Continuo la mia storia di cuckold dalla nascita (IV)


Rientrati in città dopo le vacanze di Pasqua ci dovemmo impegnare nello studio e fu un vero massacro perché eravamo rimasti indietro. Stefania recuperò rapidamente, io feci più fatica, ma alla fine di luglio avevo dato tutti gli esami tranne uno, grosso, che avrei dovuto dare a settembre. In agosto tornammo all’Argentario, Francesco e Roberta erano partiti in crociera con i figli e ci avevano lasciato le chiavi di casa, così passammo un paio di settimane di riposo a Porto Ercole. In quell’agosto non successe nulla di nuovo, ma l’effetto delle nostre avventure precedenti dava un tono eccitante a tutta la vita. C’era sempre l’attesa di qualcosa di nuovo.


A settembre rivedemmo Francesco e Roberta, ci invitarono a cena un sabato sera a casa loro, un appartamento ad un piano alto in una via di Oltrarno, molto grande e con la vista sui tetti di San Frediano. I due figli erano fuori, non ricordo perché. Io ero un po’ imbarazzato perché dopo le giornate di Pasqua non ci eravamo quasi più visti e pensavo che la cosa fosse passata, quasi una vergogna da dimenticare. Ma mi sbagliavo i due ci misero subito a nostro agio, parlandoci del piacere, ma anche della sofferenza di stare in barca con i figli senza poter far nulla di “strano”. E ci chiesero se noi, invece, avessimo fatto nulla di trasgressivo. Gli dicemmo la verità, l’estate era passata senza altro che un po’ di sesso fra di noi.


-       Ehi, disse lui, non vorrete mica diventare dei vecchi coniugi annoiati alla vostra età?


Non volevamo. Di quella sera ricordo vari momenti. Francesco che scopava Stefania sul letto matrimoniale in posizione del missionario e Roberta che lo incitava:


-       Fai godere questa porcellina, dai, non troppo svelto, piano, fagli sentire il cazzo, faglielo gustare, non la sbattere come una bambola, arala lentamente mentre le sale il godimento.


E Stefania, che già era portata evidentemente, imparava a godere a ripetizione dalla sua mentore, che fra un incitamento e l’altro le leccava le tette e la baciava. Lui la scopava lentamente poi accelerando, infine rallentando di nuovo, facendole sentire il bel cazzo arcuato che aveva, nel punto interno che qualcuno chiama punto G, ma che corrisponde, se ho capito, alla parte interna alla vagina del clitoride. Stefania godeva e io ero tenuto in disparte, seduto su una sedia a guardare questi due che si godevano senza ritegno la mia fidanzata. Roberta incitò Francesco a incularla e lui, senza girarla, estrasse il cazzo dalla fica e tirandole su cosce e culo lo puntò sul buchetto già ampiamente lubrificato dai fluidi che erano scesi dalla fica, iniziò a forzarlo. Come ho detto prima Stefania non era vergine di culo, ma nemmeno usatissima, con calma e delicatezza, pian piano Francesco glielo ficcò dentro tutto fino alla radice, aiutato anche da Roberta che leccava l’asta e ci faceva scendere sopra abbondante saliva. Stefania subiva l’inculata mugolando appena. Quando la ebbe aperta per bene, mentre lei iniziava a toccarsi, l’uomo ruppe gli indugi e iniziò ad accelerare sbattendola con crescente forza e velocità finché le scaricò nell’intestino una sborrata che, dalla durata delle sue convulsioni, doveva essere copiosa, mentre Roberta e Stefania vennero quasi insieme toccandosi. Io a cazzo ritto ero l’unico che non aveva goduto. Roberta mi stuzzicava


-       Dai che poi, quando ne abbiamo voglia, tocca anche a te.


Il gioco era quello farmi soffrire il più possibile quella sera. Mi fu impedito di toccarmi e di scopare, potevo leccare, ma niente altro. Di nuovo chiacchierammo e bevemmo, anche parlando di mare, barche, vela e possibili regate future che Francesco aveva voglia di tentare. Dopo un’oretta Roberta, che dirigeva le operazioni, mi chiese a bruciapelo se avevo mai succhiato un cazzo. Io negai anche se non era vero. Ma non avendolo mai confessato a nessuno, nemmeno a Stefania, non ebbi il coraggio di farlo allora. Lei mi propose di andare a lavare il cazzo di Francesco in bagno e poi provare. Vidi Stefania che mi guardava con un misto di eccitazione e sorpresa.


Lavai il cazzo a Francesco mentre mi guardavano, lo insaponai e lo sciacquai abbondantemente nel bidet, poi tornammo in camera dove lui si sedette sul bordo del letto. A quel punto Roberta mi disse di inginocchiarmi davanti a lui. Il resto lo capivo bene senza che me lo dicesse, mi inginocchiai sullo scendiletto morbido, allargai le gambe dell’uomo e mi avvicinai con la bocca al membro flaccido risucchiandolo fra le labbra.


