“Quando stasera ritorni, amore, mi troverai in compagnia”.


Stavano facendo colazione e Luca parlò con distacco, mentre spalmava un velo di marmellata sulla fetta biscottata. Simona però non ci cascò. Sapeva che quell’indifferenza era simulata e capì che doveva esserci qualcosa sotto. Gli sorrise.


“Si tratta di qualcuno che conosco?”, gli chiese.


“Lo hai visto tante volte in effetti, ma non lo conosci”, le rispose Luca, sempre con lo stesso tono di voce.


Simona bevve un sorso di the.


“Sono curiosa, love – gli disse – Sai sempre come stuzzicare la mia fantasia”.


Poi si era alzata da tavola e si era preparata per uscire. Prima di andarsene gli aveva dato un bacio leggero sulle labbra.


“Posso almeno sapere che tipo è?”, gli aveva chiesto.


“Non adesso – le aveva risposto Luca impassibile – Magari più tardi”.


Simona allora gli diede un altro bacio, ma questa volta infilandogli la lingua in bocca.


“Non vedo l’ora”, gli aveva detto.


Nel corso della mattinata Simona si accorse di desiderare con ansia che arrivasse il momento di tornare a casa. Impaziente, all’ora di pranzo cercò di estorcere a Luca qualche particolare.


“A che ora arriva il tuo boyfriend?”, gli scrisse su WhatsApp per stuzzicarlo.


“Alle 17. Tu quando arrivi?”


“Alle 18:30, se per te non è un problema”.


“Scherzi, amore mio? Mi troverai nel pieno della festa”, gli aveva risposto lui, aggiungendo l’emoticon dello smile che ride.


“Dai, dimmi qualcosa di più!”


Luca le aveva risposto con un altro smile che ride.


“Curiosa, eh? Va beh, quando arrivi vieni pure a darci un saluto, così vi presento”.


“Davvero? Mi stai dicendo che posso disturbarvi?”


“Amore mio, tu non disturbi mai. Bye”.


Non c’era niente da fare, per saperne di più avrebbe dovuto aspettare di tornare a casa. Così Simona si sforzò di cancellare tutto quanto dalla mente, obbligandosi a lavorare sulla selezione degli scatti che aveva fatto a Pierfrancesco Favino per la copertina di “Vanity fair”. Il tempo, però, le sembrava non passare mai e, dopo avere controllato almeno cento volte che ora fosse, quando scoccarono le 18 in punto interruppe tutto e si precipitò in macchina. 


Quando varcò la soglia di casa e si trovò nel soggiorno, si stupì nel constatare che il cuore le batteva forte. La stanza era deserta, ma sul tavolo di vetro davanti al divano c’erano due bicchieri vuoti accanto alla bottiglia di Jack Daniel’s e al piatto nero con la coca e la cannuccia. Ebbe la conferma che Luca stava scopando quando vide la porta chiusa della camera da letto e una flebile lama di luce filtrare dallo spiraglio. 


Attenta a non fare il minimo rumore, Simona si avvicinò alla camera da letto per origliare e riconobbe immediatamente i gemiti di Luca quando godeva. Così pensò che fosse meglio andarsene. Stava per uscire di casa quando ripensò a quello che Luca le aveva scritto: “Quando arrivi vieni pure a darci un saluto, così vi presento”. 


Malgrado fossero sempre attenti a rispettare la reciproca privacy in situazioni come quelle, si disse che se Luca le aveva dato il permesso di disturbarlo lo avrebbe preso in parola. Conoscendolo bene, di una cosa era sicura: che quella non era la solita scopata con un maschio che lui si concedeva di tanto in tanto e avrebbe scommesso che c’era qualcosa che doveva riguardare anche lei. Pur essendo già eccitata Simona tirò una striscia di coca per darsi ulteriormente la carica. Poi, senza stare a pensarci oltre, si avvicinò alla porta e premette sulla maniglia. 


