Presa di coscienza  



Quella sera, mi presentai puntualissima. Ero davvero agitata ed eccitata. Portavo in mano un pacco enorme e mi aspettavo qualsiasi cosa dentro, anche se avevo intuito dal peso abbastanza leggero che oltre ai porno ci avrei trovato qualche indumento. Avevo addosso una minigonna e una canotta, con sotto calze a rete e tacchi come consigliatomi. Mi ero addirittura fatta la messa in piega ai capelli, allisciandomeli come ad un appuntamento romantico o di lavoro. Un rossetto rosso e un trucco molto più pesante differenziava infine l’incontro dell’altra volta da questo. Perché? Beh, perché sapevo come mi avrebbero dovuta trattare.  
Mi aprirono. Nessuno mi salutò. Erano in solenne silenzio. Passarono i primi minuti a squadrarmi tutta. Mentre giravano attorno a me, a turno scuotevano il capo in un senso tipico, quel senso che si ha di una persona per cui si prova disgusto, disprezzo. E continuavano a ghignare:  



JP- Sei proprio una puttanella....  



Presero ed aprirono il pacco. Dentro c’erano una montagna di porno, che avevo modo di guardare da vicino da dentro la scatola. Erano tutte gangbang di sottomissione, compilation di orge bdsm e trattamenti umilianti. Intravidi un abito, che presi in mano per la prima volta proprio in quel momento. Era tutto in latex, con dei fori in prossimità di ano e vagina, che terminava con lacci e imbracature da montare sulle mie cosce, mostrando le mie gambe libere. E così le mie calze a rete avevano senso di esistere. Mi dissero di vestirmi in fretta così, perché non vedevano l’ora di usarmi come si deve.  
Feci in tempo ad aggiustarmi, che venni travolta da sculacciate sonore. Mi mancavano quelle mani. Spalancai la bocca, in segno di puro arrapamento. Un’altra mano mi strinse l’interno coscia, portando il suo pollice a strofinare direttamente la mia passera, che era libera senza alcun slip già in quel momento. Mi sentivo davvero sporca dentro. Il latex su di me non l’avevo provato se non poche volte in passato. E il sentirmi toccare, percuotere, strusciare e strofinare in quel modo, stava dandomi una sensazione che mi faceva impazzire.  



JP2- Allora, sei riuscita a baciare quel cagasotto di Marco, in questi giorni?  
JP3- Con questa bocca da troia, hahah! - E dietro di lui, il terzo aveva già caricato della saliva da sputarmi addosso. Io restavo immobile senza rispondere. Allora il primo che mi aveva sculacciato mi afferò il collo stringendomelo e me lo richiese con molta più cattiveria.  
JP2- Ho parlato con te, troietta! Hai baciato Marco?  
G- …..Sì.  
JP2- E mentre lo facevi, sentivi ancora nella tua bocca il sapore di tutta quella sborra spruzzata da noi?  
G- ...Sì - ed emisi un gemito, mi stava facendo bagnare.  
JP3- Che zoccola  
JP2- Sai che questa cosa è davvero umiliante per il tuo fidanzatino cagasotto  
G- ...Sì....  
JP4- Allora meriti un trattamento così.  



Il quarto uscì per primo il suo cazzo, mi tirò a sé, e cominciò le danze. Mi lasciai dapprima scopare in bocca, da ognuno di loro, mentre a turno mi sculacciavano in maniera davvero violenta e ripetitiva. Non smettevo di gemere, ero già sul punto di un orgasmo. Avevo atteso una settimana intera, con quell’effetto sorpresa del pacco, e ora ero lì travolta come un lunedì fa, sapendo che ci avrebbero dato dentro tutta la serata. Mentre andavano su schermo le diverse scene di gangbang, chi non mi scopava in bocca si prendeva la libertà di concentrarsi sul film e commentare, dicendosi tra di loro:  



JP- Adesso lo facciamo anche con questa troietta.  



