La Martinica.


Come dicevo alla fine della puntata precedente Stefania non era mai stata una santerellina, e neppure timida. Aveva sentito i primi stimoli sessuali in età molto precoce (almeno per quei tempi) cioè quando aveva appena 12 anni. E li aveva sentiti fortissimi. Allora aveva imparato a toccarsi. Aveva poi provato a concludere qualcosa con dei coetanei, ma erano troppo immaturi. Con una compagna di classe alle scuole medie, si erano masturbate reciprocamente e poi leccate dandosi vicendevolmente i primi orgasmi. Prima dei 16 anni aveva perso formalmente la verginità ad opera di un amico di famiglia, un quasi quarantenne che, così diceva, lei aveva provocato in mille modi. Ma quella fisica se l’era “presa” da sola con le dita e altri oggetti ben prima di quel momento. Quest’uomo l’aveva trattata con garbo e dolcezza e per lei era stata un’esperienza appagante. Della sua iniziazione i genitori di lei non avevano mai saputo nulla. La cosa però era durata poco perché lui viveva in una città lontana e rimase a Firenze solo qualche settimana. Comunque per lei Federico era rimasto un ideale. L’aveva rivisto anni dopo, ma la cosa era passata e non era più successo nulla. In seguito aveva avuto storie con compagni più grandi e un paio di compagne di scuola al liceo dove ci eravamo conosciuti. Ma nessuno le aveva dato quello che, anche in modo inconsapevole, cercava. Dei maschi era sempre piuttosto delusa prima dall’indecisione e poi dalla loro tendenza a cadere subito nella routine come se stare con una ragazza fosse il complemento alla moto e allo sport o alla politica per quelli che erano impegnati. Nel caso delle femmine invece prevaleva l’insofferenza per un certo moralismo, quasi puritano, che spesso le portava alla fuga dopo i primi tentativi indotti dalla curiosità, come da una cosa patologica. Aveva anche lei pensato di essere lesbica, ma, in un certo senso per motivi opposti ai miei. Io perché non riuscivo a trovare una femmina (uno dei momenti peggiori dell’adolescenza), lei perché i maschi non le davano soddisfazione. Quando ci conoscemmo in prima liceo, lei stava (annoiata) con uno di quinta, bel ragazzo tanto atletico quanto stupido, mentre io ero ancora vergine. L’anno successivo ero io stesso indeciso sulla mia sessualità, perché avevo avuto la storia che ho descritto in una delle puntate precedenti con un uomo maturo. Successivamente io ebbi la lunga storia con Alessandra, durante la quale io e Stefania eravamo diventati amici, e di cui ho raccontato nella prima puntata, finché non ci eravamo messi insieme mentre facevamo la quinta. Lei aveva visto in me una profondità di sentimenti ed una sensibilità, insieme ad una sicura perversione, che l’avevano attirata.


La sequenza di eventi del 1977 avevano superato per ambedue ogni possibile limite raggiunto e superato prima. Per Stefania l’incontro con Anders era stato una rivelazione definitiva, per lei il sesso era essenziale e lo voleva abbondante, coinvolgente e vario (quantità, qualità emotiva, qualità fisica). Mica poco. Definitivamente, mi disse, un uomo (o una donna) non le sarebbe mai bastato. Dal canto mio io la amavo in modo totale e, a quel punto, mi aveva fatto capire pienamente la mia natura. Avevo digerito anche la mia natura bisessuale (perché era chiaro ormai che lo ero) e che essa non era che un effetto collaterale di quello che poi avrei capito più tardi l’essere cuckold (beninteso non tutti i cuckold sono bisessuali, ma una tendenza c’è, almeno secondo me). Appunto, stavo scoprendo che cuckold si nasce.


