Arrivammo al resort verso le 19.00. Con Conchita e José ci demmo appuntamento per la cena che avremmo consumato allo stesso tavolo, come accadde anche le sere seguenti fino alla loro partenza da lì a qualche giorno.


Manuel ed io facemmo una bella doccia insieme e lui fu molto premuroso a massaggiarmi con lo scrub rinfrescante alla menta ed eucalipto. Nonostante avessimo messo frequentemente e abbondantemente la crema solare con protezione cinquanta, tutto il sole che avevamo preso si faceva sentire. Per cui, dopo la doccia, misi anche una crema dopo sole, invece del mio solito balsamo profumato.


Anche se la serata si preannunciava soft, non volli far mancare a Manuel il sex-appeal della mia preparazione. La mia nuova acconciatura mi permise un veloce trattamento dei capelli. Misi un trucco leggero e sostituii lo smalto bianco della serata precedente con un più tradizionale rosso fuoco.


Scelsi di indossare il vestito bianco con una stampa a motivi astratti rossi e neri, con la gonna ampia, lunga a metà coscia. Provai a mettermi un comodo tanga nero in cotone ma si sarebbe potuto intravedere sotto l’abito, così lo sostituii con il tanga bianco. Manuel stette ad osservare tutti i miei preparativi e ogni tanto, attraverso lo specchio, gli mandavo occhiate dolci.


Infine calzai i miei sandaletti rossi con il mezzo tacco.


“Avevi detto che ti saresti vestita tranquilla, ma tanto tranquilla non mi sembri…” disse Manuel con tono scherzoso.


“Amore, non ci posso fare niente se non ho nessun vestito ‘tranquillo’, a parte gli shorts e le magliette che indosso per andare in spiaggia. Vuoi che metta quelli?”


Ovviamente oppose un netto quanto ironico diniego.


Ci incontrammo con la coppia nostra amica nella hall.


Dopo cena, come di consueto, ci sistemammo nei salotti esterni dove bevemmo un digestivo.


Conchita aprì la conversazione scusandosi se lei e il marito erano rimasti ad osservarci mentre concludevo il pompino a Manuel in spiaggia, giustificandosi che l’inatteso spettacolo li aveva rapiti e non pensarono di poter apparire indiscreti.


La rassicurai: “Se per noi fosse stato un problema avrei smesso immediatamente, oltre al fatto che quando decidiamo di fare sesso in pubblico ci assumiamo ogni onere ed onore.”


Loro apparvero sollevati dalle mie parole, poi ci disse di averci visti passeggiare mentre erano intenti con l’altra coppia. Mi parve essere un po’ imbarazzata, infatti aggiunse: “Spero che abbiate compreso che avevamo voglia di sperimentare…”, confermando il fatto che lei era attratta da noi e, anche se le avevo già ribadito che non eravamo interessati a fare sesso con loro, non aveva perso tutte le speranze e temeva una nostra recondita gelosia.


Poi mi ringraziò di averli consigliati a provare a cambiare ambiente rispetto al resort e che, l’indomani, sarebbero tornati alla stessa spiaggia per incontrare ancora l’altra coppia. Le rimarcai la mia contentezza per la loro conquista.


Verso la mezzanotte, sentimmo del clamore e degli urletti provenire dalle ‘aree giochi’. Visto che Manuel ed io eravamo in procinto di andare a dormire, ci alzammo tutti e quattro e ci dirigemmo verso la fonte di tutto quel casino.


Dietro ad un nutrito gruppo di spettatori, riunito intorno ai due grandi materassi delle aree giochi, c’erano due tipe intente in una improvvisata esibizione hard.


La prima, una ragazza mora sui ventisette o trent’anni (una di quelle che aveva ironizzato sul vestito che indossavo la sera precedente, volendo farsi passare per una santarellina) era intenta a spompinare una serie di uomini che erano in fila dalla parte opposta alla nostra.


I tizi ancora in attesa erano sei e si segavano, cercando di portarsi vicino all’orgasmo; poi, quando arrivava il loro turno, uno si piazzava davanti alla ragazza che si impossessava del suo membro e lo spompinava brutalmente fino a farselo sborrare in faccia, e così uno dopo l’altro.


Ad ogni eiaculazione, il pubblico acclamava rumorosamente. Dalle acclamazioni che sentimmo prima di assistere e dallo sperma che aveva in viso, sui capelli e sul seno, ipotizzai che doveva averne soddisfatti almeno già quattro.


