Erano le 19 del giorno del suo cinquantesimo compleanno e mentre Luca tornava a casa dalla redazione ancora non aveva la più pallida idea del regalo che gli avrebbe fatto Simona. Al mattino, quando era suonata la sveglia, lei si era limitata a dargli un bacio e a fargli gli auguri. Luca si aspettava di ricevere il regalo subito, ma Simona invece aveva cominciato a prepararsi come se niente fosse. Dopo alcuni minuti, perplesso da tanta indifferenza, non aveva resistito.


“E il mio regalo? – le aveva chiesto – Quando me lo dai?”


Simona si stava truccando davanti allo specchio del bagno. Era in slip e reggiseno e, come sempre quando la guardava così, seminuda, provò un brivido di desiderio.


“Devi aspettare stasera, love”.


Simona lo chiamava così: love. Lo aveva fatto da sempre, da due anni ormai, da quando si erano baciati per la prima volta.


“Sarà una bella sorpresa, fidati”.


Mentre lo diceva le sfuggì un sorriso che a lui sembrò tradire una certa malizia.


“Beh, dammi almeno un indizio”, le disse.


Simona smise di truccarsi e si voltò verso di lui. Aveva gli occhi che luccicavano e anche la bocca, morbida e tumida, era lucida. Luca sentì il cazzo diventare subito duro e pulsargli nei pantaloni ed ebbe la tentazione di ordinarle di fargli un pompino. 


Secondo le regole che avevano stabilito aveva il pieno diritto di farlo. L’avevano deciso il primo giorno in cui erano andati a convivere: se lui aveva il desiderio improvviso di un pompino o lei che gli leccasse la figa, in qualsiasi momento e qualsiasi cosa facessero, dovevano soltanto chiederlo ed erano obbligati a soddisfarsi immediatamente. 


Lo facevano spesso, era un gioco che li eccitava moltissimo. Spesso Luca si divertiva a domandarlo mentre lei cucinava, per metterla apposta in difficoltà. Ma Simona ci riusciva sempre. Senza battere ciglio, si chinava davanti ai fornelli e glielo prendeva in bocca, ed era capace di succhiarglielo in modo stupendo senza fare bruciare il cibo che cuoceva nelle pentole. 


Lei invece lo pretendeva appena a lui capitava di appisolarsi davanti alla televisione. Simona non sopportava che dormisse sul divano, così sollevava la gonna del babydoll che indossava quando tornava dal lavoro e si sfilava le mutandine, dischiudeva le gambe e lo scuoteva. Luca allora si svegliava e, vedendola nuda, anche se era mezzo intontito dal sonno, si gettava sulla figa senza dire una parola, leccandogliela fino a farla venire. 


Era il loro gioco, uno dei tanti che avevano inventato, ma quella mattina, malgrado il desiderio bruciante che sentiva, Luca preferì non chiederle nulla.


Simona lo guardava sempre con quel sorriso intrigante. Si era accorta che aveva il cazzo duro e la cosa le faceva piacere. Il potere erotico che esercitava su di lui era fortissimo e lei ne godeva ogni volta che aveva modo di verificarlo. Luca colse il sotteso carnale che stava dietro quel compiacimento. Simona stava pensando al suo regalo di compleanno, di questo era certo, e la curiosità di sapere divenne impellente. Adesso era sicuro che si trattasse di qualcosa che aveva a che fare col sesso, ma non riusciva a immaginare cosa. Fu preso da una smania rabbiosa che gli serrò la bocca dello stomaco e insieme gli batteva nella testa come un martello.


“Vuoi un indizio?”, gli chiese Simona, per accrescere il suo tormento.


“Certo – rispose Luca – Assolutamente”.


“Sappi che un tuo sogno sarà esaudito. Un sogno che hai, ma sconosciuto anche a te stesso – fu la risposta – Adesso, però, fammi finire di prepararmi, se no faccio tardi all’appuntamento”.


Luca, perplesso, annuì e tornò malvolentieri in camera da letto. Si mise davanti al grande specchio che dominava quasi tutta la parete. Lo avevano disposto davanti al letto in modo da potersi vedere mentre scopavano: una cosa che piaceva particolarmente a lui e che Simona aveva assecondato volentieri. Cominciò ad annodarsi la cravatta mentre ripensava alle parole di Simona. “Un tuo sogno sarà esaudito. Un sogno che hai, ma sconosciuto anche a te stesso”. Era un indizio degno della mente perversa che Simona manifestava spesso in fatto di sesso, un indizio terribile e insieme intrigante. Terribile perché il pensiero lo avrebbe tormentato per tutto il giorno, intrigante perché Simona non parlava mai a caso e Luca era certo che si sarebbe trattato di qualcosa di unico e di speciale, degno dei 50 anni che stava compiendo.


Simona entrò nella camera e si vestì: pantaloni e maglia neri, la divisa che indossava sempre quando aveva un set fotografico. 


“A chi tocca oggi?”, le chiese Luca.


“A Elisa Campioli, quella giovane scrittrice che sta andando alla grande. ‘Vanity Fair’ le dedica sei pagine del prossimo numero. Mi hanno chiesto tutte foto in bianco e nero. Finalmente un’idea decente”.


“E com’è questa scrittrice?”, chiese Luca mentre si infilava la giacca.


Simona sorrise, mentre recuperava gli anfibi sotto al letto.


“Giovane e molto, molto figa – rispose – E scrive storie erotiche piene di perversione”.


Luca sentì una scarica di adrenalina attraversargli la schiena.


“Mi raccomando – le disse – Fa’ la brava. Scatta le foto e nient’altro”.


Simona si avvicinò e gli diede un bacio leggero sulla bocca.


“Faccio la brava, love. Prometto”.


Mentre guidava diretto in redazione Luca pensò che Simona gli aveva detto di essere bisessuale la sera stessa in cui si erano conosciuti. Erano in un locale a Testaccio e mentre stava ordinando da bere al bancone, in mezzo al caos della gente e al frastuono della musica, si era trovato accanto questa donna bellissima con la quale aveva cominciato immediatamente una conversazione intima, sincera, libera da quegli inutili preliminari che non dicono nulla ma che si fanno sempre quando ci si presenta. 


Dopo pochi minuti lei glielo aveva confidato. “Io sono bisessuale, mi piacciono gli uomini ma anche le donne”. Lo aveva detto con l’aria più pacifica del mondo, senza la minima incertezza né alcun imbarazzo, e lui era rimasto totalmente affascinato da quella donna splendida, così libera e disinibita. Era cominciato tutto da lì.