-       Bravo, diceva Roberta, fallo tornare duro, così dopo si può scopare di nuovo la tua troietta.


Io ero abbastanza fuori controllo dalla libidine e credo che avrei fatto qualsiasi cosa mi chiedessero. Con la coda dell’occhio vedevo Roberta e Stefania in piedi accanto al letto sulla mia sinistra, ma presto si misero sdraiate su un fianco, ciascuna a ogni lato delle cosce di Francesco in modo da assistere da vicino a quello che credevano fosse il mio primo pompino. Io lavoravo alacremente succhiando e carezzando i testicoli, Francesco si era abbandonato sui gomiti e aveva chiuso gli occhi, le due donne guardavano a pochi centimetri dal mio viso. Stefania taceva, ma se sentivo il respiro eccitato, l’altra invece parlava, rivolta a lei e a me:


-       Ti piace vedere il tuo fidanzato che fa i pompini? Forse vorresti vederlo scopato? O vuoi che ingoi la sborra come una puttanella? Secondo me l’ha già fatto sai? Uno non succhia il cazzo così alla prima.


Aveva ragione. Non ero stato sincero con Stefania, lei mi aveva confessato le sue avventure saffiche con le sue due o tre amiche, mentre io avevo fatto finta di nulla. In realtà avevo avuto una storia di quasi due anni con un uomo adulto, addirittura prima di avere la prima fidanzata. Il tipo di cui parlo era un amico di famiglia, un ingegnere quarantenne che la sera mi dava ripetizioni di matematica (perché allora ero in difficoltà) nel suo studio. Per diverse settimane mi seguì con impegno e ad un certo punto disse che il problema non era mio, ma di chi mi aveva insegnato la matematica, incluso il professore che avevo in quel periodo al liceo. Lui mi fece fare a tappe forzate il cammino delle scuole medie e della prima liceo in poche settimane ricostruendo le basi della materia. Da allora imparai ad amare la matematica. Avevo 15 anni. Una sera, dopo la ripetizione in cui mi aveva detto che non avevo problemi e che nel giro di qualche mese sarei diventato più bravo di tutti, mi disse:


-       E ora andiamo a cena, c’è una trattoria qui vicino, ribollita, vino rosso e se hai ancora fame salsicce e fagioli all’uccelletto.


Andammo. A cena lui smise di parlare di matematica e ingegneria e cominciò a parlare della sua vita, le sue donne, la noia del matrimonio il divorzio, ecc. Poi cominciò a farmi domande, io non solo ero ancora vergine, ma avevo a malapena baciato una ragazza l’estate precedente. Scherzando mi chiese:


-       Non sarà mica che ti piacciono i maschi?


Non so esattamente perché, ma arrossii. In realtà il perché lo so, non è che mi piacessero gli uomini come le donne, soprattutto non trovavo nulla di speciale nei miei coetanei. Erano gli uomini fatti, maturi, per i quali provavo talvolta una certa attrazione. Mi ero più volte masturbato pensando a lui che mi faceva le cose che fino ad allora avevo visto fatte dagli uomini alle donne sui rotocalchi pornografici etero. Arrossendo mi tradii.


-       Non c’è nulla di cui vergognarsi, disse, anche io ho fatto le mie esplorazioni, il sesso è una cosa complicata. Non siamo mica tori e mucche.


Poi mi disse se volevo continuare a parlarne e io annuii.


-       D’accordo, disse, andiamo a casa mia e beviamoci qualcosa, chiama la mamma e dille che stanotte resti da me.


I miei genitori a quei tempi stavano fuori Firenze per cui avrei dovuto fare 20 Km con la lambretta e mamma fu contenta di sapere che restavo da Marco che lei e il babbo conoscevano bene e del quale si fidavano. A casa di Marco lui riprese a chiedermi della mia vita extra, la scuola vabbé, il calcio d’accordo, e le ragazze?


-       Si certo mi piacciono.


-       Si lo so, ma hai una fidanzata?


-       No


-       Quindi non hai provato ancora nulla del sesso.


-       No


-       A parte le seghe immagino.


-       Si


-       Hai mai provato con un uomo?


-       No


-       Ma sei curioso vero?


Abbassai lo sguardo e arrossii di nuovo.


-       Si, lo vedo, sei curioso. Stai tranquillo non ti mangio. Vieni qui vicino a me.


Io ero seduto su una poltrona, lui sul divano. Mi fece il gesto di sedermi accanto a lui. Io mi sedetti dove mi indicava.