L’altra tipa, una cinquantenne abbastanza formosa e, secondo noi, per niente attraente, si faceva scopare sempre a turno, ma per lei in fila si contavano solo altri due pretendenti, oltre a quello che la stava montando come una vacca ma non riusciva a raggiungere l’orgasmo in tempi accettabili per questo tipo di esibizioni.


Di tanto in tanto, osservavo il viso di Conchita che sembrava molto rapita dallo spettacolo e, secondo me, le sarebbe piaciuto essere al posto dell’altra ragazza, ma non penso che la gelosia di José glielo avrebbe permesso.


Manuel ed io assistemmo ancora ad un paio di sborrate, poi ci congedammo dai nostri amici e andammo a dormire. Tutto quello sperma mi aveva dato il voltastomaco. E per fare a me quell’effetto…


Sia il lunedì che il martedì seguenti, Conchita e José incontrarono la coppia loro amica;  Manuel ed io invece andammo alla scoperta di altre due rinomate spiagge della zona, trascorrendo momenti molto rilassanti, finalmente nella solitudine di coppia che tanto amiamo.


La sera li ritrovavamo a cena e raccontavamo loro dei luoghi visitati.


Mercoledì sarebbe stato il loro ultimo giorno di permanenza al resort, per cui concordammo che saremmo rimasti in loro compagnia per una giornata più rilassante, visto che alla sera ci sarebbe stata anche la festa a tema ‘Discosexo’. Quando lessi il titolo della serata mi venne da ridere. Manuel si chiese: “Ma dove l’hanno preso quello che si inventa certe banalità?”


“Sarà sottopagato, poveretto…” replicai io, dubbiosa sul livello di interesse che avrebbe potuto suscitarmi un tale evento e speranzosa che, al di là delle intenzioni trasgressive degli organizzatori, avrei almeno potuto ballare un po’. In ogni caso, avevo già in mente cosa avrei indossato per l’occasione.


La giornata trascorse tra bagni in piscina, chiacchiere, ozio e un po’ di lettura. Quando avevo sete, mandavo mio marito al bar per non vedermi più quel bamba del barman. Non facevamo nemmeno più caso ai gridolini di piacere (prevalentemente finti) che provenivano dagli accoppiamenti in piscina e dalle aree giochi.


Da parte mia, la voglia di cazzo crebbe costantemente e non fu certo dovuta a ciò che accadeva vicino a noi, ma dal fatto che non lo prendevo da sabato: stasera Manuel lo avrei sderenato!


Già dal primo pomeriggio, iniziai a fremere e non vedevo l’ora di tornare in camera a prepararmi. Nel frattempo avevo pianificato anche come mi sarei truccata e pensai : “Ve lo faccio vedere io cos’è il ‘Discosexo’!”


Sotto la doccia, rifinii la depilazione alla patatina, poi mi cosparsi il balsamo lucidante per l’abbronzatura che aveva raggiunto livelli di intensità che credevo impensabili.


Ero ancora completamente nuda ma mi infilai ugualmente i miei sandaletti in vernice nera con tacco a spillo strepitoso. Spesso sento la necessità di indossare le calzature prima di tutto il resto e di truccarmi, perché mi mette addosso una certa energia e una bella carica erotica.


Manuel, vedendomi girare così per la camera, indugiò molto ad osservarmi, prima di andare a fare la doccia e a prepararsi. Finalmente si decise e io ne approfittai per vestirmi di quel poco che avrei indossato: tanga elasticizzato nero semitrasparente e l’abitino più osceno che abbia mai avuto.


L’avevamo acquistato in un sexy shop in vista di questa vacanza e l’avevo messo solo una volta in casa perché in qualsiasi altro luogo, a parte questo resort o qualche club privato, è assolutamente improponibile.


La parte superiore è un tubino nero molto attillato a girocollo, senza maniche ma, ciò che lo rende indecente, anzi, pornografico, è la parte inferiore cortissima, giusto a coprire le chiappe, con due spacchi laterali che arrivano fin sopra le anche. Ciò implica che, qualsiasi movimento faccia, anche rimanendo eretta o semplicemente il camminare, culo e patatina si rendono totalmente visibili. Figuriamoci a ballarci!