Per l’intera giornata, come aveva immaginato, non smise di pensare a quella frase così ambigua e misteriosa e le ore gli parvero passare lente, lentissime, dolorosamente interminabili. Rispose svogliatamente agli auguri degli amici su Facebook e WhatsApp sempre con quel chiodo fisso in testa e scrisse un paio di pezzi, fatti tutti con lanci di agenzie. Poi, miracolosamente, arrivò il momento di tornare a casa. Mentre apriva la porta si chiese cosa avrebbe trovato e sentì il suo cuore accelerare i battiti.


Vide la tavola del salotto apparecchiata e, sulla tavola, un sostanzioso buffet. Tutto era stato preparato con cura, con la tovaglia bianca di lino e il servizio di piatti e di posate che scomodavano soltanto a Natale. Diede un’occhiata alle pietanze: tranci di salmone, insalata russa, pizzette, tramezzini, pasta fredda con tonno, olive e pomodori. C’erano tre bottiglie di vino bianco, da poco estratte dal frigo perché ricoperte dallo strato di goccioline della condensa. C’erano due tovaglioli, sempre di lino bianco, che appartenevano al corredo della tovaglia. C’erano due calici di cristallo. C’erano due forchette e due coltelli d’argento. C’erano due piatti piani di ceramica immacolata.


Mentre stava ancora osservando la tavola dal corridoio arrivò Simona. Era di una bellezza che toglieva il fiato. Indossava un elegante vestito da sera nero, senza spalline, che le fasciava morbidamente i seni e aveva una spaccatura sulla parte destra della gonna che lasciava in mostra la gamba. Ai piedi aveva dei sandali, neri anche questi, dal tacco molto alto. Si era truccata con cura particolare, mettendo in risalto i grandi occhi scuri, e a Luca d’istinto venne in mente un felino e pensò che in quel momento non c’erano differenze tra lei e la tigre che aveva tatuata sul braccio destro, subito sotto la spalla, e che quel vestito metteva in risalto.


“Ciao, love”, gli disse Simona.


Luca si avvicinò e la baciò.


“Come sta il mio vecchietto?”


“Il tuo vecchietto può dare piste a un ventenne, se proprio lo vuoi sapere”.


Simona rise.


“Addirittura”.


“Ne dubiti?”.


“Oh no. Che sei tosto lo posso dire per esperienza”.


Simona prese i due calici e una bottiglia di vino che era stata già stappata. Verso il vino nei calici e gliene porse uno.


“Facciamo un brindisi?”, gli propose.


Toccarono i bicchieri e bevvero un sorso.


“Tanti auguri di buon compleanno, love”, gli disse Simona.


“Grazie. Stasera sei particolarmente stupenda”.


“Anche tu non sei male”.


Luca bevve ancora un po’ di vino.


“Sembri una modella vestita così. Cosa vuoi che mi metta?”, le chiese.


“Sta già tutto sul letto: il completo blu, quello nuovo, e una camicia bianca. Mi raccomando: niente cravatta”, rispose Simona.


“Agli ordini – disse Luca – Mi faccio una doccia e mi preparo”.


“Non perdere tempo come al solito. Devi essere pronto tra mezz’ora al massimo”.


Mentre si insaponava e si faceva lo shampoo Luca ripensò che il suo regalo era ancora avvolto nel mistero, ma che il momento della scoperta era ormai vicinissimo. Uscì dalla doccia e si guardò nudo allo specchio del bagno. 


Sì, per essere un cinquantenne non era conciato per niente male. Non era grasso e sia i pettorali che i muscoli dell’addome erano abbastanza delineati. Detestava andare in palestra, ma i tre allenamenti settimanali che si era imposto stavano dando evidentemente i loro frutti. Si guardò tra le gambe. Il cazzo era inturgidito e aveva i peli rasati, molto corti, come voleva Simona. Glielo aveva imposto la prima volta che avevano scopato. 


“Questi devi tagliarli – aveva detto indicando il cespuglio nero che gli circondava il cazzo – Li devi togliere assolutamente”. 


E lui così aveva fatto, accorgendosi che in effetti il cazzo, senza niente intorno, spiccava di più. Si asciugò il corpo e i capelli, si mise il profumo e andò in camera a vestirsi. Appena fu pronto, raggiunse Simona, che stava mettendo un compact disk nello stereo. La musica partì, una musica ambient, soffusa, che si intonava benissimo alla situazione.


“Che bel banchetto”, disse Luca.


“Hai fame?”


“Non tanta, a dire il vero”.


“Prendi quello che vuoi”, disse Simona, mentre riempiva di nuovo i calici di vino.


“Come è andata stamattina?”, le chiese.


“Molto bene. Lei è una tipa esibizionista come tutti gli scrittori di successo. A ogni scatto che le facevo credevo che stesse per avere un orgasmo”.


“Ti piaceva?”


“Fisicamente sì. Ma nel complesso l’ho trovata un po’ troppo arrogante”.


“E tu le piacevi?”


Simona sorrise e bevve un piccolo sorso di vino.


“Quando ho fatto per andare via ci siamo salutate. Io le ho dato un bacio sulla guancia e lei mi ha messo la lingua in bocca”.


Come gli succedeva sempre quando Simona gli raccontava storie di quel genere, Luca sentì subito salire l’eccitazione.


“Ma dai – disse – Sul serio? E tu?”


Simona rise.


“Beh, un bacio non si rifiuta mai”.


“Vi siete baciate?”


“Sì. Lei mi ha spinto contro il muro e non la smetteva più. Però era troppo esuberante e allora per calmarla le ho dovuto fare un ditalino”.


Luca ebbe un fremito di piacere mentre il cazzo gli era già diventato durissimo.


“Dimmi di più”.


“Niente di che. Ci baciavamo appoggiate al muro e io con una mano le ho sbottonato i pantaloni e l’ho infilata tra le gambe. Mentre continuavamo a baciarci le ho fatto un ditalino fino a farla venire. Poi abbiamo smesso e me ne sono andata”.


“Lei com’è venuta?”


“Rumorosamente. Ha gridato forte e tremava tutta. E si è bagnata tantissimo”.


Simona rise divertita.


“Facciamo cin cin?”, chiese.


Toccarono di nuovo i bicchieri.


“Meno male che dovevi fare la brava”, disse Luca, arrapatissimo.


“Per qualche bacetto e un innocente ditalino? Più brava di così! – disse Simona, accarezzandogli il cazzo teso sotto i pantaloni – Dai, adesso mangiamo qualcosa. Lo vuoi o non lo vuoi il tuo regalo di compleanno?”


Si avvicinarono alla tavola, presero i piatti e si servirono.


Finirono la bottiglia di vino e Simona stappò la seconda.


