Cuckold si nasce, ecco la quinta puntata, mettetevi comodi, ho molto da raccontare. Prima di tutto il contesto. Da questa puntata ho intenzione di usare un sottotitolo.


La Traversata Oceanica con due amici (ottobre- dicembre 1977).


Il lunedì successivo Stefania ricevette una lettera da Victor che le diceva che, se volevamo fare la traversata atlantica con lui, dovevamo farci trovare a Malaga verso la fine ottobre. Le dava anche un numero di telefono a cui chiamarlo un giorno stabilito durante la settimana La Rochelle per dirgli se ci saremmo stati. Le scriveva anche che con lui ci sarebbe stato un altro velista esperto di navigazione di altura. Uno svedese amico suo che sapeva già tutto di noi. Era sottinteso, pensammo, che l’amico sapeva anche del nostro ménage. Stefania fu molto innervosita dalla lettera:


-       Questo ora vuole farmi scopare anche dai suoi amici?


Io ovviamente ero eccitato, ma le dissi che tutto dipendeva da lei e che comunque avrebbe potuto chiarire tutto nella telefonata. Anche lei però, sotto sotto, era eccitata, l’idea di avere tre maschi che la “coccolavano” le dava evidentemente una frustata di libidine. Fu ancora più eccitata parlando con Roberta che, senza manifestare gelosia nei nostri confronti la spinse;


-       Vi piace la vela e vi piace scopare, aspetta prima di rifiutare, digli che ci stai solo se l’amico ti piace. Ma non credo che non ti piacerà, lui è un bel ragazzo, non credo che si sarà scelto un cesso di amico, stai tranquilla e vivitela bene.


Tranquillizzata dai consigli della sua mentore, Stefania arrivò al momento di parlare con Victor con grande tranquillità, lui ovviamente le disse che tutto dipendeva da lei, se voleva o se non voleva, nulla era scontato. La cosa seria era portare la barca dalla Spagna alle Canarie e da lì alla Martinica nei Caraibi sotto la spinta dell’Aliseo, il resto era divertimento e se lei era d’accordo bene, altrimenti non ci sarebbero stati problemi. Intanto, data la situazione, anche tenendo conto che i genitori si erano molto inquietati, ci buttammo di nuovo a studiare per dare il maggior numero di esami possibile nella sessione di esami autunnale, sapendo che se avessimo fatto la traversata avremmo perso un paio di mesi e dopo sarebbe stata molto dura riprendere. Studiavamo e facevamo l’amore e praticamente niente altro a parte dormire e mangiare.


I genitori continuarono a rompere le scatole come fanno tutti i genitori, ma con in più la preoccupazione per un’impresa che, a quei tempi, era ancora piuttosto rischiosa. Per rintuzzare le considerazioni economiche gli dicemmo che con quanto andavamo a guadagnare le tasse universitarie ce le potevamo pagare da soli per due anni (allora, va detto, erano meno alte di oggi) e ci sarebbe rimasto qualcosa. Ma ovviamente oltre allo studio e all’aspetto economico c’erano anche i rischi della traversata, per fortuna il naufragio di Mancini e Fogar sarebbe avvenuto l’anno successivo altrimenti la paura, probabilmente ci avrebbe trattenuto. A quei tempi si navigava senza grossi supporti tecnologici, non era come oggi, ma non sapendolo ci sembrava che quello che esisteva fosse più che abbastanza rispetto ai tempi delle caravelle di Cristoforo Colombo. Si andava ancora con bussola, orologio e sestante, non c’era il GPS e, rispetto a Colombo avevamo in più una buona cartografia nautica e i portolani e, alcuni un radar.


Vabbé mi sto dilungando su cose che probabilmente non interessano al lettore. Ci mettemmo in pari con lo studio e il 23 ottobre eravamo a Cadice, infatti Victor ci aveva chiesto di raggiungerli nel porto Atlantico, piuttosto che a Malaga come aveva detto la prima volta che ci eravamo sentiti, perché partendo da lì avremmo risparmiato due giorni di navigazione e per noi non faceva grande differenza. Anche se, devo dire, allora mi sarebbe piaciuto uscire dalle Colonne d’Ercole e vedere sparire la Rocca di Gibilterra a poppavia.


