Finalmente era venerdì pomeriggio, l’inizio di un weekend dove avrei avuto Fabiola, la mia grassa porcella puttana e insaziabile, tutta quanta per me. Non avevo dubbi su come avremmo passato il tempo: scopando in continuazione, senza fermarci mai, accumulando un orgasmo dietro l’altro. Avevamo stabilito la regola che fosse vietato vestirsi. Fino a lunedì mattina, quando ci saremmo separati per andare al lavoro, era obbligatorio che fossimo sempre nudi, anche nei pochi momenti di tregua dal sesso. Ed era inutile cercare qualche distrazione: ogni volta che avevamo provato a vedere un film, dopo appena dieci minuti la libidine ci spingeva puntualmente a perderci nell’abisso di un amplesso sfrenato.


La prima scopata, quella del venerdì pomeriggio per l’appunto, era una delle più scatenate e quel giorno ci eravamo appena sdraiati nel letto della mia camera, pronti per dare il via alla festa, quando Fab si staccò di colpo.


“Cazzo, la mia sorpresa! – mi disse – Quasi me ne stavo dimenticando”.


Io cercai di fermarla mentre scendeva dal letto.


“Sorpresa? Che sorpresa?”, le chiesi.


“Ti ho detto che ti avrei fatto una sorpresa, ricordi?”


Io la implorai, impaziente che ritornasse da me.


“Me la dai più tardi la sorpresa, devi farlo proprio adesso?”


Ma Fabiola era già uscita dalla stanza, lasciandomi da solo con la mia erezione.


Come sempre, vederla camminare nuda mi mandava al manicomio per l’eccitazione. Il modo in cui il suo enorme culo oscillava quando camminava mi faceva perdere i sensi, e così la vista delle sue tette enormi e pesanti ricadute sul petto che sbattevano a destra e sinistra a ogni passo.


Rimasi in attesa del suo ritorno per cinque minuti buoni e quando la chiamai non ebbi alcuna risposta. Così stavo per andare a cercarla quando Fab ritornò con un sorriso radioso.


“Finalmente! – le dissi – Ma che fine hai fatto?”


Lei era rimasta in piedi, tra la porta della camera e il letto.


“Sei il primo uomo che amo sul serio e l’unico che mi accetta per quello che sono senza soffocarmi con delle stupide gelosie”, disse alludendo al fatto che tolleravo che la sua brama erotica potesse spingerla a scopare anche con altri.


Fab si avvicinò di un passo al letto.


“Quindi, per farti capire quanto ti trovo stupendo, ho pensato di farti una sorpresa che credo ti piacerà”.


Poi si voltò verso la porta.


“Vieni, tesoro, è il tuo momento”, disse.


Non sarò mai in grado di spiegare cosa provai negli istanti successivi, quando vidi Claudia, la sua migliore amica, grassa come Fabiola e ugualmente troia, varcare la porta. Era anche lei completamente nuda e quando mi vide mi regalò lo stesso sorriso radioso che Fab mi aveva appena fatto.


“Ciao, bel maschio! – mi disse – È permesso? Disturbo?”


Io ero letteralmente pietrificato dalla meraviglia e dovevo avere un’espressione da ebete perché entrambe scoppiarono a ridere.


“Non te l’aspettavi, vero, amore?”, mi chiese Fabiola.


Io, non so come, trovai nei polmoni un soffio di fiato per riuscire a risponderle. Non riuscivo a credere a quello che stava accadendo, perché era troppo bello per essere vero.


“Ma è uno scherzo? – balbettai – Mi state prendendo in giro?”


Le vidi avvicinarsi entrambe e salire sul letto vicino a me.


“Nessuno scherzo, tesoro – mi disse Fab – Voglio solo farti un regalo che non potrai mai dimenticare”.


Per convincermi del tutto Claudia mi passò la lingua sulle labbra, poi indicò il mio cazzo che era gonfio e più duro che mai.


“Beh, Fab, vedo che te la passi bene”, disse.


