petto come se ancora pregasse  e sotto si vede il crocifisso (di plastica) che ha al collo.  Il suo visino ovale è contornato dai suoi capelli castani che le scendono oltre le spalle, i suoi occhi anch'essi marroni con delle sopracciglia ben definite, il suo adorabile naso (che lei odia perchè dice che è grosso) e la sua corona di fiori bianchi la fanno sembrare una Madonna in versione mini.  La sua espressione è quasi di fierezza, anche se, conoscendola, so che è uno sguardo di impazienza: è stufa anche lei di tutto questo e vuole andare a mangiare il suo meritato pranzo (che, essendo del sud, sarà faraonico). 

 

E' il ritratto della purezza, e per questo assolutamente desiderabile. È in posa tra due composizioni a forma di colonna, fatte di palloncini  di colore rosa e bianco sulla cui cima spicca un grosso palloncino rosa. Non riesco a fare a meno di associare quelle composizioni a due enormi cazzi, e subito dopo immagino quella stessa ragazzina (mia figlia) tra due grossi cazzi di carne, con tanto di veste bianca e corona di fiori. Cerco di scacciare questo pensiero, ma non ci riesco e sento il cazzo indurirsi. Metto una mano nella tasca dei pantaloni, e me lo sposto, in modo che si veda il meno possibile; “sei un porco” dico a me stesso , e nella mia testa un'altra voce dice “si, lo so”.

Finalmente arriviamo a casa di mia cugina. 

 

Ci attende una tavolata infinita con cibo e vino all'eccesso, e naturalmente tutti vogliono fare gli auguri a Nancy e portarle i regali. Io le porterò il mio per ultimo.

 

Durante il pranzo lei mi vede e mi saluta raggiante: è così bella. Dopo un tempo che mi sembra infinito, mi chiama e mi chiede di aiutarla a portare in camera sua tutti quei regali. Ora o mai più.

Ci avviamo dal giardino verso la sua camera

 

“accidenti, che caldo, zio. Grazie per l'aiuto. Ti diverti?” mi dice standomi davanti sulle scale

 

“certo, tesoro. Sono felicissimo di essere qui....” le dico, mentre guardo, davanti a me, quel bel culetto che sporge dalla veste bianca.

 

“ho caldissimo: questa vestaglia mi fa sudare un sacco.... quando sono su mi tolgo i pantaloni e le calze!” mi dice.

 

“come preferisci... l'importante è che tu stia bene”, le dico chiudendo la porta della sua stanza alle mie spalle.

 

Lei butta sul letto i regali da bimba piccola che le hanno portato, poi si gira verso di mè con gli occhi brillanti... “me lo hai portato?” mi chiede. Si riferisce al regalo che le avevo promesso e che sua madre non vuole che abbia: uno smartphone.

 

“certo, piccola. Tieni: te lo meriti!” le porgo il pacchetto nemmeno incartato e lei sorride come non mai. 

 

“Grazie zio!” mi si butta addosso abbracciandomi alla vita. La sento stringersi a me, il suo vis è sul mio petto inspiro il suo profumo fresco e solare. Sento le sue tettine attraverso la stoffa! Sentirla che si sfrega contro il mio cazzo me lo fa rizzare quasi istantaneamente, tantè che lei se ne accorge! 

 

“Ma zio... ti è venuto il pisello duro?" Dice con tono innocente. Sentire lei dire queste parole, mentre ha ancora la veste bianca e la corona di fiori mi scombussola parecchio.

 

“Si, ma tu come sai che i piselli diventano duri?” le dico spiazzato

lei ride, come se parlasse ad uno della sua età....”ma dai, zio! Ho già  anni! Credi che non abbia mai parlato con le mie amiche? Molte di loro già fanno i pompini ai loro ragazzi, e alcune hanno anche già fatto sesso.... credi che non abbia mai navigato in internet? So bene cosa fa un pisello... anzi un cazzo”

 

Mi sento come un adolescente sminchiato da una sua compagna di classe: l'immagine della purezza! Certo: pura e autentica troiaggine! Sono un povero provinciale! Ma alla fine di cosa mi stupisco? Le cose vanno così, oggi e lei.. bè... è proprio mia figlia! 