Il trucco ‘disco’ che mi feci consisteva in sfumature orizzontali che partivano in basso con una sottile traccia nera che verso l’alto sfumava al blu, viola, fuxia e oro e tutte si estendevano fin quasi alle tempie. Marcai molto anche il contorno occhi. Rossetto e unghie fuxia completarono l’immagine di ‘pantera del Discosexo’.


Manuel mi mangiava con gli occhi: mi immaginavo tutte le fantasie che si stava facendo e quanto si stesse pregustando l’effetto che avrei fatto.


Certo che ero abituata a look ben più raffinati e intriganti. Vestita così sembravo proprio una zoccola ma, per il mio lavoro, sono sempre stata abituata ad immedesimarmi nella parte che mi veniva chiesto di ricoprire, per cui, se quella sera il copione da recitare era il ‘Discosexo’, quello avrei dato loro.


Decisi di farmi dare un piccolo acconto di ciò che sarebbe seguito a fine serata: mi avvicinai a lui con aria indifferente, poi approfittai della sua distrazione per prenderlo per un braccio, tirarlo contro di me e piantargli un bel po’ di lingua nella sua bocca.


Ricambiò all’istante con molto vigore, allora divaricai un poco le gambe e premetti il ventre contro il suo pisello che era già bello eretto. Grazie ai tacchi, la parte anteriore della mia patatina era alla giusta altezza per toccare il suo glande. Quando lo sentii essere nella posizione giusta, mossi per un po’ di volte il bacino a destra e a sinistra per sentirlo meglio e, soprattutto, fargliela sentire meglio. Lui assecondò i miei movimenti tenendomi le mani sulla parte superiore dei glutei.


Stavo iniziando a bagnarmi, per cui interruppi gli strusciamenti, gli diedi un ultimo bacio e mi staccai. “Spiacente, continuerei ma ci stanno aspettando. Il saldo lo avrai con gli interessi più tardi…” lo rassicurai e mi diedi un’ultima specchiata di controllo.


“Hai un’aria di porcellaggine inaudita.” mi disse.


“E me la sento tutta addosso, te lo assicuro. Andiamo altrimenti va a finire che scopiamo adesso.” Lo presi per mano e lo trascinai fuori dalla camera.


Arrivammo nella hall, dove i nostri amici ci stavano già aspettando. Quando mi videro, si aprirono in un grande sorriso. Conchita esclamò un sonoro “WOW!” e mi diede due baci sulle guance. Per riceverli mi chinai leggermente e quella fu la prima esposizione totale del mio culo di centinaia di altre che si sarebbero susseguite quella sera.


Anche Conchita si era lanciata in fatto di abbigliamento. Indossava un miniabito in lycra gialla, attillatissimo, con due grandi aperture circolari ai lati che le lasciavano scoperti i fianchi e una sul petto. Non portava biancheria intima e l’aderenza del tessuto le faceva due tettone così.


Per un istante, provai una certa invidia e, non lo nascondo, anche una forte curiosità di pastrugnare quei due globi sfrontatamente voluminosi. Rifuggii questi pensieri lussuriosi e ci incamminammo verso la sala ristorante.


Inutile dire che il mio look in perfetto tema e parecchio scandaloso suscitò le a me ben note reazioni di uomini e donne, nettamente contrastanti tra loro, ma ci fu un’eccezione che mi giunse inaspettata: la ragazza che il sabato precedente mi aveva guardata schifata per il mio vestito trasparente, la stessa che la sera successiva spompinò in pubblico almeno dieci uomini, mi salutò con un ampio sorriso e colsi nel suo sguardo una certa ammirazione. Ricambiai cordialmente e tra me pensai che la tipa aveva deciso di seguire la classica strategia del “Se non riesci a batterli, fatteli alleati.”


Al buffet, decisi di smettere di preoccuparmi del mio culo in vista: solo una leggera flessione in avanti del mio busto faceva salire la parte posteriore del vestitino, mettendo in piena mostra i miei glutei e tutto quello che ci sta in mezzo, mentre la parte anteriore, non trattenuta a causa degli spacchi laterali, penzolava scoprendomi il pube appena velato dal tanga trasparente che, invece di offrirmi un minimo di copertura, esaltava la carnosità del mio Monte di Venere. Manuel era in estasi mistica.