Luca non stava più nella pelle. Il racconto sulla scrittrice l’aveva eccitato da morire e aveva addosso quello spasimo incontenibile che solo Simona, tra le tante donne che si era scopato, era stata in grado di scatenargli dentro. Non sapeva descriverlo con chiarezza. Era qualcosa che percepiva come una forma assoluta di desiderio, una voglia totalizzante, voluttuosa, rovente, dove si agitavano pulsioni di cui era pienamente conscio insieme ad altre altrettanto reali della cui presenza era consapevole ma che gli restavano del tutto indefinite: appetiti, sogni, fantasie che lui sapeva appartenergli, ma sommersi in un pozzo di tenebra troppo profondo perché riuscisse a distinguerli. 


Tutto questo, proprio pochi giorni prima, lo aveva confidato a Simona dopo una scopata particolarmente sfrenata. Liberando i suoi pensieri, le aveva confessato l’esistenza di quella zona remota e irraggiungibile della sua mente e Simona aveva risposto di saperlo già, di averne avuto la percezione, ma che lo riteneva sufficientemente maturo da credere che, col tempo, sarebbe arrivato al traguardo di una luminosa e totale consapevolezza. 


Continuarono la cena, parlando del più e del meno, e finirono anche la seconda bottiglia di vino. Luca sentì che la testa gli girava piacevolmente e vide che gli occhi di Simona erano leggermente appannati, come le succedeva sempre quando cominciava a ubriacarsi. Stapparono anche la terza bottiglia e riempirono i calici, poi Luca guardò l’orologio: erano le 22. Non ce la faceva più, l’impazienza lo divorava.


“Allora questo regalo me lo dai o non me lo dai?”, chiese.


“Sta’ buono – gli rispose Simona – Ormai è davvero questione di pochi minuti”.


Aveva appena finito di parlare quando suonò il campanello e il suono lo fece riscuotere dal torpore dell’alcol.


“Chi è a quest’ora?”, chiese.


Simona si avvicinò e lo baciò sulla bocca.


“Tanti auguri, love”, disse.


Poi andò alla porta d’ingresso e la aprì.


Entrò un ragazzo. Era mulatto, giovane e bello. Molto bello. Superava il metro e ottanta d’altezza e sotto i jeans attillati e una maglia blu a maniche corte si intuiva un corpo tonico, atletico, evidentemente allenato da pesi e manubri. Aveva i capelli ricci tagliati molto corti, quasi a zero, un naso perfetto e la bocca carnosa. Ma ciò che colpiva di più erano i suoi stupendi occhi azzurri, un particolare straniante in un viso dalla pelle scura.


“Ciao, Adam – disse Simona – Benvenuto. Prego, accomodati”.


“Ciao”, disse il ragazzo varcando la soglia.


Simona chiuse la porta e fece le presentazioni.


“Love, questo è Adam – disse – Ti ho parlato di lui, ricordi? È uno dei modelli che ho ritratto la scorsa settimana per quel calendario di giovani nudi”.


Luca ricordava benissimo perché, tra i dodici ragazzi che aveva fotografato, quello era stato l’unico che Simona gli aveva descritto nei minimi dettagli e con sincero trasporto, ammettendo di esserne stata colpita al punto di scambiarsi il numero di cellulare: fatto che, conoscendola, lo aveva spinto a ritenere plausibile che prima o poi se lo sarebbe scopato. Adesso che lo aveva di fronte non poteva che concordare sui motivi di una simile eccitazione e accettare con la dovuta serenità l’eventualità che lei gli si concedesse.


Adam gli porse la mano e lui gliela strinse.


“Io sono Adam. Molto lieto”.


“Piacere. Io sono Luca”.


Non capiva bene cosa stava succedendo, ma era ovvio che la presenza di Adam faceva parte del piano di Simona e non restava che stare a vedere come sarebbe evoluta la situazione.


“So che oggi è il tuo compleanno – disse Adam – Tanti auguri”.


“Grazie – rispose – Anche se non fa piacere compiere mezzo secolo”.


Adam gli sorrise. Aveva denti bianchissimi e regolari.


“Simona aveva ragione – disse – Li porti benissimo. Se fossi in te, non ci penserei”.


“Grazie – disse Luca – Sei molto gentile”.


Simona si avvicinò. 


“Che ne dite di un gin tonic?”, chiese.


“Volentieri”, rispose Adam.


“Certo”, disse Luca.


“E gin tonic sia”, disse Simona avvicinandosi allo scaffale della biblioteca dove tenevano gli alcolici. Prese tre bicchieri e versò un’abbondante dose di gin. Poi coi bicchieri in mano fece per andare in cucina.


“Vado a prendere l’acqua tonica e il ghiaccio nel frigo – disse – Voi intanto fate conoscenza”.


Luca si sentì leggermente in imbarazzo a stare da solo con Adam. Quel ragazzo era davvero bello e immaginò che Simona volesse fare una cosa a tre. Entrambi, in passato, l’avevano fatto con altre persone e Luca pensò che il regalo fosse la condivisione di quest’esperienza. Non che l’idea gli dispiacesse perché quel ragazzo era davvero stupendo e lo allettava di condividere Simona con lui. Ma si disse che era un regalo che, nella logica, avrebbe dovuto fare lui a lei, e non viceversa. Comunque fosse, la cosa gli andava bene e sentiva che la prospettiva di vedere quel giovane nudo lo eccitava non poco, mettendogli addosso perfino una specie di smania. Si augurò che avesse un cazzo all’altezza del corpo perfetto e avvertì un brivido all’inguine al pensiero che tra poco l’avrebbe scoperto.


“Quindi fai il modello?”, gli chiese.


“Lo faccio solo per guadagnare qualcosa – rispose Adam – In realtà studio legge alla Sapienza, sono al secondo anno”.


“Parli un italiano perfetto”.


“Io sono totalmente italiano. Sono nato a Roma. È mio padre che è venuto qui dal Ghana trent’anni fa. Ha conosciuto mia madre, si sono sposati e sono arrivato io”.


Simona tornò con i bicchieri pieni di gin tonic col ghiaccio.


“Eccomi qua”, disse.


Luca e Adam presero un bicchiere ciascuno e ci fu un attimo di silenzio.


“Un brindisi al mio love che compie 50 anni”, disse Simona con voce allegra.


“Auguri”, disse Adam.


“Grazie”, rispose Luca.


I bicchieri tintinnarono e ognuno bevve.


Simona gli si avvicinò e gli diede un bacio profondo. Tirò fuori la lingua e lui aprì la bocca, accogliendola e intrecciandola con la sua. Si baciarono in modo lascivo, con volontario esibizionismo, apposta per Adam che li stava a guardare, e Simona allungò la mano libera e gli sfiorò di nuovo i pantaloni all’altezza del cazzo. Luca sentì lo sguardo di Adam addosso e questo lo eccitò moltissimo.


Poi Simona si staccò.


“E per rendere la serata più stimolante…”, disse e sospese la frase, avvicinandosi a un cassetto della libreria. Lo aprì e ne estrasse un piatto nero dove, al centro, c’erano una montagnola di cocaina, due tessere di plastica e una piccola cannuccia d’argento.