Ci mettemmo in attesa del loro arrivo. Loro erano partiti in agosto dai cantieri finlandesi dove la barca era stata costruita, e si erano fatti tutto il Mar Baltico, il Mare del Nord, la Manica, si erano fermati a La Rochelle nel Golfo di Biscaglia ed erano ripartiti dopo alcune messe a punto della barca verso la costa Atlantica del Portogallo. Loro comunicavano via radio con le Capitanerie di porto per cui ci mettemmo in contatto con quella di Cadice (io biascicavo un po’ di spagnolo), perché ci avvertissero al numero della pensioncina in cui avevamo alloggiato quando entravano in contatto con il Petrel (nome di fantasia come tutti i nomi di questo racconto) il nome del 12 metri su cui navigavano Victor e Anders, l’amico svedese.


Arrivarono il 25. Andammo al molo inquieti ed emozionati, lei più di me, per incontrarli. Erano già sbarcati e ci aspettavano seduti in un locale del porto. Appena si fecero le presentazioni vidi lo stupore di Stefania. Anders non era bello, di più, era bellissimo. Aveva un sorriso che scopriva denti bianchi e regolari, su un viso abbronzato, capelli e barba biondo sporco, occhi blu mare, fisico asciutto, età più o meno sulla trentina. Vedendo l’espressione di Stefania mi vennero in mente le parole della canzone di Mogol musicata da Lucio Battisti:


“un sorriso, e ho visto la mia fine sul tuo viso


Il nostro amor dissolversi nel vento


Ricordo sono morto in un momento”.


Dopo esser tornati alla pensione, aver saldato e aver portato in nostri bagagli a bordo, andammo a cena sul porto e indugiammo fino a tardi a bere e a fare piani per la partenza che, secondo i piani di Victor, doveva avvenire due giorni dopo non più tardi. Verso la fine della cena Victor ruppe gli indugi e avvicinata la sua sedia a Stefania le disse:


-       Ehi ragazza non mi hai nemmeno salutato


E le stampò un bacio sulla bocca. Stefania lasciò fare e lui indugiò un po’ aprendole le labbra con la lingua e dandole un bacio più sensuale e appena più lungo, io ebbi un attimo di imbarazzo e anche Stefania, quando Victor si staccò, abbassò gli occhi. Ma Victor disse subito, io spero che la navigazione sarà piacevole. Stefania sorrise. Era fatta. Io avevo già il cazzo in tiro e sapevo che lei si stava bagnando. Anche Anders sorrideva divertito, conscio del fatto che praticamente la cosa era fatta.


Andammo a bordo e già quella prima notte la scoparono a turno e insieme nella cuccetta della cabina di prua, che era quella originariamente destinata a noi due, ma siccome non ci si entrava in più di due o tre, io restai fuori e per un paio di ore sentii gemiti e movimenti senza vedere molto. Ricordo di essermi affacciato alla porta della cabina mentre Anders la stava pompando standole sopra mentre lei gemeva senza ritegno e Victor sdraiato accanto a loro le succhiava le tette. Più tardi se la fecero in doppia con lei a cavalcioni di Anders e Victor che la inculava. Non so quante volte le sborrarono dentro e ancor meno so quante volte lei venne. So solo che verso le tre, quando i due uscirono dalla cabina Victor mi disse:


-       Si è addormentata


E andarono a dormire anche loro, io mi infilai nella cabina accanto a lei nell’odore di sesso e di sperma, vidi che le lenzuola erano macchiate in vari punti e che lei colava sborra dalla fica e dal culo. Avevo sperato di poterla scopare anche io, ma a quel punto non era possibile e per addormentarmi mi feci una sega sborrandole addosso anche io, quasi per riprenderne possesso. Poi anche io mi addormentai.