Terminammo la cena circa un’ora prima che iniziasse la festa, così andammo all’esterno a fare un giro.


Devo ammettere che la direzione del resort aveva profuso un certo impegno nell’organizzazione, allestendo una vera e propria pista da ballo con luci e impianto audio di tutto rispetto. Notai anche che avevano spostato nei pressi anche i due materassoni dell’area giochi, segno che prevedevano o auspicavano che, oltre a ballare, le persone avrebbero fatto anche un altro tipo di ‘attività motoria’ a ritmo della musica.


Mentre passeggiavamo, Manuel mi abbracciava tenendomi una mano sul fianco e, come al solito, il suo tocco mi faceva venire le vampate di libidine. Avevo bisogno di iniziare a ballare per distrarmi dai pensieri sessuali che con sempre maggior frequenza mi pervadevano la mente.


La musica iniziò soffusa invitando il pubblico ad avvicinarsi alla pista. Qualcuno iniziò già a ballare. Quando il numero di persone aumentò, il Dj fece i consueti saluti e annunciò l’apertura ufficiale della festa che, in fatto di genere musicale, promise bene fin dall’inizio, con brani anni ‘80 e ‘90. Conchita ed io ci buttammo subito scatenandoci.


Ogni tanto, Conchita ed io facevamo una pausa per riprendere fiato e bere, tornando al tavolo dove ci aspettavano i nostri uomini e, un paio di volte, riuscimmo a trascinarli in pista.


Ero veramente al settimo cielo e l’ambiente rilassato mi permise di potermi lasciare andare con i miei passi e il mio stile di ballerina professionista, senza dovermi preoccupare di limitarmi, a differenza di quanto feci a Saint Tropez la settimana precedente.


Molti intuirono la mia professione e non mancarono di farmi sinceri e affettuosi complimenti. Sia io che Conchita ricevemmo anche qualche complimento un po’ spinto da parte di un paio di signori piuttosto disinvolti. Manuel e José lo notarono e risero divertiti.


Nel frattempo, alcune coppie stavano animando le due zone ‘hot’ che erano state create ai lati della pista da ballo. Era trascorso ormai qualche giorno dal nostro arrivo, così ebbi modo di notare che le coppie più attive dal punto di vista delle performances erano più o meno sempre le stesse, mentre altre le vidi limitarsi ad assistere o ad avere qualche rapporto in acqua dove si rimane un po’ più coperti. Riconobbi anche qualche nuova coppia fresca di arrivo nel resort.


In occasione della festa, l’orario del silenzio fu spostato avanti di una mezz’ora, che diventarono quarantacinque minuti ma non di più. Alle 00,45, la musica cessò e rimanemmo a chiacchierare con i nostri amici per un’altra mezz’ora. Compresi che erano combattuti tra il rimanere in nostra compagnia e l’andare a dormire, perché l’indomani sarebbero dovuti rientrare a Madrid.


Io avevo l’impellente necessità di fare sesso e anche Manuel che, durante la nostra conversazione, sempre più frequentemente mi accarezzava le cosce.


Conchita mi espresse il loro desiderio di rimanere in contatto con noi e ci propose di passare nella loro camera per scambiarci i nostri recapiti.


Ci alzammo e ci dirigemmo verso l’interno del resort.


Ci fecero accomodare nella loro suite che era piuttosto diversa dalla nostra, ma non meno confortevole. Conchita recuperò da un borsone una biro e un block-notes dove scrisse i loro recapiti. Nel frattempo, José prese dal frigobar una serie di mignon di liquori vari e ci chiese cosa preferivamo bere.


Dopo che scrissi i nostri, la ragazza mi chiese di indicare loro in quale zona dell’Italia si trovasse casa nostra, così glielo mostrai su Maps e lei ne fu incuriosita a tal punto che iniziò a guardare le foto della zona e apprezzò molto i luoghi a noi cari. Poi aprì una galleria di immagini sul suo cellulare e ci mostrò un po’ di foto di casa loro, di alcune loro vacanze precedenti e così via.


Mentre guardavamo le immagini, Manuel mi abbracciava da dietro e teneva il suo mento appoggiato alla mia spalla. Sentivo il suo membro durissimo premere sul mio sedere e lui non disdegnò di muovermi i fianchi affinché lo sentissi meglio.


Mi parve che Conchita se ne accorse, tant’è che aveva un sorrisetto malizioso che non c’entrava nulla con le foto che ci stava mostrando.


