Il weekend passò in fretta. Luigi non sospettava di niente. Lunedì, alle 17 in punto, gli comunicai che sarei andata nuovamente a fare aperitivo con la mia amica Alessia. 
Non si curò molto di indagare, era preso a lavorare a delle presentazioni che chissà dove pensava che lo avrebbero portato. Stava dando tutto se stesso per cercare di non farsi licenziare, per mostrarsi insostituibile, ma io sapevo che sarebbe stato tutto inutile. Ammiravo la sua dedizione, ma provavo anche tenerezza sapendo cose di cui lui non era al corrente. Secondo le poche parole che avevo scambiato con il suo capo, avevo capito che il destino era già scritto. Se non fosse stato per me e per quel pompino favoloso che avevo regalato a Mario, mio marito sarebbe già stato disoccupato da qualche giorno.
Mi vestii con un una camicetta leggera, sufficientemente sbottonata, e una gonna corta, svolazzante. Completai l'outfit con dei sandali eleganti e un trucco leggero ma provocante. Decisi di non indossare mutandine, dovevo giocarmi tutte le carte migliori e non sbagliare neanche di un millimetro quella trattativa che mi aspettava, ne sarebbe valso il resto delle nostre vite.
Raggiunsi l'ufficio cercando di non farmi notare dai colleghi di Luigi e la segretaria mi fece accomodare subito, stavolta mi aveva inserito nella lista degli impegni. Notai che mi aveva riservato un'ora intera sull'agenda, buon segno, voleva dire che nutriva grandi aspettative.
Varcai la porta, Mario mi aspettava seduto alla scrivania.
"Buonasera, eccomi arrivata...", ruppi il ghiaccio, un po' imbarazzata.
"Prego, accomodati cara..", mi invitò lui.
Superati i convenevoli, mi feci coraggio e andai dritta al punto.
"Hai pensato a ciò che ci siamo detti settimana scorsa?"
"Si, ci ho pensato. Salvare il posto di Luigi è molto complesso, dovrei fare molti sacrifici e dare molte spiegazioni false"
"Quindi non se ne fa nulla?", risposi allarmata.
"Qualcosa possiamo fare, ma il prezzo è più alto di quello che pensi"
"Cosa intendi?", chiesi di spiegarmi.
"Se vuoi che non licenzi Luigi, non ti basterà scopare una volta. Voglio che ci vediamo una volta a settimana, tutte le settimane"
"Dovrei tradire mio marito ogni settimana? Sei impazzito? Volevo che fosse una volta, massimo due, per il suo bene!", lo aggredii io.
"Proprio per il suo bene non dovresti rifiutarti, prendere o lasciare", concluse il capo.
Rimasi bloccata. Nella mia testa si sarebbe concluso tutto con un bel pompino e una scopata quel pomeriggio, lo avrei fatto sfogare a suo piacimento su di me, e poi sarei tornata ad essere la moglie viziata ma fedele che ero sempre stata.
Non mi dette tempo di pensarci, tornò ad incalzare: "Facciamo così, finché scoperemo potrai stare tranquilla che ci sarà sempre posto per tuo marito qui in azienda.."
Sospirò e poi proseguì: "quando ti tirerai indietro, diciamo che potrebbe essere di nuovo ad alto rischio di licenziamento..."
Lo guardai furiosa. Aveva stravolto i miei programmi, non avevo intenzione di andare a letto con Mario ogni volta, nonostante fosse un uomo affascinante. Amavo mio marito e lo avevo tradito solo per il suo bene, per salvargli il lavoro della sua vita, la sua passione, ma soprattutto l'impiego che ci ricopriva di soldi ogni mese.
Strinsi i pugni e accettai.
"Bene, affare fatto, ma tieni bene a mente ciò che ti ho appena detto", esclamò Mario.
Neanche il tempo di aggiungere altro che si alzò e mi venne incontro.
Mi alzai d'istinto, così mi prese di peso e mi poggiò di fronte a lui sulla fredda scrivania. Si inginocchiò tuffandosi tra le mie cosce. Non ci volle molto prima che si accorgesse che non portavo nessun tipo di intimo. La visione lo mandò su di giri e iniziò a leccarmi avidamente, prima intorno, poi insistendo sempre più intensamente sul mio clitoride. Ci sapeva fare, eccome se ci sapeva fare. I miei umori cominciavano a bagnare la sua bocca, la mia testa si faceva sempre più leggera e il calore tra le gambe cresceva rapidamente. In poco tempo avvampai e sentii salire un orgasmo fortissimo che mi lasciò senza fiato. Soffocai i gemiti tra le mie mani, per evitare che la segretaria ci sentisse.
Compiaciuto dell'avermi soddisfatta, si alzò estraendo il cazzo già marmoreo e pronto a sfondarmi. Lo puntò verso la mia figa già fradicia e mi penetrò con decisione, fino in fondo. Mi sentii completamente piena, il suo membro spesso e duro dilatava le mie labbra, mi possedeva.
Mi scopò con foga, godevo ad ogni colpo, sentendomi usata ma appagata.
"Voglio che mi dici quanto sei troia!"
"SI, SI, sono la tua troia, scopami forte!"
All'improvviso mi girò a novanta, poggiandomi con il seno su quel legno pregiato del tavolo.
Mi afferrò i fianchi e continuò a trapanarmi violentemente, ordinandomi di pregarlo per il posto di lavoro.
Non volevo arrivare a tanto, ma ero così eccitata dalla situazione che mi sembrò naturale.
"Ti prego, salva il lavoro a Luigi! Usami per sfogarti! Sono la tua troietta!"
La mia voce veniva interrotta dai potenti colpi che mi assestava scopandomi a pecorina.
Qualche secondo dopo lo sentii affannato, gli scappò un gemito e prima che me ne rendessi conto il mio ventre venne sommerso dal suo seme.
Mi stava venendo dentro, ma la parte peggiore è che stavo godendo anche io. Adoravo quella sensazione di sborra calda pervadermi la figa, ogni schizzo era un'emozione incredibile. Una volta svuotato dentro, si portò indietro, sfilandosi.
Mi lasciò piegata in avanti, a gambe divaricate, mentre un fiume di sborra fuoriusciva lentamente, colando sul mio interno coscia.
Aspettò di godersi quello spettacolo, mentre lo guardavo con lo sguardo più provocante che riuscivo a fare. Mi assestò uno schiaffo sul culo e poi mi porse delle salviettine con cui pulirmi.
Volevo parlare, avevo voglia di approfondire quella situazione, di capire se ci fosse altro margine di trattativa, ma nulla.
"Ci vediamo settimana prossima", fu l'unica frase che aggiunse.
Mi ricomposi e lasciai nuovamente l'ufficio, tornando a casa.
Trovai Luigi sul divano, con un sorriso splendente stampato in faccia.
"Non mi licenzieranno! Mi ha appena chiamato Mario, dice che non è necessario!"
Lo abbracciai piena di gioia, sia per lui che per il fatto che l'uomo avesse mantenuto la parola data.
Ciò che non sapevo è che avrebbe voluto sempre di più, molto di più..."


Continua...
 
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