IL RACCONTO DI DIANA
 


I due rapinatori mascherati come fossero a carnevale, entrarono nel negozio di liquori raggiungendo subito la cassa. 


Il titolare stava fumando nella quiete del negozio alle otto di sera, quando il primo, dai capelli lunghi e folti, gli puntò una pistola facendogli segno di mettere le mani sul bancone e non fare mosse strane.


"Svuota la cassa, ma moolto lentamente!", gli disse.


Bella maschera, amico", e in effetti Jo aveva una di quelle maschere da Frankenstein così di moda a carnevale.


"Si, ma se non cacci il grano ne avrai una anche tu, e da zombi", rispose in tono sardonico.


Il suo complice andò verso gli scaffali, dove Diana e il suo compagno stavano scegliendo delle lattine di birra.


"Cazzo, trovarsi senza nulla da bere alle 8 di sera!", esplose lui, e lei pensò a quanto Arturo fosse veramente un povero sfigato.


Fu a quel punto che vide arrivargli qualcuno con una voce contraffatta dalla maschera che portava, eppure carnevale era finito da un pezzo.


"Fico, amico, mascherarsi da... Dracula!, peccato che ormai è estate...", non a caso era solo in maglietta e shorts e infradito ai piedi, faceva caldo eppure chi era davanti a lei indossava pure un giubbotto, tutto molto strano.


"Vi ripeto, facciamo una passeggiata nel retro", e puntandogli una pistola li fece andare verso una porta dove c'era scritto, 'Riservato al personale'.


"Oh oh, cazzo, lo sapevo che questo posto del cazzo avrebbe portato iella!", urlò Arturo, che quando era agitato tendeva a sparare parolacce a manetta.


Entrarono trovando un commesso che faceva la pausa, li guardò stranito non capendo bene cosa succedeva. "Ragazzi, per la millesima volta qui non si entra, Cristo...", e osservando la pistola puntata quasi si strozzò col panino che aveva in gola.


Il rapinatore-Dracula andò verso una porta, la aprì, e fece cenno di dirigersi ed entrarci dentro ai tre ostaggi.


"E' la cella frigorifera", si lamentò il commesso.


"Meglio, col caldo che c'è fuori", gli rispose Drac facendo intravedere un sorriso.


Però quando toccò a Diana gli mise una mano sul culo che la fece sussultare, e gli disse di no.


"Tu bel bocconcino vieni con me", e Arturo si avvicinò minacciosamente.


"Che storia del cazzo è questa?", ma la canna gli andò pesantemente sul capo facendolo cadere.


"Cristo che coglione", e mi guardò in modo strano. "Marito compagno...", "Ragazzo per il momento", gli risposi cercando di non apparire spaventata.


Sempre spingendomi con la pistola mi fece tornare nel negozio, dove Frankie stava terminando di svuotare la cassa, facendo un segno di vittoria con le dita.


"Mettiti a terra, conta fino a mille, poi vai a recuperare le persone nella cella frigorifera", gli disse Drac e poi gli si avvicinò.


"Se ti vedo prima del tempo", e avvicinò la pistola alla sua tempia, "Sarò meno generoso okay?"


 


"Ma scusate, io che c'entro?", chiese con tono implorante ma spingendola per il culo Drac la spinse fuori dal locale. "Se il mio socio ti ha preso, un motivo ci sarà..." rispose ridacchiando.


Entrarono in macchina, Frankie rimase di dietro con lei per dissuaderla da strane idee.


"Senti dolcezza, hai mica sentito dei due ladri che prendono sempre un ostaggio con loro?", chiese serafico Drac alla guida.


"Si, ma agiscono nel nord, Torino Milano, qui in Romagna..."


"Beh diciamo che ci siamo trasferiti per la vacanze", e togliendosi le maschere lasciarono la ragazza di sasso per la sorpresa.


"Un uomo e una donna?", trattenne a stento di deglutire per la sorpresa.


"Si, a proposito sai quanto abbiamo fatto?", chiese l'uomo alla guida alla donna che continuava a tenere Diana sotto tiro.


