Quando vide che beveva da sola, appoggiata mollemente al bancone, non esitò un secondo ad abbordarla. Facendo finta di niente le andò vicino e chiese al barman un gin tonic. Era mezzanotte passata e il locale era ormai vuoto e lui si chiese se lei fosse sola o in compagnia. Pensò che non aveva niente da perdere a chiederglielo e che una ragazza di quel tipo non doveva di sicuro essere abituata ad essere abbordata, così decise di essere sfacciato.


“Ciao”, le disse.


“Ciao”, rispose lei con voce intimidita.


“Sei tutta sola?”, gli chiese.


“No, sono con la mia amica, il suo ragazzo e altri che non conosco”.


“Posso offrirti da bere?”


La ragazza si girò verso di lui e lo squadrò da cima a fondo. Lui pensò che era confusa e si vedeva che non si fidava. Vedendola così da vicino, lui confermò il suo giudizio. Il volto di lei era bruttino, gonfio, con gli occhi piccoli e una pettinatura con la frangetta che le stava malissimo. Ma a lui del viso non importava. Quello che lo faceva impazzire era il corpo: grasso, decisamente in sovrappeso, un’esplosione di carne che la maglietta e i jeans che indossava non riuscivano proprio a contenere.


Lui impazziva da sempre per le donne di quel tipo, quelle che sui siti porno venivano definite “chubby” o BBW, anche se nessuno di sua conoscenza sapeva di questa sua passione. Quella ragazza corrispondeva alla perfezione all’oggetto del suo desiderio e lui in quel momento si sentiva molto eccitato. Certo, provarci con ragazze del genere per certi aspetti era come sparare ai pesci nel barile, ma al di là dell’eccitazione lui si riconosceva il merito di dare fiducia, e sperava anche piacere, a una che di certo non era contesa da una fila di spasimanti. Senza presunzione, infine, sapeva che a conferire un ulteriore motivo di confusione per ragazze del genere era la sua indubbia avvenenza, il bel viso dagli occhi neri e dal naso regolare, il corpo atletico e l’eleganza nel vestire che lo distingueva immediatamente dai coatti. E poi con le donne, fossero belle o brutte, madre o grasse, ci aveva sempre saputo fare. Quindi capiva benissimo l’esitazione di lei.


“Scusami, non voglio certo disturbarti – le disse vedendo quanto lei fosse esitante – E’ che sono solo, di venerdì sera e mi fa piacere fare due chiacchiere con una ragazza carina”.


Lei arrossì un poco e le gote si tinsero di rosso.


“Va bene grazie – disse – Prendo una vodka alla pera”.


Lui ordinò da bere e si presentò.


“Giovanni – disse allungando la mano tesa – Piacere”.


Lei tese la sua mano, piccola e paffuta, e gli sorrise.


“Piacere, Fabiola”.


“Com’è che sei da sola? Dov’è il tuo ragazzo?”


“Sono single da un anno – rispose Fabiola con una voce da pulcino bagnato – E tu?”


“Oh, anche io. Storia finita sei mesi fa”.


Fabiola gli appariva decisamente timida e lui si chiese se questo potesse essere un ostacolo per riuscire a scoparsela quella sera stessa. Però rifletté sul fatto che lei non doveva avere troppe occasioni per fare sesso, e questo deponeva a favore della sua vittoria.


Il barman aveva appena servito i cocktail quando furono interrotti.


“Fab, vieni di là?”, chiese una ragazza mettendosi tra di loro.


Fabiola fece le presentazioni.


“Giovanni, lei è Claudia, la mia migliore amica. Lui è Giovanni, ci siamo conosciuti adesso”.


Claudia doveva essere una tipa molto più esuberante di Fabiola, parlava a voce alta e aveva un tono squillante. A lui bastò solo uno sguardo perché gli venisse duro. Anche Claudia era decisamente over-size, solo che a differenza di Fabiola era carina malgrado i chili di troppo e indossava un vestito sexy con sfacciato esibizionismo.


“Ciao, caro! – gli disse Claudia – Ci stai a provare con la mia amica?”


Fabiola avvampò.


“Dai, smettila! Sempre a fare la cretina…”


Lui rise.


