Sara si racconta


Sto tornando a casa, e sono contenta. Questo tizio, Jacky, ha pagato le bollette per me e, almeno per un po' non dovremo preoccuparci che ci taglino anche l'acqua. Certo ho dovuto scopare con lui, ma non è stato male.... Anzi la verità è che mi sono divertita! Non mi ha fatto male...non molto, almeno, e non mi ha forzata. Ed è stato bello, dai! E' stata la mia prima vera scopata, ed era pure ora, visto che ho già 12 anni! Pensavo sarebbe andata molto peggio, invece.... Spero di rivederlo e di fargli altri servizi. La mamma sarà contenta! Non trovava nessuno che volesse pagare, nemmeno con i servizi completi. Se non altro potrò tornare a scuola tranquilla, e al limite farò qualcosa dal PC.


Mentre sono persa in questi pensieri raggiungiamo la strada di casa. Scendo e saluto Jacky un po' frettolosamente, lui mi passa un biglietto da visita in cui c'è solo un logo e un numero di telefono. Lo ringrazio, prendo le ricevute e sgattaiolo via. Le luci di casa sono accese e sento anche una voce maschile... Oh, no... c'è Frank! Quello è uno degli amici della mamma, un uomo obeso e puzzolente che mi vuole sempre palpare! E le volte che l'ha fatto mi ha quasi fatto vomitare. Darò le ricevute alla mamma, poi filerò in camera, senza farmi toccare da quello schifoso.


Entro in casa guardinga: sento la voce della mamma e di Frank venire dal soggiorno e capisco che la mamma è di nuovo ubriaca. Arrivo in salotto e vedo la mamma la e Frank sul divano: lei gli sta massaggiando il cazzo con una mano, mentre con l'altra tiene una grossa sigaretta, che non manda l'odore di tabacco. Mi vede e si alza.


“Sara! Dove cazzo sei stata? Ti rendi conto di che ore sono?” dice barcollando verso di me. Una volta mia mamma era molto bella, e mio padre viveva con noi. Hanno divorziato, perché lei ama il gioco e le sigarette pesanti, non so perché la giudice abbia deciso di farmi vivere con lei e non con mio padre: diceva che era sicura che mia madre avrebbe smesso con quella roba e sarebbe andato tutto bene. Non è andata così. Lei mi viene incontro barcollando con gli occhi stralunati, ha addosso solo la vestaglia grigia e le sue grosse tette ballonzolano.


“Mamma, scusa, ma tu dormivi... non prendertela, dai... Guarda qui” dico mentre le do le ricevute.


“che è questo? Hai pagato i conti? E come hai fatto? Chi ti ha dato i soldi?” sbraita. Non so perché sembra ancora più arrabbiata.


“un tizio... siamo andati all'ufficio postale, e ha pagato” “ah, davvero? E poi che hai fatto? Non dirmi che se n'è andato senza chiederti niente...”


non so cosa rispondere... inizio a sentirmi colpevole, ma neanche sò di cosa.


“che ti importa? Le bollette sono pagate, che ti frega di come ho fatto?”


Mi molla uno schiaffo che mi fa tremare e finire per terra “non ti azzardare a parlarmi così, stronzetta! Sono tua madre e tu devi dirmi la verità! Che hai fatto?”


Non so che dire, non so che fare... mi fa male la faccia... come ne esco? Sento gli occhi bruciare...


“non dici niente, hè? Piccola stronza... fammi vedere....” mi afferra per i capelli e mi tira su in piedi e comincia a slacciarmi la gonna...


“no, Nooo” grido, mentre mi abbassa la gonna e le mutandine...


“piantala di frignare e fammi vedere!” grida lei, mentre mi infila una mano tra le gambe. Sento le sue unghie graffiarmi l'interno coscia e la punta delle sue dita entrare nella mia passera.


“sei bagnata come una troia... hai fatto la doccia, ma sento puzza di sborra tra le tue gambe! Ti sei fatta scopare, vero?” mi urla contro queste parole con rabbia, e io.... io le urlo in faccia la verità. “si... SI! Mi sono fatta scopare! Mi sono fatta scopare per pagare le tue fottute bollette! E allora? Tu fai così sempre....” non riesco a finire la frase che mi tira un'altra sberla, ancora più forte della prima. Io barcollo e finisco sdraiata per terra.


