Non avrei dovuto essere qui, per strada, di notte, vestito come una puttana: tacco rosa shocking con plateau, autoreggenti nere, abitino succinto del colore delle scarpe, abbondante trucco sul viso. La troia che era in me aveva di nuovo preso il sopravvento. Alcuni giorni prima, avevo saputo che, in un parco lontano da casa mia, si trovava un bagno pubblico provvisto di glory hole. Avevo deciso di raggiungerlo. 


Avevo voglia di un cazzo. Non di un uomo. Solo di un grosso cazzo carnoso da succhiare inginocchiata. Il glory hole era la soluzione ideale. Il vecchio bagno sembrava abbandonato. La luce funzionava ancora, un led sfarfallante illuminava una spazio impolverato e maleodorante, dalle pareti ricoperte di scritte e disegni osceni. Mi accovaciai tra il gabinetto e la parete sulla quale era stato praticato il foro. 


Volevo sentirmi soffocare dal cazzo di uno sconosciuto. Più di ogni altra cosa avevo bisogno di assaggiare il suo sperma e sapere che l'unica cosa che sarei stata per lui era una calda bocca umida. Quando entrò il primo uomo, accostai le mie labbra volumizzate al buco e accolsi nella mia bocca la sua asta venosa. 


Nelle due ore successive succhiai il cazzo di un tale che puzzava di olio motore, probabilmente un meccanico; feci una "gola profonda" a un ragazzo nervoso e pompai con fatica un camionista con un cazzo così grosso, che avevo difficoltà a infilarlo in bocca. L'ultimo uomo aveva anch'egli una minchia piuttosto grossa e mi fu impossibile non fargli sentire i denti un paio di volte. Lo sconosciuto si irritò parecchio e disse: "usa quei denti ancora una volta e vengo lì a sfondarti il culo". 


Tutti e tre mi schizzarono la loro sborra in gola e io la mandai giù. Avevo il rossetto sbavato a causa della saliva che, copiosa, mi era colata ai lati bella bocca mentre ciucciavo i miei adorati cazzi. Mi vergognavo un po' della mia condotta. In genere, i ragazzi normali non fanno pompini in bagni pubblici vestiti da baldracca. Ero immersa in questi pensieri quando un cazzo lungo e pendente verso sinistra saltò fuori dal foro. 


Feci su e giù lungo il bastone, cercando di metterlo tutto in bocca, fin nella gola. Ogni intanto gli leccavo anche lo scroto rugoso, che aveva infilato oltre il buco. Avevo nel naso l'odore di urina del bagno che, invece di disgustarmi, mi fece eccitare ancora di più. Lo sconosciuto mi ripeteva "succhia puttana succhia" e io pompai con più vigore, fino a farlo venire. 


Dopo essere venuto, l'uomo tentò di forzare la porta del bagno in cui mi trovavo. Ebbi un moto di terrore. Alla fine desistette e se ne andò. L'idea che un tale, magari un soggetto poco raccomandabile, potesse scoparmi in un cesso lurido, scatenò le mie voglie. Inginocchiata accanto al cesso, iniziai a menarmi il cazzetto, pensando di essere sbattuta brutalmente da un individuo losco. Lasciai alcune misere schizzate sul pavimento sporco. 


Mi allontanai dal bagno un po' intimorita. Con il sapore dello sperma sulla lingua tornai a casa.