Intro  
La storia che leggerai è ambientata diversi anni prima di conoscere Matteo, il mio attuale ragazzo. Nonostante tutto, fa parte delle esperienze più significative che ha condizionato la mia sessualità, ma anche i miei futuri rapporti con uomini. Lo capirai tu stesso in questa lettura. 
Inizierò questa storia da un momento particolare, che avveniva periodicamente e mi ossessionava di sentimenti contrastanti. Capitava spesso di pensare a Marco in quegli attimi... A tutti i discorsi e le parole che ci siamo detti, i comportamenti che abbiamo adottato l’un l’altro. Non c’è stata sempre una totale sincerità, almeno all’inizio. Complice il fatto che, quando non ci si conosce bene, si tende a mitizzare il prossimo. E questa cosa deve aver influito sull’esito della nostra breve storia... comunque alla fine nessuno mai è davvero perfetto.  
Io e lui continuavamo a vederci, anche se in una maniera alquanto anomala ed insolita... Mai casuale. Erano passati già diversi mesi dopo l’ultima conversazione che io e lui avevamo avuto, un sms che periodicamente ripescavo nei miei pensieri. Ecco il momento particolare: mi succedeva proprio in quei giorni là, di solito il martedì mattina appena risvegliata, con un cerchio terribile alla testa e un po’ acciaccata, di recuperare all’indietro la lista di sms, e rileggerlo. Il messaggio, che io scrissi a lui, faceva tipo:


 
G- Faresti bene a ricongiungerti con il tuo senso di umiliazione.  
  
La routine attorno Marco  
Quell’sms portava con sé una valanga di altrettante sensazioni e ricordi, come un flashback su diversi momenti passati con Marco. Erano davvero tanti, alcuni sono ormai svaniti. Ma tuttora ricordo ancora la prima volta che mi capitò di percepire quella sensazione ancora acerba. Succedeva infatti che io e lui ci vedevamo saltuariamente, non tutti i giorni. Ma i lunedì mattina erano diventati un appuntamento fisso perché eravamo entrambi liberi. Dopo aver fatto colazione al bar sotto casa mia, montavamo in auto e io lo accompagnavo per un paio d’ore in giro, mentre cominciava il suo lavoro, e prima di tornare io in facoltà. Marco si occupava di consegnare pacchi, lavorava per un’agenzia postale privata. Ricordo anche con molta chiarezza la sua auto, una fiat Doblò aziendale che diventava il luogo in cui facevamo sesso, non di rado ma nemmeno troppo spesso.  
Quella mattina Marco si fermò parcheggiando nel retro di un condominio in periferia, per andare a fare le sue consegne. Al suo rientro, ebbi la sensazione che quello poteva essere un ottimo momento per sfruttare la sua auto e lasciarmi andare ai miei desideri. Sì, perché quel parcheggio minuscolo era lontano da qualsiasi occhio indiscreto, quindi era perfetto. Lo guardai e senza esitare gli chiesi, come facevo sempre con lui:


 
G- Posso succhiarti il cazzo?  



Senza opporre alcuna resistenza, annuì come era solito far lui, solo cogli occhi. Ci spostammo nel retro del Doblò, facendoci spazio tra i vari pacchi. C’erano anche dei cuscini messi là apposta per scopare. Lo invitai ad adagiarsi su di quelli, e gli feci un pompino, bevendogli tutto quello che riuscì a tirare fuori da quel momento di eccitazione fulminea. Lui non fu in grado di dire altro che:  
M: Wow.....!!!!!  
Marco era così, un tipo di poche parole. Ma c’erano alcune cose di me che proprio non riusciva a lasciarlo impassibile. Una di queste era il fatto che lo facevo venire nella mia bocca in pochissimi secondi, con l’esperienza che mi caratterizzava già da allora.  
Credo che questa sua sovraeccitazione provenisse da una lunga campagna pubblicitaria promossa da me nei suoi confronti, prima ancora di conoscerci di persona. Era un periodo in cui mi sentivo già molto libera di esprimere la mia sessualità, spesso ostentandola sopra le righe. Ma con Marco diventò quasi una promessa... Ricordo che gli dicevo:  



G- Sarei in grado di svuotarti le palle, se solo io ne avessi voglia, dopo solo una manciata di secondi.  