“Beh, non credo ci sia niente di male a volere conoscere una bella ragazza – disse – Anzi: adesso due belle ragazze”.


Claudia diede di gomito a Fabiola, evidentemente imbarazzata dalla sua presenza.


“Come no – disse – Due belle ragazze con non sai quanti chili di troppo”.


Ecco il gancio che lui aspettava, l’opportunità per uscire con la sua battuta perfetta.


“Chiariamo una cosa – disse – Per me non esistono ragazza ciccione o grasse o quello che vi pare: per me esistono solo ragazze più o meno formose, e a me piacciono quelle formose”.


Claudia e Fabiola si sciolsero entrambe in un brodo di giuggiole.


“Ma tu sei da sposare!”, gli disse Claudia.


Fabiola si era rianimata.


“Ti prego: quella me la devo segnare”, disse, adesso evidentemente più a suo agio.


Lui indicò un tavolo da quattro posti poco distante da loro.


“Ci sediamo, vi va?”.


“Certo”, dissero le ragazze.


Lui si mise in modo da averle entrambe accanto. Una volta preso posto, Fabiola si voltò verso Claudia.


“E se arriva Paolo?”, le chiese preoccupata.


Claudia scosse le spalle, sbuffando.


“E chi se ne frega! Non lo reggo più”.


Poi si avvicinò a lui, in modo complice.


“Paolo è il mio ragazzo e sta di fuori con alcuni suoi amici. Io lo voglio lasciare, ma lui proprio non accetta la cosa”.


“Beh, lo capisco – disse lui – Anche io con te farei lo stesso”.


Claudia gli sfiorò la mano.


“Certo che sai farli i complimenti”, disse.


Fabiola evidentemente stava soffrendo a causa dello show dell’amica che le aveva rubato il posto sotto i riflettori: cosa che lui prese per un buon segno. Ma poi fu distratto quando si accorse che Claudia sotto il tavolo aveva appoggiato la sua gamba alla sua, e pensò che non dovesse trattarsi di un gesto casuale. Aveva già il cazzo duro da diversi minuti e si sentiva abbastanza fuori di testa da mettere da parte ogni incertezza.


“Che lavoro fate?”, chiese, mentre appoggiava la mano sulla coscia che il vestito di Claudia lasciava scoperta. Lei non si mosse e lui la carezzò.


“Io lavoro alle Poste”, disse Fabiola.


“Io sono segretaria d’azienda”, disse Claudia.


Sarà stato l’arrapamento per avere vicino due ragazze grasse o per il tanto alcol bevuto, ma lui non ci pensò due volte e con la mano, piano piano, senza farsi vedere da Fabiola, tirò su il vestito di Claudia fino a raggiungere le mutandine. Claudia fece un lungo sospiro ma non si mosse.


“Tu invece che lavoro fai?”, gli chiese Fabiola.


“Gestisco una piccola azienda di ricambi per automobili”, inventò.


“E ti piace?”, gli chiese Claudia con la voce appena in affanno.


“Diciamo di sì”, rispose lui, con faccia impassibile, mentre il suo dito indice superava il solco degli slip di Claudia e puntava dritto verso la figa. Quando la raggiunse cominciò a strofinarla con lentezza e poi la penetrò, cominciando un ditalino leggero in modo che Fabiola non potesse scoprirli.


Claudia sbuffò, un po’ sudata.


“Che caldo! – disse, avvampando e sventagliandosi con la mano – Voi non avete caldo?”


“Io no”, disse Fabiola.


“Neanche io”, disse lui, affondando di nuovo il dito nella figa che era tutta bagnata.


“Come mai sei qui da solo?”, le chiese Fabiola.


Lui affondò di più il dito nella figa di Claudia e continuò il suo ditalino, come se niente fosse.


“Stasera i miei amici erano già impegnati, ma non avevo voglia di stare in casa”.


Vide con la coda dell’occhio che Claudia stava facendo molta fatica a trattenersi, ma Fabiola aveva occhi solo per lui.


“E a quanto pare ho fatto benissimo a uscire”, disse.