-       Lo vuoi vedere? Mi chiese.


Io annuii di nuovo, lui allungò una mano e mi toccò davanti e sorrise:


-       Sei già eccitato come una cagnetta. Non c’era nemmeno bisogno di chiedertelo.


In effetti avevo il cazzo ritto e stavo salivando copiosamente. Lui si mise in piedi, si sfilò la cintura dei pantaloni, li aprì e scoprì gli slip. Poi mi disse:


-       Senti qui se il profumo ti piace


Mi metteva tutto il pacco davanti agli occhi, io mi avvicinai e sentii da sopra il tessuto delle mutande, un leggero odore di cazzo, un odore non molto diverso dal mio, non troppo forte e sgradevole.


-       Dai, disse, vai avanti, tira giù gli slip e vedi bene cosa c’è sotto.


Io obbedii e tirai fuori il cazzo di Marco senza perdere ulteriore tempo. Avevo ormai fretta di fare quello che avevo sognato. Il cazzo non era ancora in piena erezione, io lo presi e me lo avvicinai alla bocca mentre lui mi guidava, ma senza forzarmi. Aveva la cappella scoperta e appena la misi in bocca sentii che tutta l’asta palpitava e si ingrossava. Inesperto iniziai ad andare su e giù, lui ogni tanto mi dava un colpetto sul fondo della gola e mi faceva venire un piccolo conato. Ma non mi dava noia. Lui mi parlava, mi diceva di succhiare e leccare sotto, il frenulo, poi l’asta, le palle, sotto le palle, e poi di nuovo la punta. Ad un certo punto si ritrasse e disse, andiamo sul letto, spogliati.


Quando fummo sul letto me lo prese in bocca anche lui, poi mi girò e mi lecco la schiena e il culo, poi mi mise di nuovo a pancia in su e riprese a succhiarmelo. Ero quasi vicino a venire, ma lui si interruppe e mi ordinò di mettermi a quattro zampe, io ormai ero partito e avrei fatto qualsiasi cosa e obbedii, lui si piazzò dietro di me e si mise di nuovo a leccarmi il culo, poi ci infilò un dito, poi due, intanto mi masturbava lentamente. Io smaniavo, ma lui non tentò neppure di scoparmi quella volta.


-       Troppo presto, disse.


Mi mise in ginocchio sul pavimento e, in piedi davanti a me, mi disse di succhiarlo. Dopo qualche minuto iniziò a scoparmi la bocca mentre io mi masturbavo e succhiavo. Mi disse che mi sarebbe venuto in bocca e che voleva che ingoiassi tutto. Io, sinceramente, non vedevo l’ora. Avevo già assaggiato il mio sperma e l’idea di bere quello di un altro mi era rimasta piantata nel cervello da tempo. Iniziò a tremare e dopo un suo irrigidimento finale seguito da un grugnito, sentii la cannula lungo l’asta inturgidirsi e subito dopo il fiotto di sborra che mi riempì la bocca. L’assaporai un po’ sulla lingua e poi la mandai giù senza togliermi il cazzo di bocca mentre lui continuava a muoversi nell’agonia dell’orgasmo declinante. Poi mi carezzò la testa e, gentilmente, mi tolse il cazzo di bocca. Mi mise a sedere sul bordo del letto e mi prese il cazzo in bocca io ero ipereccitato e venni in poche decine di secondi, anche lui ingoiò tutto, poi mi baciò. Avevo baciato solo una ragazzina inesperta l’estate precedente, questo fu un vero bacio, profondo con la lingua e il sapore dei nostri semi, soprattutto il mio penso, che si mescolavano.


Mi tornava in mente quel primo episodio nella mia vita da bisessuale mentre succhiavo il cazzo di Francesco di fronte alla mia fidanzata e all’altra donna. Il cazzo era tornato in piena erezione. Ma prima che lui venisse Roberta mi staccò, e salì a cavalcioni del marito dandogli la schiena e mostrando la fica a me, impalandosi di culo. Io ero rimasto in ginocchio e mi godetti la scena della penetrazione, mentre sdraiata sul letto Stefania si faceva un ditalino. Completata la penetrazione Roberta mi disse di leccare, mi avvicinai e stando praticamente immobile lasciavo che lei strusciasse la fica sulla mia lingua protesa e sulla bocca nel suo andare su e giù sul cazzo di Francesco, dopo pochi minuti di questo andazzo venne rumorosamente e, come sempre, rimase in sospeso sul piacere finché anche lui non si scaricò nel suo culo. Io avevo intenzione di saltare addosso a Stefania per scoparla, ma Roberta mi fermò. Ti sei dimenticato che oggi sei il nostro schiavo non puoi fare come vuoi.