“piccola puttanella! Ti sei fatta riempire dal primo stronzo che hai incontrato! Stavo cercando clienti buoni per te! Sai quanto pagano, i ricchi, per la figa vergine di una dodicenne? Sai quanto avrei potuto tirare su? Stronza!” mi tira un calcio sulle costole che mi mozza il fiato! Mi arriva alle orecchie la risata di Frank...Ho paura.... mi afferra per i capelli e mi trascina al tavolo, dove mi fa sdraiare a pancia in giù coi fianchi appoggiati al bordo.... no... che vuole fare? “dai, Frank, vieni... per i soldi che mi hai dato, puoi farle il culo. Non essere timido”


“cosa? NOOO...” comincio a urlare, ma mia madre mi afferra i capelli, mi tira in su la testa e poi mi fa sbattere la faccia contro il tavolo. La botta mi stordisce. Sento un dolore sordo alla faccia e alla testa e mi si annebbia la vista. Ho paura... non voglio... non voglio! Sento la voce di mia madre come da lontano...


“dai Frank, avvicinati... sei ancora duro dal mio pompino di prima? Bene....” sento i passi pesanti di Frank che si avvicina a me, di lui vedo solo una vaga sagoma che incombe. Cerco di muovermi, cerco di gridare, ma dalla bocca non mi esce niente. Sento le sue mani grosse e sudate afferrarmi i fianchi e qualcosa di duro insinuarsi tra le mie natiche.


“cazzo, è stretta! Non so se riesce a prenderlo!” dice Frank, sghignazzando.


“non preoccuparti, ci riesce...ecco... lubrifichiamo con un po' di olio...”


sento un getto oleoso scendermi tra le gambe... ho paura! Non voglio! Sento la punta insinuarsi nel mio culo...


“eeeee..... vai!” la voce di Frank precede una spinta bestiale. Improvvisamente lo stordimento viene spazzato via da un dolore lanciante, mentre il cazzo mostruoso di Frank mi entra dentro in un solo colpo. “aaAAAAAHAAAAAHHH” sento il mio stesso urlo echeggiare nella sala.


“ecco! Ora hai tutti i buchi rotti, troietta! Contenta? Frank, scopala. Scopala forte!”


Frank comincia a muoversi avanti e indietro. Sento il suo cazzo andare dentro e fuori dal mio culo, facendomi un male assurdo.


“Basta! BASTA! FERMATI!” sento la mia voce biascicare, oramai non so nemmeno se sto parlando o no. Ho paura.... mi fa male.....ma continua. Continua ad andare dentro e fuori da me, aumentando il ritmo. Cerco di arrendermi, di rilassare i muscoli, e il dolore si riduce. Smetto pure di urlare, per dare un po' di sollievo alla mia gola...ma non posso smettere di gemere. Ad ogni affondo mi scappa un lamento.


“ti piace, vero, troietta?” dice Frank. Vorrei sputargli in faccia, vorrei urlare che è un porco e che mi fa solo schifo, ma non ne ho la forza.


“certo che le piace, Frank! È una puttana nata, proprio come me! Avanti, spingi più forte! Spaccala, questa troia”


le parole di mia madre infoiano Frank che mi afferra le braccia e mi tira la schiena all'indietro. Sento il suo cazzo affondare dentro di me ancora di più, e lui comincia a fottermi velocemente, facendomi sbattere il bacino contro il tavolo: un male atroce. I miei gemiti sono sempre più forti, mentre sento i miei fianchi e le mie gambe divenire insensibili... Finisci, ti prego, finisci in fretta! Voglio solo che finisca!


D'improvviso i suoi colpi si fanno troppo forti... urlo... fa male... due colpi... tre, quattro...


“ggggRRRRRRRHHHHHHHAAAAAAA” un grugnito lascivo e schifoso mi arriva alle orecchie e sento il cazzo di Frank ingrossarsi e sputare dentro di me una sborrata enorme. Sentirlo mi scatena delle sensazioni di piacere e dolore insieme: una sensazione di disgusto e rifiuto mi riempie tutta, come se fossi venuta malamente.


