Capii subito che il sonnellino (non saprei dire per quanto tempo ero rimasta assopita sul megadivano prima di riprendermi) così come la doccia non sarebbero stati sufficienti per riprendermi.
Avevo bisogno di un caffè… doppio.
Uscii dal bagno e mi diressi verso le scale per scendere al bar.
Passando diedi un’occhiata a quella che negli anni a venire io e Francesco avremmo ribattezzato affettuosamente “la sala ovale” per vedere se ci fosse ancora qualcuno.
Era vuota.
“Ma dove sono tutti?” … mi chiedevo mentre scendevo i gradini facendo attenzione a non cadere, dal momento che le gambe mi dolevano un pò a causa della prolungata eccitazione e le posizioni che avevo assunto durante i giochi di cui avevo goduto fino a quel momento.
Inoltre il tacco dodici non mi agevolava di certo.


“Un caffè e poi a casa”...pensavo.


La verità però era che ancora una volta il mio inconscio non voleva saperne di far finire quella serata pazza: lo dimostravano le mutandine in pizzo e il reggiseno a balconcino con cui stavo scendendo le scale. Non era certo l’abbigliamento di chi ha intenzione di lasciare il locale.


Che l’ora iniziasse ad essere piuttosto tarda lo dimostrava anche il fatto che gli avventori si erano fatti radi.


Percorrendo gli ultimi scalini vidi che al bancone del bar non stazionava nessuno e il DJ alla consolle (bellissimo esemplare di maschio ma anche lui con gli occhi piuttosto assonnati come quelli del gestore dietro il bancone) aveva messo una musica soft.
Sembrava un invito per i restanti a concludere la serata.


“Ma che intenzioni hai...?” mi diceva con tono di rimprovero la mia parte razionale in risposta alla parte più biricchina che invece mi suggeriva “Ok… vediamo se riusciamo a ravvivare l’atmosfera ancora per un pò”.


Non feci in tempo a terminare il pensiero che percepii nettamente i capezzoli inturgidirsi.
Scesi l’ultimo gradino con fare da modella di Victoria's secret, consapevole che da quel momento avrei avuto addosso gli occhi di tutti i pochi clienti rimasti che stazionavano nei vari divanetti.
“Sei proprio una troietta…” mi dissi mentre avanzavo fieramente verso il bancone senza guardare nessuno.


Avevo colpito nel segno. Anche gli occhi del DJ e del gestore si ravvivarono come risvegliati dal letargo. Mi stavano fissando il seno come se non ne vedessero uno da secoli e questo mi fece eccitare ancora di più, considerando il contesto. Non doveva essere facile per loro restare per ore impassibili e professionali in mezzo a gente eccitata che si lasciava andare ad ogni tipo di perversione.
Ma forse, adesso che la serata stava per finire, potevano anche loro mettere un pò da parte la deontologia, prima di chiudere i battenti.
D'altronde, pensai,non stava scritto da nessuna parte che non potevano partecipare ai giochi, dando per scontato che anche loro rispettassero le norme igienico sanitarie cui erano tenuti tutti i clienti.


Iniziai a sorseggiare adagio il caffè preparatomi dal titolare del locale che evidentemente a quell’ora di notte si improvvisava anche barman, facendo finta di non vedere che quest’ultimo e il DJ non mi toglievano gli occhi di dosso. Ero sempre più eccitata e i capezzoli stavano per esplodermi.


“Si… sei proprio una troia!”
Continuavo a ripetermelo mentre mi assestavo meglio sullo sgabello su cui mi ero accomodata, mantenendo il busto ben eretto e inarcando la schiena, in modo tale da far sporgere il più possibile i glutei dal sedile, così che il mio fondo schiena fosse in bella vista di tutti coloro che stavano sui divanetti.
Sapevo che fra loro, da qualche parte, c’era anche Francesco e questo mi faceva eccitare maggiormente.
Considerando che indossavo il perizoma stavo praticamente mostrando il mio culetto a tutti, dal momento che in quella posizione percepivo nettamente le natiche leggermente divaricate.


“Prima, di sopra, sei stata fantastica sai?”.
La frase, pronunciata a bassa voce con tono sensuale e leggermente baritonale mi colse di sorpresa, mentre una mano morbida e calda ma allo stesso tempo con un non so che di virile mi si appoggiava sulla spalla.


Resistetti all’istinto di voltarmi di scatto, evitando così di far uscire quel pò di caffè che ancora rimaneva nella tazzina.
Invece, mi girai lentamente mentre continuavo a fingere di sorseggiare la tazzina ormai vuota.


Rimasi interdetta. La rossa, con la quale poco prima avevo avuto sostanzialmente un rapporto sessuale fatto di sguardi, era proprio lì… davanti a me.


Da vicino era ancora più bella (il fisico mozzafiato denunciava ore di palestra abbinate ad una dieta ferrea) ma mi resi conto che in precedenza l’avevo giudicata più giovane di quanto in realtà non fosse. Era molto affascinante ma era comunque una donna fatta.
Ebbi un attimo di imbarazzo perché potevo avere l’età di sua figlia dal momento che, essendo mia madre ancora molto giovane quando mi aveva messo al mondo, al tempo dei fatti che sto raccontando non aveva ancora quarant'anni.


“Gra...grazie…” balbettai arrossendo e abbassando gli occhi ...mentre appoggiavo sul bancone la tazzina.


Lei tolse la mano che prima poggiava sulla mia spalla e mi sollevò il mento fissandomi negli occhi. Portava ancora la gonna al ginocchio che le avevo visto al piano di sopra, mentre il reggiseno a balconcino era leggermente castigato da una maglietta, comunque dotata di una scollatura che permetteva di apprezzare il seno abbondante senza lasciare molto spazio all’immaginazione.


“Hai una bocca bellissima…” riprese, sempre sorreggendomi delicatamente il viso con la mano e guardandomi le labbra.
“A… anche tu…” balbettai ...non sapendo cosa dire.
Nonostante tutto quello che avevo già sperimentato quella sera, la signora in rosso stava riuscendo a farmi sentire, ancora una volta, come una scolaretta accompagnata dalla mamma il primo giorno di scuola. E forse era proprio quello che ero quella sera.


“Posso baciarti?”. Aveva una voce bassa, calda e avvolgente che non ammetteva repliche.
Per tutta risposta socchiusi gli occhi.
Li riaprii solo quando dopo alcuni secondi di convenevoli da parte delle nostre labbra, le due lingue iniziarono a giocare fra loro.


Mentre la baciavo alla francese mi sorpresi ad osservare cosa succedeva alle sue spalle.
Come avevo immaginato sui divanetti erano rimaste solo poche persone.
Anche Francesco, Katia e il suo ragazzo che ci guardavano compiaciuti.
Dal repentino ingrossarsi della parte anteriore dei boxer dei due uomini capii che la scena si stava facendo eccitante anche per loro.


