Il comandante fu di parola e, a ottobre, mi convocò nuovamente per una prima seduta. Appena arrivai vestita da troia pronta all'uso mi informò, senza tanti giri di parole, che avrei dovuto far godere dodici militari per due ore ininterrottamente e, in quel lasso di tempo, gli uomini erano liberi di venire quante volte lo volessero.
Considerato cosa mi avevano fatto fare la volta precedente mi sembrò quasi facile e, confermando la disponibilità, chiesi di iniziare subito.
Ed andò proprio così perché mi accompagnarono in una grande stanza dove mi raggiunsero dodici militari che aprirono con gran facilità i loro pantaloni e, in modo ordinato, dopo che mi ero sistemata alla pecorina su una specie di branda messa lì apposta, iniziarono ad alternarsi nella mia fighetta anale. Quegli uomini si dimostrarono tutti decisamente resistenti ed anche particolarmente attenti a non venirmi dentro mentre mi scopavano perché tutti, ma proprio tutti, quando stavano per arrivare uscivano e mi dispensavano i copiosi schizzi in bocca. Con gran lucidità contai in quelle due ore sedici sborrate che inghiottii con molto gusto, una dopo l’altra, senza lasciarmi sfuggire nemmeno una piccola goccia di tutta quella calda e appiccicosa crema.
Anche quella volta soddisfai le voglie dei commilitoni ma anche le aspettative del comandante che, quando mi congedò, mi assicurò che si sarebbero rivisti per altri lavoretti.
Puntualmente fu richiamata il mese successivo e questa volta mi fu chiesto non solo di intrattenermi con quattordici ragazzi ma di assecondare anche certe loro voglie come quella di mettermi degli oggetti nell’ano o di infilarsi in due contemporaneamente dentro di me.
Se alla prima richiesta non mossi alcuna obiezione, abituata com’ero a soddisfarmi da sola in assenza di cazzi con svariati giocattolini dalle dimensioni più o meno generose, per la seconda preferii puntualizzare.
“Due cazzi nella mia fighetta anale non li ho mai presi ma posso sempre provare però, se poi non ce la faccio, ve lo dico e vi fermate. Sono ben aperta ma non credo di essere così spalancata” conclusi con un sorrisetto malizioso.
L’ufficiale che aveva proposto queste novità ritenne sensata la mia richiesta ma rilanciò dicendo che avrebbe dovuto far provare a tutti la doppia penetrazione… “ti entrano in due e cominciano a scoparti. Però li devi far restare dentro per almeno due minuti. Se escono prima paghi pegno. Ti va l’idea?”
Ci pensai un attimo e poi chiesi quale sarebbe stato il pegno.
“Una cosetta veloce per far sfogare un po’ i ragazzi. Se non riesci a resistere con due cazzi in culo per almeno due minuti, quando hanno finito di scoparti ti pisciano tutti in bocca o dentro il culo. Come preferiscono.”
Sorrisi ed accettai prontamente quel tipo di penitenza: “ma lo fanno solo se non riesco a soddisfarli tutti e due contemporaneamente, giusto?”
“Si.”
Pensai che non sarebbe stata la prima volta che mi facevano assaggiare una calda pisciata perché anche altre volte mi era capitato che qualcuno si eccitasse svuotandomi addosso, anche in bocca, il contenuto della sua vescica.
A quel punto, senza aspettare oltre mi liberai di gran parte di quello che aveva addosso rimanendo solo con qualche capo assai eccitante e invitai la truppa a cominciare.
Capii subito che si erano preparati proprio per fare quella doppia penetrazione perché tutti sapevano in quale posizione mettersi per facilitare... l’ingresso.
Infatti mi invitarono verso un improvvisato giaciglio dove si era già steso un ragazzo. Si avvicinai enfatizzando i movimenti del bacino e sculettando in modo forse esagerato ma assai piacevole da vedere e decisamente eccitante e, scavalcando l’uomo che mi stava invitando, mi misi a cavalcioni sopra di lui commentando ad alta voce la sua imponente erezione e sottolineando anche la buona dotazione che stavo per assaggiare. Come mi sistemai mi sentii quasi subito penetrare e, quasi contemporaneamente vidi arrivare un altro soldato che mi si appoggiò dietro facendomi sentire la sua verga sul fondo schiena.