Simona appoggiò il piatto sul tavolo.


“Mi hanno detto che è speciale – disse – Adatta alle grandi occasioni”.


Prese le tessere e tagliò un po’ di cocaina, facendo tre strisce corpose.


“Love, comincia tu”.


Lui prese la cannuccia, la infilò nella narice sinistra, si chinò sul piatto e aspirò una striscia. Era vero: era buonissima. La coca gli andò immediatamente alla testa, come un’onda di luce, e sentì una corrente di energia percorrergli il corpo. Aveva una terribile voglia di scopare, ma la coca rese quella voglia ancora più feroce e quando passò la cannuccia ad Adam e le loro mani si toccarono il respiro gli si mozzò.


“Prendi, è davvero ottima”, disse.


Adam prese la cannuccia e aspirò una striscia.


“Fantastica”, disse passando la cannuccia a Simona.


Lei tirò e agitò il corpo come se avesse la scossa.


“Divina”, disse ridendo.


Poi prese i bicchieri.


“Ancora un gin tonic per incendiare la festa”, disse dirigendosi di nuovo in cucina.


Quando rimasero soli Luca era molto più rilassato. L’alcol e la coca lo stavano facendo volare e si sentiva sfacciato, totalmente disinibito.


“Simona mi aveva detto che eri bello, ma non pensavo che lo fossi così tanto”, disse.


Adam sorrise.


“Grazie – rispose – Anche tu sei un bell’uomo. Mi piaci molto”.


Inaspettatamente allungò una mano e gli fece una carezza. Luca non era preparato a quel gesto, ma anche a quel secondo contatto ebbe un brivido e sentì che aveva il cazzo durissimo, che quasi gli sembrava scoppiare.


“Vuoi un’altra striscia?”, gli chiese.


“Perché no?”


Così si chinò sul piatto e preparò altre tre strisce e, quando passò la cannuccia ad Adam, senza volerlo si ritrovarono a guardarsi intensamente, dritto negli occhi. Luca colse in quelli di Adam una brama palese, una nitida luce di desiderio. Sì, non poteva sbagliarsi: i suoi occhi azzurri gli stavano piantati addosso come spade e Luca rispose fissandolo nello stesso modo. Restarono per qualche istante in quel silenzio assoluto, che Luca avverti carico di sensualità, poi Adam si chinò sul piatto. 


Mentre tirava la coca Luca ebbe la consapevolezza di quanto gli stava accadendo. Aveva 50 anni e troppe esperienze alle spalle per riuscire a nascondersi la verità: sentì che lo voleva. Voleva quel giovane. Che Simona lo scopasse gli andava bene, ma sentiva in qualche modo di volerlo anche per sé. Cosa questo significasse esattamente ancora non lo sapeva, ma adesso era lì, senza timore, ed era pronto a scoprirlo.


Quando Adam gli passò la cannuccia tirò la coca confidando che quella polvere magica lo aiutasse a fare chiarezza. Si tirò su dal piatto e ebbe di nuovo Adam di fronte. Decise di giocare a carte scoperte, senza nessuna finzione.


“Ti piace molto Simona? – gli chiese – Stasera la scoperai. Sei eccitato?”


Adam scosse leggermente le spalle.


“È davvero bellissima – rispose – ma io sono gay. Non vado con le donne”.


Luca sentì lo stomaco contrarsi e il suo cazzo ebbe l’ennesimo, imprevisto fremito di piacere.


“Se vuoi sapere la verità, io sono qui per scopare te – disse Adam – Simona mi ha invitato apposta per questo”.


Luca tacque, annientato da quelle parole. Non aveva mai avuto rapporti omosessuali fino ad ora, ma in quel momento scopriva quanto, in realtà, fosse curioso di provare. Simona aveva un fallo di plastica e spesso le aveva chiesto di penetrarlo. Era stato sempre bello, ma non aveva mai osato andare oltre. 


Ora, però, fu come se tutto d’improvviso gli fosse chiaro e definito e comprese con chiarezza quello che Simona stava facendo: lo stava prendendo per mano per guidarlo a compiere quella scoperta, a svelare insieme una sua voglia repressa ma che lei aveva evidentemente colto e che voleva portare alla vita, reale e liberata. Ripensò all’indizio che lo aveva tormentato per tutto il giorno, a quel sogno che avrebbe esaudito ma che era ignoto anche a sé stesso, e comprese.


Adam gli si avvicinò e lo baciò. Come aveva fatto prima Simona, tirò fuori la lingua e la premette sulle sue labbra. Luca, quasi senza accorgersene, aprì la bocca e la accolse, facendola sua, godendo al suo contatto. Si strinse al corpo di Adam e d’istinto con la mano premette sui pantaloni, sentendo la durezza del cazzo. Si stupì nel verificare quanto tutto gli fosse naturale e prolungò quel bacio che non voleva finisse mai.


“Ah, vedo che state facendo conoscenza!”


La voce di Simona li interruppe. Luca si staccò di colpo da Adam e si voltò verso Simona. Vide il suo sorriso complice e gli occhi che brillavano radiosi, soddisfatti. Simona distribuì i drink e alzò i bicchieri per un altro brindisi. Luca non sentiva alcun imbarazzo. Piuttosto era divertito e curioso e pensò che quella donna non cessava mai di stupirlo.


“Cin cin, love! – Simona gli disse – Allora? Ti piace il mio regalo di compleanno?”


Adam rise, mentre lui si avvicinò a Simona e le dava un bacio. 


“Adesso voi due andate in camera da letto – disse Simona – mentre io mi faccio una doccia e mi metto qualcosa di più comodo. Prendete il piatto con voi e buon divertimento”.


Luca si avvicinò e le sussurrò all’orecchio.


“Dici sul serio, amore?”


“Vai – rispose lei – Che aspetti?”


Allora Luca si girò verso Adam e soltanto a vederlo sentì il desiderio trafiggerlo come una freccia. Ebbe la percezione che stava per gettarsi in un abisso, misterioso e profondo, un abisso che aveva dentro di sé da tanto, tantissimo tempo e dove adesso smaniava di perdersi. Allungò una mano verso quella di Adam, la strinse e lo condusse nella camera da letto, mentre con l’altra prese il piatto con la cocaina. Entrarono e le abatjour sui comodini erano già accese e tutto era molto intimo. Simona aveva pensato anche a questo. Appoggiò il piatto sul pavimento e si tirò su.


Una volta in piedi si girò verso Adam e lo attirò a sé. Si diedero un lungo bacio, lento, infinito. Poi si staccò da lui e lo guardò.


“Non l’ho mai fatto con un uomo”, gli disse.


“Lo so. Simona mi ha già informato”.


Adam gli sorrise e gli fece una carezza.


