La prima volta era andato tutto secondo le regole: lui in macchina che si accostava a lei, lei che gli diceva quale era la sua tariffa e lui che la caricava per andare a scopare in un luogo appartato. La chiavata, però, fu molto più bella di quanto lui avrebbe potuto immaginare. Lei gli fece un pompino meraviglioso per poi porgergli il cazzo e permettergli di ricambiare il favore. Prima che lui si chinasse tra le sue gambe lei inaspettatamente lo baciò con la lingua, e fu un bacio bello e sensuale. Lei era stupenda, una splendida sudamericana, bassa di statura ma dal fisico perfetto, e anche metterglielo in culo fu decisamente meglio delle sue aspettative. A ogni colpo che lui le dava lei gemeva con un trasporto così reale che a lui parve perfino sincero. Quando si salutarono lei gli diede un altro bacio sulla bocca, ma questa volta dolce e leggero. Tornando a casa lui pensò a quanto era appena successo e si disse che quella era la trans migliore che si era fatto fino ad allora.


La sera dopo aveva di nuovo voglia di lei, anzi spasimava dal desiderio. Così girò a cercarla, passando in rassegna tutte le trans che incontrava. Molte di loro erano bellissime, ma a lui importava soltanto di lei e continuò a cercarla fino a quando la vide scendere da una macchina. Si avvicinò e la accostò.


“Ciao, bellissima”, le disse.


Lei gli regalò un sorriso incantevole.


“Sei di nuovo qui”, gli disse.


“Che ne pensi se questa volta lo facciamo a casa tua?”, le chiese.


“A casa mia sono cento euro”.


“Va bene. Sali”.


Una volta partiti lei si mise a dargli le indicazioni, ma lui era talmente eccitato che le mise la mano sotto la minigonna e scavò nei suoi slip in cerca del cazzo. Appena lo strinse si accorse che era duro e si scambiarono uno sguardo profondo, senza dire nulla.


Cominciarono a baciarsi dentro l’ascensore e questa volta fu lei a carezzargli il pacco sopra i pantaloni. Entrati in casa lei lo prese per mano e lo condusse nella sua stanza, una camera grande dove spiccavano un letto matrimoniale e un grande armadio a specchio che occupava un’intera parete. Si spogliarono in fretta e si misero uno di fronte all’altra, in ginocchio sul letto, cominciando col farsi una sega reciproca e strofinandosi i cazzi per aumentare l’eccitazione.


“Sdraiati”, le disse lei dopo un po’.


Lui obbedì immediatamente e lei allora gli sedette sul petto, porgendogli il cazzo da succhiare. Non era un cazzo particolarmente grosso, ma era comunque di tutto rispetto e quando lo prese lei cominciò a fotterlo in bocca, lanciandogli uno sguardo palesemente divertito. Lui si godette quell’uccello che entrava e usciva dalle sue labbra, salato e turgido, mentre lei gemeva in un modo sulla cui sincerità lui non ebbe alcun dubbio. Poi fu il suo turno e di nuovo, mentre godeva come un pazzo, lui pensò che quello era il bocchino migliore della sua vita. La interruppe a un passo dall’orgasmo.


“Fai dei pompini fantastici”, le disse.


Lei si tirò su e gli sorrise, e c’era una luce di gioia a illuminarle lo sguardo. Poi allungò la mano e con le dita gli allargò il culo quel tanto da permetterle di sfiorargli il buco.


“Apri le gambe”, lei gli disse.


Lui d’istinto si irrigidì.


“Perché? – le chiese – Cosa vuoi fare?”


“Dai, allarga le gambe”, lei ripeté.


“Non l’ho mai fatto”.


“Beh, c’è sempre una prima volta”.


Malgrado fosse molto dubbioso, lei lo guardava con un desiderio tale che si decise di provare. Malgrado lei fosse una trans raccolta per strada soltanto la sera prima lui sentì, per quanto gli sembrasse assurdo, che era nato un sentimento vero tra loro. Così, non volendo deluderla, allargo le gambe lasciando che lei si facesse sotto per penetrarlo. Lei intanto si era spalmato il cazzo di lubrificante e, tenendolo stretto in mano, gli cercò il buco del culo. Quando finalmente lo trovò glielo spinse dentro. Lui ebbe la piena percezione del cazzo di lei che entrava e sentì solo all’inizio, per pochi istanti, una fitta dolorosa. Poi, quando lei gli affondò il cazzo fino in fondo, fu pervaso da una frustata bollente di piacere.


“Che culo!”, mormorò lei con la voce che le tremava.


“Ma è stupendo…”, gli disse lui, incredulo che potesse piacergli tanto.


Lei riuscì a dargli soltanto altri tre colpi, perché se ne venne immediatamente. Così tirò fuori il cazzo e gli versò sulla pancia tre begli schizzi di sborra calda. Lui vide nei suoi occhi lo stupore e il rammarico per essere durata così poco.


“Scusami – gli disse con aria contrita – Mi dispiace”.


“Non ti preoccupare – gli rispose lui – Mi è piaciuto tantissimo”.


Si scambiarono un bacio carico di passione.


“Adesso, però, mettiti in piedi, piegati un poco e appoggiati al muro con le mani”, gli disse lui.