La rossa mi prese la testa fra le mani e un pò come aveva fatto Katia ad inizio serata appena ci incontrammo, l’avvicinò al suo seno.
Non me lo feci ripetere due volte: la scollatura era sufficientemente ampia da permettermi di allargarla ulteriormente con le mani, fino a far letteralmente sobbalzare fuori tutta quell’abbondanza.
Lei iniziò a gemere mentre le succhiavo con avidità i capezzoli, già turgidi come chiodi.


“Ma come… lo facciamo quì al bar?” mi chiedevo mentre succhiavo.
Non attesi di avere una risposta.
Scesi dallo sgabello senza staccare la mia bocca dalle grosse tette della donna e in quel momento capii che con o senza tacchi eravamo più o meno alte uguali.
Avevo voglia di leccarla, ma quando iniziai a flettere le gambe per abbassarmi al livello della sua vulva lei me lo impedì. Mi risollevò di scatto e mi fece velocemente girare di spalle, facendomi altresì capire che dovevo appoggiare le braccia sul bancone.


Rimasi in piedi, alla pecorina e a sua disposizione.
Pensai che da brava porcella di vecchia scuola voleva condurre lei il gioco e leccarmi per prima, così da farmi vedere come dovevo fare.


Non perse tempo. La sua lingua iniziò ad esplorarmi affannosamente entrambi gli orifizi, passando senza soluzione di continuità da uno all’altro.
Mentre la sua saliva iniziava a scendermi fra le cosce mescolata ad umori vaginali guardai di fronte a me il DJ e il gestore.
Si masturbavano entrambe godendosi la scena, a conferma quanto avevo ipotizzato poco prima: a fine serata, allorché rimanevano solo pochi intimi, anche loro concedevano libero sfogo ai loro istinti.
Attraverso lo specchio del bar (che fino a quel momento non avevo notato) fra le bottiglie dei più svariati tipi di alcolici riuscii ad intravedere anche cosa stesse succedendo alle mie spalle, al di là della chioma della rossa che continuava a leccarmi.


Mi soffermai su Francesco, Katia e il suo uomo.
Lei, in mezzo, teneva in mano i cazzi dei ragazzi, segando entrambe con dolcezza, mentre Francesco le accarezzava la fica … titillando con foga quel fiorellino già fradicio.


Notai sui loro volti un’espressione di eccitata meraviglia che sul momento non riuscii a comprendere. Immaginai che nella posizione che aveva assunto la rossa per leccarmi avesse sollevato la gonna sulla schiena e stesse quindi mettendo in bella mostra tutto il catalogo degli articoli a sua disposizione.
Stando allo stupore dei tre doveva essere tutt’altro che trascurabile.


Non dovetti arrovellarmi a lungo.
La rossa si alzò repentinamente in piedi alle mie spalle e prendendomi per i capelli mi risollevò dal bancone facendomi girare verso di lei.
Non so perché ma il gesto, nella sua piccola brutalità, non mi sorprese né mi infastidì affatto.
Come se un pò me lo aspettassi.


“Ora tocca a te…ho visto che ti piacciono le emozioni forti … che ne dici di fare sul serio?”. La frase arrivò con un non so che di perentorio che non fece altro che aumentare la mia eccitazione. I toni e comportamenti quasi materni osservati fino a pochi istanti prima dalla donna sembravano solo un ricordo.
In fin dei conti ero stata io la prima ad essere provocante e lei non stava facendo altro che accondiscendere il mio atteggiamento.
Senza proferire parola accettai il ruolo che mi veniva proposto.
Con fare da sottomessa ubbidiente,tornai ad assumere la posizione che poco prima mi era stato impedito di raggiungere.
Ben ferma sui miei “tacco dodici”, mi accovacciai sui polpacci, con le ginocchia divaricate una da una parte e una dall’altra delle gambe della donna ritta in piedi di fronte a me.
Fra il mio viso e il suo sesso solo la gonna a balze che attendeva di essere sfilata.


Non volevo perdere tempo. Non vedevo l’ora di tuffare la lingua in quella vulva matura.
Infilai entrambe le mani sotto la gonna ai lati del bacino alla ricerca del piccolo elastico delle mutandine da sfilare.
Sul momento non badai alla piccola resistenza che percepii mentre abbassavo repentinamente l’indumento fino alle sue caviglie.
In quel frangente non mi diede pensiero nemmeno il leggero movimento in avanti della parte di gonna che avevo di fronte agli occhi.
Da inguaribile femmina, il mio cervello anche in quel frangente non trovava di meglio che soffermarsi sul bellissimo pizzo che caratterizzava la lingerie che avevo appena rimosso.


La rossa agevolò l’operazione sollevando prima uno e poi l’altro tacco, mentre io completavo l’eliminazione del piccolo tessuto già bagnato..


Non restava che alzare i lembi della gonna e farla ricadere dietro la mia nuca affondando la lingua.


Non feci in tempo a terminare il pensiero: quello che vidi una volta sollevata l'estremità dell’indumento mi lasciò esterrefatta.


Un cazzo nerboruto e di dimensioni tutt'altro che trascurabili faceva bella mostra fra le gambe della rossa.
Capii subito che non si trattava di uno strap-on, perchè stava velocemente completando l’erezione proprio lì..davanti ai miei occhi.
Rilasciai i lembi della gonna che ancora tenevo in mano dopo averla sollevata ma questa resto accavallata alla parte superiore del membro, laddove l’asta si congiunge al bacino.
Ero basita e non sapevo che fare: ero ammirata e fissavo quel palo di carne pulsante.


“Ti dispiace?”... ora capivo il motivo della voce baritonale che mi stava parlando.
“N…. no...no… solo che … ecco...non me lo aspettavo…” ebbi appena la forza di pronunciare.
Con la coda dell’occhio vidi gli sguardi compiaciuti dei pochi avventori rimasti.
Ora capivo a cosa era dovuta l’espressione sorpresa che avevo intravisto dallo specchio pochi istanti prima.
Sopra di me il DJ e il gestore si sporgevano dal bancone del bar per gustarsi la scena, mentre era evidente che continuavano a masturbarsi sempre più vorticosamente.
Il loro sorriso beffardo mi fece capire che solo io (e forse Francesco) non eravamo a conoscenza della vera sessualità di quella strana creatura.


“Che ne dici di succhiarlo?”.
La domanda della (donna?) sembrava più un comando che una vera e propria richiesta.
Ero alla sua mercè e sinceramente non vedevo l’ora di prendere in bocca l’attrezzo che portava fra le gambe.