Fabiola mi prese il cazzo in mano e glielo puntò contro.


“Vuoi favorire?”, le chiese.


“Molto volentieri”, rispose Claudia.


Quando lo prese in bocca fui colpito da una frustata di piacere e, anche se nessuno batteva Fabiola in fatto di pompini, dovetti riconoscere che anche Claudia era una virtuosa in materia. La sua lingua era calda e avvolgente e la stretta delle sue labbra semplicemente stupenda. Fabiola lasciò che si desse da fare per un lungo momento prima di chinarsi anche lei e pretendere la sua parte di cazzo. Fu il bocchino più bello che mi avessero fatto in vita mia e mi misi a mugolare per la goduria. Oltre al piacere di avere due bocche che si contendevano il mio uccello, mi persi nello spettacolo di quei corpi sovrappeso in ginocchio, piegati su di me in un’esplosione maestosa di grasso. Non sapevo dove posare il mio sguardo, incerto tra i loro seni enormi e pesanti, i loro culi maestosi, le pance soffici piegate in due rotoli o le gambe che la cellulite aveva riempito di tanti, eccitanti crateri.


Per fortuna ci pensarono loro a togliermi dalle ambasce quando si staccarono e mi tesero le mani affinché mi mettessi in ginocchio anche io. Allora vidi Claudia posizionarsi a pecora e Fabiola piazzarsi davanti a lei.


“Fottila”, mi disse.


Tenendola stretta per i fianchi deliziosamente molli infilai Claudia al primo colpo. Lei lanciò uno strillo e cominciai a martellarla per bene. Fu allora che vissi il mio secondo momento di estasi, quando vidi Fab porgerle la figa e Claudia cominciare a leccargliela. Mai avrei immaginato che quelle due scopassero anche tra di loro e quando intercettai lo sguardo di Fabiola lei mi fece l’occhiolino.


“Anche questo non te l’aspettavi, vero, amore?”, mi chiese con la voce che le tremava.


Ci demmo da fare per un bel po’ prima che le due troie vollero darsi il cambio e guardare la mia ragazza riempirsi la bocca della figa di Claudia mi portò diritto al settimo cielo.


Quando si interruppero mi ordinarono di sdraiarmi, con un tono da padrone che non ammetteva repliche. Io obbedii mentre Claudia si sedeva sul mio cazzo e Fab sulla mia bocca. Sentire il loro peso addosso era una sensazione paradisiaca e mi persi in quell’intreccio carnale, affondando in un mare di figa ora dolce ora salato che mi inebriava. Stavo per perdermici dentro del tutto quando le due zoccole si sfilarono di nuovo e gattonarono fino a mettersi al mio fianco, nell’altra metà del letto.


“Adesso prendi fiato per un attimo e goditi lo spettacolo”, mi disse Fab.


Vidi Claudia sdraiarsi accanto a me e Fabiola adagiarsi sopra di lei. Poi Claudia allargò le gambe e Fab ci scivolò dentro, in modo che le loro fighe premessero l’una sull’altra. Allora cominciarono a muoversi in sincrono, sfregandosi le fighe e baciandosi con voluttà. Posso dire con certezza di non avere visto mai niente di più bello di quei due corpi obesi intrecciati che sussultavano e si sbattevano mettendo in risalto tutta la massa dei loro chili di troppo. Rimasi a guardare in estasi per qualche minuto, godendo anche dei loro gemiti, prima di decidermi a gettarmi su di loro.


“Voglio tornare in gioco”, dissi staccando Fab da Claudia e mettendola di nuovo a pecora. Claudia, come se mi avesse letto nella mente, si mise anche lei a carponi, vicino all’amica. Non credo che esista al mondo uno spettacolo più bello di due immensi culoni bianchi posizionati uno accanto all’altro. Incerto con chi di dovessi cominciare, alla fine scelsi Claudia per dovere di ospitalità. Allora mi piazzai dietro di lei e le dischiusi le chiappe quel tanto che da permettermi di vedere il suo buco del culo. Mi chinai per ammirarne da vicino la bellezza. Era tutto rotto e spanato per via dei tanti cazzi che ci erano entrati dentro e mi misi a leccarlo bramosamente.