Claudia a quel punto serrò rigidamente le gambe, mentre il suo dito era ancora dentro di lei, e lui capì dalle contrazioni della figa che stava venendo. Quando la figa si rilassò, Claudia buttò fuori un sospiro.


“Mi sa che vado a fumarmi una sigaretta”, disse con voce malferma, mentre lui la guardava e si metteva sfacciatamente in bocca il dito con cui l’aveva fatta godere.


Poi, come dal nulla, spuntò accanto a loro un ragazzo alto, magro e dall’aria incazzata.


“Beh? – disse rivolgendosi a Claudia – Che stai a fa’?”


Lui era certo di non essere stato scoperto, perché se no quel tizio gli avrebbe già messo le mani addosso.


Claudia sbatté la mano sul tavolo.


“Paolo, sto solo parlando!”


Paolo si rivolse a lui con uno sguardo d’odio.


“Dai, esci – gli disse – Sistemiamo le cose di fuori”.


“Paolo, non stai capendo…”, disse Fabiola.


“E stai a fare la figura dello stronzo!”, alzò la voce Claudia.


Lui reagì con flemma.


“Senti – gli disse – Adesso io finisco di bere questo drink con le mie amiche e poi sono a tua disposizione”.


Paolo ci stette a pensare sopra, mentre Claudia si alzava e lo portava fuori dal locale.


Fabiola fece una faccia costernata.


“Mi dispiace – disse – Ma quando è geloso non capisce niente”.


Lui fece il disinvolto, mentre metteva una croce su Claudia perché ormai era impossibile riuscire a scoparla. Poco male, però, perché aveva una buona ruota di scorta.


“Non mi spaventa un coglione simile – disse – E poi, se proprio vuoi saperlo, per una come te varrebbe il rischio di prendere qualche pugno”.


Fabiola sorrise.


“Grazie”, gli disse.


Allora lui le si avvicinò e la baciò sulla bocca. Al suo contatto Fabiola aprì subito la bocca senza esitazione. Le loro lingue si carezzarono, poi si intrecciarono, mentre lui sentiva che il cazzo gli premeva un po’ troppo contro i pantaloni. Quando fece per staccarsi, Fabiola lo trattenne e così continuarono a prolungare quel bacio umido e profondo.


“Quanto sei bello”, gli disse alla fine Fabiola, con tono incredulo.


“Anche tu”, gli disse lui.


Ormai era sicuro che, salvo imprevisti, se la sarebbe scopata tra poco e solo l’idea di vedere nudo quel corpo così grasso lo faceva impazzire. Sentì una mano posarsi sulla sua spalla. Era Paolo.


“Oh, scusami – gli disse costernato – Non avevo proprio capito un cazzo”.


Si strinsero la mano.


“Nessun problema”, gli disse.


Alle spalle di Paolo, Claudia lo guardava ghignando con aria strafottente.


Lui le strizzò l’occhio e lei, di nascosto, ricambiò.


Uscirono tutti da locale, lui e Fabiola mano nella mano, e lui incrociò le dita perché dalla risposta di lei alla domanda che stava per farle sarebbe dipeso tutto.


“Vuoi un passaggio per tornare a casa?”, le chiese.


“Va bene”, disse Fabiola, e lui seppe con certezza che la sua notte era appena cominciata.


Salutarono il resto della compagnia. Claudia diede di gomito a Fabiola.


“Mi raccomando – disse in modo che anche lui potesse sentirla – Fa’ la brava”.


Quando lui la baciò sulla guancia Claudia sussurrò: “Sarà per la prossima…”


Rimasti soli si ripresero per mano, come due fidanzati.


“Ho parcheggiato la macchina a due passi”, disse a Fabiola, che gli diede un bacio leggero sul collo.


Arrivati alla macchina, lui aprì lo sportello per farla salire, salì e si sporse verso di lei per scaldarla con un altro bacio appassionato. Fabiola rispose con passione, ancora più eccitata di prima, e lui si chiese da quanto tempo non stava scopando.


“Ti va di venire a casa mia?”, le chiese con voce dolce.


Lei ovviamente accettò.


Un quarto d’ora dopo erano nella sua camera da letto, in piedi, abbracciati, impegnati a baciarsi e a palparsi. Con somma gioia di lui, Fabiola gli tirò fuori il cazzo dai pantaloni e si mise a menarglielo.