La porta si aprì e Simona vide Luca a pecora al centro del letto e un uomo di colore che lo stava inculando con foga. Luca non l’aveva sentita entrare e aveva gli occhi chiusi e il viso contratto in una smorfia di piacere. 


“Bravo, tesoro! – disse all’uomo dietro di lui – Sei fantastico, cazzo! Continua così! Sfondami il culo! Sfondami tutto!”


L’uomo era madido di sudore e lo sbatteva a ritmo costante, a raffica, lanciando a ogni colpo del culo dei versi di piacere e Simona notò immediatamente che era un culturista. Le sue spalle erano enormi e il petto sembrava scolpito nel marmo. Aveva gli addominali gonfi e tirati come corde e i bicipiti attraversati da un groviglio di vene in rilievo. Poi Simona lo guardò in faccia e lo riconobbe subito. La mascella squadrata, il cranio rasato e i baffi sottili a incorniciare le labbra carnose: quello era il buttafuori di Radio Londra, il locale dove andavano sempre. Così tutto le fu immediatamente chiaro e Simona fu scossa da un brivido. Ricordava bene cosa aveva detto l’ultima volta che erano stati a Radio Londra, una decina di giorni prima, e nel ripensarci sentì verso Luca quel moto travolgente – un misto di divertimento, amore, curiosità ed eccitazione – che provava ogni volta che lui la coinvolgeva in un ennesimo e provocante gioco di coppia.


“Love, quel tipo quanto me lo farei…”, gli aveva detto mentre erano in fila per entrare.


“Di chi parli?”


“Del buttafuori di colore, quello muscolosissimo. Mi bagno solo a immaginare come deve essere nudo”.


“Perché non vai a parlargli? – le aveva detto Luca – Non credo, bella come sei, che faresti troppa fatica a scopartelo”.


Simona aveva riso e Luca aveva riso con lei.


“Davvero – le aveva detto – Vai e colpisci. Hai la mia benedizione. Però ti avverto: quello piace un sacco anche a me. Quindi se non ci provi tu, lo faccio io. E guarda che non sto scherzando”.


Simona aveva riso di nuovo e lo aveva baciato.


“Dai, love, portami a ballare”, gli aveva detto, mentre il buttafuori li faceva passare.


Rievocando quell’episodio Simona capì perché Luca aveva alluso a una sua probabile invidia. Quel bastardo aveva davvero messo in pratica le sue parole e adesso eccolo là, davanti a lei, a godersi quel colosso che le faceva venire l’acquolina in bocca.


Appena l’uomo si accorse di lei si fermò di colpo.


“Tesoro, perché hai smesso proprio adesso?”, gli chiese Luca voltandosi verso di lui. 


“È arrivata”, gli disse l’uomo che non pareva per nulla turbato dalla presenza di Simona.


Quando Luca la vide le sorrise, palesemente divertito da quell’interruzione che lui stesso aveva sollecitato. Si sollevò sulle gambe e si spostò di lato perché Simona li vedesse nudi uno accanto all’altro. Lei li trovò stupendi, così diversi eppure entrambi golosi ed eccitanti. Poi il suo sguardo fu calamitato dal cazzo enorme dell’uomo. Nero, lucido e venoso, sembrava il tronco di un albero, e la cappella spiccava gonfia e rotonda come una gigantesca caramella di liquirizia. Quella visione le mozzò il respiro e l’uomo se ne accorse e le sorrise compiaciuto.


“Amore mio, benvenuta – le disse Luca – Ti presento il mio amico Steven. Immagino che ti ricordi di lui. Steven, questa donna bellissima è Simona, la luce dei miei occhi, per me l’inizio e la fine di tutto”.


“Piacere, Simona. Lieto di conoscerti”, le disse Steven, palesemente divertito da quella situazione.


Bastò un secondo perché Simona si riprendesse dallo stupore e gli rispondesse a tono.


“Molto lieta, Steven. Scusate se vi ho interrotto”.