Mi svegliai verso le otto per il movimento di Anders che la stava di nuovo montando accanto a me. Lei era totalmente passiva a gambe divaricate, ma rispondeva al suo bacio profondo. Mi misi sul fianco e mi misi a guardare. Anders la arò per qualche tempo poi le venne dentro di nuovo, Victor, che nel frattempo di era svegliato, gli dette il cambio. La cabina era impregnata dell’odore di sesso ormai la sborra della notte era seccata sui lenzuoli, la mia era seccata sulla sua maglietta, e Victor ne aggiunse ancora dopo poco nella fica. Senza chiederle il permesso anche io la montai con foga venendo in pochissimi minuti, poi ci rimettemmo a dormire.


Più tardi mentre i due andavano a completare la cambusa, Stefania mi disse che aveva promesso di farli scopare in quei due giorni di attesa perché poi la navigazione fino a Lanzarote sarebbe probabilmente stata impegnativa e faticosa per cui per i successivi otto dieci giorni ci sarebbero state poche opportunità. Io ero piuttosto sconvolto, la situazione si era evoluta in modo molto repentino. Mi sarei aspettato da parte di Stefania una maggiore ritrosia, ma lei mi disse che Anders la faceva bagnare solo a guardarlo da lontano, e se la sfiorava lei avrebbe fatto qualsiasi cosa.


-       Qualsiasi? Chiesi io


-       Qualsiasi.


-       Tipo?


-       Boh, non lo so, vedremo.


Per la prima volta le chiesi se rischiavo di perderla. Lei mi guardò con un sorriso.


-       Sono sposati tutti e due e poi un “cornuto contento” come te dove lo ritrovo?


-       E se smettessi di essere contento?


-       Io continuerei a scopare.


-       Ah. Allora è meglio che resti contento.


-       Si, è meglio.


-       Si ma stanotte è stato piuttosto doloroso.


-       Lo so, ma dai poi ti faccio scopare anche te, meno di loro, ma ti faccio scopare.


La scopata e la chiacchierata con Stefania mi avevano tranquillizzato e il resto della giornata passò con i preparativi. Fra questi ci fu l’illustrazione completa delle manovre della barca grazie ad un’uscita in mare che facemmo per farci esercitare prima di affrontare la prima tappa della traversata. L’indomani avremmo salpato per la traversata.


Ma prima c’era la cena e la seconda notte e non sapevo bene cosa sarebbe successo. Lavarsi in una barca è un problema oggi, negli anni settanta lo era ancora di più per cui finché eravamo in porto sfruttavamo i bagni pubblici che non erano lontani ed erano ragionevolmente puliti. Dopo le docce ed esserci cambiati andammo a giro per la città di Cadice che è molto bella e, come tutte le città di mare, affascinante. Ma io ero un po’ inquieto per il comportamento di Stefania e Anders che praticamente si comportavano come se fossero stati fidanzati. Restavano indietro, camminavano abbracciati, ridevano e chiacchieravano. Anche Victor era visibilmente infastidito, ma ad un certo punto mi disse che con Anders era così


-       Il est comme ça, il les fait tous entrer en chaleur, j’y suis habitué.


-       Je n’avais jamais vu Stefy comme ça.


-       Oui, oui je le sais, tu ne peut rien faire, mais ne t’inquiète pas il ne quittera jamais sa femme. E Stefy reviendra chez toi.


Li perdemmo di vista per i vicoli e alla fine io e Victor ci trovammo a cenare da soli in un locale sul porto. Quando rientrammo in barca loro non erano ancora tornati, ero stanco e mi misi nella mia cuccetta. Mi svegliai più tardi per i rumori che facevano Stefania e Anders scopando nella cuccetta di prua. Non riuscivo a prender sonno sentendo lei che vocalizzava ogni orgasmo (e ne ebbe diversi) e lui che grugniva. Poi li sentivo chiacchierare a bassa voce, poi di nuovo sentivo i rumori inequivocabili di una nuova scopata. Alle prime luci dell’alba mi alzai, solo nella mia cuccetta, e vestitomi uscii in coperta, passando dal boccaporto detti una sbirciata nella cabina di Anders che aveva la porta spalancata (nemmeno la grazia di chiuderla avevano avuto) e vidi che i due dormivano saporitamente, abbracciati. Trovai Victor in coperta che beveva un caffè fumante,


- Nuit agitée hein? Disse


- vraiment. Risposi succintamente.