Presi un bicchiere e bevvi per dissimulare la situazione ma Manuel, imperterrito, non si scollava da me. Io iniziavo a distrarmi dalle spiegazioni di Conchita perché avevo intuito le intenzioni mio marito.  Infatti, passarono ancora poche decine di secondi e lui insinuò un piede in mezzo ai miei e, spostando la gamba a lato, mi costrinse ad allargare leggermente la mia, poi iniziò a baciarmi sul collo. Mi sentii divampare e non potei fare altro che distogliere lo sguardo da quanto stavo guardando, inclinai la testa all’indietro e mi godetti i baci del mio uomo.


Manuel spostò le mani dai miei fianchi e le portò a stringermi i seni. Conchita e José rimasero in silenzio a guardarci compiaciuti. Una delle sue mani lasciò la presa, scese fino alla mia patatina e me la strinse completamente tra le sue dita, incurante della scena che stavamo offrendo ai nostri amici.


Conchita si mosse e recuperò il copriletto che stese a terra, consapevole che avremmo ripetuto quanto facemmo qualche sera prima. Lei fu più lucida di quanto non lo fossi stata io e si preoccupò anche di prendere un paio di asciugamani e un pacchetto di fazzolettini che posò a fianco dell’improvvisato futon.


Andò verso il marito e iniziò a baciarlo appassionatamente. Anche lui era parecchio infoiato e non perse tempo a mettere le mani sulle tettone della moglie e a pastrugnargliele energicamente.


Dopo essersi sfogato così per un po’, la fece girare in modo da essere anche lui alle sue spalle come era Manuel con me. Ora eravamo di fronte e le nostre coppie potevano guardarsi. José infilò le mani nelle aperture laterali del vestito della moglie e vidi che si diressero decise sul suo pube. Lei divaricò le gambe al massimo di quanto glielo consentisse l’abito aderente e si godette parecchio le ravanate che stava ricevendo.


La ragazza spostò una mano dietro al suo sedere per toccare il pisello del marito e io feci lo stesso. Questo gioco ‘a specchio’ iniziava ad intrigarmi e, senza che ci dicessimo nulla, loro e noi avevamo ingaggiato una serie di alternanze nelle nostre mosse che conferirono un’enorme complicità alla situazione.


Toccava a noi la prossima mossa ed io mi sfilai il vestito rimanendo con il tanga velato che ormai era diventato trasparente da quanto era già zuppo del mio miele.


José rispose sfilando l’abito alla moglie che rimase completamente nuda.


Fu la volta di Manuel che lasciò la presa da me, giusto il tempo per togliersi i vestiti e così fece José.


Poi, sempre da dietro, mi prese per i polsi, mi fece camminare fino a circa in metro dal muro, mi alzò le braccia e me le fece appoggiare alla parete, mi fece divaricare ben bene le gambe e prese a toccarmi oscenamente ovunque. Quanto mi sentivo piacevolmente troia nei confronti dei nostri amici che ripeterono esattamente le nostre mosse.


In quella posizione, inevitabilmente offrii a mio marito l’occasione di iniziare a penetrarmi e lui non se la fece sfuggire. Si aggrappò con fermezza ai miei fianchi, mi puntò il cazzo e lo inserì dolcemente. Mossi un po’ il culo per ottimizzare la mia posizione, poi quando lui sentì che la mia vagina non opponeva alcun ostacolo, prese a scoparmi con decisione.


Io ormai ero partita per lo spazio e lasciavo che mi facesse di tutto, cercando in ogni modo di assecondarlo e incrementare il nostro piacere.


Dopo diversi minuti di quel martellamento, gli feci capire che volevo cambiare posizione: mi staccai dolcemente, mi girai dando le spalle al muro e mi ci appoggiai. Manuel venne verso di me, io alzai la gamba sinistra, mi feci penetrare nuovamente e gliela posizionai nell’incavo della sua schiena.


Conchita, a causa della sua bassa statura e di quella troppo alta di suo marito, non poté fare la stessa cosa ma José dimostrò molta prontezza, così che alzò la moglie in modo che le gambe della ragazza fossero appoggiate nella piega delle sue braccia, la mise con la schiena contro il muro e riprese a martellarla furiosamente approfittando del fatto che, in quella posizione, Conchita aveva la passera divaricata all’inverosimile e il livello del suo godimento era chiaramente visibile dall’espressione del suo viso e dalla sua bocca, completamente spalancata.