“Non ti devi scusare, amore mio - le fece Luca - In verità aspettavo che arrivassi perché ci tenevo che vi conosceste, visto quello che ci siamo detti l’ultima volta che lo abbiamo visto”.


“Immagino – disse Simona sempre più coinvolta – E come sei riuscito a sedurre questo regalo di Madre natura?”


Steven fece una risata, mentre Luca gli dava un bacio sul collo.


“Questo non lo saprai mai, mia diletta – le rispose – È successo e basta, e lascia che una volta tanto sia io a godermi la vittoria”.


Anche Simona non riuscì a trattenere una risata mentre indicava il cazzo di Steven.


“Love, ma davvero sei riuscito a prendere nel culo un affare simile?”, chiese a Luca.


Lui fece uno sbuffò, come se l’impresa fosse stata davvero una faticaccia.


“All’inizio non è stato facile, in effetti – rispose – Ma Steven ha portato una pomata anestetica che ha risolto in un attimo ogni problema. Adesso mi entra dentro come un guanto! Vuoi vedere?”


“Ma certo! – disse Simona – Che domande fai?”


Così Luca si voltò verso Steven, porgendogli allegramente il culo. Steven scosse la testa, incredulo davanti a tanta follia, e si mise a ridere mentre affondava il suo enorme cazzo nel culo di Luca con tanta fluidità che pareva lo stesse infilando nel burro.


“Oh, sì! – disse Luca con voce tremante – Amore, ti prego, guarda e dimmi cosa vedi”.


Simona si avvicinò ai due, mentre Steven aveva ripreso a piantare dei violenti colpi di cazzo e si mise alle sue spalle per guardare meglio.


“Hai un culo meraviglioso! – disse Steven a Luca con la voce roca dal piacere – Ne ho scopati pochi come il tuo…”


A Simona scappò una risata.


“Love, ma lo sai che hai un buco del culo più aperto di una galleria?”


La voce di Luca tremava di piacere, ma riuscii lo stesso a ridere anche lui.


“E non t’immagini neanche quanto sia stupendo!”


Simona allora appoggiò le mani sulle spalle sudate di Steven per sussurrargli all’orecchio.


“Scopalo fino a quando non perde i sensi, promesso?”


Steven annuì.


“Anche se volessi, non riesco a smettere”, disse.


Simona fu tentata di andarsene e lasciarli soli, ma prima fece una mossa audace. Senza farsene accorgere aprì un’anta dell’armadio dove custodiva alcune delle sue macchine fotografiche. Ne prese una tra le mani e, sempre alle spalle di Steven che continuava a martellare Luca come un fabbro, alzò le braccia, le inclinò fino a verificare l’immagine nel mirino e fece una serie di cinque scatti. Né Steven né Luca, che gemevano e urlavano a gran voce, si accorsero di nulla e quando Simona controllò l’anteprima delle foto ne fu molto soddisfatta. Malgrado non avesse potuto disporre di nessuna luce o dare nessuna indicazione, il contrasto tra il culo bianco di Luca, completamente dilatato, e il gigantesco cazzo nero di Steven che lo riempiva tutto era stupendo. 


Soddisfatta e sentendosi di troppo, Simona capì che era giunto il momento dei saluti.


“Ciao, ragazzi – disse – e buon proseguimento. Mi raccomando, Steve: ti ricordo che mi hai fatto una promessa”.


“Ma certo”, le disse lui sorridendo.


Mentre stava per uscire dalla camera da letto sentì la voce di Luca.


“Hey, ma cosa fai?”, le chiese.


Quando Simona si voltò, vide che Luca si era staccato da quel martello gigantesco ed era sceso dal letto, per venirle vicino. 


“Già una volta ti sei arresa – le disse Luca – e ora te ne stai andando di nuovo. Sai come si dice, amore? Ogni lasciata è persa”.


Simona scoppiò di nuovo a ridere.