 

“hei? Ci sei? Pronto?.... che fai imbambolato?”

 

non mi ero accorto che mi stava parlando “hè? Cosa?...” altra figura da pirla... lei mi guarda ancora e sghignazza di nuovo.... “sembri davvero sconvolto” mi dice, mentre si stacca da me e comincia ad armeggiare con la cintura della veste.

 

“un po' lo sono”, le dico, recuperando un po' di controllo

“anzi, mi chiedo fin dove arriva la tua conoscenza e soprattutto la tua esperienza!” le dico

 

lei mi guarda con un'espressione maliziosa (si... maliziosa).

“chissàààààà!” mi dice, mentre con fare rilassato si slaccia la gonna della veste e comincia ad abbassarsi i pantaloni “vuoi sapere se faccio i pompini ai miei compagni?” mi dice. Vedo il suo culetto sporgere dalla veste. Lo fa apposta: si stà abbassando i pantaloni con lentezza e curvando la schiena, così da mostrarsi tutta. 

 

Non indossa le mutandine

mi avvicino a lei aprendo la cerniera dei pantaloni.

“più che “se” fai i pompini, mi chiedo  quanti tu ne abbia già fatti!” le rispondo, mettendomi dietro di lei.

 

“ma daaai, che dici... credi che sono una puttana?” mi dice guardandomi da sopra la spalla

 

“si... credo tu sia un bella troietta!” le dico, infilandole il cazzo duro come il marmo tra le natiche.

 

“zio, ma che fai?.... mi metti il pisello tra le gambe? Sei pazzo?” dice piano, con una voce falsamente sorpresa e per nulla preoccupata.

 

“ma come? Non dicevi che sai cos'è un cazzo, e come funziona? Ora fallo funzionare!” le dico. Piego le gambe per raggiungerla meglio, le afferro i fianchi e iniziando a strofinare avanti e indietro, sentendo gìà gli umori della sua fighetta.

 

“si, ma se ci scoprono? Sono tutti di sotto ed è già un po' che siamo qui...” mi dice preoccupata

 

“allora facciamo presto!” le dico. Sento le labbra umide della sua fighetta contro la punta del mio cazzo. Insinuo la punta tra quelle labbra e faccio per spingere, ma lei si sposta.

 

“No, ti prego... non l'ho mai fatto e non voglio che faccia male!” mi dice in tono supplichevole.

 

“e mi vuoi lasciare così duro?”, le dico riprendendo a sfregare tra le sue cosce, contro le labbra della fighetta.

 

“no, certo... ah!” lei sussulta, e mi dice “stasera dormi da noi, vero? Dormiamo insieme!” 

 

continuo a sfregare tra le sue gambe: la sua fighetta è bagnata al punto da rendere le sue cosce scivolose e calde. Lei mi guarda con aria implorante come per volermi convincere: potrei penetrarla ora. Potrei spingere il mio cazzo così a fondo dentro di lei da colpirle l'utero, e non potrebbe nemmeno gridare.... 

 

in qualche modo lei capisce cosa sento. Non si scosta e non prova a fermarmi: gira ancora di più le spalle e la testa in modo da potermi quasi guardare dritto negli occhi. In un attimo incrocia le gambe, rendendo il suo interno cosce ancora più stretto. Non so dove abbia preso quest'idea, ma ora sento il mio cazzo completamente avvolto. La guardo negli occhi: vedo la stessa voglia, la stessa impazienza che ho io, e vedo il suo piacere dipingerle sul volto un' espressione quasi di supplica. Continuo a spingere e a strofinarmi contro di lei, senza penetrarla, mentre con le mani le le afferro il culetto, coì duro e morbido al tempo stesso. 