Un fugace sguardo a Francesco per un cenno di approvazione che come immaginavo arrivò immediatamente.


Divaricai la bocca e ingoiai il cazzo del trans spingendolo subito più in fondo possibile alla gola.
Così com’era successo prima al pianto di sopra, ancora una volta la mia autostima stava prendendo il sopravvento.
Volevo far capire, a tutti e alla trans in primis, che accettavo di buon grado il ruolo della troietta sottomessa ma che avevo il completo controllo della situazione.


Iniziai a pompare con foga, affondando il pene sempre più in gola ad ogni colpo.
“Vediamo quanto resisti…” pensai.
Capii quasi subito che la trans accettava la sfida, nel momento in cui prendendomi con forza i capelli sopra la fronte mi spinse la nuca contro il bancone e iniziò a scoparmi la bocca.
Resistetti solo grazie all’esperienza accumulata quella sera stessa praticando il medesimo esercizio in compagnia di Morice.
Sollevando gli occhi, fra un colpo e l’altro intravidi che il DJ e il gestore si erano accomodati seduti sul bancone con le gambe che penzolavano al mio fianco.
Il fatto che si fossero completamente spogliati mi fece capire che intendevano partecipare al gioco.
Anche la trans doveva averlo capito, così come aveva capito che la piega leggermente sadica che stava prendendo il gioco mi inebriava, perchè con fare deciso sfilo il cazzo dalla mia bocca e sempre tenendomi per i capelli mi fece capire che dovevo alzarmi. Facendomi girare mi spinse in avanti la nuca, così che il mio viso si avvicinasse al cazzo del DJ.


Lo presi in bocca senza esitazione praticando il medesimo affondo che prima avevo riservato (apparentemente senza esito) al trans.
Questa volta il risultato fu diverso. Ne ebbi conferma dal lungo gemito dell’uomo accompagnato da un “porc… aaahhhhhh ….questa troia mi fa venire subito…” che per quanto strozzato in gola venne chiaramente percepito da tutti i presenti (come successivamente mi confermò Francesco ricordando quei momenti).
“Vittoria..!” dissi fra me. Non mi resi conto che invece di pensarlo soltanto pronunciai in modo distinto anche un “siii… sono la vostra troietta….".
La frase, per quanto appena sussurrata, fu come il segnale definitivo, nel caso qualcuno avesse avuto dubbi sul fatto che il gioco, sebbene sopra le righe, mi stava piacendo.


“Allora succhiami le palle piccola …. “. L’ordine venne pronunciato dal DJ, mentre sollevando e divaricando le gambe appoggiava i talloni sul bancone, mettendo così a mia disposizione il suo scroto evidentemente pronto a rigurgitare una notevole quantità di sperma. Compresi che obiettivamente l’uscire immediatamente dalla mia bocca era l’unica possibilità che aveva per non finire il suo gioco ancor prima di iniziare.


“Ti va un cazzo trans in fica?” … questa volta la proposta mi venne sussurrata all’orecchio, dalla rossa che nel frattempo si era appoggiata con le mani al bancone per abbassare il suo viso verso la mia nuca. Nel farlo sentii il suo membro appoggiarsi sulla parte alta delle mie natiche e iniziare a scendere verso la vagina in attesa della mia risposta. La sua corsa terminò contestualmente al mio “siii…” che evidentemente era dato per scontato, dal momento che l’affondo iniziò ancor prima del mio rantolo di approvazione.


Continuando a succhiare i testicoli del DJ e mentre mi gustavo quella penetrazione fuori dal comune (non tutte possono avere a disposizione un trans di tal fatta… mi dicevo) vidi il sorriso complice di Katia fare capolino al mio fianco.


"Ehi… non vorrai divertirti solo tu?!” mi disse con quel tono di rimprovero evidentemente scherzoso.
E ancora, avvicinandosi al mio viso col suo solito sorriso a 32 denti “... ricordati che quì il titolo di troietta del reame bisogna conquistarselo…” disse fingendo di sussurrare ma usando in realtà un tono di voce tale per cui tutti potessero sentire.


“Certo … accomodati pure…” riuscii solo a dire, stravolta dall'ennesimo intenso piacere che stavo provando, mentre lei assumeva la posizione iniziando a spompinare il gestore.
Katia era bellissima. Direi quasi regale in quella posizione a pecorina sulle lunghissime gambe affusolate. Mi resi conto in quel momento che per strapparle il titolo avrei dovuto superarmi. Era talmente invitante che per un istante avrei desiderato essere un uomo per poterla penetrare. Anche la rossa doveva stare pensando la stessa cosa, con la differenza che lei (lui?) un cazzo a disposizione l’aveva. Non nego che mi dispiacque un pò sentirla uscire dalla mia vagina per entrare immediatamente in quella di Katia.


La scena era incredibile.
Una splendida transgender che scopava alla pecorina una modella poco più che ragazzina, a sua volta intenta a spompinare un attempato bavoso.


All’improvviso mi resi conto che avevo voglia del mio Francesco.
“Ok…” mi dissi “ma prima finiamo quello che abbiamo iniziato”.


Mentre con una mano iniziavo a masturbare il DJ abbassai il tiro dei colpi di lingua passando dallo scroto verso il perineo.


L’uomo capì subito dove volevo arrivare per farlo impazzire nel più breve tempo possibile:
“ooooohhh … siii… leccami il culo piccola….” pronunciò quasi implorando, mentre con le mani si prendeva le tibie per sollevare al massimo i glutei.
Con la mano libera feci pressione su una delle due natiche in modo tale che la mia lingua trovasse più comodamente la strada verso lo sfintere dell’uomo mentre con l’altra aumentavo il ritmo della masturbazione.
Bastarono pochi colpi di lingua ben assestati.
Intuii che l’uomo stava per venire dal modo in cui il suo cazzo reagiva ai colpi della mia mano. La conferma arrivò dal modo repentino con cui l’uomo rilasciò le gambe facendole scivolare sul pavimento ed alzandosi in piedi.


“Aaaaargghhhh … vengo piccola… “ bofonchiò mentre si prendeva il cazzo fra le mani.
Non me lo chiese esplicitamente ma mi venne istintivo accovacciarmi davanti a lui giusto in tempo per vedere i primi schizzi uscire dal glande e ricadere sul seno.
Come avevo immaginato: passare la serata in mezzo a tutto quel sesso senza potersi sfogare doveva essere stato difficile, perchè l’eiaculazione sembrava non voler termiinare.
Uno, due, tre ... gli schizzi sembravano addirittura aumentare di intensità mano a mano che si susseguivano. Quattro, cinque, sei …. mi raggiungevano un pò ovunque: seno, viso, cosce…
MI rialzai solo nel momento in cui mi resi conto che l’eiaculazione era effettivamente terminata.
Ricambiai il suo “sei stata fantastica…" con un sorriso e un bacio dato appoggiando due dita della mia mano sulla sua bocca, dopo averle voluttuosamente appoggiate sulle mie labbra.