Eravamo approdati ai Caraibi e l’idea era di restarci fino ad oltre capodanno rientrando in Italia per l’Epifania. Ormeggiammo la barca in un porto del sud dell’Isola, mi sembra Le Marin. Eravamo stanchi del mare e pensammo di fare un giro nell’entroterra dell’isola. Victor era già stato in passato più volte -, e fra i suoi amici del luogo trovò qualcuno che ci affittava un’auto. Una vecchia Citroen DS19 scassatissima, ma funzionante con la quale passammo alcuni giorni in giro per l’Isola. Victor non voleva allontanarsi troppo dalla barca, era lui il comandante e aveva la responsabilità nei confronti del proprietario che sarebbe venuto prima di Natale. Così dopo qualche giro per i villaggi del sud dell’Isola, un giorno lo lasciammo al porto e partimmo per andare a visitare la zona montuosa che occupa il nord dell’Isola. Non lontano in effetti, in linea d’aria meno di 80 Km, ma su strade che, allora almeno, erano abbastanza insicure e tortuose. Stefania, Anders ed io. Restammo nel nord qualche giorno. Giravamo di giorno mentre di notte cercavamo un alloggio, una pensione, un posto qualsiasi con un letto. Almeno uno matrimoniale. Tanto era l’unica cosa che ci interessava. La prima parte della notte passava con giochi erotici senza fretta e inibizioni. Ormai eravamo un terzetto promiscuo. Essendo lui più grande di noi era anche tendenzialmente dominante, cioè guidava un po’ il gioco, ma non era eccessivo come a volte vorrebbero (spesso a parole) fare quelli che oggi si definiscono “bull”. A lui non piacevano gli uomini quindi non mi scopava, ma passando dalla capitale, Fort de France, aveva scovato un negozio di sanitari, che vendeva anche gadget sexy e aveva comprato un dildo vibrante con cui mi faceva inculare da Stefania. Le combinazioni erano quindi molteplici e varie. Lo spompinavamo in due, lui inculava o scopava lei mentre lei scopava me con il dildo, io la leccavo mentre lui la scopava o la inculava. Ma succedeva anche che la scopavamo in due in tutte le combinazioni possibili. Dopo la fine della traversata, che mi aveva sconvolto emotivamente, ero tornato in pieno possesso delle mie capacità e non dovendo più scopare nei ritagli di tempo degli altri, avevo una durata normale quindi lei prendeva veramente due cazzi. Lasciatemi fare una precisazione, io sono normale, anzi sul lato alto della scala dimensionale: 17 cm e 16 di diametro. Al netto delle stronzate che si sentono in giro, specialmente sui siti porno e nelle chat la media mondiale è inferiore e solo alcuni estremi vanno oltre. Insomma ho un bel cazzo che, ovviamente, a quei tempi era anche magnificamente funzionante J. Insomma la ragazza non poteva lamentarsi e infatti non si lamentava, a parte quando la inculavamo un po’ troppo spesso e allora metteva il culetto a riposo per un giorno.


La cosa che trovavo sempre arrapante era l’essere svegliato dal movimento oscillatorio del letto. Era successo in barca, ma in un letto vero era veramente una scarica di adrenalina, meglio di un caffè. Lui non mancava mattina senza montarla appena svegliato e se lei dormiva se ne fregava, la preparava toccandola e poi la montava usandola, in pratica, come sborratoio. Non sempre lei rispondeva a quel risveglio con la passione con cui si era data la sera, ma comunque ci stava. A quel punto accettava anche che io facessi il mio comodo, sempre dopo Anders, e poi magari raggiungeva l’orgasmo quando la leccavo per ripulirla, operazione che non mancavo mai di compiere dopo le monte. Furono giorni bellissimi. Il tempo era variabile, come sempre ai tropici in quel periodo dell’anno, ma essendo nella stagione secca, stagione che i creoli chiamano carême (cresima) e dura fino a Pasqua, non faceva troppo caldo e pioveva di rado (anche se quasi tutti i giorni), ma era sempre piuttosto umido per essere la stagione secca. Dopo la montagna scendemmo a visitare le scogliere del nord dell’isola. Meravigliose. Dove il mare si congiunge con la foresta in certi punti a perpendicolo su pareti laviche. Ovviamente anche in quel panorama a quei tempi incontaminato e solitario, completamente nudi ne facemmo di tutti i colori. Ricordo che alla fine di una giornata fra bagni e scopate, né io né Anders avevamo più energie da spendere. L’avevamo scopata e riempita non so quante volte, leccata, toccata, baciata, e rientrando in una pensioncina che avevamo scelto sulla costa nord-occidentale ci addormentammo appena toccato il letto. La mattina dopo lei si lamentò e, scherzando, disse che si sarebbe presa un maschio locale per quando noi avevamo queste defaillances. Ma la realtà è che anche lei aveva dormito saporitamente. E anzi poi mi disse che un po’ di riposo le faceva bene perché sentiva che i suoi orifizi erano un po’ doloranti.