Dopo un quarto d’ora, cominciò la nostra gangbang. Ano e vagina occupati, la mia bocca invasa di sputi, cazzoni e schiaffi. E così via per tutta la serata. Alla fine, mi chiesero se volevo bere tutto il loro sperma, e dissi loro di sì. Andarono a prendere una ciotola, sborrarono e sputarono dentro a turno e me la offrirono. Era stracolma di sborra e saliva. La bevvi in un solo lunghissimo sorso.  
Mi ero organizzata stavolta per rimettermi a posto con calma. E ci provai. Ma quei bastardi non erano dello stesso parere. Cercarono di cacciarmi fuori da quel locale appena terminata quella sessione umiliante. Mentre stavo per uscire, però, mi dissero senza alcuna ambiguità:  



JP- Portati l’abito in latex con te. Ci vediamo lunedì prossimo lurida puttanella.


Decidi tu se coinvolgere anche Marco in questa storia.  
Questo invito mi lasciò senza parole, mentre uscii dal loro locale. E rimasi in quello stato per tutta la serata, al mio ritorno a casa. Non avevo mai pensato che quella poteva essere un’opzione valida e realizzabile sul serio. Ma più ci pensavo, più mi stavo rendendo conto che mi eccitava moltissimo. Ma Marco avrebbe mai accettato un trattamento simile? Avrebbe mai toccato un punto così basso per la sua stima? Il suo senso di umiliazione cosa avrebbe portato in lui? Posso garantirti, caro lettore, che queste domande me le ponevo in continuazione. Nonostante tutto, dentro di me mi ero già dato tutte le risposte.  
Da quel secondo lunedì perverso venne fuori innanzitutto una specie di blocco in me, nei confronti di Marco. Quando ci vedemmo nei giorni successivi, era chiaro che lui aveva voglia di far sesso con me. Ma la cosa non mi stava eccitando quasi per niente. Anzi, quando lo guardavo negli occhi, mi convincevo che ciò che mi eccitava era il sapere che lo avessero umiliato così tanto, usando me come oggetto di umiliazione. Mi eccitavo all’immaginarmi che lui volesse davvero tutto questo. Il suo senno presto divenne non facilmente controllabile, mancando ora la soddisfazione che il sesso con me gli traeva. Mi ricordo che era molto volubile, ed aspettava sempre che io gli proponessi qualcosa di sessuale da fare. Di scopare, di un pompino senza preavviso, di farlo venire in qualche modo insomma. Era un connubio di disperazione e assecondamento nei miei confronti, e questa cosa mi faceva provare non poca pena per lui. Così mi eccitavo, e scattavano in me domande che lo rendevano ancora più confuso. Il giovedì di quella settimana, lo invitai a casa mia e mi feci trovare vestita come il lunedì scorso in garage, con l’abito in latex che mi avevano fatto usare per la gangbang. Ero conciata esattamente come quella sera, trucco pesante, tacchi e calze a rete. Quando mi vide, quasi non mi riconobbe, e provò un forte disagio.  



M- Gilda, woww... cosa ti succede?  
G- Cosa pensi di me, Marco, conciata in questo modo?  
M- Sono molto eccitato.  
G- Ti sembro una troia?  
M- Non lo so, Gilda, perché me lo chiedi?  
G- Dimmi cosa pensi.  
M- Mi sento eccitato.  
G- Vuoi masturbarti.  
M- Penso di sì.  



Così lo accompagnai sul mio letto, gli sfilai i jeans e lo masturbai. Durante l’atto, che durò non più di qualche minuto, lo bombardai delle stesse domande umilianti su di me. Provando a tirargli qualche insulto indiretto. In quel momento ricordo che quasi provò ad annuire quando gli chiesi alzando la voce:  



G- Ti piacerebbe guardarmi scopare come una puttana???  
E il fatto che venne dopo un paio di secondi, mi lasciò l’idea che lo eccitava per davvero. Per l’appunto, sborrò così tanto da inzupparmi tutta quanta. Non veniva da una settimana abbondante.  
Fu l’unica volta che io e lui facemmo del sesso in quei giorni. E la cosa andò così per un'altra settimana ancora. Nel frattempo, giunse a casa mia un altro pacco, ed un invito a partecipare al mio terzo lunedì in garage. 


 


(continua)

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