“Oh, che bravo!”, sospirò Claudia mentre la mia lingua le pennellava lo sfintere per umidificarlo a dovere. Era un buco così abituato a essere riempito che mi dissi che non era necessario neanche lubrificarlo e, dopo averlo centrato con la cappella, spinsi dentro il più a fondo possibile. Il cazzo entrò come se stesse affondando nel burro e per poco svenni quando sentì il buco stringersi intorno e tenerlo stretto.


“Sì, così!”, esclamò Claudia, mentre le sbattevo nel culo come al posto del cazzo avessi un martello.


“Bravo, tesoro! – mi incitò Fabiola – Dacci dentro, sfondala!”


Anche allora non sapevo cosa mi attizzasse di più: se il piacere dell’atto in sé o il fatto di vedere sussultare quell’incredibile globo di ciccia che strizzavo tra le mani. Dopo qualche minuto Fab reclamò le mie attenzioni e feci lo stesso servizio anche a lei. Mentre ci davo dentro, quelle due cagne si misero a baciarsi e a insultarsi reciprocamente.


“Ti piace il cazzo, vero, brutta troia?”, disse Claudia a Fabiola.


“Perché a te no? Sei una vacca, una schifosa gatta in calore…”


“E tu sei la mia puttana!”


“Oh, sì, dimmelo ancora!”


“Sei la mia puttana! La mia grassa e schifosa puttana!”


Quando anche questo bel gioco ebbe fine, questa volta fu Fab a volere che mi mettessi a pecora, e io capii immediatamente cosa stava per succedere.


“Adesso tocca a te goderti questo bel culetto”, disse a Claudia.


Poi si protese verso il comodino, aprì il secondo cassetto ed estrasse la cintura col cazzo di plastica e il tubetto di lubrificante. Claudia, come se lo avesse fatto da sempre, indossò la cintura e se la strinse in modo che il cazzo le premesse sulla figa e fosse bello teso, mentre Fab mi ungeva il buco del culo con un po’ di lubrificante.


“Ecco fatto – disse – Adesso è tutto tuo”.


Sentì le mani di Claudia afferrarmi i fianchi.


“Sarà un piacere sfondarti”, mi disse.


Poi prese il cazzo di plastica, lo spinse nel culo alla ricerca del mio pertugio e quando lo trovò mi infilzò per bene. Io strillai come una gallina, mentre Claudia cominciava a sbattermi tutto.


“Il cazzo piace anche a te, vedo…”, mi disse.


“Prima o poi dovrò fargliene assaggiare uno vero”, disse Fab.


Non so quanti minuti passarono, ma fui inculato per un sacco di tempo perché evidentemente a Claudia la cosa arrapava. Quando Fab le disse di smettere, lei si sfilò la cinta e la buttò per terra.


“Io ho voglia di venire e tu?”, le chiese Fabiola.


Allora Fab si sdraiò e, senza bisogno di spiegazioni, mi piazzai su di lei, sollevandole le gambe a 90 gradi. Questa era una delle mie posizioni preferite, perché metteva in mostra tutto il grasso del suo corpo, soprattutto quello della pancia, costretta a richiudersi in due grandi e morbide pieghe. Era come se quell’inculata mi avesse riempito di nuova energia e, reggendo in alto le gambe di Fab, le entrai nella figa con impeto e tanta voglia di fotterla. Fab doveva essere molto eccitata perché fu sufficiente appena una decina di colpi per farle raggiungere l’orgasmo. Mentre sussultava mi godetti lo spettacolo del tremolio di tutti i suoi rotoli e gli scatti delle gambe polpose e dei piedi gonfi.


Senza darmi un attimo di tregua Claudia mi tirò per una spalla e quando mi voltai verso di lei vidi che si era sdraiata sulla pancia, col culo appena sollevato e le gambe divaricate, in modo che mi potessi sdraiare su di lei e infilarla da dietro.