Di quel giorno ricordo lei appoggiata con le mani ad un masso con lui in piedi dietro che la chiava in pieno sole, io essendo su uno scoglio più basso vedo la scena del cazzo che entra ed esce dalla fica e le palle che sbattono su e giù. Mi avvicino ancora, lei voltando la testa mi intravede e mi dice di leccargli le palle mentre lui la scopa, io lo faccio, lui allarga le gambe e quando si ritrae spinge più in fuori il culo. Mentre protendo la lingua mi trovo davanti il buco del culo di lui e provo a dargli una linguata, lui si ferma un attimo, gli piace, insisto, gli lecco lo sfintere e accenno una penetrazione con la lingua, lui mugola, lei fa un movimento, si sfila il cazzo dalla fica e si accuccia davanti a lui prendendoglielo in bocca. Così mentre io gli lecco il culo lei gli fa un pompino, lui perde letteralmente il controllo e dopo poco sborra nella bocca di lei, scosso da un orgasmo formidabile. Dopo si sposta di lato e si mette a sedere perché le gambe gli tremano, io e Stefania ci baciamo condividendo la sborra che lei non ha ingoiato, in un vortice di passione e porcaggine incontenibile. Subito dopo lasciando Stefania accucciata io mi alzo in piedi e le do il cazzo da succhiare finché non la faccio ingoiare anche io la mia dose di sborra mentre lei viene toccandosi.


Da quel giorno, pur mantenendo un certo atteggiamento da eterosessuale puro, Anders si fece leccare il culo spesso sia da me che da lei. Quando lo faceva lei si faceva succhiare il cazzo da me e viceversa. In una di quelle occasioni mi beccai anche la seconda sborrata in bocca dopo quella che avevo preso in barca. Siccome mandai tutto giù subito Stefania che si era avvicinata per il solito bacio di condivisione disse che ero stato egoista. Insomma, capite, la maialaggine andava a gonfie vele. Devo dire che vedere la mia Stefania che leccava il culo a un uomo mi faceva un effetto di incredibile eccitazione. Comunque, culo o non culo, in quei giorni la scopavo con una passione rinnovata e lei mi disse che durante la traversata aveva temuto che io avessi perso virilità perché venivo subito.


-       Per forza, le dissi, me la davi col contagocce dopo avermi tenuto eccitato per giorni interi.


-       Si è vero, rispose, ma c’erano i turni.


-       Vedi che ora i turni li prendiamo per scoparti. E ti scopo anche io e volentieri. Mica sono impotente.


-       Preferisco la terraferma alla navigazione, aggiunse lei ridendo.


-       Mamma mia come sei diventata troia e dire che mi dicesti che non volevi diventare la mia attrice pornografica personale.


-       Infatti, rispose, non sono un’attrice e men che mai personale di nessuno. Sono solo una troia.


Affiorava il femminismo misto alla troiaggine. Secondo me la combinazione migliore che si possa immaginare. Il coronamento della libertà per tutti. La noia mortale della fedeltà coniugale, e della stolida gelosia del maschio patriarcale, spazzata via da una ventata di sana libidine libertaria. In culo a tutte le prescrizioni morali.


Le costa nord della Martinica è meravigliosa, allora era quasi incontaminata, tornandoci l’ho trovata molto più invasa dal turismo di massa e che allora era molto contenuto e solo francese o locale.


Ci sono delle baie con la spiaggia di sabbia scura vulcanica il cui retro è occupato dalle palme e da altra vegetazione mentre davanti hai il mare che guarda verso le altre isole delle Antille, la Dominque è la più vicina e quando il tempo è bello è visibile. In una di queste spiagge avemmo un’avventura ulteriore che coinvolse un estraneo. Eravamo sdraiati al sole su questa spiaggia isolata e deserta, Stefania nel mezzo ed io e Anders ai lati, avevamo scopato e fatto il bagno, mangiato qualche frutto e stavamo riposando. Ad un certo punto Anders disse che c’era qualcuno che ci stava spiando, e chissà da quanto lo stava facendo. L’aveva intravisto nella vegetazione ai limiti della spiaggia a ridosso della parete rocciosa che risaliva verso l’interno. In quel punto si arrivava per un sentiero tortuoso dalla strada che era diverse centinaia di metri più su dove avevamo lasciato la macchina. Anders si alzò e si avvicinò al punto dove aveva visto il movimento, il tipo si era nascosto, ma non poteva scappare perché Anders, senza far notare il suo intento, gli aveva tagliato la strada verso il sentiero, quando gli fu addosso il tipo, che era un ragazzo nero che avrà avuto sì e no 17 anni, fece finta di essere lì per raccogliere qualche frutto di banano o qualcos’altro. Invece doveva essere lì da tempo ed aver visto le nostre evoluzioni. Anders lo interrogò gentilmente e gli chiese se voleva bere e mangiare qualcosa con noi, parlava un francese ragionevole e, ovviamente, il creolo. Accettò. Tornarono verso di noi il ragazzo non era bello di viso, ma aveva un fisico statuario. Anders disse a Stefania parlandole in inglese che almeno non si sarebbe lamentata di avere solo noi, se voleva aveva anche questo Black Adams. Purtroppo il ragazzo capiva anche l’inglese e sorrise stupito. Ancora non dovevano essere abituati al turismo sessuale che dopo qualche anno sarebbe diventato la norma.


