“Scusa, ma non capisco… Vincenzo è il tuo trombamico, perché lo vuoi presentare a Claudia?”


Fabiola, la mia grassa porcella puttana e insaziabile, si sfilò le mutandine e si infilò nel letto accanto a me.


“Che male c’è?”, mi chiese stringendosi al mio corpo.


“Non c’è niente di male – risposi – Ma mi dici sempre quanto scopi bene con lui… Non capisco perché buttarlo tra le braccia della tua migliore amica”.


Fab, come ogni sera prima di dormire, aveva voglia di una sveltina. Come da copione mi aveva preso il cazzo in mano, sotto le lenzuola, e aveva cominciato a segarlo.


“Lo voglio fare perché Claudia finalmente ha lasciato quel coglione di Paolo due settimane fa e, se la conosco bene, avrà una gran voglia di un bell’uccello… E Vincenzo ne ha abbastanza per soddisfare entrambe”.


Fab ignorava del tutto che a consolare Claudia, una porcella grassa e puttana come lei, da un mese abbondante ci pensavo io e che avevo presentato Vincenzo a Fab proprio per darle un diversivo che mi alleggerisse dalle mega dosi di sesso che lei pretendeva da me.


“Se per te va bene – le dissi – va bene anche per me”.


In realtà la cosa mi preoccupava abbastanza perché, conoscendo Claudia, ero matematicamente sicuro che avrebbe iniziato una storia con Vincenzo e avevo paura che, a causa del nuovo ménage, mi avrebbe dato il benservito, con mio enorme dispiacere.


Interruppi la sega e feci sdraiare Fabiola di schiena. I suoi enormi seni, segnati dalle smagliature e dai capezzoli enormi, le scivolarono ai lati del petto. Mi infilai tra le sue gambe e glielo ficcai dentro, cominciando a stantuffare a pieno ritmo.


“E se Vincenzo ti lasciasse per Claudia? – chiesi a Fab ansimando per il piacere – Non ci rimani male?”


Fabiola stava mugolando e mi rispose tra un gemito e l’altro.


“Vincenzo non mi lascia – mi rispose – Lo eccito troppo. Al massimo si scopa tutte e due, ma non mi lascia di certo”.


“Ok, allora”, sussurrai a un passo dall’orgasmo.


Venimmo insieme dopo pochi secondi, mentre ci baciavamo selvaggiamente. Poi, ritornati tranquilli, ci alzammo a turno per andare a rinfrescarci in bagno, ritrovandoci dopo poco di nuovo l’uno accanto all’altra, nel letto, soddisfatti come sempre.


“Li ho già invitati da noi domani sera per un dopo cena”, mi disse Fab, dandomi il bacio della buonanotte.


“Secondo me se ne andranno via insieme già alla fine del primo drink”, borbottai.


Fab rise, poi spegnemmo l’abatjour e ci mettemmo a dormire.


La mattina dopo, come prima cosa, telefonai a Claudia.


“Allora stasera conoscerò il famoso Vincenzo – mi fece lei senza tergiversare – Fab mi ha detto che me lo scopo di sicuro”.


Sospirai.


“Lo penso anche io”, dissi.


“E perché hai ‘sto tono moscio?”


Non aveva senso fare il superiore e le risposti con sincerità.


“Perché Vincenzo è un bel figo e ho paura che se cominciate a trombare tu mi smolli nel giro di un secondo”.


Claudia rise.


“Ma quanto sei stupido! Possibile che davvero hai paura di questo?”


“Non è un’eventualità così assurda, temo”.


Claudia tornò di nuovo seria.


“Adesso ti dico perché ti stai spaventando inutilmente. Primo: tu mi piaci un casino e non sarà certo un bel cazzo ad allontanarti da me. Secondo: perché sono una puttana e in fondo godo a farmi fottere dal ragazzo della mia migliore amica”.


Il suo tono di voce era calmo e determinato e capii che non stava scherzando né che voleva consolarmi.


“Godi a scoparmi perché sono il ragazzo della tua migliore amica?”, chiesi un po’ incredulo.


“Ovvio! – rispose di nuovo divertita – All’inizio ho avuto qualche rimorso, lo sai, ma non oso pensare quante volte in passato quella troia mi abbia riservato lo stesso servizio…”


Conoscendo Fab mi dissi che era un’ipotesi del tutto plausibile.