Quindi presi un paio di kleenex dal balcone e mentre toglievo almeno le gocce di sperma più evidenti che il DJ mi aveva scaricato addosso mi diressi con passo deciso verso Francesco.
Lui, appollaiato su un divanetto col cazzo eretto nella mano mi guardava avanzare come fossi una dea greca. Al suo fianco il ragazzo di Katia più o meno nello stesso atteggiamento.


“Adesso ho voglia di te Frency..” sussurrai all'orecchio del mio uomo non appena vicina ai due.
Avevo volutamente usato il nomignolo con il quale ero solita chiamare Francesco tutte le volte che facevamo l’amore, fin da ragazzini. Abitudine che ancor oggi non ho perso.


Lui fece per farmi accomodare sopra di lui ma in quel momento avevo voglia di farlo nel modo più classico possibile.


Mi accomodai sull’ampio e spesso tappeto, giusto affianco al divanetto su cui si trovavano i due.
Mi stesi sulla schiena e divaricai le gambe dopo averle leggermente flesse mentre i piedi poggiavano sul tessuto.
“Scopami amore…” dissi guardando Francesco negli occhi e facendogli capire che per quella sera la sua piccola Laury era anche l’unica troia del reame.
Lui non se lo fece ripetere. Si alzò dal divano e con dolcezza ma decisione si fece strada fra le mie gambe penetrandomi subito, mentre mi baciava appassionatamente come un fidanzatino alle prime armi.


Abbracciai Francesco stringendolo al mio seno e questo mi permise di vedere che Katia e il suo uomo avevano assunto la nostra medesima posizione. Scopavano alla missionaria sul tappeto accanto al nostro.


Non feci in tempo a pensare che i due avessero voluto imitarci perchè alle spalle dell’uomo che affondava il membro nella vulva di Katia con colpi decisi e repentini si materializzò la trans.


Si stava masturbando fissando il sedere dell’uomo che oscillava su e giù, fra le gambe della ragazza. Capii immediatamente che la posizione assunta da Katia e il suo ragazzo non aveva nulla a che fare con un tentativo di scimmiottare quello che stavamo facendo io e Francesco.
L’atteggiamento dei tre era proprio di quelli che sapevano bene il fatto loro e di come il gioco sarebbe proseguito. Si trattava di un meccanismo già collaudato.


La trans si accovacciò alle spalle del ragazzo che continuava a penetrare Katia. L'uomo si fermò solo nel momento in cui sentì la trans che gli allargava i glutei con le mani per poi affondare la lingua fra quelle splendide natiche.
Vidi distintamente un'abbondante salivazione colare a terra attraverso le cosce del ragazzo.
Poi la trans si risollevò continuando a masturbarsi con una mano mentre appoggiava l’altra su una delle ginocchia di Katia facendole capire di allargare al massimo le gambe così da dargli spazio.
Avvicinò il cazzo al culetto imberbe del ragazzo e lo penetrò.
La naturalezzo con cui il tutto stava avvenendo confermò le mie sensazioni in merito all’abitudinarietà dell’operazione da parte dei tre.
Finita la sua corsa all’interno dello sfintere dell’uomo, il trans non terminò la spinta del bacino, ormai appoggiato sui glutei dell’uomo, spingendolo in avanti.
Questo permise al cazzo del ragazzo di tornare a penetrare Katia assecondando la spinta della rossa.
Penetrava Katia mentre la trans rimaneva dentro di lui seguendone i movimenti ondulatori.


La scena mi stava facendo impazzire e mi resi conto che anche Francesco aveva smesso di penetrarmi e si gustava eccitato il trio al nostro fianco, appoggiando la guancia sul mio senso. Che fosse enormemente eccitato lo dimostrava il suo cazzo che non perdeva l’erezione pur rimanendo fermo sulla mia pancia. Ogni tanto lo percepivo sussultare e rilasciare alcune gocce di liquido lubrificante.


Ad un tratto la rossa smise di assecondare i movimenti del corpo del ragazzo, fermandosi in modo tale che quando il cazzo dell’uomo entrava nella vagina di Katia quello della trans uscisse quasi completamente dall’’ano per riaffondare quando il ragazzo si ritraeva dalla vulva della ragazza.
In pratica il ragazzo di katia era l’unico dei tre a muoversi. Decideva lui quando scopare e quando farsi inculare.


“Ti piace? Vuoi provare?”. La proposta del ragazzo di Katia arrivò inattesa. Si stava rivolgendo a Francesco che evidentemente aveva lasciato trasparire dall’espressione del viso rivolto verso di loro tutta l’eccitazione che io percepivo sul mio ventre.


Francesco non rispose nulla ma l’espressione del suo viso (che io in quel momento non potevo vedere) doveva essere tutto un programma dal momento che la trans si sollevò immediatamente dal corpo del ragazzo per venire verso di noi.


Memore di quanto avevo visto fare poco prima da Katia allargai istintivamente le gambe attorno al bacino di Francesco. Non ricordavo che la preparazione prevedeva una preventiva abbondante insalivazione.
Che la lingua della rossasi stesse facendo strada fra le natiche di Francesco mi fu confermato dal gemito di piacere e il lento chiudersi degli occhi del mio uomo, accompagnato da un prolungato e lento affondare del suo membro all’interno della mia vagina. Percepii nuovamente, questa volta dentro di me, un sussulto del cazzo mentre rilasciava liquido lubrificante all’interno della mia fica, nuovamente e completamente fradicia dei nostri umori.


Poi la trans si alzò e assunse la posizione sostenendo tra le mani il membro che in quel momento mi sembrò ancora più grosso.


“aahhhh siiii … inculami troia….”. Ne io ne Francesco eravamo avvezzi ad utilizzare parole forti durante il sesso ma quella sera tutto era concesso. Il piacere provocato dal membro del trans che entrava dentro di lui aveva portato Francesco ad utilizzare espressioni che raramente gli avrei sentito proferire successivamente.


“Siii … dopo di te voglio inculare anche la tua puttanella…” fu la pronta risposta della rossa, mentre iniziava a sua volta ad ansimare per il piacere. Immagino che il suo godimento fosse accentuato dal fatto che si trovava a profanare un culo praticamente vergine, al netto della pratica intercorsa ormai alcune ore prima al piano di sopra.


“Aaahhhh …..Troiaaaa… sono ….una ….troia… non … una puttana…” sussurrai con voce strozzata dal piacere.