-       Do you like the girl? Domandò Anders, show her what you have!


Né io né Stefania avemmo il tempo di dire granché, come al solito Anders conduceva i giochi. Noi eravamo già nudi, lui lo fu molto presto. Il cazzo era già abbastanza eretto, Stefania, seduta sul telo da spiaggia, lo guardava e ad un certo punto allungò una mano per toccarlo. L’effetto fu molto rapido, nella sua mano si ingrossò a vista d’occhio diventando un bel bastone che lei iniziò a menare. Si era messa in ginocchio mentre Anders dietro di lei le baciava il collo e le carezzava le tette, anche io mi misi in ginocchio alla sua sinistra e iniziai a toccarla. Il ragazzo, in piedi, guardava, quando lei gli prese la punta del glande in bocca rovesciò la testa all’indietro e lasciò andare un grugnito, lei continuò a masturbarlo mentre gli succhiava la punta dell’uccello. Ad un certo punto lo attrasse a sé e facendo spostare sia Anders che me, lo tiro sopra di sé sul telo da spiaggia e, a gambe spalancate, guidò il cazzo nella fica con la sua manina. Poi iniziarono a scopare, dopo pochi minuti lei venne rumorosamente, la cosa inattesa l’aveva rapidamente portata sopra alla soglia, lui continò ad ararla con ritmo regolare e implacabile. Avevo il cazzo durissimo, vedere la mia fidanzata chiavata da un nero era qualcosa di incredibile. E lui non dava segni di stanchezza mentre lei saliva e scendeva dai suoi ripetuti orgasmi. Lui la fece girare e la prese a pecorina ancora per del tempo. Anders a quel punto glielo mise in bocca e io rimasi in piedi a segarmi, la tennero così per non so quanto poi Anders venne e lei ingoiò come al solito, subito dopo anche il ragazzo iniziò ad accelerare e alla fine le scaricò dentro la sborra dentro la fica, quando si ritirò la vidi colare abbondante a grumi dalle labbra lungo le cosce, presi il posto del ragazzo e tenendola sempre a pecorina la scopai anche io per un po’, per quanto fossi molto eccitato ero già venuto un paio di volte quel giorno per cui avevo una buona durata, poi la girai e la scopai ancora da sopra baciandola in bocca, venimmo quasi all’unisono. Rimanemmo fulminati sul telo da spiaggia prima di aver la forza di andarci a sciacquare in mare.


-       Meno male che sono brava a ricordarmi della pillola ogni giorno altrimenti tornerei incinta.


In effetti erano quasi due mesi che scopava quasi tutti i giorni più di una volta al giorno.


-       E questa volta sarebbe un bel cioccolatino nero. O magari anche due.


E rise.


Salutammo il ragazzo, non ricordo nemmeno come si chiamava, e tornammo a sud in una sola tappa.


Victor ci accolse piuttosto incazzato perché l’avevamo lasciato solo diversi giorni, ma quando vide che Stefania era disponibile nei suoi confronti si consolò. Quella sera andò a letto con lui dicendo a me e Andres che doveva far divertire un po’ anche lui. In realtà anche lei si divertiva distribuendo piacere e piccole frustrazioni a noi maschi. Scoparono nella mitica cuccetta di prua mezza nottata, noi ci rigiravamo nelle nostre cuccette al rumore delle loro evoluzioni, poi, cullati dal moto ondoso che muoveva dolcemente la barca ci addormentammo. Ci svegliammo la mattina dopo che Victor aveva ricominciato a scoparla. Io preparai la colazione e ci ritrovammo tutti in coperta a mangiare frutta e qualche schiacciata bevendo caffè e raccontandoci le cose che avevamo fatto. Era l’anti vigilia di Natale e di lì a qualche giorno sarebbe arrivato il padrone della barca. Ci avrebbe pagati e io e Stefania saremmo rientrati in Italia con un volo che partiva da Port de France il 5 dicembre.