“Va beh – conclusi sollevato – per queste cose vedetevela tra di voi. A me basta che io e te continuiamo a vederci”.


“Su questo non avere dubbi, tesoro – ribadì Claudia – Allora ci vediamo stasera”.


Il primo ad arrivare, alle 21:30, fu Vincenzo. Mi diede la bottiglia di Corvo Rosso che aveva portato con sé e mi diede due baci sulle guance. Portava un completo blu che gli metteva in risalto il fisico da sportivo e una camicia immacolata sbottonata.


“Ciao, bello”, mi disse.


Poi si strinse a Fab e le mise la lingua in bocca.


“Come va, piccola?”, le chiese quando si staccò.


Fab gli carezzò i pantaloni, all’altezza del pacco.


“Tutto bene, tesoro – gli rispose con la voce da porca – Non mi deludere stasera con la mia amica”.


Claudia arrivò dopo cinque minuti. Era in ghingheri, con indosso un vestito nero a paillette che le lasciava scoperte le spalle larghe, buona parte degli enormi seni e almeno metà delle cosce carnose. Si era truccata evidenziando i profondi occhi scuri e i capelli a caschetto neri le incorniciavano il viso incantevole malgrado fosse paffuto a causa dei tanti chili di troppo.


A confronto con loro io e Fab facevamo tutt’altra figura. Io pensai se fosse il caso di andarmi a togliere il maglione grigio e mettermi una giacca, ma alla fine lasciai perdere. Fab portava uno dei suoi vestiti a fiori resi informi dalla pressione del grasso e un paio di sabot ai piedi. Era completamente struccata e si era pettinata frettolosamente, cosa che faceva spiccare quanto fosse bruttina rispetto all’amica.


Vincenzo si presentò a Claudia dandole subito due baci sulle guance.


“Piacere, Vincenzo – le disse – Fab aveva ragione: sei splendida”.


Il ragazzo aveva messo il turbo, ma io sapevo che Claudia non si faceva imbrogliare da questo tipo di complimenti e che si divertiva a stare al gioco.


“Piacere mio – gli rispose – Anche tu non sei male”.


Dopo avere aperto due bottiglie di vino, le disposi sul tavolino del soggiorno intorno al quale erano disposti il divano a tre posti e due divanetti singoli. Io e Fab ci sedemmo su questi, lasciando lo spazio più comodo ai nostri ospiti.


Ovviamente la serata sarebbe cominciata davvero quando ci saremmo messi a parlare di sesso, e rimasi stupito per il poco tempo che fu necessario per arrivare a farlo. A condurre la mano fu Claudia, che evidentemente doveva sentirsi molto monella.


“So che tu e Fab siete trombamici – disse a Vincenzo – Cosa ti attrae di lei?”


Io e Fab ci mettemmo a ridere davanti allo sguardo da allocco di Vincenzo.


“Coraggio – gli dissi – Puoi rispondere con sincerità, ormai ci conosci”.


Vincenzo si schiarì la gola.


“Beh, mi sono sempre piaciute le ragazze in carne – disse – anche se prima di Fabiola non ne avevo mai conosciuta una”.


Buttò giù una bella sorsata di vino per darsi coraggio.


“Poi sono caduto nella rete di questi due matti – scherzò – e da allora non posso più fare a meno di Fab…”


Io intervenni per gettare un po’ di benzina sul fuoco.


“Scopate almeno tre volte alla settimana! – esclamai – Fortuna che non sono geloso…”


Allora fu il turno di Fab a intervenire.


“È il bello di essere una coppia aperta potersi concedere del sesso con altri senza gelosie o paturnie”, disse.


Poi si alzò, andò da Vincenzo, gli diede un lungo, intenso bacio e tornò al suo posto.


Claudia aveva uno sguardo divertito e arrapato insieme.


“Vincenzo, so bene quanto è sexy la mia Fab e non mi stupisco dell’effetto che ti faccia – gli chiese – Ma se ho capito bene a te piacciono le ragazze grasse?”


“Formose”, la corresse Vincenzo.


“Va beh, grasse, formose o ciccione è la stessa cosa. Come avrai notato anche io non sono proprio un fuscello…”, ribatté lei.