Ma non avevo voglia di parlare, accettai il caffè che lui mi offrì da un thermos e mi misi a guardare il porto che si risvegliava. Non sarebbe stata una traversata facile per me, pensai.


In realtà, più tardi, Stefania venne da me e mi tranquillizzò di nuovo, quasi ringraziandomi per quello che le lasciavo fare e dicendomi che non era affatto innamorata di Anders, ma che si approfittava di quello che io ero.


La barca era pronta, la cambusa piena, le manovre ordinatamente disposte, si trattava solo di salpare. E, dopo le necessarie pratiche con la Capitaneria, salpammo facendo rotta sulle Canarie, con un vento abbastanza fresco da nord  (mi dissero che lo chiamano l’aliseo portoghese) per cui andavamo con un’andatura di gran lasco, comoda e veloce. Io e Stefania familiarizzavamo con le manovre che non erano molto diverse da quelle delle altre barche che conoscevamo. Mentre ero al timone Stefania venne a dirmi le cose che ho riferito sopra, tranquillizzandomi. La giornata era bella e si navigava spediti su un’onda lunga di nord ovest. Dopo aver mangiato un boccone per pranzo sentii cascarmi addosso la stanchezza e mi rifugiai nella mia cabina mentre gli altri rimanevano a chiacchierare nel pozzetto di poppa. Avrei voluto masturbarmi, ma dopo la notte quasi bianca e la mattina di navigazione caddi addormentato in pochi minuti. Fui svegliato da Stefania che mi si era sdraiata accanto, mi si avvicinò e sentii subito odore di sperma.


-       Che hai fatto? le chiesi


-       Li ho spompinati su in coperta


-       Tutti e due?


-       Si, anche Victor, poverino, era andato in bianco dopo la prima notte in porto.


-       Eh già, poverino.


Ci baciammo, lei mi montò sopra e pomiciammo per un po’, ad un certo punto lei scese mi sfilò gli slip, si spogliò e mi montò a cavalcioni infilandosi il cazzo nella fica che, sentii, era abbondantemente irrorata. Glielo dissi e lei rispose che si era eccitata spompinando i due. Che troia. Mi cavalcò per un po’ riuscendo a venire prima di me. Fu una sveltina, ma quanto mai necessaria nelle mie condizioni.


La traversata per Lanzarote durò 5 giorni pieni e arrivammo nel porto di Arrecife la mattina del sesto giorno. Come fu? Qualche giorno di mal di mare, turni defatiganti perché il tempo era instabile. Stefania prese i turni (si facevano turni di tre quattro ore in coperta mentre gli altri due si riposavano) con Anders e si traferì in pianta stabile nella sua cabina. Ci scopava come si fa con un nuovo amore travolgente. Un paio di volte scopò anche con Victor, ma dormiva sempre con con Anders. A me non la dette mai. Aveva spesso addosso il sapore e l’odore degli altri due dato che lavarsi era, come ho detto, problematico e scopavano con molta frequenza.


La mattina del 31 ottobre 1977 eravamo in vista di Lanzarote. Nel pomeriggio attraccammo nel porto di Arrecife e prendemmo una stanza in una pensione molto a buon mercato. La stanza aveva due letti normali ed un matrimoniale, la signora che ci dette le chiavi ci guardò con molta curiosità con un tocco di disprezzo nei confronti di Stefania. Una ragazza che condivideva la stanza e presumibilmente il letto con tre maschi. In ogni caso ci facemmo una bella doccia e ci riposammo fino all’ora di cena. Le prime 600 miglia della traversata erano state relativamente tranquille, ma la barca stanca, e io avevo dormito sempre poco e male, un po’ per i turni, un po’ per i rumori che si sentivano dei due che scopavano quasi sempre, anche quando erano di turno, in coperta. Avevano scopato anche mezzi vestiti perché in quella stagione a quelle latitudini è ancora freddino.