Il padrone della barca, Massimo, era un industriale tessile di Milano più giovane di Victor ed esperto di vela che faceva spesso regate con una barca che aveva tenuto in Liguria e poi a Mentone. L’aveva venduta per farsi costruire su misura questo dodici metri, con cui voleva girare i Caraibi e poi tornare nel Mediterraneo con la traversata Ovest- Est dell’Atlantico a fine stagione, una traversata molto più impegnativa di quella che avevamo fatto noi. Dette un milione di lire a testa a me e a Stefania (tenete conto che un operaio a quei tempi prendeva si e no 200.000 lire), poi, siccome sapeva tutto, evidentemente Victor aveva parlato, ci disse che se volevamo potevamo restare a bordo fino al giorno della partenza. Restammo. E, come logico, lui si scopò Stefania, non la prima, ma la seconda notte, quella di Natale. Inizialmente fece il gentleman corteggiandola con cortesia e sfoderando il fascino che, indubbiamente, non gli mancava. Era un tipo alto brizzolato sulla cinquantina. Stefania mi disse subito che le piaceva. Doveva essere piuttosto bisognoso perché la scopò fino a notte fonda e di nuovo la mattina dopo. Anche quella una notte agitata. Sentivamo tutto. La notte successiva la portò in un alberghetto della cittadina e solo la mattina dopo seppi che anche quella notte l’aveva scopata a lungo prima che si addormentassero. L’aveva scopata, si era fatto spompinare, le aveva fatto il culo, e l’aveva sborrata sia in culo che in fica. Insomma avere una ventenne a disposizione, troia come lei, non doveva essere troppo facile nemmeno per un quattrinaio come lui. Non fu prostituzione, ma in seguito Massimo aggiunse un premio di cinquecentomila lire e successivamente, mesi dopo, rivedendoci a Milano, le regalò un anello con brillante, ma questo verrà dopo.


Salpammo dal porto dove eravamo da ormai due settimane e andammo verso nord. Victor aveva suggerito di passare quei giorni che ci restavano tornando sulle spiagge del nord che anche lui conosceva e che invece Massimo non aveva mai visto.


         Una mattina avevamo dato fondo in una baia isolata con la sabbia quasi nera e una folta vegetazione che faceva da corona. La baia era impervia e irraggiungibile da terra perché si sviluppava per un mezzo miglio nautico per una profondità di diverse centinaia di metri, limitata dalla parte di terra da una scogliera quasi verticale a cui era addossata una boscaglia che riproduceva per la profondità di poche decine di metri, la varietà della foresta tropicale. Anche l’esposizione era buona, in quel periodo dell’anno soffia quasi costante l’aliseo di nord- est e quella spiaggia era orientata a nord ovest quindi ben ridossata rispetto al vento e al moto ondoso. Un posto da sogno.


Scendemmo a terra con il tender e ci sistemammo sulla spieggia. Io andai a perlustrare la costa in cerca di curiosità naturalistiche e anche di un po’ di solitudine. Tornando dalla passeggiata lungo la spiaggia trovai Stefania che si faceva montare da Massimo sdraiata su un telo da spiaggia. Victor e Anders osservavano intenti parlottando fra loro. Da non molto lontano vedevo i due in posizione classica, e avvicinandomi potevo vedere il cazzo dell’uomo immergersi in lei. Ad un certo punto Massimo estrasse il cazzo e la fece girare a quattro zampe, in quella posizione Stefania prese in bocca il cazzo di Anders che si era nel frattempo avvicinato e inginocchiato davanti a lei. Per non perturbare la scena mi tenni lontano qualche decina di metri fra degli scogli che affioravano dalla sabbia, osservando la mia fidanzatina infilata dai due uomini. Dopo alcuni minuti Massimo iniziò ad accelerare e dai movimenti capii che era prossimo a godere infatti lo vidi stringere i fianchi di Stefania e irrigidire il corpo mentre pompava il suo sperma nella fica di lei. L’altro lo segui poco dopo carezzando la testa della donna e scaricandole in bocca il seme. Come al solito Stefania ingoiò tutto. Massimo uscì ormai flaccido e mentre il suo sperma iniziava a colare fu rimpiazzato da Victor che avendo osservato tutta la scena mostrava una erezione molto evidente. Iniziò a scopare da dietro Stefania mentre lei continuava a ciucciare il cazzo di Anders che le si ammosciava in bocca. Quando lasciò il cazzo di Anders, si voltò per dire qualcosa a Victor, non capii, ma intuii subito dopo che lo stava spronando ad incularla. Anders porse all’amico una crema solare lui ne versò una colata abbondante fra le mele della mia fidanzata, estrasse il cazzo durissimo dalla fica e lo puntò sullo sfintere. Mi avvicinai per vedere meglio, e proprio mentre li raggiungevo sentii dai mugolii di lei che il giovane doveva aver avuto successo nel forzare il buco più stretto. Stefania è l’unica donna che conosco che prova un orgasmo senza bisogno di toccarsi quando viene inculata. Di lì a poco infatti mentre l’uomo la prendeva con impeto, venne mugolando piano come suo solito. Fui accolto da Massimo con un epiteto che non avevo mai sentito attribuito a me:


