Tratto da:
Ciondolo d'oro: storie di un rent boy | qualunque cosa per il tuo piacere
di Bacchio Pilone
urly.it/3tk5t


Sono nato e cresciuto in una famiglia composta da tutte donne, a parte me. Mio padre ha abbandonato la famiglia che ero piccolo e sono stato tirato su da mia madre, da mia zia e da mia cugina. 


Nella casa in cui abitavamo, nel centro storico di una piccola città, c’erano altre due famiglie e nel piccolo cortile ho compreso fin da subito la mia passione per il gentil sesso. Soprattutto d’estate, quando le ragazzine indossavano vestitini leggeri e colorati, lasciando intravedere le mutandine e i piccoli capezzoli ancora acerbi. Io rimanevo lì a fissarle, seduto sui gradini di pietra con le spalle appoggiate al muro, in silenzio. Mi piaceva vederle saltare e rincorrersi, immaginandomele nude. Di tanto in tanto venivano a farmi gli scherzi e, ogni volta che si avvicinavano, sentivo come un fremito tanto che non potevo far altro che toccarmi le parti intime, provocando la loro ilarità. 


Avevo dieci anni e già provavo molto piacere toccandomi l’uccello da sopra i blue jeans, tanto che, in corrispondenza della cappella, i pantaloni si erano consumati, evidenziando il futuro ciondolo che avrebbe fatto la mia fortuna. 


In particolare c’era una ragazzina, Gloria, dodici anni. Quando aveva il ciclo portava i pantaloncini corti con sopra una maglietta lunga, per coprire eventuali situazioni imbarazzanti. Nella normalità, invece, indossava una maglietta fino al sedere e le mutandine, senza reggiseno. Quelle volte la guardavo camminare o correre e mi immaginavo di toccarle quel bel culetto sodo e tornito e di baciarla dappertutto, bocca, tette, fica. Lei sembrava intuire queste mie voglie e spesso si avvicinava a darmi i pizzicotti nei fianchi o dei piccoli sculaccioni nel sedere, guardandomi di sfuggita davanti, tra le gambe. 


Una sera, dopo cena, mettemmo un po’ di musica nella stanza in cui le nostre madri stendevano e stiravano i panni. Eravamo solo io e lei, poiché gli altri erano andati a prendere un gelato, mentre noi non ne avevamo voglia. Stavo regolando il volume del registratore, quando sento lei che mi poggia le mani sopra le spalle: “Dai, balliamo?” Ebbi un’erezione quasi immediata e mi voltai imbarazzato. Lei se ne accorse e si mise a ridere, abbracciandomi con le mani dietro il collo e appoggiando la testa sul mio petto. 


Ballammo lentamente, mentre lei si strusciava su miei jeans consumati proprio lì, in corrispondenza della cappella turgida. Provai un piacere intenso e irrefrenabile, sentii pulsare il mio cazzo mentre fuoriusciva un liquido denso che mi macchiò i pantaloni. 


Lei si ritrasse e corse via. Salì di corsa le scale di casa e andai in bagno. Il liquido era uscito copioso e viscoso. Mi pulii con la carta igienica e mi sdraiai sul letto. Era la prima volta che eiaculavo, provando un piacere intenso e da ripetere. 


Nei giorni successivi Gloria era sfuggente, mi guardava da lontano ridacchiando e avvicinandosi, di tanto in tanto. Ripetemmo l’avventura della stanzetta semibuia altre volte durante quell’estate e il risultato fu sempre lo stesso. Da allora cominciai a masturbarmi regolarmente, anche due o tre volte al giorno.

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