Ci riposammo ancora un po’ chiacchierando e io finalmente feci la mia confessione a Stefania sul fatto che avevo avuto l’altra lunga storia omosessuale che ho iniziato a raccontare prima. Essendo eccitato al massimo non avevo remore nel dire le cose più difficili da ammettere quando fossi stato in condizioni normali.


Raccontai la prima volta come l’ho raccontata qui e poi come proseguì quel rapporto. Lo andavo a trovare spesso Marco. Non dico che fossi innamorato, ma certamente l’attrazione era quasi incontrollabile. Per alcuni mesi lui si faceva spompinare e mi faceva godere anche lui o con la bocca o con le mani mentre mi penetrava con le dita o con oggetti vari. Iniziò ad usare anche un vibratore che mi piantava in culo dopo avermelo allargato con le dita. Capii che il segreto è massaggiare lo sfintere con un moto rotatorio delle dita in modo da allargarlo e rilassarne i muscoli. Un giorno, doveva essere l’autunno del 1972 che mi aveva portato sull’orlo diverse volte senza farmi venire, mi mise a pecorina, mi lavorò a lungo il culo usando saliva e vasellina e poi mi disse che mi avrebbe inculato. Iniziò a penetrarmi lentamente, molto lentamente, saggiava il buchetto poi si tirava indietro, poi ripartiva, alla fine, quando entrò, non sentii quasi nessun dolore e invece mi fu subito chiaro che sarebbe bastato toccarmi per venire, accennai a masturbarmi, ma lui mi tolse la mano e mi disse di non aver fretta.


-       Goditi la scopata troia, mi disse


Quelle parole erano una frustata di piacere, poi prese anche a darmi degli schiaffi sulle natiche mentre mi scopava. Non so quanto tempo stette scopandomi il culo, quello che so è che ad un certo punto si piegò su di me e, sorreggendosi con il braccio sinistro, con il destro mi prese il cazzo in mano e continuando a penetrarmi iniziò a masturbarmi


-       Dimmi quando stai per godere troia, mi intimò


Io superai la soglia e gli dissi


-       Ora


Allora lui affondò tre quattro colpi fortissimi e poi si lasciò andare del tutto io ebbi un orgasmo fulminante e sentii che le contrazioni del culo stavano mungendo il suo cazzo che iniziò a sborrare abbondantemente nel mio intestino. Cademmo sul letto come fulminati. Poi andammo a lavarci.


Da allora mi scopava spesso. Mi leccava come si lecca una donna, e mi faceva godere moltissimo. A volte voleva che mi impalassi a stando a spegnimoccolo sul suo cazzo, in modo che lui, alzando la testa, prendeva in bocca la mia cappella. In quel modo spesso in pochi minuti avevo un orgasmo fulminante. Era un porco veramente straordinario. Ho avuto altri uomini in seguito, ma mai più come lui.


Ma questo non fece parte delle mie confessioni di quel sabato sera perché allora lui era la mia unica esperienza omosessuale.


Mi tennero ancora eccitato per qualche ora. Francesco che era venuto due volte era piuttosto spento. Roberta iniziò a pomiciare Stefania e poi passò a leccarla finché non la fece venire. Poi volle che io la scopassi, ma senza venire. Tu devi essere solo un cazzo duro, mi diceva, non venire e istruiva Stefania perché mi facesse pressione con un dito sul perineo in modo da ritardare l’orgasmo. In effetti funziona. Roberta venne di nuovo e poi toccò a Stefania farsi scopare dal mio cazzo con Roberta che teneva a bada il mio orgasmo, ma ad un certo punto non era più possibile reggere e capì che sarei venuto qualsiasi cosa avessero fatto e mi lasciò andare. Stavo scopando Stefania in posizione del missionario e Roberta mi montò sulla schiena e mi disse di riempire la mia troietta, poi mi diceva che le dispiaceva di non avere un bel cazzo per incularmi mentre venivo e cose simili. Credo di aver urlato per mezzo minuto quando sborrai, uno degli orgasmi più lunghi della mia vita fino ad allora.


Dopo, quando fummo tutti sazi, mi resi conto che ormai le cose erano cambiate, tutti, soprattutto Stefania ed io, sapevamo tutto di noi, non c’erano più molti segreti da nascondere. Non ero sicuro che la cosa sarebbe passata senza conseguenze, ma nei giorni successivi vidi con sollievo che Stefania l’aveva presa bene, ne riparlammo anche a quattr’occhi e ci capimmo vicendevolmente. Dopo tutto anche la sua confessione era stata tarda e per qualche tempo mi aveva nascosto di aver avuto esperienze omosessuali. Inoltre mi disse che la cosa la eccitava molto, anzi moltissimo. Sembrava andare tutto a gonfie vele.