“Mi raccomando – mi disse – Non deludermi proprio adesso”.


Allora mi sdraiai sul suo straripante corpo di balena e guidai il cazzo nella figa. Il contatto del mio ventre su quel culo largo e accogliente mi diede un brivido e puntellandomi con le mani sul letto cominciai a sbatterla col massimo dell’energia. A sentire i suoi strilli Claudia dovette apprezzare e fu sufficiente un minuto di quell’andazzo prima che pure lei toccasse il culmine.


“Godo, cazzo! Oddio quanto godo! – urlò mentre la sentivo tremare tutta sotto di me.


Quando mi staccai mi guardò compiaciuta.


“E bravo il nostro stallone! – si complimentò – Promosso a pieni voti”.


“Che ti avevo detto?”, le fece Fabiola.


Finalmente era venuto il mio turno e sapevo con chiarezza cosa volevo. Mi alzai in piedi sul letto e, come per telepatia, Fab e Claudia si inginocchiarono di fronte a me senza nemmeno che glielo chiedessi. Cominciai così a menarmi il cazzo brutalmente, mentre le troie spalancavano la bocca e tiravano fuori la lingua. Pensai che erano davvero le peggiori baldracche che avessi mai conosciuto e mi sentii felice all’idea che una delle due fosse la mia donna. Mentre mi segavo, zuppo di sudore, mi giravo ora verso l’una ora verso l’altra, colpendole il viso con l’uccello. Ero carico a pallettoni e sentivo che ormai mancava poco, pochissimo perché esploessi.


“Siete due grasse puttane! – gridai – Siete due zoccole, due luride cagne!”


Finalmente toccai il culmine e feci la sborrata più grande della mia vita. Il primo schizzo finì dritto nella gola di Claudia, mentre il secondo la centrò tra il naso e il labbro superiore. Mi girai subito verso Fabiola e le spruzzai sul mento e sulle tette. Gridavo come un selvaggio mentre continuavo ad eruttare la mia crema calda. Pareva che non finisse mai e vidi Fab e Claudia stringersi sotto di me per riceverne quanta più possibile. Quando mi placai vidi che le avevo completamente ricoperte di sborra e le due mi deliziarono leccandosela a vicenda e spalmandola in tutto il corpo.


“Ci facciamo una doccia tutti insieme?”, propose Claudia a quel punto.


Stringersi in tre nella doccia fu la ciliegina sulla torta di quella sera memorabile. Lasciai che quei corpi lardosi mi schiacciassero tra di loro mentre ci passavamo addosso il sapone e li accarezzai, godendomi un’ultima volta la magnificenza di tutto quel grasso traboccante. Una volta asciutti tornammo in camera. Mentre Claudia recuperava i suoi vestiti, io e Fab ci rimettemmo a letto.


“Voi restate nudi?”, ci chiese mentre tirava su la cerniera della gonna.


“Siamo sempre nudi durante il weekend”, le dissi.


“È tassativamente vietato indossare qualsiasi cosa”.


Claudia sorrise.


“Bell’idea! Mi arrapa di brutto”.


Quando fu pronta, diede a entrambi un tenero bacio sulla bocca.


“Spero che ci sia un bis”, ci disse.


Appena sentii la porta di casa sbattere mi gettai goloso sulla mia meravigliosa Fab.


“Allora, amore mio, che te ne è parso della mia sorpresa?”, mi chiese lei.


“Mi hai reso l’uomo più felice del mondo”, le risposi.


“Certo, dovrai fare un bello sforzo per compensare un regalo simile”.


Io intuii immediatamente che stava alludendo a qualche nuova idea che le frullava nella mente.


“Cosa vuoi dire? – le chiesi – A che stai pensando?”


Fab sorrise.


“Lo scoprirai a tempo debito”, rispose.


Poi, insaziabile come sempre, allargò le gambe.


“Sai, mi è venuto un improvviso prurito alla figa – mi disse – Ci pensi tu per favore?”