-“ecco il cornuto”. Te la stiamo chiavando da una mezzoretta, giusto per svuotarci un po’ le palle con questa troia”.


Victor teneva stretti i fianchi di Stefania e presto cominciò a pompare sempre più velocemente affondandole il cazzo nel culo finché anche lui mugolando se ne venne. Mi avvicinai per baciarla. Aveva in bocca il sapore di sperma e quando Victor ormai flaccido uscì dal suo culo, lei si voltò e ansimando si mise supina sull’asciugamano. I ragazzi mi guardavano sorridendo poi Massimo disse:


-       “dai cornuto ora tocca a te, ma se vuoi sentire qualcosa ti conviene darle una pulitina prima, tanto lo sappiamo che ti piace ingoiare la sborra che le spariamo dentro”.


Non ne potevo più mi avvicinai alla fica dalla quale colava abbondante lo sperma, lei mi prese la testa e la spinse sul sesso, applicata la bocca alla fica succhiai ricevendo una boccata di sborra che immediatamente inghiottii, poi iniziai a leccare. Stefania venne urlando ancora una volta mentre la leccavo. Poi risalii il suo corpo e la penetrai, ero così eccitato che venni in pochi secondi. Massimo era di nuovo in tiro e mi disse di scostarmi che la voleva scopare di nuovo, ma prima me la fece ripulire dal mio sperma poi la mise a pecorina e mi ordinò di posizionarmi sotto di lei in posizione di 69 per assistere alla scopata e bere la sborra fresca direttamente dalla fica appena lui fosse venuto. La tenne con le cosce ben divaricate cosicché mi schiacciava la fica in faccia, leccavo tutto quello che mi passava a portata di bocca, la fica, il cazzo e le palle di lui. A un certo punto lui estrasse il cazzo spinse Stefania un po’ più avanti e mi mise il buco del culo sulla bocca dicendomi:


-       “leccami il culo cornuto”.


Io eseguii mentre lei si voltò per guardarmi. Successivamente mi disse che la arrapava molto vedermi umiliato da un altro maschio. Dopo essersi fatto leccare il buco del culo per un certo tempo, affondò di nuovo il cazzo nella fica di lei pompandola con forza crescente fin quando sborrò di nuovo. Uscì subito lasciando colare nella mia bocca il seme.


Per quel giorno poteva bastare. Tornammo alla barca e restammo in rada tutta la notte cullati dal dolce movimento del mare. Quella notte Stefania ed io dormimmo insieme nella cuccetta di prua, lei mi disse che era stanca e un po’ sconvolta dalla piega che stava prendendo la situazione. Aveva fatto praticamente lo sborratoio per quattro uomini per diversi giorni e, benché la cosa l’avesse eccitata e anche appagata, iniziava ad essere stanca di quella vita. Parlammo anche di me e del ruolo sottomesso che avevo sempre avuto e che, con l’arrivo di Massimo si era approfondito. Lei sapeva che nella vita di tutti i giorni ero ben poco sottomesso, ma quando si entrava nella sfera sessuale, il masochismo passivo prendeva il sopravvento. Anche io ero un po’ stanco di quella vita comunque. Eravamo pronti per tornare a casa.


Come programmato partimmo con un volo Fort de France – Parigi e rientrammo a Milano Malpensa il 6 gennaio. Il giorno dopo eravamo a Firenze. Ci sentivamo completamente straniati dalla vita della città, dall’Università, dalle famiglie. Avevamo lasciato un paradiso e qui faceva freddo. Un po' depressi, seduti in un bar di periferia bevendo un tè decidemmo di dare una svolta alla nostra vita: finire gli studi al più presto, andare a vivere insieme da soli. Avevamo 21 anni, eravamo un po’ destabilizzati, ma determinati.