"Mmm, mezzo milione di lire?", rispose lei non troppo interessata.


"Quasi, aveva dei soldi da parte in una scatole sotto, bingo amore!", e quasi distratto aggiunse, "Perchè non facciamo le presentazioni? Io sono Ivan e la mia compagna Sonia, piacere...", e pur ancora spaventata si presentò a sua volta.


Si fermarono in un parcheggio, e lei chiese subito a bruciapelo che storia era questa. "Nessun ostaggio parlava di un uomo e una donna, e certo non faceva nomi!"


"Certo, anche perchè non sarebbe piacevole che alla stampa e agli amici arrivassero certe foto e certe... informazioni!", e Ivan si girò per guardare Sonia in modo complice che fece rabbrividire la ragazza.


Sonia la guardò toccandole le gambe nude e poi risalendo fino alla maglietta, strizzandola con mani forti e decise.


"Che tette che hai...", e con un movimento veloce le liberò dalla t-shirt facendole svettare nude e turgide.


Con tocco da vera esperta soppesò le aureole dei capezzoli, "Mmm abbiamo scelto bene direi", e Diana pur sentendo uno strano formicolio all'inguine si chiese spaventata, cosa mi devo attendere da questi pazzi?


 


 


Sonia aveva un fisico pazzesco, pensò Diana mentre giacevano nel lettone del loro appartamento tutti e tre insieme. Era nuda, ma non si vergognava visto che era dovuta forzatamente entrare in intimità con i due ladri.


Quando erano arrivati nel loro appartamento, sembravano stranamente tranquilli che non gridasse o altro.


"Quattrocentomila lire tonde tonde", declamò trionfante Ivan versando il whisky in tre bicchieri con un pizzico d'acqua.


"E' così che festeggiamo i nostri colpi", gli spiegò sedendosi sul divano.


Sonia mi aveva fatto sedere, "Buona cocchina che non ti mangiamo", mi aveva detto toccandomi il braccio in un modo che mi aveva fatto sussultare.


"Spiegatemi bene", gli chiesi, "festeggiate una rapina bevendo e violentando il primo ostaggio che vi capita di prendere?"


"Violentare è troppo, qualche scribacchino ama colorare le cose. E poi con tutti i banditi che ci sono in Italia oggi più i terroristi etc. non siamo gli unici a prendere ostaggi. Ma alla fine non ammazziamo nessuno, e ci divertiamo con... i nostri ospiti! Non siamo come Valla... e qualcosa come si chiama Sonia?"


"Vallanzasca, quello si che è sanguinario. Però anche belloccio", e rise in modo sguaiato ma in fondo simpatico.


Si alzò e mi tese una mano: "Spetta a te, visto che sei qui perchè non divertirti?", e come in trance Diana fu fatta condurre in camera da letto.


Sonia le tolse la maglietta, i pantaloncini, facendola rimanere in due pezzi e baciandola dappertutto.


"Come sei bella...", anche lei si spogliò e ben presto capì che le avrebbe raggiunto Ivan.


Gli abbassò le mutandine, e la ragazza  lasciò fare, quando senza preavviso Sonia le mise un dito nel culo.


"Ahhhhh", gemette ma provando uno strano senso di piacere, e poi la ragazza unì la sua bocca a quella di Diana baciandola con una certa tenerezza.


Ivan si unì e il suo bacio le diede una scossa in tutto il corpo,  poi la stesero sul letto dove continuarono a toccarla. Diana presto capì qual era il loro gioco.


L'ostaggio era solo un giocattolo per loro, lo usavano per eccitarsi. Ivan penetrò con un cazzo di dimensioni interessanti Sonia, che a sua volta con la mano cercava il loro ostaggio e che la baciò e strinse per le tette, che esercitavano su Diana una attrazione magnetica.


Dopo essere venuto dentro di lei, Ivan le lasciò e Sonia tornò a cercarla avidamente con le mani, per poi scendere sulla sua vagina e ricominciare a darle piacere, prima con le dita e poi con la sua lingua, calda e saettante.


