Ho lavorato in un locale notturno come barista e spogliarellista. Ero l'unica transessuale in mezzo a un gruppo di ragazze. Il proprietario, che si faceva chiamare "Eddy", era un sessantenne ben piazzato dal carattere ruvido, che aveva stabilito per noi ragazze delle regole molto chiare. Lui faceva entrare quanti più uomini riuscisse a contenerne il locale, mentre noi dovevamo fare le troiette coi clienti, perlopiù vecchi arrapati col cazzo floscio, e spillar loro quanti più soldi possibili. 


Era un bene anche per me, viste le banconote da cinquanta euro che mi infilavano nelle mutandine a ogni ordinazione, non di rado accompagnate da qualche pacca sul culo, alle quali rispondevo con un sorriso malizioso e qualche moina. Con i miei tacchi da cubista, a volte, mi lanciavo in sensuali lap dance, che facevano sorridere Eddy e arrapare qualche vecchio spendaccione. 


Il locale era dotato di alcuni privé. Zone appartate e chiuse da tendine sporche di sborra. Se volevamo potevamo portarci un cliente per fargli una sega o un pompino a pagamento. Il 30 percento di quanto sganciato dai maturi allupati doveva essere versato nelle tasche del proprietario. Si trattava di una regola tassativa. 


Una notte, verso l'orario di chiusura, mentre mi aggiravo per il locale truccato e vestito da zoccola, tacchi alti e autoreggenti nere a rete piccola, mi arrivò una fortissima sculacciata che mi spinse in avanti e mi fece scappare un gridolino. Mi voltai e vidi un uomo sulla cinquantina, muscoloso, alto, che mi fissava in modo intenso. La cosa mi eccitò molto. Lo sconosciuto mi prese per un braccio e non mi portò in un privé, ma nel bagno del locale. 


Lasciai che giocasse con il mio corpo, che mi strizzasse il culo e i capezzoli, nel frattempo muovevo il bacino sul suo cazzone duro, che emergeva prepotentemente da sotto i pantaloni. Si lasciò spingere contro un gabinetto, fin quando facendogli i suoi polpacci non sbatterono contro la tazza, così che ci si sedesse. Gli slacciai i pantaloni, che finirono a terra accompagnati dal rumore metallico della cintura. Il suo cazzo stava bello dritto all'insù. Gonfio e venoso. Mi inginocchiai, incastrata tra la porta e le sue gambe, e cominciai a succhiarglielo. Col naso toccai i suoi peli pubici, inspirando a fondo l'odore pungente del cesso. 


Pompai quella minchia a più non posso, muovendo con foga la lingua attorno al cappellone. Sentivo le sue grosse mani premermi sulla nuca, tant'è che ad un certo punto, siccome ero senza fiato, forzai la sua presa per liberarmi la bocca e riprendere fiato con un profondo sospiro. Non riuscivo a pensare, sentivo solo quel grosso cazzo in gola. Mi venni nelle mutandine. 


Tenendomi, con una mano, per i capelli, mi staccò dalla nerchia; credevo fosse finita, ma lui mi assestò due schiaffi sulle guance e mi conficcò in bocca un rotolo di carta igienica quasi terminato. Mi buttò sul pavimento del bagno e dopo avermi lubrificato il culo con del sapone preso da un dispenser lasciato lì per caso, me lo spinse in culo con forza. 


Sentivo la pancia che si gonfiava e sgonfiava al ritmo del suo cazzo che faceva avanti e indietro dentro di me. Come se essere scopata sul pavimento di un cesso pubblico e con in bocca un rotolo di carta igienica non fosse abbastanza, mi mise un piede sopra la faccia. Ero sottomessa a lui e mi piaceva. Era un vero maschio. 


Mi venne nel culo e sulla schiena. Una sborrata anomala. Con una pedata sul fianco, mi fece girare e restare sulla schiena. Avevo il fiatone. Si tenva la minchia in una mano, ormai floscia, e prese a pisciare nel gabinetto senza dire una parola e senza pagare. 


Mi alzai. Ero distrutta, ridotta a una pezza: calze strappate e trucco sbavato. Cercai di rassettarmi, ma proprio in quel momento entrò il proprietario del locale. 


"Che cazzo fai qua?".
Balbettai una qualche risposta confusa.
"Ho capito, ti sei fatta una bella scopata. Dove sono i miei soldi?".
"Ecco... ehm... non mi pagata". 


Eddy mi diede uno schiaffo e mi buttò fuori dal locale, dicendomi che non mi sarei più dovuta far vedere. Purtroppo non rividi mai il misterioso fottitore.