Dopo la cena restammo fino a tardi sul porto e rientrammo nella nostra stanza dopo mezzanotte. Anders e Stefania presero il letto matrimoniale io un lettino sotto la finestra e Victor l’altro letto contro la parete opposta. Scoparono? Certo che sì. Anders la prese mentre già cercavamo di dormire, sentii che bisbigliavano poi movimenti inequivocabili e infine lo stridere delle molle del letto e il mugolio sommesso di Stefania, fu una sveltina quasi matrimoniale, subito dopo sentii Victor che si accomodava nel lettone e montava Stefania anche per lui durò poco. A quel punto decisi che anche io avevo diritto alla mia fetta di torta, entrai nel letto, lei non mi respinse, Anders probabilmente dormiva già, io la penetrai nella fica già piena del seme degli altri due e in quattro balletti venni. Poco dopo lei dormiva e io guadagnai il mio letto per dormire a mia volta.


La mattina dopo fui svegliato dal cigolio del letto, Anders stava facendo la monta mattutina. Era un vero toro, da una settimana scopava più di una volta al giorno e ancora aveva energie da spendere. Per non essere da meno la scopammo anche Victor ed io nella solita sequenza. La giornata di riposo la passammo girando l’isola, era piuttosto caldo, ma c’era vento e  l’acqua era gelata, facemmo qualche bagno molto breve sulla spiaggia di Arrecife. Stefania mi disse che continuava a colare sborra da giorni. In pratica aveva bisogno di mettersi un assorbente per non sporcare le mutandine e i vestiti. Anche quando si mise il costume in cabina e venne sulla spiaggia, dopo poco mi fece vedere che aveva gli slip bagnati fra le cosce. Ero talmente arrapato che volli portarla in cabina dove mi inginocchiai fra le sue cosce e la leccai succhiando fuori tutta la sborra ripulendola a fondo. Un odore incredibile di sesso mi riempiva le narici e l’eccitazione era quasi insopportabile mentre la leccavo, tanto che bastò che mi toccassi per venire abbondantemente schizzandola sui piedi calzati in dei sandali di pelle intrecciata. Subito dopo lei appoggiò i piedini su un panchetto che era lì dentro la cabina e mi chiese di ripulire anche quelli. Lo feci senza protestare. Lei mi disse:


-       Dove ci fermeremo?


-       Non lo so, risposi


Poi tornammo in spiaggia dagli altri due.


Saldato il conto della pensioncina dopo cena rientrammo a bordo e ci preparammo per partire la mattina successiva in direzione Fuerteventura e Gran Canaria. Ancora due tre giorni di navigazione prima del grande salto verso i Caraibi. Lei si accomodò nella cuccetta di prua che solo la prima notte era stata la nostra e ora era diventata di Anders e lei. Anche quella sera lui la scopò e sentimmo tutto. Ormai scoparla era una routine che si ripeteva ogni volta che si coricavano e spesso anche in altri momenti del giorno, ogni tanto, ma sempre con una frequenza quasi quotidiana la scopava anche Victor e molto più raramente io. Proprio quando non ne potevo più per gentile concessione.


Ma ora iniziavano le settimane della traversata vera e propria. La stanchezza affiorava con i turni, ma il tempo sarebbe diventato via via più stabile e caldo man mano che scendevamo verso il tropico.