Vincenzo doveva essere anche un po’ sbronzo, perché non sembrava più così intimidito.


“Oh, ma tu mi piaci moltissimo!”, esclamò.


“Ti eccito?”, rintuzzò Claudia.


“Tantissimo – disse Vincenzo con convinzione – Sei una ragazza stupenda!”


Toccò a Fab intervenire.


“E a te Claudia? Il nostro Vincenzo ti gusta?”


Claudia si avvicinò a Vincenzo, mettendogli una mano sulla coscia.


“Ovvio – rispose - È un gran pezzo di maschio”.


Fui io a dare la battuta finale.


“Allora direi di suggellare questa attrazione con un bel bacio”, dissi.


Senza perdere un secondo Claudia si gettò su Vincenzo, lo attirò a sé e gli ficcò la lingua in bocca. Vincenzo rispose senza esitare e tirò fuori la lingua, intrecciandola a quella di Claudia. Quel bacio sfrenato durò una bella manciata di secondi, poi Claudia fece la sua mossa a sorpresa. Invece di andarsene con Vincenzo, come io e Fab credevamo che avrebbe fatto, gli sbottonò i pantaloni e gli tirò fuori il cazzo. Fece tutto con incredibile rapidità, lasciandoci stupiti.


“Mi dispiace, ma non posso aspettare”, disse chinandosi sul cazzo di Vincenzo e cominciando a spompinarlo.


Vincenzo si lasciò travolgere da quella furia erotica e si godette il bocchino. Poi, dopo un po’, Claudia si staccò e si rivolse a Fab.


“Che ne dici di fare come ai vecchi tempi? – la provocò – Tanto non credo che il nostro Francesco se ne avrà a male”.


Vidi che Fab era perplessa. Voltò la testa verso di me, poi verso Claudia.


“Ma veramente…”, disse.


Io sentii che il mio cazzo era durissimo ed ero curioso di vedere la mia ragazza fare la puttana.


“Dai, amore – la incitai – Buttati”.


Tranquillizzata dal mio assenso, Fab si inginocchiò accanto a Claudia e si mise anche lei a spompinare Vincenzo. La sintonia con Claudia era incredibile, si passavano quel cazzo da una bocca all’altra con una sincronia totale. A volte una delle due si attaccava alle palle, leccandole o ciucciandole. Vincenzo gemeva alla grande e il suo cazzo era diventato più grosso che mai. Io intanto avevo tirato fuori il mio e avevo dato il via a una bella sega. Con mia grande sorpresa a un certo punto Claudia si staccò da Vincenzo, si alzò e si mise in ginocchio davanti a me.


“Fab, vieni qua – chiamò – Non dobbiamo mica trascurarlo…”


Fab obbedì immediatamente e raggiunse Claudia, e insieme inghiottirono il mio uccello e se lo contesero voracemente. Fu un’esplosione di piacere incredibile, un vortice caldo che mi abbracciò tutto il corpo. Le due amiche stavano dando prova delle loro migliori abilità quando mi accorsi di una cosa imprevista. Vincenzo ci aveva raggiunti ed era completamente nudo. Il porco si era tolto la maschera e ci guardava con gli occhi fuori dalla testa.


“Brutte troie, smettetela!”, pronunciò ad alta voce.


Claudia e Fab si staccarono dal mio cazzo e si voltarono verso di lui. Vederlo nudo le fece esaltare. Claudia batté le mani.


“Bravissimo! – disse – Che idea fantastica!”


Fab fece un fischio di approvazione.


“Che bello! – disse – Ne avevo proprio voglia…”


Così entrambe si alzarono in piedi e in pochi secondi si tolsero tutti i vestiti. Allora Fab si voltò verso di me.


“Amore, che ci fai ancora seduto? – mi incitò – Dai, unisciti alla festa!”