Godevo nell’immaginare il cazzo della rossa che entrava dentro Francesco mentre lui usciva da me e … viceversa.
L’intensità con cui Francesco mi scopava non faceva che confermare questa sensazione.


Stavo ancora fantasticando in questo modo quando vidi far capolino il viso sorridente di Katia. Mi baciò, frapponendosi alcuni secondi fra me e il viso di Francesco che dal momento in cui la trans lo aveva penetrato aveva smesso di baciarmi, continuando a fissarmi come se volesse mostrarmi tutto il piacere che stava provando.


“Ti piace ? Penso proprio che stasera vincerai tu il titolo di reginetta…” mi apostrofò Katia con tono scherzoso mentre accennavo un si soffocato.


“Vieni quì dai!”. L’invito di Katia era rivolto al suo ragazzo che dal momento in cui la trans aveva rivolto su di noi le sue attenzioni si era rialzato e masturbandosi attendeva il momento per tornare nella mischia.


Katia non ebbe bisogno di ripetersi.
Il ragazzo si inginocchiò ai lati del mio viso, proponendo il suo cazzo turgido giusto sopra la mia bocca. Iniziai a leccare l’asta da destra a sinistra e viceversa, mentre al mio fianco Katia gli succhiava il glande. Quando Katia ingoiava il cazzo un po ' più a fondo, impedendomi di leccarlo, le baciavo lo splendido collo.


Poi, ad un tratto, con la mano puntò il glande verso le mie labbra.
Lo pompai alcune volte con avidità fin quando Katia decise di estrarlo nuovamente dalla mia bocca. Questa volta lo diresse verso il viso di Francesco che continuava ad oscillare sopra e dentro di me sotto i colpi decisi e costanti della rossa.
Non colsi alcun cenno di esitazione nel viso di Francesco mentre, accogliendo l’invito di Katia, ingurgitava il cazzo del ragazzo iniziando a lavorarlo come la più scafata delle pompinare.


“Aaahhh Sborro!”. L’esclamazione del tutto inattesa del ragazzo mi colse impreparata.
Evidentemente Francesco stava lavorando ancor meglio di quanto pensassi.
Come per un riflesso incondizionato io e Katia spalancammo la bocca, avide di gustare il nettare del giovane uomo.
Avevo già constatato alcune ore prima l’ottimo sapore del liquido in questione (forse merito di una ferrea dieta vegetariana?) e questa volta non avevo intenzione di perdermi una sola goccia.


Il primo schizzo, molto intenso, uscì non appena il ragazzo ebbe ritratto il cazzo dalla bocca di Francesco (che sul momento mi parve quasi leggermente contrariato) e colpì Katia in pieno viso per terminare la sua corsa sulla sua lingua.
Il secondo e il terzo, non avendo sufficiente spinta, si fermarono a mezz’aria per poi ricadere verso il mio viso. Il primo andò a disegnare una striscia di candido latte dal naso all’orecchio, mentre il secondo, comunque piuttosto abbondante, ricadde quasi interamente nella mia cavità orale e in minima parte sulla guancia.
Ingoiai immediatamente, dal momento che la posizione non mi permetteva di trattenere il liquido in bocca senza rischiare di soffocare. Riuscii comunque ad apprezzare nuovamente l’ottimo sapore.
A quel punto Katia, conscia che i prossimi schizzi avrebbero fatto la stessa fine se lei non fosse corsa ai ripari si fiondò sul cazzo, ingoiandolo fino a metà della portentosa asta.
Potevo apprezzare chiaramente il canale spermatico rigonfiarsi e rilassarsi mano a mano che la sborrata lo attraversava, facendo pulsare il membro per poi riversarsi nella bocca di Katia.
Lei iniziò a deglutire cercando di far fronte all’incredible quantità di sperma che evidentemente il ragazzo stava rilasciando, a dispetto del fatto che si trattasse della seconda o terza eiaculazione nel giro di poche ore.


Solo quando le pulsazioni del cazzo terminarono il ragazzo si ritrasse, accasciandosi nuovamente sul divanetto, completamente esausto.


Non fece in tempo a ritrarsi che: “cazzo... sto per sborrare anch’io!…aaahhhh”.
Ci eravamo completamente e colpevolmente dimenticate del titolare che dopo essere sceso dal bancone del bar su cui si era appollaiato assieme al DJ aveva continuato a masturbarsi,gustandosi tutta la scena in attesa di poter eruttare sperma a sua volta.
Senza aspettare un nostro cenno di approvazione l’uomo si accovaccio al mio fianco, nella medesima posizione che fino a pochi istanti prima era stata occupata dal ragazzo di Katia.
Questa volta ne io ne lei aprimmo la bocca ma ricevemmo volentieri gli schizzi caldi dell’uomo (in questo caso solo poche gocce) sul viso e nel mio caso sul seno.


“Adesso è il momento di inculare la tua troietta…”. La solita voce baritonale si sovrappose agli ultimi gemiti del gestore che si accasciava spossato sul divanetto, al fianco del ragazzo di Katia.


Guardai la trans alzarsi in piedi, leggermente provata dalla prolungata posizione alla spalle di Francesco.
Aveva proprio un bel cazzo, completamente eretto e ricco di venature prominenti: grondava umori, a causa del lubrificante pre-eiaculatorio che aveva riversato nel culo del mio ragazzo.
A quella vista, istintivamente io e Katia, che si trovava ancora al mio fianco, ci sollevammo a nostra volta in ginocchia di fronte a lei, iniziando a leccare e succhiare quel palo di carne.


“Siii… ripulitelo per bene troieeee…” fu l’invito interessato del trans.


Alcuni istanti e poi, rivolta a me con fare imperativo: “adesso mettiti a pecorina… voglio il tuo culetto...”ansimò.
“Ok vediamo cosa sai fare!”... ancora la mia inguaribile autostima.
Proferii queste parole mentre nel voltarmi facevo segno a Francesco di stendersi sotto di me. Volevo dimostrare a tutti che la mia libertà sessuale andava oltre i loro desideri personali.
Mi impalai senza esitare sul cazzo di Francesco ancora completamente eretto.
Nel frattempo con la mano feci cenno a Katia di avvicinarsi e presala con foga per la testa la spinsi verso il mio deretano facendole capire che volevo essere lubrificata dalla sua lingua.
Mentre Katia completava il suo lavoro scorgevo davanti a me l’ombra che i faretti del bar formavano andando a sbattere sul corpo del trans.
Si masturbava lentamente, in attesa del suo turno.


