Qualche anno fa mi è capitato di assentarmi un paio di giorni per motivi di lavoro. Al mio rientro mia moglie aveva un aria compiaciuta e birichina, alla quale al momento non avevo dato peso.
La notte, a letto, mi prende in mano l'uccello per iniziare a massaggiarmelo lentamente e guardandomi negli occhi maliziosamente mi dice: «ricordi il ragazzo che sta sostituendo la custode del condominio? Avevi ragione tu, pare abbia proprio un debole per me!»
Io la ascolto in silenzio, apparentemente indifferente.
«Si chiama Kumi, è senegalese. Abbiamo fatto amicizia… L’altro ieri sono scesa a ritirare una raccomandata quando ormai la guardiola era chiusa. Anche se fuori orario, lui, molto gentile, mi ha fatto entrare richiudendo la porta del gabbiotto. Mi ha dato la busta e mi ha indicato la riga del registro dove scrivere la data del ritiro e mettere la firma.»
«È stato simpatico a non fare storie per l’orario», commento distrattamente.
«Mentre scrivevo sul registro» riprende mia moglie «noto dietro la patta del jeans di Kumi un inequivocabile rigonfiamento». Fa una pausa e sorride malandrina.
«Ricordando le tue battute su di lui, l’ho messo alla prova: ho avvicinato la mia mano sinistra al bordo del tavolo, come per sostenermi. Il suo gonfiore era a pochi centimetri, che nel giro di poco sono diventati millimetri e poi…».
«E poi?» sospiro io, mentre lei continua a segarmi piano.
«Poi mi ha appoggiato l’uccello alla mano facendo sempre più pressione. A quel punto, finito di firmare, ho alzato lo sguardo fissandolo con aria interrogativa. Lui aveva gli occhi accesi di desiderio e, nel suo italiano stentato, mi dice “scusa signora!..” e si ritrae. Io decido lì per lì di continuare a provocarlo e tiro giù la zip del suo pantalone frugando avidamente nella patta. A fatica riesco a liberare la sua asta nera, turgida come una sbarra di ferro. Sarà lunga almeno come il mio avambraccio! Con la mano misuro tutto il suo desiderio, ormai straripante…».
«Ah», commento io, sempre sospirando per il massaggio.
«Lui ansimava e si dimenava cercando di avvinghiarmi. Spintami fino a quel punto ho pensato di assaggiare l’enorme attrezzo di Kumi. Mi metto in ginocchio e glielo prendo in bocca, anche se riesco a ciucciarlo solo in minima parte. Troppo lungo! Finalmente un cazzone nero enorme e duro tutto per me! Lui, infoiato come un animale, affondava le mani nei miei capelli cercando di infilarmelo tutto in bocca. Io mi ribellavo: quasi mi strozzava!".
Di tanto in tanto si girava preoccupato per controllare che dalle scale non venisse nessuno; temeva per il suo posto di lavoro. Poi…».
«Poi?..» soggiungo incuriosito io.
«…Poi capisco che lui è vicino all’orgasmo. Estraggo il suo lungo fallo dalla bocca per farlo venire sul mio vestito, che poi avrei lavato. Ma lui a quel punto forza la mano, mi costringe a riprenderlo in bocca e sborra copiosamente fra le mie labbra reprimendo un urlo di piacere. Io, messa alle strette, ingoio tutto, un po’ a fatica per la gran quantità di sperma».
Vedendomi colpito dal racconto, si interrompe e mi chiede: «sei arrabbiato?».
«No…» mentii.
Mi sentivo preso dall’eccitazione, ma anche dalla gelosia. Mi sarebbe piaciuto vedere mia moglie chiavata da un nero, ma avrei voluto organizzare io, e soprattutto esserci. Così mi aveva messo di fronte al fatto compiuto e mi sentivo cornuto a mia insaputa.
«Non sarai mica geloso, vero?» mi dice maliziosamente…
«Mhhh... sì… sì…» grido forte per lo spasimo del godimento, mentre penso "che gran troia!".
Lei, soddisfatta e ormai sicura di averla fatta franca, già leccava avidamente la sborra che avevo versato copiosamente sulla sua mano e sulla mia pancia, continuando a sorridere con malizia e consapevole troiaggine.

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