 

Lei comincia a tremare: il suo respiro è affannoso e, con la mano destra mi afferra un braccio, mentre un mugolio intenso le esce dalla bocca serrata.

 

Viene. Leggo un godimento intenso nei suoi occhi che non hanno mai smesso di incrociare i miei, e il vederla così... con la luce che le colpisce quel viso angelico in preda al godimento, ancora contornato dalla corona di fiori e dalla veste bianca, mi porta subito sull'orlo dell'orgasmo, e lascio andare un mugolio strozzato.

 

Come in risposta a questo, lei si stacca da me e con un unico movimento si inginocchia davanti al mio cazzo, prendendolo in bocca.

 

Le afferro la testa ed esplodo in un orgasmo incredibile.

 

Le vengo in bocca con una sborrata copiosa, ma lei non si ritrae e tormenta il mio cazzo con colpi di lingua, bevendo tutto o quasi.

 

Sento il mio orgasmo calmarsi e guardo in basso: lei mi sta ancora succhiando il cazzo, tenendo l'asta con le mani. Con un lungo ultimo succhio se lo fa uscire di bocca. È una visione incredibile. Nancy... la mia Nancy... mia figlia... è in ginocchio davanti a me, dopo avermi succhiato il cazzo: le mani a coppa, come se stesse pregando, la bocca sorridente, ancora con gocce della mia sborra sulle labbra e gli occhi rilassati e felici. Una piccola adonna porca e pompinara: la blasfemia più sublime che si possa vedere.

 

Solo per questa cosa.. solo per questo istante, sono disposto ad andare all'inferno mille e mille volte.

“NANCY, SEI DI SOPRA?”

 

La voce di Giò, da sotto ci fa sobbalzare. Dannazione, mi ero davvero scordato di tutto!

 

“SI, MAMMA, ORA SCENDO!” grida lei rialzandosi e allacciandosi la veste.

 

In pochi secondi mi ricompongo, mentre Nancy si ripulisce la bocca e si chiude la veste senza mettere nulla sotto.

 

“metti le mutande” le dico sommessamente.

 

“non c'è tempo! Dai, andiamo giù!”

mi prende la mano e si precipita fuori dalla camera

 

“mamma, eccoci” dice in tono allegro.

 

“ma che avete fatto lassù? È mezz'ora che vi cerco” dice Giò con aria seccata.

 

“scusa, mamma, ma lo zio ha voluto darmi il suo regalo!”

 

Giò mi guarda con faccia inquisitoria.

“non le avrai mica dato un telefono? Sai che non voglio che lo abbia ancora”

 

“ma nooooo....” le dico io mentendo in maniera spudorata

 

“le ho solo dato un po' di spicci” butto lì per calmarla

 

“a proposito, mamma... dove mettiamo a dormire lo zio, stanotte? La sala è così ingombra e il divano nemmeno si vede”

 

“hai ragione, tesoro....” dice Giò. “e non sarà possibile rimettere tutto a posto prima di sera” dice in tono stanco

 

“posso sempre trovare un albergo” comincio a farfugliare, ma so che Giò è di coccio.

 

“ma quale albergo... no, ti toccherà dormire in camera con Nancy.” dice in tono risolutivo.

 

“ah, vabbè.... allora mi toccherà!” dico in tono seccato, ma dentro non sono mai stato più felice.

 

“ah, d'accordo....” dice lei in stono falsamente accomodante

 

“.... ma se ti azzardi a russare, ti sbatto fuori” dice lei sorridente.

“ma sì, ma sì, sbattimi pure....” dico pregustandomi ciò che accadrà tra poche ore.

 

Nancy sgattaiola via andando a salutare gli invitati. Vedo le sue gambe attraverso la veste, e sapendola nuda, sotto, quasi mi torna duro.

Avrò ancora tempo con lei.... non lo sprecherò.