Venne più volte, Sonia era un'amante fantastica e stimolava il clitoride scuotendola in tutto il corpo come non aveva mai provato prima, figuriamoci poi con quel cretino di Arturo che per lui scopare era solo dare soddisfazione a sè stesso.


 


Si rialzò e si guardò intorno. Chissà dove avevano nascosto il malloppo quei due, pensò mentre girava per la stanza. Era un appartamento carino e ben arredato in una casa colonica sperduta, almeno dai giri nelle campagne che avevano fatto in macchina.


Non c'era neanche un telefono, ma almeno la televisione si.


L'accese ma essendo di prima mattina c'era solo il monoscopio, nessuna informazione, del resto che rapina del cazzo era quella di cui era stata testimone e ostaggio.


Però, pensò, poteva essere una notizia almeno interessante, e vide un telegiornale iniziare in un altro canale.


"Ucciso un carabiniere in un attentato che si presume opera delle Brigate Rosse...", e figurati se potevano parlare di una donna presa in ostaggio vicino a Rimini con i casini che succedevano.


"Ciao Diana", una voce dietro di lei la spaventò, "Pronta per entrare in società?", e girandosi vide Ivan nudo ma con la sua maschera di Frankenstein porgergli una che assomigliava a una sorta di alieno.


"Che coso è?", chiese poco convinta.


"La maschera di Goldrake. Ma in televisione vedi solo i notiziari?", e ridendo andò a cambiarsi.


 


Le persone prese in ostaggio da loro rivelavano poco o niente semplicemente perchè venivano coinvolte in una rapina, e in quel caso Sonia stava tranquilla in macchina pronta alla guida.


"Ma è assurdo, non so manco come sparare e non vorrei farlo", li implorò lei.


"Neanche noi spariamo parecchio bene. Anzi, abbiamo giusto sparato due colpi in tutta la nostra vita!", e Sonia ridacchiò allegra.


"Basta togliere la sicura, il colpo in canna c'è già", gli spiegò Ivan mentre uscivano dalla macchina, "però se non dovrai sparare è meglio ecco", e gli diede una pacca nel culo per rincuorarla.


Entrarono nel bar a pistole spianate, anche se per essere esatti Diana la ritrasse subito quantomai imbarazzata.


"Questa è una rapina, tutti buoni e tranquilli", urlò Ivan.


Capì che era più un modo per farla loro complice, visto che difficilmente a mezzogiorno poteva esserci grande incasso in quel bar.


"Okay, ma abbiamo pochi contanti, ho dovuto cambiare un assegno", disse il titolare.


All'improvviso sentirono un clic sulla loro destra, e un colpo partì colpendo Ivan e uccidendolo a bruciapelo.


"Ahhhhhhhhhhh!", urlò Diana e istintivamente si buttò a terra quando un rumore di vetri infranti scosse l'aria.


Si rialzò e vide un altro uomo steso a terra, e Sonia che gli urlava da fuori di uscire subito.


La ragazza era già alla guida e gli aprì la portiera.


"Ivan...", "Quello stronzo armato, spero di averlo accoppato almeno!", gli rispose Sonia che sembrava stranamente calma.


"Però tu non c'entri un cazzo, appena posso ti lascio e dirai che eri stata condizionata da noi a farti da complice, cazzate tipo la sindrome di..."


"Stoccolma?"


"Si una cosa simile, insomma racconta un pò di balle in fondo non hai manco sparato."


Diana gli mise una mano sulla coscia coperta da un paio di pantaloni di pelle. "E se fossi veramente diventata tua complice?", la guardò intensamente.


 


 


"Ennesima rapina in Romagna da parte delle Bonnie e Clyde al femminile, come sono state ribattezzate. Si chiamano Sonia Vespri e Diana Giorgi, la prima oltre che per rapina a mano armata è ricercata per aver ucciso il cameriere di un bar, la seconda ritenuta a lungo un ostaggio adesso è complice della Vespri in diverse rapine. Attenzione, sono armate e pericolose."

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