“Spostati dai…”. Vidi l’ombra iniziare ad abbassarsi dietro di me subito dopo che la rossa aveva invitato Katia a fargli spazio.
Mi stesi completamente sul corpo di Francesco appoggiando la testa a fianco del suo viso. Ansimava.
Stringendogli un braccio con la mano gli feci capire di rimanere fermo in quella posizione. Era completamente dentro di me.
Nel momento in cui sentii le mani del trans appoggiarsi sulle mie natiche inarcai al massimo la schiena spingendo i glutei verso l’alto e rilassando al massimo lo sfintere sperando che questo agevolasse la penetrazione.
La posizione che avevo assunto doveva essere estremamente invitante dal momento che la trans decise di impalarmi dall’alto verso il basso invece che da dietro.
Infatti non si mise in ginocchio ma posizionò i piedi ai lati dei nostri bacini mentre con una mano manteneva un equilibrio precario appoggiandosi e stringendomi un mio fianco.


Sempre grazie all’ombra davanti a me vedevo distintamente che con l’altra mano si teneva il cazzo rivolto verso il basso fra le cosce divaricate, puntandolo verso il mio buchino che percepivo pulsare all’impazzata per l’eccitazione.


“Allargale il culo a questa troietta …”. L’invito della rossa, sussurrato con voce strozzata dal coito ma perfettamente percepibile, era rivolto a Katia che come per un presentimento (o molto più probabilmente per esperienza) si era già accovacciata dietro di noi, occupando parte del posto che in una doppia penetrazione più classica sarebbe stato proprio della rossa.
Mentre Katia mi allargava le natiche scorsi l’ombra del cazzo che si abbassava verso il mio culo e la pressione della mano sul mio fianco farsi più pesante.


In quel momento, perseverando nel non volere lasciare l’ultima parola all’essere che stava per sodomizzarmi, mi venne spontaneo lanciare l’ennesimo guanto di sfida.
Girai il viso verso la trans.
La fissavo negli occhi anche se in quel momento lei era concentrata sullo sfintere che stava per penetrare e…: “cosa aspetti?… inculami puttana!” proferii con tono deciso.
Non so perchè in quel momento mi rivolsi a lei con quell’epiteto al femminile. Probabilmente ho sempre visto queste creature come donne col cazzo piuttosto che come uomini con le tette.
Fatto sta che all'udire quell’espressione lei sollevò a sua volta lo sguardo verso di me.
Sentivo il suo glande già appoggiato al buco del culo che anche grazie alla manovra di Katia era completamente esposto.
La trans continuava a fissarmi mentre, senza soluzione di continuità, proseguiva la sua discesa spingendo il suo bastone nodoso dentro di me. Lentamente ma con decisione, e senza soluzione di continuità.
Quando sentii il glande iniziare ad entrare fui tentata di girare la testa e distogliere lo sguardo, in modo tale da non mostrare nemmeno quel minimo di sofferenza che immaginavo di provare durante i primi istanti della penetrazione. Si tratta di quei pochi secondi (a volte interminabili se il partner non è del mestiere) durante i quali i muscoli dello sfintere si adattano al nuovo venuto.
“Devi resistere” mi dicevo mentre continuavo a fissarlo negli occhi.
Rilassai solo leggermente il capo appoggiandolo sul corpo di Francesco.
Mentre il cazzo scivolava dentro capii immediatamente che il lavoro di lubrificazione di pochi istanti prima stava dando i suoi frutti.
Sentivo i due cazzi insieme dentro di me e godevo.
La trans fermò la sua corsa solo nel momento in cui percepii il suo scroto sfiorarmi il perineo.
“Una troia… sono una troia… non una puttana” fu la replica della rossa, mentre continuando a fissarmi iniziava a risollevarsi.
La leggera pressione di Francesco sui miei fianchi mi fece capire che sotto l’affondo della rossa ero franata completamente sopra di lui e questo gli impediva di ricominciare a muoversi, ora che entrambi i cazzi erano entrati.
Mi sollevai leggermente e credo che la trans, che in quel momento era a sua volta in fase di sollevamento, avesse interpretato il movimento come un invito ad affondare immediatamente il colpo successivo. Il mio continuare a fissarla faceva il resto.
Un colpo, due colpi, trei… il cazzo usciva e rientrava velocemente per tutta la sua lunghezza all'interno delle mie viscere. Nel momento in cui indietreggiava il cazzo della rossa Francesco affondava il suo in fica trovando maggior spazio.
E viceversa.


Lasciai lo sguardo della mia sodomizzatrice solo quando sentii il cazzo di Francesco iniziare a singhiozzare dentro di me.
Conoscevo bene il mio uomo e capii che stava per venire.
“Siii …. vieni amore …. vieni….” sussurai pregustando l’eiaculazione all’interno della mia vagina.
Non avevo però fatto i conti con Katia, ancora posizionata dietro di noi e che di tanto in tanto supportava la trans nel ricondurre il cazzo verso il mio buchetto, nelle poche occasioni in cui fuoriusciva nellandirivieni dentro e fuori dal culo.


“Aaahhhhh ….sborrooooo… aaahhhhh!!” L'esclamazione di Francesco preannunciò l’eiaculazione imminente anche a lei che a quanto pare aveva altre intenzioni.


Sentii la sua mano afferrare l’asta del mio uomo proprio nel momento in cui le pulsazioni sempre più forti annunciavano il sopraggiungere dei primi schizzi.
Quello che successe dopo potei solo intuirlo, grazie ai rantoli di piacere di Francesco e all’ombra sul muro di fronte a me.
Fra un colpo e l’altro del trans intravedevo, dietro l’ombra formata dal cazzo, la parte superiore della nuca di Katia oscillare su e giù, facendo capolino sopra la forma tondeggiante dei miei glutei, mentre sentivo i suoi capelli accarezzare la parte posteriore delle mie cosce.


Mentre attendevo che Francesco terminasse di godere e la trans continuava a stantuffarmi, come una vera e propria ninfomane insaziabile continuavo ad elucubrare e mi dissi che mancava solo un ultimo tabù da sfatare.


Mi aveva sempre affascinato vedere i trans eiaculare nei film porno, ma ero sempre rimasta delusa dalla scarsissima quantità di sperma che erano in grado di produrre. Almeno se non in pochissimi casi.


Tornai quindi a voltare lo sguardo e fissandola negli occhi lanciai l'ultimo guanto di sfida:
“ce la fai a venire puttanella?”.