“ecco come viene, la mia troietta! Visto come trema, Frank? Hai davvero un cazzo magico”


“grazie, piccola.... questa troietta ha il culo davvero stretto... cioè, aveva....è da molto che non sborro così tanto”


la voce di mia madre e di Frank mi arriva confusa, e sento il suo cazzo uscire dal mio culo, dandomi un'altra sensazione di ribrezzo. Cado... non ho la forza di stare in piedi... voglio solo morire. Un botto proveniente dalla porta... chi sono quelli coi vestiti blu? Che succede.... non lo so... non capisco. Perdo i sensi, mentre intorno a me c'è solo caos.


Mi risveglio in una stanza di ospedale sento la pancia che mi fa male, e devo mettermi di fianco per non premere sul culo dolorante. Dopo qualche minuto un'infermiera gentile entra nella stanza. Mi visita, mi dice che guarirò e che presto parlerò con un'assistente sociale. Che sta succedendo?


L'assistente sociale si chiama Mara. Mi dice che la polizia ha fatto irruzione in casa mentre Frank mi abusava. Il termine “abusata” mi fa rabbrividire... è come una cicatrice che non andrà mai via. Mara continua dicendomi che adesso mia madre e Frank sono in custodia dalla polizia, e che io andrò a stare in una casa protetta. “cos'è una casa protetta?” chiedo temendo per la risposta.


Non voglio finire in un orfanotrofio o in un collegio! Mara mi risponde con tono pacato.


“ci sono famiglie e volontari che hanno messo a disposizione una stanza della propria casa per dare alloggio in casi come il tuo. Si tratta di persone oneste che sono sempre in contatto con noi, e di cui ci fidiamo. Non preoccuparti, ti troverai bene.”


Non so che succederà.... non so se essere felice o dispiaciuta... intorno a me tutto sta cambiando e non posso fare niente. D'improvviso scoppio a piangere. Mi sento sola e spezzata... perchè non mi ha uccisa?


Sento le braccia di Mara attorno a me. Passo un paio di giorni in ospedale. Il dolore al culo e alla pancia si è molto ridotto, e le infermiere mi hanno portato buone notizie: gli antibiotici che mi hanno dato hanno evitato infezioni e problemi all'intestino, e i test di HIV e malattie veneree sono tutti negativi. Mi sento un po' meno sporca: almeno non dovrò prendere medicine per il resto della mia vita.


Finalmente arriva il momento di lasciare l'ospedale. Mara mi raggiunge e mi dice che ha trovato un'ottima sistemazione per me, con un uomo fidato.... non mi interessa chi sia, basta che mi tenga lontano da mia madre e dai suoi amici schifosi. Usciamo dall'ospedale e Mara mi accompagna al parcheggio dove lo vedo che mi aspetta. Ha un'aria molto familiare.... no...non familiare: io conosco quell'uomo! “Ciao Sara. Io mi chiamo Jack e sarò il tuo tutore.”


mi porge la mano e io, goffamente, gliela stringo. E' lui. “So che hai passato brutti momenti, ma se faremo del nostro meglio, sono sicuro che andrà tutto bene.”


mi parla con un tono caldo, pacato e conciliante... sono confusa, ma decido di reggere il gioco.


“buongiorno Jack. Ti ringrazio per il tuo aiuto.” Biascico confusamente. “Jack ha contribuito molto a farti uscire dalla tua vecchia casa e ha pure contribuito alle spese dell'ospedale. E' uno dei nostri volontari più fidati. Starai bene con lui.” dice Mara in tono conciliante, mentre Jack mette i miei pochi bagagli nella macchina.


“grazie davvero, Jacky...” cazzo! Mi sono fatta scappare il suo nomignolo. Jack si gira verso di me con aria stupita. “ah? Bè vedo che siete già in confidenza! Benissimo! Ero sicura che saresti stata bene con lui!” cinguetta Mara togliendomi dall'imbarazzo. Io salgo in macchina sul sedile del passeggero, mentre Jack si mette alla guida


“teniamoci in contatto, Mara.” dice lui accendendo la macchina “e non è un problema”, dice rivolgendosi a me: “puoi chiamarmi Jacky. Del resto ci siamo già conosciuti, vero, Sara?”


“si.... ci siamo già conosciuti” gli rispondo confusa.


Mi sento più leggera, come se mi fosse caduto un peso dal petto. Non so che succederà, ma forse doveva andare così.