“Love, sei proprio un figlio di puttana, e mi fai davvero impazzire”.


Si scambiarono un lungo bacio profondo e, quando si staccarono, lei vide che anche Steven si era alzato dal letto. Non era troppo alto, ma quell’esplosione di muscoli la confondeva. Anche le gambe erano spettacolari: due colonne sorrette da polpacci stupendi. Ci fu un istante di silenzio, poi Luca parlò.


“Amore, devi sapere che il nostro Steven non ha soltanto il fisico mozzafiato che stai ammirando, ma che è anche un ragazzo dal carattere fantastico”.


Simona vide Steven guardare Luca con tenerezza sincera, poi metterglisi accanto e prendergli il cazzo in mano per cominciare a menarglielo dolcemente.


“Grazie, tesoro – gli disse Steven – Sei davvero una persona speciale”.


Luca allora lo baciò in modo voluttuoso, facendo in modo che Simona vedesse le loro lingue intrecciarsi. Lei ebbe un altro fremito e, quando i due si staccarono, Luca continuò.


“Tra le tante qualità di questo portento, amore mio, c’è la sua grande generosità. Mi spiego meglio: consapevole di quanto sia bello, Steven non si concede soltanto a noi maschietti, quando gli va, ma anche alle ragazze che gli piacciono. Dico bene, tesoro?”


Steven, che non smetteva di segarlo, annuì.


A quelle parole Simona ebbe di colpo tutto più chiaro e d’istinto si portò la mano tra le gambe. Il gioco di Luca l’aveva presa in contropiede, prendendola in giro e mettendola – senza che lei se ne fosse accorta – con le spalle al muro. Lei che si sentiva una leonessa, lei che manovrava chi la desiderava come una marionetta, lei che era la padrona di ogni fantasia e di ogni regola di seduzione, questa volta sarebbe stata costretta a cedere alla trappola che Luca gli aveva teso. Non aveva alternative: o sarebbe andata via, costringendosi a una fuga vergognosa che era una sassata contro lo specchio della sua personalità, o si sarebbe scopata quel maschio stupendo, ma non per merito suo, bensì perché Luca glielo aveva offerto su un piatto d’argento (e, conoscendo Luca, Simona immaginò quanto la cosa lo facesse godere). Da brava sportiva, però, volle stare al gioco. 


“Posso sapere dove vuoi andare a parare, love?”, chiese a Luca avvicinandosi di un passo.


“Voglio dire che anche nel trionfo io ho rispetto dell’avversario, soprattutto se si tratta del mio amore – disse Luca in tono ammiccante – e la vittoria ha un sapore più dolce se è accompagnata da un gesto di magnanimità”.


Simona scoppiò ancora a ridere, perché era bello avere un compagno forse più pazzo di lei, me poi il suo sguardo ricadde sul cazzo di Steven e sentì una leggera palpitazione.


“E quale sarebbe il gesto magnanimo col quale vorresti consolarmi?”, chiese a Luca.


“Beh, Steven mi ha confidato di averti notato anche lui a Radio Londra e, ça va sans dire, mi ha detto che ti trova stupenda. Io credo che ci siano tutti i presupposti tra voi perché vi possiate fare una scopata galattica. Dico bene, tesoro?”


Steven aveva lasciato il cazzo di Luca e adesso aveva impugnato il suo. Lo mise sfacciatamente sotto gli occhi di Simona, come se glielo stesse offrendo.


“Dici benissimo – disse a Luca – Sempre che vada anche a lei ovviamente”.


“Ah, certo! – disse Luca a Simona – Sempre che vada anche a te, amore mio”.


Simona non rispose. Era così arrapata da avere un leggero giramento di testa, ma ritrovò la lucidità in un secondo. Non c’era nulla da fare: la mossa di Luca l’aveva messa in scacco, e questo la deliziò ancor più del sesso che stava per fare con quel nero portentoso e dal cazzo di dimensione strong.