“Lasciati andare – disse – Ci penso io. Vedrai, sarà bellissimo”.


Luca annuì mentre Adam gli toglieva la giacca, lasciandola cadere per terra. Poi fece lo stesso con la camicia. Luca si sfilò i mocassini, mentre Adam si inginocchiava e gli sbottonava i pantaloni. Glieli calò e lui alzò una gamba, e poi l’altra, per aiutarlo a farsi spogliare. Adam lo liberò anche dalle calze e poi si fermò. Rimase in ginocchio davanti a lui che aveva addosso soltanto gli slip sotto ai quali si vedeva il gonfiore del cazzo. Adam allora, con molta lentezza, glieli calò e quando il cazzo fu liberato dalla stoffa e poté distendersi Luca sospirò di piacere.


“Hai un cazzo davvero bellissimo”, gli disse Adam.


Luca non rispose. Adam gli carezzò i fianchi.


“Voltati”, ordinò.


Luca si voltò, dandogli le spalle.


“Anche il tuo culo è bellissimo”, gli disse ancora Adam.


“Grazie”.


“Adesso puoi girarti”.


Luca si girò e vide che Adam si era alzato e si stava spogliando in fretta, con ansia febbrile, come se i vestiti gli stessero bruciando addosso. Rimase nudo in un attimo e allora si fermò, di fronte a lui, a pochi centimetri, limitandosi a guardarlo, serio, quasi severo.


“E io ti piaccio?”, gli chiese.


Luca contemplò quel giovane corpo bruno, asciutto e muscoloso. Lo trovò meraviglioso, una creatura perfetta, un vero miracolo della natura. Non aveva un filo di grasso e le spalle erano robuste e definivano il torso atletico, reso armonico dalle braccia forti, segnate dalle vene, e dai fianchi stretti. Le gambe erano solide e possenti. Poi osservò il cazzo. Era lungo, grosso e dritto come un bastone. La punta sbocciava dalla pelle del fusto poderoso ed era grande, un grande bonbon che svettava, gonfio e splendente. Infine distinse le palle, due sfere grosse e allineate che spiccavano nitide nella sacca morbida dello scroto. Anche Adam si era rasato i peli e Luca si chiese se fosse stata Simona a imporglielo.


“Sei semplicemente stupendo”, gli disse.


Adam fece un sorriso compiaciuto.


“Sdraiati”, gli disse.


Luca obbedì e si mise al centro del letto. Sentì il rubinetto della doccia nel bagno che veniva aperto, e quella fu l’ultima percezione di cui fu cosciente. Quando Adam si sdraiò accanto a lui tutto quanto svanì, cancellato dal desiderio. Adam si strinse a lui e si baciarono. Luca cercò la sua bocca come se da sempre avesse baciato un uomo. Gli succhiò la lingua e se la fece succhiare. Poi Adam si staccò e continuò a baciarlo. Gli baciò il collo e le spalle, e lentamente scese sul petto, succhiandogli i capezzoli e leccandogli l’addome. Luca fremeva a ogni tocco di quelle labbra golose. Quando sentì la testa di Adam fermarsi tra le sue gambe temette che il cuore gli si fermasse. Adam cominciò a succhiargli il cazzo e Luca fu sommerso dal piacere, rimanendone quasi stordito. Cercava di capire cosa Adam gli stesse facendo esattamente, come si stesse muovendo sul suo cazzo e lo stesse facendo suo, ma non ci riuscì. Stava godendo troppo per essere lucido. Adam continuava a succhiarglielo con passione, esplorandolo con la lingua, carezzandolo con le labbra, e il tempo gli parve fermarsi. Poi lo sentì smettere e si ritrovò a fissarlo.


Adam gli sorrise.


“Ti è piaciuto?”, gli chiese.


Luca faceva fatica a parlare.


“Meraviglioso”, disse.


Adam si girò e prese dal pavimento il piatto con la coca. Preparò due strisce e ne tirò una. Poi gli passò la cannuccia e lui tirò la seconda. La coca gli esplose nel cervello e sentì la voglia di scopare diventare ancora più irrefrenabile. Si sentì sconcio e porco, pronto e voglioso di tutto. Adam mise il piatto per terra e si voltò verso di lui.


“Te la senti di farlo tu a me? – gli chiese – Ti va?”


Luca non gli rispose neanche. Gli si gettò addosso e gli leccò le labbra, pazzo di desiderio, e si mise in ginocchio sul letto, con la bocca attaccata al suo cazzo. Tirò fuori la lingua e cominciò. Anche se non aveva mai spompinato un uomo sentì che lo guidava l’istinto e si limito ad assecondarlo. Iniziò dalle palle, lambendole prima con dolcezza e dopo con foga, poi ne prese una in bocca e la succhiò, e poi lo fece con l’altra. Sentì Adam gemere e allora si mise a leccare il cazzo, percorrendolo dal basso verso l’altro con la lingua, come se fosse un pennello. Quando lo ebbe leccato tutto volle dedicarsi alla punta. All’inizio cominciò a stuzzicarla con dei piccoli colpi di lingua e dopo la prese in bocca e la succhiò, assaporandola, sentendo il suo gonfiore, coprendola di saliva.


“Oddio, ma sei fantastico…”, gli disse Adam con voce rotta.


Luca non aveva più padronanza di sé. Capiva soltanto quanto gli piacesse avere quel cazzo in bocca e si perse ancora di più nel suo desiderio. Allora ingoiò il cazzo più che poté, se lo prese in bocca fino in fondo alla gola e con tenerezza lo estrasse avvolgendolo stretto tra le labbra, per poi ingoiarlo tutto di nuovo, piano, lentamente, e si mise ad andare su e giù, su e giù, più veloce, sempre più veloce, così tante volte da perdere il conto, mentre sentiva che Adam riprendeva a gemere e si contraeva a ogni carezza. Ogni tanto si fermava e con la mano glielo menava forte, tenendosi in bocca soltanto la punta. Poi riprendeva a ingoiarlo e a spompinarlo con bramosia. Non seppe per quanto tempo andò avanti così, sapeva soltanto che non voleva smettere. Allora sentì la voce di Simona.


“Ma che bravi, vedo che state davvero diventando amici!”


Luca si staccò dal cazzo di Adam e alzò lo sguardo. Simona era ferma sulla soglia della porta e lui pensò che era lì da chissà da quanto. Malgrado la penombra che avvolgeva la stanza vide chiaramente che Simona stava sorridendo. Era un sorriso trionfale, pieno e gioioso, carico di complicità. Simona indossava solo un reggiseno e delle mutandine, entrambi di colore nero, e Luca si tirò su, con la mano sempre stretta sul cazzo di Adam. Era meraviglioso che Simona lo guardasse e ricambiò il sorriso senza dire una parola.