“Ah, ma che porca che sei…”, le disse lui.


Fabiola aumentò il ritmo della sega.


“Perché ti stupisci? – gli chiese – Non mi conosci per niente”.


Lui, per tutta risposta, la spinse facendola cadere sul letto e le si sdraiò accanto per baciarla ancora. Si accorse che adesso lo eccitava anche il fatto che fosse bruttina, cosa che senza nessun motivo collegava al fatto che fosse una cagna in calore.


Dopo qualche minuto si tirò su e le sfilò prima un sandalo e poi l’altro. I suoi piedi erano tutto sommato carini, senza imperfezioni salvo il gonfiore dovuto ai chili in eccesso, e lui li baciò con trasporto. Poi si chinò su di lei che aveva alzato le braccia per aiutarlo a sfilarsi via la maglietta. Appena gliela tolse gli si mozzò il respiro. A parte due tette enormi strette nel reggiseno, il corpo di Fabiola era esattamente come lui lo desiderava. Il grasso in eccesso era così tanto da avere scavato un solco all’altezza della linea superiore dei fianchi, creando un rotolo che arrivava fino all’ombelico. Dall’ombelico al girovita c’era un altro rotolo, stupendo come il prima.


“Sei fantastica”, le disse lui slacciandole il reggiseno


Aveva ragione: le tette erano grandissime e, appena libere, si rilasciarono flosce sul petto.


“Davvero ti piaccio?”, le chiese Fabiola.


“Da morire”, rispose.


Poi, come se fosse mosso da un impulso febbrile, le slacciò i jeans, le sollevò le gambe e glieli sfilò via, non accorgendosi che nella foga le aveva tolto anche le mutandine. Per qualche momento rimase come stordito a guardare quelle grosse cosce e, soprattutto, la figa depilata dietro la quale intuiva la presenza di un culo gigante.


“Sei così bella che non so da dove cominciare”, le disse.


“Comincia da dove preferisci”, le disse Fabiola, che ormai rilassata stava mostrando aspetti molto interessanti della sua personalità.


Lui allora si gettò fra le sue tette, tirandole su per affondarci la faccia dentro. Erano morbidissime e pesanti e mostravano ai lati tanti segni di smagliature. Mentre lui ci giocava, si accorse di avere la punta del cazzo molto bagnata. Così si tirò su e la strusciò sopra un capezzolo, lasciandolo lucido e duro.


“Riesci a succhiarlo?”, chiese a Fabiola, ormai senza più nessuna paura di inibirla.


“Secondo te?” rispose lei.


Divertita da quella richiesta, Fabiola sollevò la tetta e portò il capezzolo in bocca e lo ciucciò. Quando lasciò ricadere la tetta, lo guardò con aria di sfida.


“Sei fantastica”, lui le disse.


Poi passò il cazzo anche sull’altro capezzolo, ma quando lei fece per sollevarsi di nuovo la tetta, lui la fermò e le succhiò avidamente il capezzolo. A quel gesto Fabiola dischiuse la bocca per lo stupore.


“Anche tu sei un discreto porco…”, gli disse.


Lui nono le rispose. Indietreggiando nel letto si fermò solo quando la figa di Fabiola era davanti alla sua bocca. Guardò le cosce immense, che scoppiavano di cellulite, e lui ebbe un giramento di testa.


“Vuoi che ti lecchi la figa?”, le chiese.


“Sì, certo”, sussurrò lei.


“E allora dimmelo. Voglio sentire che mi chiedi di leccarti la figa”.


Fabiola allora dischiuse un poco le gambe.


“Potresti leccarmi la figa per favore?”, gli chiese sorridendo.


Lui ci si buttò dentro. Di solito, quando leccava una figa, era metodico nel muovere la lingua, partendo dalle grandi labbra e, colpo dopo colpo, arrivando al clitoride. Adesso invece la foga sessuale lo spinse a procedere forsennatamente, dentro e fuori, a seconda di cosa l’impulso gli comandava. Mentre si perdeva in quel meraviglioso bosco umido, sentiva Fabiola gemere sempre più forte, fino a quando lei gli chiese di smettere.