Era vero. E nonostante lui non mi aveva ancora incontrata, accumulò un’aspettativa tale da dimostrare che la mia teoria era veritiera. C’erano però dei piccoli inconvenienti che complicavano un po’ la situazione, come ad esempio il fatto che Marco aveva una relazione fissa da circa 2 anni.  
Me ne parlava sempre con molta frustrazione, e conoscendo molto bene quali erano le “frustrazioni” di un uomo in una relazione, mi diventava facile tentarlo. Marco mi piaceva tantissimo e ricordo ancora che quando guardavo le sue foto profilo, mentre chattavamo normalmente e prima di provarci spudoratamente con lui, io già mi masturbavo immaginandomi di bere il suo sperma caldo.  
Ci conoscemmo su Badoo. Tu lettore probabilmente lo conoscerai almeno un po’ quel sito. Prima di Matteo (il mio attuale ragazzo), quel sito lo usavo come un luogo di ricerca e dialogo, ma anche di incontri. E Marco diventò presto una delle mie prede predilette.  
Fu lui a contattarmi per primo, ricordo bene era una sera d’estate. Mi piacque fin da subito, ma non so perché mi dava piuttosto un’idea diversa di uomo, in termini di approccio, rispetto ai suoi modi iniziali. A dir la verità, con me amava conversare di qualsiasi cosa, diversamente dalla media dei messaggi che ricevevo da altri. Nonostante tutto, il mio sesto senso mi diceva che lui ogni volta che mi parlava di cinema, di musica, di poesia e di rapporti umani, in realtà era davanti al suo monitor con i pantaloni calati a masturbarsi guardando le mie foto. Non esitai a chiederglielo dopo un paio di conversazioni, tu mi conosci bene sai come sono fatta. Effettivamente, mi diede prova che avevo perfettamente ragione.  



M- Sì lo ammetto, mi piaci moltissimo.  
G- Ok. Ma dimmi, quante volte ti sei segato finora per le mie foto?  
M- Ma che dici?!  
G- Già così tante??  
M- Hahaha dai sei incredibile...  
G- Sborri tanto pensando a me?  
M- Gilda... se me lo chiedi così....  
G- Perché non mi mostri il tuo cazzo?  
M- Sul serio?  
G- Così mi faccio un’idea di come sarebbe essere scopata da te.  