Simona prese il piatto con la coca e tirò una striscia e prese posto nel letto. Si rivolse ad Adam, che si era sollevato, appoggiandosi sulle braccia, e che ancora ansimava. 


“Allora? – gli chiese Simona – Come se la cava il festeggiato?”


“È fantastico – rispose entusiasta – Mi sta facendo impazzire. Se questo è l’inizio…”


Simona fece una finta espressione di stupore. Era evidente che se la stava spassando un mondo.


“Davvero, love? Ti sei scoperto il mago dei pompini? Wow! Chi l’avrebbe mai detto!”


Luca lasciò il cazzo di Adam e la guardò, divertito e partecipe.


“Non ti preoccupare – le disse – Adesso mi prendo cura anche di te”.


Fece per muoversi verso di lei, ma Simone scosse la testa.


“No, love! Stasera no – disse – Io stasera guardo e basta”.


Lui si stupì.


“Cioè?”


Simona si sedette sul letto, con le gambe incrociate.


“Non ti distrarre – disse – Sei solo all’inizio. Lasciami godere con gli occhi”.


Luca rimase a guardarla, senza trovare le parole.


“Stai tranquillo – disse Simona – Adam sa perfettamente cosa deve fare. Vero, Adam?”.


Anche Adam si era sollevato sulle ginocchia e gli si avvicinò. Stavano uno di fronte all’altro e Adam lo baciò. Luca rispose al bacio e gli riprese il cazzo in mano, carezzandolo con dolcezza. Adam si staccò e si accostò al suo orecchio, come se volesse confidargli un segreto.


“Adesso, tesoro mio, te lo metto tutto quanto nel culo”, gli disse.


A quelle parole Luca fu colto da uno spasimo. Gli mancò il respiro e fu come se una morsa gli serrasse lo stomaco. Ebbe l’istinto di guardare Simona. Lei sorrise e annuì.


“Stasera, love, niente cazzi di gomma per te”, gli disse.


Luca continuò a restare in silenzio. La morsa allo stomaco si allentò e divenne una vampa di calore che lo incendiava di desiderio. Pensò che stava per prendere un cazzo nel culo per la prima volta e la voglia che aveva lo sconvolse. Comprese che era un bisogno troppo intenso e profondo per poterlo considerare una follia di quel momento. Comprese che doveva averlo dentro da tanto, chissà da quanto, e capì che una parte di lui stava uscendo dall’ombra in cui si era nascosto da sempre.


“Mettiti a pecorina, tesoro”, gli disse Adam.


Luca non ebbe un attimo di esitazione e obbedì. Adam gli stava dietro e sentì le sue mani aprirgli le natiche e la sua lingua leccargli il buco del culo. Era una carezza magica e gli scappò un verso di goduria.


Guardò Simona e vide che stava aprendo un cassetto del comodino dal quale prese un tubetto di crema. Adam continuava a leccare, facendolo fremere. Poi smise e lo sentì protendersi in avanti e allungarsi verso Simona che gli porgeva il tubo. 


“Grazie”, le disse con gentilezza.


Adam prese il tubo e ritornò a stargli dietro. Luca lo sentì agitarsi, percepiva i suoi movimenti.


“Cosa stai facendo?”, gli chiese.


“Lubrifico il mio cazzo e il tuo buco del culo – rispose – Così sarà tutto più facile”.


Luca guardò Simona e vide che intanto si era spogliata. Si era tolta il reggiseno e gli slip e stava sdraiata, nuda, vicino a loro, appoggiata sui gomiti.


“Rilassati, love – gli disse – Pensa solo a godere”.


Luca annuì e allentò lo stomaco contratto, mentre due dita di Adam gli spalmavano una sostanza cremosa sul buco del culo. La sostanza era fresca e le dita lo penetrarono appena, spalmando la crema per un poco anche dentro. Già quel contatto lo fece tremare di piacere e poi Adam tolse le dita. 


Luca d’istinto chinò la testa, spasimando, stretto da una voglia che era diventata divorante, e rimase così, impaziente, ma non successe nulla. Senza sapere che fare decise di restare immobile, in attesa, sempre più bramoso, ma continuò a non succedere nulla. Quel vuoto improvviso gli mise addosso un vago senso di panico ed ebbe il bisogno di vedere Simona. Alzò la testa e lei era lì, a un passo da lui, bella, bellissima, e Luca sentì di amarla come non aveva mai amato. Simona era seria, assorta nella contemplazione di quanto stava accadendo, ferma e in attesa come lui stava attendendo. Fu allora che percepì di stare andando oltre l’amore, di essere entrato in una dimensione più pura e assoluta, perché il concetto di amore era riduttivo per definire una donna che lo stava guidando nel pozzo oscuro della sua anima, in un luogo che da solo non avrebbe mai raggiunto.


E fu allora che accadde.


Sentì le mani di Adam stringergli le natiche e aprirle e il suo cazzo centrargli il buco del culo.


“Adesso ti farò un po’ male – gli disse Adam con voce dolce – ma sarà solo per poco. Resisti al dolore, perché ti garantisco che dopo sarà stupendo”.


Luca stava ancora guardando Simona e lei annuì.


“Lo stai aspettando da sempre, love – gli disse – Adesso finalmente è arrivato il momento”.


Adam spinse il cazzo e il dolore arrivò. Luca lanciò un grido, perché era un dolore forte e violento, ma si impose di restare fermo perché sapeva che quello era il prezzo da pagare per accedere a una nuova dimensione del piacere. Il cazzo di Adam gli entrò nel culo e ci affondò dentro con lentezza e fu ancora dolore, ma era un dolore più mite, che riusciva a sopportare senza paura. 


“Stai tranquillo, tesoro – lo tranquillizzò Adam – Ci vuole davvero poco, pochissimo”.


Luca aprì la bocca per gridare ancora, ma non ci riuscì. Vide che anche Simona aveva aperto la bocca, come se stesse provando quello che stava provando lui, e rimasero a guardarsi per condividere quel momento in modo assoluto.


Adam si era fermato e tutto il suo cazzo gli era entrato nel culo. Luca avvertì il dolore attutirsi ulteriormente, fino quasi a sparire, e si rilassò. Adam si tirò indietro e Luca sentì il cazzo che usciva, ma poi Adam glielo spinse di nuovo dentro, ancora più in fondo, e questa volta non ci fu alcun male. Fu invece come essere percorso da un brivido caldo, la sensazione bella e misteriosa di essere riempito, di essere posseduto tutto, nel corpo e nell’anima. 