Lei per tutta risposta continuò a fissarmi infierendo sul mio culetto ormai esausto con alcuni ultimi violentissimi colpi che onestamente faticai a reggere.
Poi uscì dal culo alzandosi di scatto e tirandomi per i capelli con maggior violenza rispetto alle volte precedenti mi fece sollevare da Francesco e girare verso di lei.
Io feci per inginocchiarmi sollevando il viso, convinta che gli ultimi colpi le fossero serviti per raggiungere l’orgasmo e fosse già pronta per venire.
Mi aspettavo un perentorio “apri la bocca che ti sborro in faccia...troia!”.
Invece, niente di tutto ciò.
Sempre strattonandomi per i capelli mi fece stendere supina.
Poi con più dolcezza ma uguale fermezza prese anche la testa di Katia e tirandola per i capelli la trascinò sopra di me mettendola a pecorina, nella posizione del 69.
Io istintivamente allargai le cosce e la trans spinse entrambe le nostre nuche rispettivamente verso l’alto e verso il basso così che le nostre bocche si avvicinassero alle grandi labbra delle fiche gocciolanti. Voleva che ci leccassimo.


Ovviamente la cosa non mi dispiacque e iniziai ad affondare la lingua nella fica di Katia così come lei faceva nella mia.


La trans stazionava in piedi, a gambe divaricate, appena dietro la mia nuca, masturbandosi mentre mi guardava gustare il clitoride di Katia.
Iniziai a pensare che, come avevo immaginato, bene che andasse non sarebbe riuscita a produrre che poche gocce di sperma e attendevo di sentirle cadere sul mio viso oppure vederle appoggiarsi sui glutei di Katia a seconda della potenza dello schizzo.


Invece: “...allargale il culo!” L’ordine che prima era stato rivolto a Katia ora era rivolto a me.
Intanto la trans avanzava leggermente venendo a posizionare i piedi ai lati del mio viso. Uno da una parte e uno dall’altra, mentre le gambe iniziavano ad inarcarsi.


Era intenzionata a ricominciare quello che aveva appena finito con me: voleva inculare Katia.
Pensai che dovevo ammettere, in tutta onestà, che la resistenza e la fisicità della trans erano fuori del comune.


Allargai le natiche di Katia mentre il trans si appoggiava alla parte superiore dei suoi glutei flettendo sempre di più le ginocchia.
Conoscendo ormai le inclinazioni di Katia e sapendo che stava sicuramente pregustando l'imminente sodomizzazione, istintivamente decisi di agevolare l’operazione e senza aspettare che lo facesse la trans presi il cazzo con una mano puntando il glande verso lo sfintere della ragazza.
Tentai di sollevarmi cercando di arrivare a leccarlo, così da ricambiare a Katia il favore fattomi poc’anzi ma non arrivandoci a causa della posizione mi limitai a produrre la maggior quantità di saliva che riuscii in quei pochi secondi. Poi, imprimendo un ultimo colpo di nuca e cercando di avvicinarmi il più possibile al culetto che già pulsava pregustando la penetrazione sputai con forza sperando di cogliere il bersaglio.


Centro! Il grumo di saliva colpì in pieno lo sfintere di Katia e il glande della trans che nel frattempo avevo condotto verso l’obiettivo.
La trans attese alcuni secondi in modo tale che io potessi utilizzare il glande come massaggiatore, così da irrorare al meglio l’ano con la saliva che lo ricopriva.
Poi affondò.
Esattamente come aveva fatto con me entrò subito completamente fino ai testicoli, mentre Katia faceva altrettanto con la sua lingua nella mia fica.
Una volta giunta a destinazione mi prese la testa con una mano aiutandomi così ad arrivare allo scroto. Iniziai a leccarlo e succhiarlo con avidità mentre lei mi sosteneva la nuca.
Notai subito che non era flaccido come la maggiorparte di quelli visti nei film.
Al contrario, era piuttosto rigonfio e i testicoli di un volume tale che avevo difficoltà a farmeli entrare in bocca completamente.


Quando la trans lasciò la mano riportai la testa in posizione di riposo e iniziai a gustarmi la scena.
Da quella posizione privilegiata vedevo perfettamente lo sfintere di Katia adattarsi alle diverse dimensioni del cazzo mano a mano che questo entrava ed usciva.
I colpi si susseguivano senza sosta, sempre più veloci


“Dai … vieni amore… inculami…”. L’esclamazione, questa volta tutt’altro che perentoria, anzi quasi supplichevole della trans mi colse di sorpresa.
Non capivo a cosa si riferisse dal momento che non potevo certo essere io la destinataria, non avendo argomenti per soddisfare la richiesta.
Anche Francesco e il ragazzo di Katia, dopo tutta la sborra versata quella sera, non sarebbero stati in grado di affrontare immediatamente un nuovo assalto.


Mentre continuavo ad arrovellarmi su cosa intendesse dire vidi un cazzo, attempato ma già bene eretto e di dimensioni ragguardevoli fare capolino sopra di me.
Spostai la nuca all’indietro per vedere di chi si trattava.
Riconobbi immediatamente l’uomo che durante l’amplesso nella sala ovale accompagnava la signora il cui cazzo si stava ora trastullando il deretano di Katia.


In effetti lo avevo intravisto seduto fra i pochi avventori rimasti.
Ma a differenza degli altri si era mantenuto molto più in disparte e non sembrava particolarmente eccitato da quanto successo a partire dal momento in cui ero scesa a prendere il caffè. Aveva attirato solo per pochi istanti la mia attenzione, dal momento non aveva mai accennato a masturbarsi rimanendo impassibile nel suo vestito a giacca.
Ricordai, vedendolo impassibile mentre iniziavo a giocare con la sua compagna, di aver pensato che un’eiaculazione a sera poteva essere per lui più che sufficiente vista l’età non più giovanissima e di essermi compiaciuta del fatto che in quella occasione era stato proprio il mio “spettacolo” di poche ore prima a provocarla.


Ora questo castello di opinioni che mi ero fatta sul soggetto stava miseramente crollando alla luce dell’argomento che stazionava all’altezza della mia fronte.


L’uomo, completamente denudato, appariva leggermente sovrappeso ma ancora piacevole e con una notevole prestanza fisica. Stava inginocchiato dietro di noi con le gambe leggermente divaricate mentre la trans allungava una mano dietro di sé per accarezzargli il petto villoso.


Mi resi conto che in quella posizione l’uomo non avrebbe mai potuto soddisfare la richiesta della sua partner, dal momento che il culo di lei era molto più in alto del membro.
Ebbi immediatamente risposta ai miei dubbi.
Il mio sollevare la nuca all’indietro verso di lui, era probabilmente stato interpretato come un segnale di disponibilità, suffragato anche (dovetti ammetterlo) dall’atteggiamento che avevo tenuto per tutta serata.