Marco perdeva letteralmente la testa. Ogni giorno, intorno a mezzanotte circa, si rintanava nel suo bagno con il portatile e, mentre era in chat con me, condivideva attimi di completa ed euforica eccitazione, mostrandomi il suo cazzo bello ed eccitatissimo, e il suo addome inzuppato di schizzi. Nonostante convivesse con una ragazza, lui faceva questo con me ogni santissimo giorno.  
Fin quando non lo implorai di vederci. E la promessa, da qui la mia dote pubblicitaria, fu proprio quella di non fargli perdere troppo tempo, solo qualche minuto massimo 5 per vederci, rintanarci in un angolo al sicuro della strada, prendermi il suo sperma a suon di succhiate e salutarlo.  
E fu così che cominciai a frequentare Marco. Nel giro di qualche settimana non riuscì a reggere la storia con la sua ragazza, decidendo di lasciarla per dedicarsi totalmente a me, che già lo prosciugavo praticamente ogni giorno. Marco aveva però una sessualità molto repressa, e scoprire tutte le sue perversioni fu difficile perché le considerava alla stregua di un peccato mortale. Pur non essendo un tipo religioso, infatti, adottava un atteggiamento puritano su sé stesso per quasi ogni cosa, una tattica di self-control che però non gli arrecava quasi mai esiti positivi, soprattutto se si parlava di sesso. Per esempio, aveva un’opinione negativa sui porno. Li considerava qualcosa che appunto facevano più male che bene ad un individuo. Nonostante ciò, lui li guardava abbastanza frequentemente, dimostrando enorme insicurezza e altrettanta incoerenza. Fu grazie a me, che si lasciò andare a guardare materiale pornografico con molta più disinvoltura. A conti fatti, c’era una differenza tra me e lui in termini di esperienze avute in ambito sessuale. Su questo non ho mai nulla da discutere, non c’è nessun problema ognuno vive la propria vita. Ma il suo modo remissivo mi portava a “moderare” un po’ il mio lato perverso quando assieme a lui decidevo di guardare un po’ di porno come si deve. In quel periodo avevo accumulato un quantitativo di esperienze in quasi ogni modalità, e in quei momenti ammetto di aver provato paura ad aprirmi, piuttosto che confidargli tutto il mio “pacchetto perversioni”.  
Credo che questo sia stato uno degli sbagli più grandi che ho fatto con lui, perché avevo appunto trasmesso in lui una visione di Gilda che era però parziale, e che ha portato a danni irreversibili nella nostra relazione. C’è da fare però una considerazione importante, ovvero che io e Marco non eravamo ufficialmente fidanzati, come si sostiene solitamente nella norma. E sì, perché dopo aver lasciato la sua ormai ex, considerò un’esperienza relazionale come quella con me, una storia che lo distraeva dai problemi, dalla routine, dal lavoro, dai sensi di colpa, che portava innanzitutto piacere, senza però troppi limiti di una storia seria. In parole povere, ci eravamo detti di essere degli scopamici.  
Marco però aveva un problema a riguardo, ed è una sfaccettatura già menzionata sopra: non era perfettamente consapevole della propria sessualità. Anzi, ero io che di volta in volta riuscivo a spalancare sempre più quell’enorme vaso di Pandora che di norma caratterizza ogni individuo. E questo secondo me fu un suo errore. Provavo, ricordo, a mostrargli come si poteva fare per esempio per spompinare un cazzo enorme (lui era abbastanza dotato), trattando la testa di una donna come se fosse una mano. Gli facevo vedere quindi porno abbastanza spinti, con un paio di attrici di riferimento (ero affezionatissima a Sasha Grey, Francesca Le, ma anche attori come Rocco). Loro in ogni video esageravano fino all’inverosimile la condizione di sottomissione, che a me faceva bagnare come una matta. Ricordo che quando oramai era eccitatissimo, io gli chiedevo se la cosa gli piacesse... e lui mi diceva di sì. Ma quando capitava di farlo noi di persona, allora succedeva che lui non prendeva mai iniziativa. Difficilmente mi afferrava la chioma, anche dolcemente, per esercitare un suo personale ritmo di pompata. Questa situazione avveniva per tantissime altre pratiche, creando non poche ambiguità. Infatti, fu difficile comprendere, se non dopo molto tempo o dopo molti avvenimenti, se quelle pratiche lui aveva ancora il timore di effettuarle, o se in realtà non piaceva farle, o se invece apprezzava solo se osservate esternamente, come quando si guarda un porno.  
Quest’ultima ipotesi la cominciai a considerare solo dopo aver constatato che Marco si stava lasciando coinvolgere più emotivamente nella nostra storia, e quindi non riusciva a considerare me troppo come oggetto del desiderio. Non lo ammetteva mai, ma dopo qualche tempo ritenni giusto che dovevo un attimo rivedere le mie abitudini nel chattare, per esempio, con sconosciuti come lui su Badoo, per la sua serenità, accantonando da un certo momento in poi quel sito web.  
Certo, Badoo. Quel sito lo conobbi grazie ad un mio collega, molto tempo prima, con cui tra l’altro ci avevo anche scopato tempo addietro, e che mi consigliava sempre di iscriversi perché avrei potuto trovare tanta gente strana come me. Questa opinione, effettivamente, non mi è mai più andata via in merito a un sito come quello, dove avevi l’opportunità di chattare con perfetti sconosciuti e condividere album fotografici di diverso tipo. Ricordo che dopo un po’ di tempo, fui costretta cambiare il mio nome in Sasha (in onore a Sasha Grey), e moderare anche la condivisione di foto. Perché era un flusso costante di messaggi, richieste, provocazioni, dick-pics, inviti a scopare... Erano richieste di qualunque tipo. Avevo ormai adottato la malsana abitudine di usare Badoo per masturbarmi assieme a porno affini, in base a ciò che mi capitava di ascoltare su di me mentre mi contattava la qualunque e ci provavano spudoratamente con me. Ho fatto molta esperienza virtuale, lo ammetto. E forse la mia sessualità è stata affinata anche grazie a quel sito, avendo constatato, in un’era digitale ormai al suo avvento, che le perversioni sono delle condizioni diffuse nella totalità delle persone. Di sicuro, nei maschi è così.  
Alcune chat erano degli appuntamenti quasi periodici, e mi capitò addirittura di partecipare a diverse conversazioni con utenti i cui account erano gestiti da più persone contemporaneamente. Usavano profili fake come esche per organizzare incontri di gruppo con sprovvedute come me, che si concedevano rispondendo alle provocazioni... e spesso, come nel mio caso, stando al gioco delle foto condivise con dei dettagli piccanti su di me. Mi divertivo come una matta, e il vantaggio che ne traevo era una goduria nel vedere che si mettevano d’accordo per mostrarmi le foto dei loro cazzi sborrati a fine chat. Mi sentivo partecipe, anche se digitalmente, di un porno di sesso di gruppo.  
Queste e altrettante abitudini, come dicevo sopra, decisi di accantonarle per un po’ di tempo. Permettendo all’animo più pacato di Marco di alleviarsi quando gli rivelai che mi ero “momentaneamente stufata di Badoo”. Era un altro mio errore: mentivo spudoratamente.  
Marco, dopo diverso tempo, mi fece capire che questo lato della sua personalità aveva radici risalenti al periodo scolastico, dove viveva una condizione di subordinazione nei confronti dei suoi compagni di classe, molto più estroversi e sfacciati di lui. Frequentando un ITIS, veniva fuori un carattere timido fino alla fine degli studi, in quanto carente di esperienze anche di dialogo con compagne di sesso femminile, una condizione tipica in istituti completamente frequentati da maschi. Ma anche, come dicevo sopra, represso perché nella sua comitiva veniva spesso preso in giro, anche proprio per la sua scarsa esperienza con le ragazze. Addirittura mi raccontava che i suoi compagni ci provarono con una ragazza che a lui piaceva tanto, e che siccome subì un trattamento “non gentile”, diciamo così, dal gruppo, ella decise di allontanarsi anche da lui perché temeva che anche Marco fosse della stessa pasta.  
Queste storie giustificano il suo atteggiamento anche con me, ma io ogni giorno gli davo l’opportunità di uscire da quel tunnel, sprigionando il Marco che aveva dentro di sé, e che ancora non ero riuscita nemmeno io a vedere.


 


(continua)