Avere un cazzo nel culo gli sembrò la cosa più naturale possibile, una cosa che gli apparteneva da sempre e faceva parte di sé. Adam allora cominciò a entrare e a uscire ritmicamente, più veloce, e continuò così, aumentando le spinte. Luca vibrava a ogni colpo del cazzo, e a ogni colpo godeva, incredulo che fosse così bello e che gli piacesse tanto. Adam accelerò ancora le spinte, con tutta la potenza che aveva, fino ad arrivare a incularlo alla grande. Luca esplodeva a ogni botta che gli sferrava quel cazzo di marmo, e per ognuna gemeva. Provava un piacere devastante, una frustata che dal culo gli arrivava alla gola e lo lasciava inerme e assetato, accecato dal bisogno di cazzo, di sempre più cazzo. 


Adesso anche Adam gemeva, delirante ed esaltato.


“Ti sfondo – gli disse – Ti sfondo tutto!”.


Luca ormai stava godendo in modo sfrenato e di nuovo cercò Simona. Vide che lei lo guardava estatica, mentre intanto si masturbava con foga. Con la mano si carezzava la figa, gli occhi che divoravano la scena, godendo insieme a lui. 


Continuarono così a lungo, fino a quando Adam tolse il cazzo di colpo. A lui sembrò che gli mancasse l’aria e sentire il suo culo svuotato gli fu intollerabile. Voltò la testa verso Adam, incapace di controllarsi.


“Continua! – gridò – Perché hai smesso? Non smettere!”


Adam lo afferrò per i fianchi e lo voltò come se fosse un pupazzo, facendolo sdraiare sulla schiena. Aveva lo sguardo cattivo di un padrone che punisce il suo schiavo.


“Ti piace, eh? – gli chiese – Che ti avevo detto? Dimmi quanto ti piace”.


Senza quel cazzo dentro di sé Luca si sentì morire.


“Tantissimo – ansimò – Mi piace da impazzire!”


Adam allora gli sollevò le gambe e se le caricò sulle braccia, lasciando che dal ginocchio al piede stessero tese per aria. Poi piantò le mani sul letto e distese le braccia, come se volesse mettersi a fare flessioni. 


“Sei una gran troia, lo sai? – gli disse con un ghigno depravato – Sei proprio una gran troia”.


Luca riusciva a pensare soltanto al cazzo, aveva troppo bisogno di cazzo e per averlo era disposto a tutto.


“Sì, sono una troia, ma inculami! – implorò – Inculami subito, ti prego!”


Adam abbassò la testa e lo baciò. Luca gli succhiò la lingua e gli leccò le labbra in modo famelico. Lo pregò di nuovo, arreso, inerme, senza più un briciolo di dignità.


“Rimettimelo nel culo! – ansimò – Ti prego! Ne ho bisogno, ti prego!”


Si accorse che Simona li aveva raggiunti e che gli stava accanto, in ginocchio.


“Sei peggio di una cagna in calore – gli disse – Sei meraviglioso, love, ti amo da morire!”


Poi si rivolse ad Adam.


“Fottilo! – gli disse – Punisci questa puttana!”


Adam distese le braccia al massimo, facendogli sollevare più in alto le gambe e con loro anche il culo. Poi si rivolse a Simona.


“Aiutami – disse – Mettiglielo dentro tu. Non stare a guardare e basta”.


Simona annuì e allungò una mano sul cazzo di Adam. Glielo strinse alla base e lo condusse nel culo di Luca. Il cazzo però non entrò e Simona provò di nuovo, abbassandolo un poco, ma di nuovo non centrò il buco del culo.


A Luca sembrò una tortura che lo faceva impazzire.


“Ancora più sotto! – le disse – Ancora un poco più sotto!”


Simona tirò indietro la mano e la inclinò. Strinse più forte il cazzo di Adam e lo avvicinò al culo. Sentì che la punta del cazzo stavolta era dentro e allora affondò la mano con decisione. Luca si contrasse, felice di essere di nuovo e mugolò di piacere. Adam sussultò.


“Brava – disse a Simona – Sei una gran porca anche tu”.


Simona in ginocchio aveva ripreso a carezzarsi la figa.


“Inculalo tutto! – disse ad Adam – Dai, sfondalo! Fagli male!”


Adam ricominciò a entrare e uscire dal culo, spingendo con una foga quasi cattiva. Luca perse del tutto il controllo e sprofondò in un vortice di piacere che lo portò all’estasi. Guardò Adam che non smetteva di sbatterlo. Aveva la bocca dischiusa e gli occhi tradivano quanto stava godendo. Muoveva il bacino con ritmo costante, trafiggendolo col cazzo in modo profondo e meticoloso. La fronte era imperlata di sudore e ogni tanto si abbassava su di lui per leccarlo e baciarlo, ma senza allentare mai il ritmo dei colpi che gli riempivano il culo fin nel profondo.


Luca stava cadendo dritto nell’abisso. 


“Così! Bravo! Così! – balbettò – Per favore non smettere!”


Simona, vicino a lui, continuava a strofinarsi la figa con la mano. Il suo corpo sussultava, come se il cazzo di Adam stesse chiavando anche lei.


“Fotti questa troia! – disse ad Adam – Fottila di più! Dagli tutto il tuo cazzo!”


Adam aumentò il ritmo dei colpi, godendo senza ritegno.


“Sei una gran troia, vero? - gli disse continuandolo a martellare con foga - Voglio sentirtelo dire! Sei una gran troia, vero?”


Luca si sentiva davvero una troia, una puttana tutta da sbattere e scopare, e quel pensiero lo fece godere. Sentiva quel palo di carne entrargli dentro e quasi gli sembrò che gli arrivasse fino in gola e pregò che il suo culo si allargasse ancora, sempre di più, e gridò di piacere e di felicità.


“Sì! - gridò - Sono una troia, sono la tua troia! Spaccami il culo! Sfonda il culo di questa troia! Fammi godere da quella troia che sono!”


Quelle parole fecero eccitare Adam al massimo, così abbassò gli occhi per vedere il suo cazzo lucido riempire quel buco del culo, dilatarlo tutto, aprirlo fino al massimo possibile.


“Troia, puttana, ti sfondo il culo! – gli urlò – Ti sfondo tutto, ti sfondo, cazzo, ti sfondo!”


Luca allora sollevò il culo ancora di più per permettere che il cazzo di Adam gli entrasse dentro al massimo. Alzò un poco la testa e la inclinò appena, quel tanto per vedersi allo specchio che gli stava di fronte. C’era poca luce ma distinse il groviglio dei loro corpi, il culo di Adam che lo pompava e le sue gambe sollevate, che sbattevano in aria a ogni colpo di cazzo. Simona era una sagoma scura, in ginocchio incollata a loro, l’ombra della mano che appariva e spariva rabbiosa strofinandosi sulla figa. Così dalla bocca gli uscì un verso di goduria continuo, un gemito ininterrotto e anche Simona si mise a fare lo stesso. Lui vide Adam serrare la bocca e sbarrare gli occhi e capì che era vicino alla fine. Allora sentì il suo cazzo tendersi e contrarsi, come gli accadeva sempre poco prima di venire, e d’istinto se lo prese in mano e si fece una sega violenta. Bastarono pochi strattoni e l’orgasmo arrivò torrenziale e fu un’esplosione che gli incendiò tutto il corpo e gli scoppiò come un flash nella mente. Gridò, incapace di trattenersi, e schizzò in modo incredibile, inondandosi il corpo, dallo stomaco fino al petto. Anche Simona venne. Venne con lui, gridando con lui, scossa come lui da un orgasmo travolgente.


