La spiaggia era veramente enorme: profonda una settantina di metri, alle nostre spalle si estendeva una enorme duna di sabbia, alta parecchie decine di metri, che da un lato si appoggiava ad un altrettanto alto spuntone di roccia, sopra il quale svettavano i ruderi di quella che sembrava una antica torre medioevale.


Incuriosito, decisi di andare in esplorazione.


Chiesi a Monica se avesse voluto accompagnarmi. Lei alzò pigramente la testa, guardò la posizione che avremmo dovuto raggiungere, ma mi rispose che non aveva voglia di scalare l’imponente accumulo sabbioso e che, da lì a poco, avrebbe preferito fare una passeggiata sul bagnasciuga.


Mi alzai, mi infilai il costume, la salutai e partii per la mia meta.


Dopo dieci minuti di arrampicata, mi ero convinto che forse Monica aveva avuto ragione a non cimentarsi in quell’impresa che si stava rivelando più faticosa del previsto, a causa della pendenza e dei piedi che sprofondavano nella sabbia.


Mi fermai a prendere fiato e guardai verso il basso. Monica si stava dirigendo a fare un bagno. “Beata lei che va a rinfrescarsi!” pensai, e continuai ad osservarla mentre nuotava dato che l’oceano era un po’ mosso.


Quando uscì dall’acqua, iniziò la sua passeggiata.


Ripresi lentamente la salita, ma ogni tanto buttavo uno sguardo nella sua direzione. La spiaggia era quasi deserta.


Feci un’altra sosta: anche se ero abituato alla montagna, il caldo torrido mi stava stroncando e quasi decisi di rinunciare.


Fui incuriosito da due tizi che camminavano, andando incontro a Monica. Erano due tipi alti, ben fisicati e abbronzati. Incrociarono Monica e, dopo cinque o sei passi, si voltarono a guardarla, facendo qualche passo all’indietro per prolungare la loro visione.


Con mia sorpresa, anche Monica si voltò e, vedendo i due girati a guardarla, li salutò con un cenno della mano. Probabilmente loro le dissero qualcosa, tant’è che lei si fermò e fece qualche passo verso di loro. Si incontrarono e i due le diedero la mano presentandosi.


Data la distanza alla quale si trovavano da me, riuscivo solo ad intravedere i loro volti, ma mi parve avessero tutti grandi sorrisi.


Continuarono a parlare e vidi Monica che indicava in direzione dei nostri asciugamani. Poi tutti e tre si diressero lì.


Si fermarono, parlarono ancora un attimo e sembrarono congedarsi, dando entrambi un bacio sulla guancia a mia moglie. Indugiarono ancora, poi Monica allungò il braccio verso uno dei due e gli posò una mano sul pettorale, trattenendocela per qualche secondo. L’altro alzò il braccio e mise in tensione il bicipite. Monica si avvicinò a lui, allungò la mano e ne saggiò la consistenza.


Ci fu ancora uno scambio di battute e risate, poi lei distese le braccia verso il basso e in avanti, fino a quando… CAZZO! Non potevo crederci! Stava stringendo nel palmo delle sue mani il pacco di entrambi in contemporanea!


Iniziai a scendere dalla duna con passo svelto, per avvicinarmi più velocemente possibile al terzetto.


Arrivato al livello della spiaggia, potei osservare meglio e vidi che i due indossavano dei costumi a slip che a stento trattenevano le loro palle e i loro membri, resi già barzotti dalle pastrugnate che Monica gli stava dando con vigore, impugnandogli i pacchi e girandoci le mani in ogni modo possibile.


Dopo pochi istanti, i cazzi dei due si erano induriti ed erano pienamente eretti, tanto che avrebbero potuto strappare gli slip.


Lei li impugnò ancora più fermamente e sembrava che manovrasse la cloche di un aereo impazzito. Anzi, li stava proprio segando di brutto!


I due se ne stavano fermi e ben piantati a terra, con le gambe divaricate, le braccia dietro alla schiena e non sembravano minimamente smossi dall’incredibile forza che Monica esercitava sui loro membri.


Ad un tratto, si inginocchiò davanti a loro e iniziò a strusciare il suo viso contro i due possenti cazzoni. Ci passava contro le guance e poi la bocca, ruotando il volto per fare in modo di non perdersi un minimo di superficie del viso a contatto con i due enormi sessi.


Poi, prese anche a leccarli per tutta la loro lunghezza e anche a mordicchiarli.


I due abbassarono simultaneamente gli slip e offrirono a mia moglie lo spettacolo di quelle due sbarre di carne, durissime e scappellate. Dopo un attimo di sorpresa per le loro dimensioni, Monica prese a succhiarli per lubrificarli meglio.


I due membri erano veramente massicci: mia moglie aveva un bel da fare e dovette metterci tutta la forza che aveva nelle braccia per impugnarli entrambi e segarli con adeguata potenza.


Invitò i due ad avvicinarsi, fino a quando le loro cappelle vennero a contatto. Monica li lubrificò ancora e fece sfregare tra loro i due cazzi che sembravano due mastodontici fioretti che duellavano.


Proseguirono per un po’, dimostrando notevole resistenza all’incessante azione masturbatoria di Monica che, come di consueto, mise tutto il suo entusiasmo e tutta la sua grande porcaggine che, finalmente, sortirono l’effetto da lei atteso, facendoseli esplodere in faccia.


Non lasciò cadere nemmeno una goccia della densa crema che fuoriuscì con potenti schizzate dai due pistoloni. Ciò che non prese in viso lo raccolse avidamente nella bocca.


I due sorridevano, evidentemente e grandemente soddisfatti. Lei rideva e si puliva il viso dagli abbondanti accumuli di sperma. Non le bastarono le mani e si aiutò con gli avambracci.


I tre scambiarono ancora qualche battuta, poi i due tipi fecero per darle un bacio sulla guancia ma si bloccarono: evidentemente il viso di Monica era ancora talmente impiastrato che non osarono venirne a contatto.


Si salutarono con cenni delle mani e i due si allontanarono, mentre mia moglie si diresse verso l’acqua dove vi si tuffò.


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