Manuel volle quindi cambiare posizione: come me desiderava qualcosa di più intimo e passionale, quindi uscì lentamente da me e mi accompagnò a sdraiarmi sul copriletto che la nostra amica aveva disposto sul pavimento. Loro ci seguirono a ruota.


Eravamo una accanto all’altra, entrambe a cosce spalancate in attesa che i nostri uomini riprendessero a scoparci. Mi venne spontaneo cercare la mano di Conchita e ce la stringemmo reciprocamente guardandoci sorridenti per qualche istante. I rispettivi piselloni non tardarono a presentarsi all’ingresso delle nostre vulve smaniose di venire riempite nuovamente.


I maschi ripresero i loro vigorosi affondi. Nell’aria si respirava un incredibile ed inebriante odore di sesso, mentre la mia mano e quella della mia amica continuavano a rimanere strette, permettendoci di percepire reciprocamente i sussulti che i nostri uomini ci provocavano ad ogni affondo.


Sussurrai che ormai ero prossima all’orgasmo. Manuel chiese: “¿Estás ahí?” loro risposero entrambi affermativamente, così accelerò il ritmo delle poche pompate che riuscì a darmi ancora, poi esplodemmo tutti in un fantastico e travolgente orgasmo a quattro. Conchita addirittura urlò qualche parola che mi risultò del tutto incomprensibile.


Rimanemmo così avvinghiati per lunghi minuti che ci consentirono di goderci appieno i piacevoli postumi dell’orgasmo e recuperare il controllo delle nostre menti. Eravamo tutti e quattro in un bagno di sudore e il nostro improvvisato giaciglio era fradicio.


Sentivo il cazzo di Manuel avviarsi al riposo, causando il travaso di gran parte del suo seme tra i miei glutei.


Concita, molto spudoratamente, esclamò: “Estoy llena como un merengue (Sono piena come una meringa)!” Io non dissi niente ma constatai di essere nelle sue stesse condizioni.


I nostri mariti si liberarono dal giogo delle nostre cosce e ci lasciarono andare in bagno a scaricarci delle abbondanti sborrate che avevamo ricevuto.


Conchita, mentre si lavava osservò: “Facciamo sesso tutti i giorni, ma come fanno i nostri uomini a produrre così tanto sperma? lo sanno solo loro!” Io risi mentre mi infilavo due dita nella vagina per cercare di estrarre al meglio la mia farcitura cremosa.


Uscite dal bagno ci rivestimmo e trovammo i maschietti seduti in giardino a chiacchierare come se nulla fosse successo.


Conchita fece notare a José che era tardissimo e che dovevano riposare almeno qualche ora, prima della partenza. Ci prodigammo tutti in saluti e abbracci, poi la ragazza mi trascinò ancora in bagno, chiuse la porta e, prima che io potessi realizzare, mi si aggrappò alle spalle, mi fece chinare verso di lei e mi baciò appassionatamente.


Consapevole che probabilmente non ci saremmo più riviste o, perlomeno, non molto presto, lasciai che sfogasse la sua attrazione per me, ma volli anche io, per contrappasso, soddisfare la mia curiosità. Così, senza indugi, le piantai le mie mani sulle sue bellissime tettone e gliele pastrugnai senza ritegno. Non oppose resistenza e aumentò il ritmo dei suoi ansimi mentre le nostre bocche si divoravano avidamente.


Decisi quindi di interrompere quell’amplesso orale, mi staccai dalla ragazza, le sorrisi dolcemente e le accarezzai teneramente il viso.


Assumemmo un’aria indifferente e tornammo dai nostri mariti che, presi ancora dai loro discorsi, non fecero nemmeno caso alla nostra assenza.


Manuel ed io facemmo finalmente ritorno alla nostra camera tenendoci abbracciati, cullati dall’appagamento dei nostri sensi e dalla piacevolezza delle situazioni che avevamo condiviso con i nostri amici.


Trovi tanti altri racconti inediti nella nostra nuova raccolta “UNA MOGLIE INDECENTE - I racconti extra hard delle nostre trasgressioni coniugali” disponibile su Amazon: https://www.amazon.it/dp/B0BTMD52M1/