Adam invece non si era ancora fermato. Non resisteva più, ma stava possedendo quel culo in modo selvaggio e sembrava che non volesse smettere mai. Quel culo che fino a poco prima era vergine adesso gli stringeva il cazzo come un guanto. Poi sentì che era inutile, che l’orgasmo arrivava e tirò fuori il cazzo. Si mosse veloce e si gettò vicino al viso di Luca, menandosi il cazzo in modo brutale.


“Ti sborro in faccia! – gridò – Ti sborro tutto in faccia!”


Luca era ancora tramortito e aveva il corpo scosso dalle ultime frecciate di piacere. Si sentiva più porco che mai, ormai capace di tutto, e decise di spingersi al limite, di andare fino in fondo, senza incertezze.  


Sentì Simona incitarlo. Come sempre aveva capito tutto.


“Sì, love! Fallo, ti prego! Fallo per me! Fallo per me!”


Allora sollevò la testa e accostò la bocca al cazzo di Adam. Aprì la bocca e tirò fuori la lingua. Adam continuava a menarsi il cazzo e aveva uno sguardo spiritato. Avvicinò il cazzo alla lingua di lui e quel contatto lo fece esplodere. Adam venne senza ritegno, urlando, puntando il cazzo che sborrava su quella lingua in attesa. Luca sentì lo sperma inondargli il viso e riempirgli la bocca. Gli schizzi sembravano interminabili e ingoiò tutto quello che poteva, e si sentì felice. Il sapore dello sperma gli piacque, ma gli piacque di più l’idea che stava inghiottendo come quella puttana che era. Vide il cazzo di Adam tremare, la punta bagnata e colante, e aprì la bocca e lo inghiottì, succhiandolo fino all’ultima goccia. Le mani di Simona gli carezzarono il viso spalmandogli addosso tutto lo sperma.


“Bravo, love! – gli disse – Sei stato meraviglioso”.


Adam si fece spompinare ancora un poco, lasciando che Luca gli pulisse tutto il cazzo. Poi si tirò indietro e sorrise. Il torace era lucido di sudore e gli scappò un sospiro di soddisfazione.


“Non ci credo – disse – Che scopata favolosa!”


Luca allungò la mano per carezzare il cazzo di Adam ancora una volta. Adam si passò una mano sulla fronte bagnata e con l’altra gli carezzò il cazzo anche lui.


“Allora? – gli chiese – Ti è piaciuto?”


Luca fece di nuovo fatica a parlare.


“È stato pazzesco – disse – Incredibile”.


Poi parlò anche Simona, e la sua voce stavolta era seria.


“Non ho mai visto niente di più arrapante – disse – Siete stati spettacolari”.


Rimasero in silenzio per un lungo momento, lasciando che i corpi si rilassassero. Poi Luca si alzò dal letto. Sentiva lo sperma di Adam ricoprirgli tutto il viso.


“Vado a farmi una doccia”, disse.


Simona e Adam si erano sdraiati sul letto e si stavano abbracciando. Lei sorrideva e gli diede un bacio leggero sulla bocca. Mentre faceva la doccia Luca sentì quanto avesse il culo aperto e fu una sensazione bella e appagante. Tornò in camera da letto col cazzo che stava tornando a indurirsi. Vide che Adam si era vestito.


“Te ne vai già?”, gli chiese con una punta di delusione.


“Purtroppo sì – rispose Adam – Domani devo alzarmi presto per studiare”.


Poi si chinò su Simona e la bacio. 


“Ciao, tesoro – gli disse lei – Sei davvero un portento”.


Adam allora si avvicinò a Luca. Le loro bocche si aprirono l’una all’altra per consentire alle lingue la carezza del commiato.


“Voglio scoparti ancora”, gli disse Adam, staccandosi.


“Anche io – disse Luca – Da morire”.


“Puoi venire quando vuoi – disse Simona – Tutte le volte che ti pare”.


Luca accompagnò Adam alla porta e lo guardò andare via. Poi tornò in camera ed entrò nel letto, sotto le coperte, accanto a Simona. Si strinsero e si baciarono.


“Allora? – gli disse Simona, sorridendo – Ti è piaciuto il mio regalo di compleanno?”


“Non immagini quanto”, rispose Luca.


“Eri bellissimo mentre scopavi, sembravi brillare di luce”.


“Davvero?”


“Da adesso in poi dovremo trovare anche dei cazzi tutti per te”.


Luca rise e la bacio di nuovo.


“Direi proprio di sì”.


Restarono per un po’ in silenzio.


“Come lo sapevi?”, le chiese Luca.


“L’ho sempre saputo – rispose Simona – Dalla prima volta che abbiamo scopato”.


“E cos’altro sai ancora?”


“Molte altre cose che scoprirai tutte. Ma senza fretta. Abbiamo tanto tempo”.


Luca rilassò il corpo, lasciando che il letto lo cullasse. Pensò che aveva 50 anni e che un bellissimo giovane gli aveva appena sfondato il culo, e pensò che doveva tutto a quella donna folle e incredibile che aveva accanto. Chiuse gli occhi e sentì il sonno intorpidirgli il corpo. Aveva ancora la sensazione di essere stato aperto del tutto, nel profondo e, insieme, che fosse stata aperta anche una porta interiore che aveva liberato un uomo nuovo e più vero. Si era appena addormentato quando la voce di Simona lo risvegliò.


“Cosa fai, love? Dormi? Guarda che la festa non è ancora finita”.


Luca aprì gli occhi, stordito, e si voltò verso Simona. Vide che si era liberata dalle lenzuola e che aveva le gambe piegate e aperte. 


“Cosa c’è?”, le chiese con la voce un po’ impastata.


Simona gli sorrise e indicò la figa con l’indice della mano.


“Tira fuori la lingua, love, e datti da fare. È un ordine”.


Luca allora si scosse e la raggiunse, sdraiandosi in modo da avere la sua bocca sulla figa. Tirò fuori la lingua e la infilò dentro e cominciò a leccare. Simona si mise ad ansimare e Luca la stava carezzando con tutto l’amore e la riconoscenza che aveva quando la sentì sussurrare, in preda all’orgasmo.


“Buon compleanno, love. Ancora tanti auguri”.