“Mhh. Anche tu c’è l’hai bello duro” commentai in attesa di sentirlo scendere per trovare pure lui la giusta sistemazione. Infatti fece proprio così e, dopo essersi avvicinato fino a toccare l’altro pene, ben guidato dalla mano del soldato, cominciò a premere la cappella per allargare lo sfintere in modo che potessi accogliere anche quel secondo palo.
Incontrò solo una leggera difficoltà e poi sprofondò rapidamente in profondità accompagnato da un prolungato “ah!” da parte della troia e provai un leggero fastidio per quella seconda e ingombrante presenza che mi costrinse ad una bella dilatazione anale.
Qualcuno che da dietro osservava la scena con attenzione sentenziò: “dentro! Sono dentro tutti e due. Adesso devono scoparti per almeno due minuti.”
Non senza qualche difficoltà di coordinazione quei due vigorosi attributi maschili cominciarono a muoversi con movimenti sincopati continuando ad allargare ancora di più l’apertura che si dimostrò assai elastica e decisamente accogliente.
All’inizio cercai di controllarmi e di scoprire se riuscissi a reggere ma ben presto mi lasciai andare al piacere che quell’esperienza mi offrì in quanto mi resi conto che, a parte un iniziale e leggero senso di fastidio per la forzata divaricazione, quello che sentivo era solo una profonda stimolazione interiore che sembrava portarmi verso l’orgasmo. Non lo raggiunsi con i primi due che, forse per la foga, continuarono a uscire e velocemente rientrare dal suo culo ma con la terza coppia.
Bisogna anche precisare che al momento di alternarsi mi facevano anche spostare per sistemarmi in una nuova posizione.
Quelli della terza coppia mi misero, piegata su me stessa, con il culo dritto all’insù mentre loro si posizionarono vicinissimi, uno di fronte all’altro e, in questo modo riuscirono a coordinarsi perfettamente e mi pomparono con una tale sincronia da farmi letteralmente mancare il fiato. Pensai anche che non avrei dovuto lasciarmi andare così e far vedere a tutti quanto stessi godendo ma quello che mi fecero fu talmente intenso e profondo che superai ogni genere di controllo e, ad un certo punto, esplosi in un enorme orgasmo. Urlai come una cagnetta in calore ed sborrai copiosamente sulla mia pancia, accompagnando quel momento con intensi spasmi del corpo.
E, a quel punto, avrei fortemente desiderato, un po’ di pace per riprendermi e recuperare il fiato che le mancava ma i due, che non erano ancora venuti, incuranti delle mie invocazioni a fermarsi: “basta, basta! Vi prego, basta. Mi fate morire. Non respiro.” continuarono a darci dentro lasciandomi quasi in uno stato di assenza.
Poco dopo, ormai quasi pronti per la lunga scopata ed eccitati dalla situazione stessa, i due vennero contemporaneamente inondandomi l’intestino e quindi si ritirarono lasciandomi boccheggiante e quasi incapace di reagire per il troppo piacere che avevo appena provato.
Ma, come si usa dire: fuori uno… dentro un altro e, qualche manciata di secondi dopo, mi ritrovai, spostata come una bambola in una nuova posizione, con altri due cazzi piantati nel mio intimo che, ben desiderosi di ricevere la loro parte di piacere, si misero a fare del loro meglio.
Continuò così fin che tutte le sette coppie non completarono il loro “giro di valzer” all’interno della mia figa anale durando tutti molto più dei due minuti previsti. Quando capii che tutto era finito feci davvero fatica ad alzarmi perché mi ritrovai davvero sfinita e, anche se il piacere era stato stellare, sentivo che, lì dietro qualcosa non andava. Infatti ci volle parecchio prima che lo sfintere, sollecitato in quel modo esagerato, riprendesse la sua posizione socchiusa e fui contenta, visto quando rimanesse spalancato, di non dover pagare pegno facendomi pisciare dentro.
Prima di andarsene ricevetti un applauso da tutti i partecipanti ed i complimenti dell’ufficiale.
Quel giorno, giunta a casa, mi concessi un lunghissimo bagno tra sali profumati e schiuma, sia per espellere tutto lo sperma che mi avevano versato fin nelle più recondite profondità, sia per far richiudere il mio buchino che, detto chiaramente, per alcuni giorni mi dette fastidio anche se il piacere e l’eccitazione per quello che avevo fatto erano stati così grandi che quel piccolo “effetto collaterale” lo dimenticai presto pensando a quali altre sorprese mi avrebbero riservato nel prossimo incontro quegli insaziabili maschiacci in divisa.