“Allora? – le chiese Luca – Ti va di assaggiare questo cioccolatino fondente? Se ti va, io mi accontento del trofeo morale e Steven da adesso sarà tutto tuo”.


Simona allora si arrese. La strategia di Luca le aveva lasciato soltanto una mossa possibile da fare e lei non poteva che capitolare. 


“Non te ne andare, love – disse a Luca – Voglio che guardi”.


Allora si avvicinò a Steven e gli si inginocchiò davanti. Lui aveva sempre il cazzo stretto nella mano, ma Simona gli fece mollare la presa e se lo ficcò in bocca, cominciando quello che voleva che fosse un pompino da urlo. Sentì la voce di Luca dietro di lei che la incoraggiava.


“Così, amore, così! Buon divertimento!”


Simona cercò di inghiottire quanto più cazzo poteva, godendosi la sensazione meravigliosa di imprigionarlo tra le labbra per testarne la durezza con dei languidi colpi di lingua, mentre con la mano gli stringeva le palle. Poi si concentrò sulla grande cappella, che succhiò come se fosse un leccalecca. Steven si mise a gemere.


“Brava – disse – Sei fantastica…”


Malgrado fosse rapita dal fatto di avere un cazzo del genere in bocca, Simona sentì che Luca stava per andare via.


“Perfetto, ragazzi – disse Luca – A questo punto posso lasciarvi soli”.


Fu allora che Simona si ricordò che un gioco può rivelare un colpo di scena finale e a lei era venuta in mente una mossa che forse avrebbe potuto riaprire le sorti della partita. Sì, forse aveva davvero una freccia nel suo arco, il contrattacco inaspettato che avrebbe potuto sbaragliare tutto, l’intuizione che avrebbe potuto anche farle vincere la sfida. Allora rilasciò il cazzo di Steven e si voltò verso Luca che si stava chiudendo alle spalle la porta.


“Perché te ne vai, love? – gli chiese – Sei già così stanco per un paio di colpetti nel culo?”


Luca aprì la porta e si voltò verso di loro e Simona si accorse che, mentre li guardava, la sua mente stava valutando tutti i possibili esiti di quella domanda inaspettata.


Simona allora affondò il colpo.


“Amore, non ti andrebbe di scopare insieme a noi? Dai, una bella sfida sul campo di battaglia tra me e te: che ne dici? Non l’abbiamo mai fatto… E chi è il migliore lo deciderà il nostro Steven alla fine del gioco”.


Luca dischiuse la bocca per lo stupore. Non si aspettava uno scacco del genere e capì che Simona, come sempre, aveva ribaltato le sorti di quella sfida. La loro complicità, che li autorizzava a godere a carte scoperte di amanti occasionali, stava per aprirsi a una dimensione di condivisione che non avevano mai esplorato. Simona era decisa a portare il gioco alle sue estreme conseguenze e adesso era lui a ritrovarsi con una sola mossa da fare. 


“Ok, amore – disse Luca – Che vinca il migliore”.


Così Luca le sorrise e le si inginocchiò accanto, davanti a quel cazzo enorme e nero. 


Come mossi da una stessa forza invisibile, cominciarono a spompinarlo insieme, Luca leccando la cappella e Simona l’asta, per poi scambiarseli a vicenda con perfetta sincronia. Sembrava che lo avessero fatto da sempre e più andavano avanti più si facevano prendere da un desiderio sempre più irrefrenabile. Spesso le loro lingue si toccavano, per poi intrecciarsi e diventare un bacio, e in mezzo a loro Steven godeva come un pazzo, guardando il suo cazzo lucente di saliva passare da una bocca all’altra. Quando interruppero il pompino e smisero di succhiargli le palle, prima che Simona cominciasse a spogliarsi e Luca a lubrificarsi il buco del culo, si guardarono felici e si sorrisero.


“Ti amo”, le disse Luca.


“Ti amo”, le rispose Simona. 


Un nuovo gioco era cominciato.