Lei obbedì e anche lui si alzò, mettendosi alle sue spalle. La vista di quel culo piccolo e bombato lo estasiò e gli sembrò quasi che il suo cazzo vi fosse calamitato dentro. Però, trattenendo la sua voglia bestiale si inginocchiò davanti al culo, lo dischiuse con le mani e cominciò a leccargli il buco. Anche quello era bellissimo, nero, stretto ed elastico, e lui lo assaporò con trasporto mentre la sentiva ansimare. Poi si rialzò, gli appoggiò sopra la cappella e ci spinse tutto il cazzo dentro, fino alle palle. Lo fece brutalmente, stravolto dal desiderio, ma a lei non diede fastidio perché lanciò un gemito di godimento. Anche lui gemette estasiato. Fu come se il culo di lei, pur accogliendo il suo cazzo, lo tenesse stretto, come in una mano, e lo stringesse ancora di più a ogni colpo che lui le infliggeva. La stava inculando o era lei che lo segava con quel culo incredibile?, si chiese lui. Sinceramente non seppe rispondere, e preferì abbandonarsi alla goduria di trapanarla, senza arrovellarsi ulteriormente. Dopo appena un minuto capì che anche lui non sarebbe durato molto e infatti dopo pochi secondi esplose. Fece per tirare fuori il cazzo, ma lei lo fermò.


“Sborrami dentro! – le gridò – Voglio che mi sborri dentro!”


Svuotarsi in quel culo perfetto gli raddoppiò l’intensità dell’orgasmo, e lui pensò che non aveva mai provato un’estasi simile. Lei si girò e si baciarono a lungo.


“Non ho mai fatto una scopata così…”, le disse lui.


“Anche per me è stato bello – le disse lei – Non è mai così con gli altri clienti”.


Si sdraiarono a letto, abbracciati, e per una buona mezzora rimasero a parlare. Lui le chiese del suo passato e lei gli raccontò quant’era stato difficile scoprirsi omosessuali in un paese come il Venezuela. Con gli occhi lucidi di pianto lei ricordò la sua unica storia d’amore, vissuta con un giovane vicino di casa, e di come il padre la cacciò di casa appena lo scoprì. Lui si intenerì e le strinse a sé ancora più forte. Avrebbe voluto proteggerla da tutti i mali del mondo e glielo disse.


“Sei dolce”, gli disse lei dandogli uno sguardo che a lui sembrò essere quello di una donna che si stava innamorando.


A malincuore dovettero rivestirsi e lui le porse i cento euro lei li accettò contrariata.


“Tu lavori tutte le sere?”, gli chiese lui mentre guidava per riportarla sulla strada.


“Lavoro quando voglio”.


“Allora ti andrebbe di uscire insieme una sera? Possiamo andare a cena fuori e poi a ballare da qualche parte”.


Lei gli rivolse il suo solito sorriso incantevole.


“Certo – gli disse – Molto volentieri”.


Fu così che ebbe inizio la loro storia, che durò per oltre sei mesi. All’inizio a lui non importava che lei battesse. Senza darsi un appuntamento fisso, lui passava a prenderla e lei gli si concedeva senza più chiedergli un centesimo. Poi cominciarono a passare insieme tutti i weekend, per lo più scopando come assatanati. Lui le dava il culo tutte le volte che lei glielo chiedeva, e godeva come un pazzo ogni volta di più. Spesso lo facevano davanti all’armadio a specchio, perché a lui eccitava vedersi sbattere. Più il tempo passava più si sentiva coinvolto e una volta le propose di presentarla ai suoi amici come la sua ragazza, ma lei preferì di no.


“Chiunque ci vedesse non capirebbe – gli disse – e ti prenderebbero in giro, cosa che non sopporterei”.


Poi lui si accorse quanto aveva iniziato a soffrire per il fatto che lei si prostituisse. Così una sera le chiese di lasciare il marciapiede e di andare a convivere. Lei gli disse di no. Con molta schiettezza le disse che quello che faceva, per quanto criticabile, in fondo le garantiva un’indipendenza per lei essenziale e che sentiva di non essere ancora pronta a una relazione così esclusiva, per quanto coinvolgente. Lui soffrì tanto per quel rifiuto, tantissimo, ma dopo pochi giorni capì che non se la sentiva di continuare e la lasciò. Si dissero addio con un lungo abbraccio e con l’ultimo, dolcissimo bacio.


Fu così che entrambi ritornarono alle loro solite vite. Per quanto lui cercasse di dimenticarla pensava a lei in continuazione, ferito da un dolore che il passare dei giorni aumentava, anziché placare. Ogni tanto andava a spiarla. Stava per ore intere a guardarla lavorare, dilaniato dalla voglia di avvicinarla e di confessarle quanto soffrisse.


Una sera, mentre stava caricando in macchina una trans ossigenata e dalle tette enormi, la vide. Lei era nell’altro lato della strada e i loro sguardi si incontrarono. Si scambiarono un sorriso carico di malinconia, prima che lui sgommasse via nella notte.


“Me lo metti nel culo?”, chiese alla trans mentre guidava.


“Ma certo, amore”, gli disse lei.


La trans lo guardò sorridendo e gli fece l’occhiolino.


“Quindi ti piace prendere il cazzo?”, gli chiese.


Lui pensò al suo amore perduto e a quella passione così assurda eppure così vera.


“Adesso sì – le rispose – Adesso non posso più farne a meno”.