Da quella prima volta, mia cugina prese a masturbarmi circa un giorno sì ed uno no e mi aveva rigorosamente vietato di farlo da solo (“lo fai male e troppo rapidamente, rovini il nostro lavoro” diceva). Sarò onesto nell’ammettere che sotto l’azione delle sue sapienti mani, nel giro di un minuto, quasi sempre mi trasformavo in una fontana; lei lo faceva di nuovo ed il risultato migliorava un pelo ma non cambiava poi molto, in realtà. Prese così a farlo anche una terza volta e in questo modo i risultati cominciarono finalmente a vedersi, ma il problema è che al terzo giro diventavo ipersensibile e mi tirava poco, così lei doveva insistere ed imporsi sia a parole che con una sapiente rianimazione del mio giovane cazzo.
Ad un certo punto per cinque o sei giorni smise e non mi disse più nulla a riguardo, sembrava come essersi dimenticata di tutta quella storia. Ero combattuto, da un lato mi dispiaceva perdere un simile trattamento, dall’altro ero contento di riacquistare la liberta di masturbarmi quando e come volevo.
Un sabato, circa l’una di notte e, in pigiama, mi appressavo ad andare a dormire quando udii la porta aprirsi e chiudersi. Era uscita con la sua famiglia ad un compleanno di amici degli ziim rimanendo così a dormire da noi, e aveva, come più tardi avrei scoperto essere una sua abitudine di quegli anni, bevuto un paio di cocktail.
Entrò in camera mia senza bussare ed era davvero niente male nel vestito da sera nero che prese a togliersi lamentandosi di quanto facesse caldo. Mi stampò un bacio sulla guancia e con fare ammiccante mi toccò in mezzo alle gambe sopra il pigiama dicendo:
“Abbiamo una cosa importante in sospeso io e te”
“Ehm…sto andando a letto, ho sonno. Facciamo domani”
“No no, facciamo adesso.” “Hai impegni?” mi chiese retoricamente, sorridendo e guardandomi dritto negli occhi.
Finì di togliersi il vestito e restò in mutande e reggiseno di pizzo viola, profumava di pesca. Mi fece mettere in ginocchio sul letto con le gambe leggermente divaricate e si accomodò dietro di me, scostando i lunghi capelli nerissimi in modo da appoggiarmi il mento sulla spalla destra. Me lo prese in mano e lo scappellò lentamente, come era solita fare, mi passò un po’ di saliva sul glande e sul solco alla base con sapienti movimenti delle dita e appena fu soddisfatta della lubrificazione e della durezza del cazzo cominciò a segarmi. Dava un paio di colpi lenti e poi accelerava, rallentava dando altri colpi lenti ed accelerava di nuovo.
“Ahh!!”
“Ti piace, eh?’” chiese con tono divertito
“Ahh…sì…è bello se fai così. Mi piace. Vai piano, però.”
“Va beene” fingendo una nota di disappunto. “Stanno diventando donne le tue compagne di classe, ormai. Ho visto Sara l’altro giorno, ha due tetti grandi quasi quanto le mie, era tutta truccata. Chissà il tempo che passi a fissarle. Ti piace, Sara?” chiese con interesse.
“Sara..aghh…Sara…sì ha delle belle tette ma è biondahh…non mi piacciono le bionde.” Risposi mezzo assente.
“E chi ti piace, chi vorresti portarti a letto?” fece con aria complice
“Catia, mi piace.”
“Ti piacciono le more, eh. Com’è adesso, Katia?”
“E’ alta e con i capelli lunghi neri. E’ sempre abbronzata aghh…piano, piano. Non è più magra magra, le guardo sempre il culo, è bellissimooh”
“E cosa vorresti fare da solo con Katia?” chiese con tono ammiccante
“Vorrei aghh…vorrei scoparla da dietro, mi piacerebbe…”
“Eh! Non è che le daresti due colpetti e verresti subito, lasciandola con la voglia?” fece, con aria ironica
“No! Ahh..No, la scoperei bene, con calma aghh. La terrei lì un’ora”
Si staccò dalla mia schiena, fece il giro e si posizionò di fronte facendomi distendere con le gambe aperte, riprendendo a menarlo e riaggiungendo un po’ di saliva sulla cappella.
“E poi, cosa faresti ancora?”
“Glie lo metterei in ....


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Categorie: Incesti