La traversata quindi divenne più facile, il mal di mare era scomparso, ma i turni restavano. Nelle ore di riposo Stefania era nella cuccetta di Anders e a volte Victor si univa o lo sostituiva al cambio turno in modo da farsi una sveltina mentre Anders restava solo in coperta prima che lei salisse. Durante le tre settimane e mezzo di traversata mi feci moltissime seghe. Dormivo poco e male, poi quando era il turno mio e di Victor trovavo sempre qualche scusa per andare sotto coperta per sentire se dalla cuccetta di prua venivano mugolii e grugniti oppure dormivano. Spesso lasciavano la porta aperta e avevo una visione fugace di qualche movimento. Ma il più delle volte dovevo solo immaginare. Qualche volta restai solo con Stefania che mi disse che Anders la scopava come mai nessuno prima. Aveva una resistenza incredibile ed era molto attento alle sue esigenze. Si stava innamorando? Mi disse che non sapeva bene cosa fosse, ma sicuramente Anders era un uomo che non si lasciava andar via volentieri, almeno a letto era eccezionale, ma, ora che lo conosceva meglio dopo giorni e giorni di turni insieme trovava che fosse anche un tipo interessante al di la dell’ambito sessuale. Peccato avesse famiglia su in Svezia, anche se aveva capito che con la moglie aveva un accordo non diverso da quello che c’era fra me e lei. Tutto questo era piuttosto umiliante per me che a vent’anni mi trovavo surclassato da un uomo dieci anni più grande di me. Quando fummo a poche centinaia di miglia dalle Antille il tempo era discreto e faceva caldo, il vento era costante. Qualche volta Victor mi lasciò a timonare, visto che le vele erano in assetto costante da ore, e si unì a loro per qualche tripletta. Una volta invece, nell’ultima settimana, Anders venne su durante un turno di riposo per dirmi che se volevo potevo andare giù. Andai giù e lui mi seguì. Quando mi affacciai alla cabina lei era sdraiata a gambe divaricate e appoggiata sui gomiti e sorridendomi mi disse:


-       Anders voleva vedere quello che fai.


-       In che senso? Chiesi io


-       … quello che fai quando sono piena.


Capii mi sistemai sulla cuccetta fra le sue cosce e fissai il rivolo di sperma che scendeva fra le grandi labbra verso il buco del culo, l’odore era acutissimo, vinsi un moto istintivo di ripulsa e feci vincere la libidine, mi abbassai e affondai la faccia nella fica succhiando tutto quello che ne usciva. Lappavo con un cane nella ciotola, lui in piedi dietro di me, nell’andito della porta stava probabilmente guardando. La ripulii poi la montai e sborrai quasi istantaneamente, poi tornai a leccarla finché non venne sulla mia bocca tenendomi la testa ferma, sembrava quasi che si masturbasse con la mia faccia. Il giorno dopo mi chiamarono quando lui non era ancora venuto, ma l’aveva riempita Victor. Fu lui infatti che mi disse di andare giù mentre mi dava il cambio al timone. Anders la stava scopando in quel momento, ma quando arrivai estrasse il cazzo dalla fica di lei e me lo dette da succhiare sporco della sborra dell’altro e dei fluidi di lei. Non feci obbiezioni. Poi leccai lei. La sua fica rossa e gonfia e continuava colare sperma e altri liquidi. Lui mi disse di sdraiarmi sul lettino e fece mettere lei sopra di me in posizione di 69, quando fummo sistemati e in azione, con lei che mi succhiava il cazzo e io la fica, la penetrò sbattendomi le palle sulla fronte. In quel modo la montò per diversi minuti, io vedevo da vicino lo spettacolo e leccavo tutto quello che mi passava davanti come avevo visto fare a Roberta mesi prima. Quando lei ebbe goduto un paio di volte lui si lasciò andare e, al culmine del piacere, estrasse il cazzo e me lo spinse in bocca, io non feci resistenza e ricevetti due o tre fiotti di sperma che mandai giù senza fiatare. Dopo lui si staccò e gaurdò la fine della scena con lei che tornava a venire sulla mia bocca mentre io le schizzavo in bocca. Tornai in coperta contento, almeno avevo avuto anche io qualcosa.


A metà dicembre arrivammo in vista della Martinica, la traversata era compiuta. E la mia fidanzata in poco meno di due mesi aveva preso più cazzo e visto più sborrate che in tutta la sua vita precedente, e non è che prima fosse stata una santa.

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