Contemplarle nude e vicine era uno spettacolo grandioso. La visione dei loro culi enormi e bianchi mi toglieva il fiato e così quella delle gambe, bucherellate dalla cellulite, che l’eccesso di peso aveva leggermente storte. E poi c’erano le tette, quelle tette giganti e molli, che oscillavano come un pendolo a ogni movimento. Arrapato come mai, mi alzai e mi spogliai con frenesia, raggiungendo il gruppo. Vincenzo si era dato già da fare, mettendo Fab a smorzacandela e facendo sedere Claudia sulla bocca. Quelle due grandissime zoccole se la stavano spassando alla grande, ma Claudia non ebbe nulla da obiettare quando la feci alzare e la misi a pecora accanto agli altri due.


“Mmmmmmmm, ma che bravo!”, disse con un tono di evidente complicità.


Dopo tutte le scopate che avevamo fatto io sapevo benissimo che la pecora era una delle sue posizioni preferite e non avevo dubbi sul fatto che avrebbe apprezzato il mio gesto. Il mio cazzo entrò nella sua figa come un coltello nel burro e ci diedi sotto con tutto il mio vigore. Ogni tanto mi giravo verso Fab e mi eccitavo a vederla dimenarsi sulla nerchia di Vincenzo. Poi la mia attenzione si rivolgeva a Claudia che si era schiacciata sul pavimento per fare sì che il culo potesse accogliermi bene a fondo. Dopo un po’ di quel balletto, fu di nuovo Vincenzo a condurre i giochi. Dopo avere fatto scendere Fabiola da cavallo, mi batté con la mano sulla schiena.


“Permetti?”, mi chiese.


“Come no”, risposi.


Claudia, però, non era un tipo che si faceva comandare facilmente.


“Voglio restare così – gli disse – Prendimi a pecora anche tu”.


Vincenzo obbedì e restai a guardarli fino a quando, dopo averglielo sbattuto dietro, cominciò a trapanarla. Claudia, che di cazzi se ne intendeva almeno come Fab, dimostrò di accettare con piacere il bel palo del suo nuovo amico.


“Bravo! Così! – lo incalzò – Fottimi!”


Così mi voltai verso Fab e vidi che si stava facendo un ditalino osservando i due. Allora la presi e misi anche lei a quattro zampe, esattamente accanto a Claudia, dando il via a una chiavata identica e parallela a quella tra Vincenzo e Claudia.


Proseguimmo così per più di due ore. Io e Vincenzo ci passavamo le ragazze da un cazzo all’altro prendendole in ogni modo possibile. La nostra intesa di squadra era così perfetta che avemmo il primo orgasmo tutti insieme, Vincenzo sborrando in bocca a Fab che era appena venuta e io dentro la figa di Claudia, che tremava dal piacere. Dopo questo primo amplesso ci concedemmo un attimo di pausa, durante il quale – tutti ammucchiati – ci scambiammo quale coccola rilassante. Poi fui io a ridare il via alle danze. Quando io e Vincenzo buttammo fuori l’ultimo schizzo, decidemmo di smettere e ci rivestimmo soddisfatti. Vincenzo e Claudia ovviamente si scambiarono il numero di cellulare, con grande gioia di Fab.


“Missione compiuta”, mi disse dopo che gli ospiti se ne andarono, prima di entrare nella doccia. Dopo che ebbi fatto la doccia anch’io ci a ritrovammo a letto, nudi e avvinghiati.


“Dici che si rivedranno?”, chiesi a Fab.


“Ma sicuro! – rispose lei – Non hai visto quanto hanno goduto?”


“E se Vincenzo per scopare Claudia scopa meno con te?”


Fab fece un sorriso trionfale.


“La scoperà di sicuro, ma io verrò sempre per prima”, disse.


Quando spegnemmo la luce, io presi sonno a fatica, preoccupato che per colpa di quell’incontro che Fab aveva propiziato Claudia decidesse di vedermi molto più di rado o, addirittura, di chiudere la nostra storia. Questo timore durò però poche ore. Il giorno dopo, mentre stavo scegliendo un panino al bar, mi arrivò un messaggio di Fab su WhatsApp.


“Vincenzo tra 20 minuti viene a scoparmi – lessi – È un problema? Sarò tua quando torni…”


Ebbi appena il tempo di scriverle che mi andava bene quando arrivò un altro messaggio, questa volta di Claudia.


“È da stamattina che ho un prurito fastidioso alla figa – aveva scritto – Tesoro, non è che puoi venire a farmelo passare?”


Non c’erano dubbi: ero l’uomo più fortunato del mondo.