La verità, comunque, era che quel pezzo di carne che si avvicinava alla mia bocca per essere lubrificato non mi dispiaceva affatto.
Agevolai l’operazione inarcando la schiena e di conseguenza la nuca ancora più all’indietro.
Poi aprii la bocca attendendo che lui me la penetrasse.
L’uomo a sua volte si sporse in avanti appoggiando entrambe le mani sul tappeto da una medesima parte rispetto al corpo di Katia.
Iniziò a scoparmi la bocca con delicatezza.
Capii subito che il suo intento principale non era quello di farsi fare un pompino dalla giovane ragazza di turno ma quello di farmi fare un buon lavoro ai fini di quello che avrebbe fatto successivamente.
Cercai di accondiscendere le sue intenzioni cercando di produrre la maggior quantità di saliva nel minor tempo possibile.


Non dovetti attendere a lungo.
“Ora vieni amore… inculami ...ti prego…”. L’invito della trans al suo uomo significava che poteva bastare.
Lui si risollevò uscendo dalla mia bocca e posizionandosi in piedi dietro di noi puntò diritto il culo della compagna che per agevolarlo fermò il suo andirivieni inarcando al massimo la schiena. Mantenendo una posizione al limite del ginnico si prese le natiche con le mani portandole verso l’esterno.
Io decisi di prendere l’iniziativa e osai: afferrai delicatamente il cazzo dell’uomo tenendolo fra le dita, con l’intento di indirizzarlo verso la giusta direzione.
Per tutta risposta, immagino con riconoscenza, l’uomo mi lasciò immediatamente la guida del suo arnese e ne approfittò per mantenere meglio l'equilibrio appoggiando entrambe le mani sui fianchi della compagna.
Una leggera spinta e il glande che tenevo puntato sullo sfintere scivolò dentro come risucchiato.
“Aaaaahhhh … mmmmmm….” fu la reazione della rossa che riprese ad affondare nel culo di Katia mentre il suo uomo faceva altrettanto con lei.
Entrambe i cazzi finirono la loro corsa all’unisono.


Rilassai nuovamente i muscoli del collo tornando ad appoggiare la nuca sul tappeto.
Katia tornò a penetrarmi con lingua dopo gli istanti di sosta serviti alla formazione di quello strano trenino.
Si ripeteva la scena che in precedenza aveva visto al centro prima me e poi Francesco.
Ora la protagonista era la signora in rosso. Inculava Katia mentre si faceva sodomizzare dal compagno.


Io godevo apprezzando la scena da un punto di vista che certamente tutti i presenti stavano invidiando.
L’andirivieni dei due cazzi lasciava di tanto in tanto fuoriuscire gocce di umore che mi gocciolavano sul collo e sul seno.
Sentivo che stavo per raggiungere l’ennesimo orgasmo della serata.


“Ooohhhh … sto per venire….” preannunciò dopo alcuni colpi più profondi l’uomo.
“Si… sborrami dentro amore..” fu la risposta della trans.
L’uomo diede ancora alcuni colpi più decisi poi si fermò all’improvviso lasciando dentro solo il glande.
Ebbi la netta sensazione che la cosa fosse voluta. Come se volesse ricambiare lo spettacolo di cui lo avevo deliziato per tutta la serata facendomi godere il suo spettacolo, fino in fondo.
Il cazzo iniziò a pulsare e il canale spermatico a gonfiarsi ad ogni impulso per poi tornare alla normale condizione.
Uno, due tre fiotti di sperma entrarono nel culo della rossa.
Poi una pausa più prolungata delle altre, durante la quale l’uomo mugugnando fece uscire completamente il glande paonazzo dal culo della compagna rimanendo comunque a pochi centimetri da esso.
Un’altro singhiozzo del membro e poi un secondo, seguiti da due schizzi piuttosto voluminosi che terminarono la loro corsa sullo sfintere della rossa ancora parzialmente dilatato.
Sentii un brivido intenso quando alcune gocce calde iniziarono a cadere sul mio mento e sul collo.
Poi, mentre lo sfintere si richiudeva completamente l’uomo si accasciò esausto sul tappeto.


“Vuoi ancora la mia sborra troia?”.
Era come se l’uscita di scena del compagno avesse fatto scattare un interruttore nella testa della rossa, tornando a trasformarla da miciona amorosa a pozzo di perversione.
Mi adeguai replicando con un “vediamo cosa sai fare zoccola”.


Mentre lei ricominciava ad assestare colpi brutali nel culo di Katia con l’intenzione di raggiungere l’orgasmo io mi rilassai ulteriormente gustandomi il piacere che stava per invadere anche il mio corpo sotto i continui colpi di lingua della biondina che mi sovrastava.
Sentii l’orgasmo arrivare, strinsi la testa di Katia fra le gambe che iniziavano a tremare convulsamente mentre lei affondava ancora di più la sua lingua nella mia fica che iniziava a schizzare umori.
Non mi capitava spesso di arrivare a spruzzare i miei liquidi vaginali durante l’orgasmo ma quella sera era già successo più volte.
Mentre iniziavo quasi a perdere i sensi a causa dell’intensità dell’orgasmo percepii i miei gemiti di piacere confondersi col “bevila tutta troia!” proferito a voce alta dalla rossa mentre si ritraeva dal culo di Katia.
Chiusi gli occhi .. aprii la bocca e lasciai che l’orgasmo si impadronisse del mio corpo mentre la trans mi scaricava in faccia il suo seme.


CONCLUSIONE:
Uscii frettolosamente dal bagno del locale dopo aver fatto una rapida doccia e cercando di assumere l’atteggiamento della donna che si era involontariamente trovata in una situazione che non aveva cercato . Una volta rivestita con gli indumenti di ordinanza non mi sentivo a mio agio. Mi sentivo fuori posto e non sapevo come avrei reagito se nel tragitto verso l’uscita avessi incontrato qualcuno che non fosse Francesco.
Invece nessuno.
Solo il gestore, dietro il bancone del bar come se nulla fosse successo solo poche decine di minuti prima.
Francesco mi aspettava nei pressi dell’ingresso.
Una volta raggiuntolo proferii solo un “dai andiamo!” senza guardare in faccia il titolare che nel frattempo faceva scattare la serratura dell’uscita proferendo un cordiale “tornate a trovarci quando volete. Sarete i benvenuti. Vi auguro una buona notte”.


“Lo credo bene vecchio maiale” dissi mentre la porta si richiudeva alle nostre spalle e l’aria frizzante dell’alba imminente mi sferzava il viso.
Tolsi la mascherina evitando lo sguardo di Francesco ma sforzandomi di assumere l’aria imbronciata di quando eravamo arrivati.


Lui accennò un sorriso che io ricambiai con uno sgarbato “spero che ti sei divertito” dissimulando un atteggiamento che in realtà non stavo provando ma che il ritorno alla realtà mi obbligava ad assumere.


Ma Frency lo aveva capito.
“Dai amore … mi sembra che anche a te non sia andata così male…” disse dandomi un pizzicotto sul sedere.
“Fanc…” replicai io, cercando invano di trattenere un sorriso spontaneo.