“Vuoi farmi venire subito?”, gli domandò.


Lui risalì sul materasso fino a quando non furono accanto e le ficcò la lingua in bocca.


“Senti che sapore stupendo che hai…”, le disse.


Per tutta risposta questa volta fu Fabiola a scendere con tutto il corpo all’altezza del suo cazzo per cominciare a spompinarlo. Lui vide la bocca di lei prendersi una cura sapiente della sua verga, ed era uno spettacolo bellissimo, ma le chiese di continuare dandogli le spalle in modo che potesse vederle il culo. Lei obbedì e gli occhi di lui si persero in quel paradiso gigantesco, che cominciò a carezzare tutto, mentre il pompino diventava sempre più incandescente.


“Basta, ti prego! – le disse – O adesso rischio di venire io…”


Fabiola si interruppe e gli si gettò addosso, golosa, felice, più lercia che mai.


“Quando racconto a Claudia come la lecchi la faccio rosicare come una matta”, gli disse.


“Davvero? – chiese lui stupito – Vi raccontate anche queste cose?”


“Io mi confido solo con lei, e lei pure – disse Fabiola – Lo facciamo da sempre”.


Lui rise.


“Piuttosto, non immaginavo che tu fossi una maga del pompino”, le disse.


“Hai goduto?”


“Cazzo, se ho goduto!”


“Diciamo che ho avuto modo di allenarmi molo”, disse Fabiola facendogli una linguaccia.


Lui si stupì per davvero.


“Sul serio? Sei una che scopa molto?”, le chiese.


Lei lo baciò leggermente le labbra.


“Diciamo che se ho voglia di cazzo non faccio fatica a trovarlo”.


Lui non si sarebbe mai aspettato una risposta del genere, ma fece finta di nulla.


“Adesso me lo metti dentro o vuoi passare il resto della notte a parlare?”, lo provocò Fabiola.


“Come ti piace prenderlo? Voglio fare tutto quello che ti fa godere di più”.


Fabiola si strinse il cazzo in mano.


“Quanto è duro…”, disse.


Poi ci pensò sopra.


“Che ne dici di partire con uno smorzacandela?”, gli propose.


Lui si sdraiò per bene, mentre lei non gli aveva ancora mollato il cazzo.


“Che aspetti? – le chiese – Sieditici sopra”.


Cominciarono così una scopata che, a sentire dai loro versi, fu spettacolare. Lui scoprì che Fabiola amava davvero il cazzo e che sapeva prendersene cura e farlo godere in modo incredibile. Una volta che lo aveva dentro, sapeva stringere le pareti della figa come se fossero le dita di una mano, tenendolo stretto sia che lo rilasciasse sia che lo risucchiasse dentro di sé. Lui si godette per intero quell’esplosione di grasso che tanto lo attizzava. Sotto i colpi del suo martello, tutto di lei tremava facendolo uscire fuori di testa, al punto che lui ebbe il dubbio che lei si stesse muovendo in modo consapevole, come se sapesse che lui fosse un patito delle ciccione. Scoparono in ogni modo e maniera, grondando umori e sudore, lui dando prova di essere insaziabile, lei di essere flessuosa nei movimenti malgrado la sua mole.


“Adesso prendimi a pecora – gli disse Fabiola – Però non venire. Semmai facciamo una pausa e ricominciamo”.


Lui aveva rimandato il più possibile quella posizione, perché sapeva che non sarebbe riuscito a trattenere a lungo l’orgasmo. Però non disse niente a Fabiola, preferendo guardarla mentre si metteva a carponi, mostrando quel culo maestoso in tutta la sua grandezza, come fino ad allora non aveva mai fatto. Lui aveva perfino paura di guardarlo per quanto lo eccitava e pensò che tutte le donne grasse che si era scopato fino a quel momento non avevano un culo come quello. Come prima cosa volle allargare quei glutei stupendi per scoprire bene il buco. Quando lo vide, nero e provocante, gli passò sopra la lingua, una volta sola per vedere come lei avrebbe reagito. Fabiola fece un mormorio di piacere e lui allora cominciò a pennellarlo e a succhiarlo tutto. Si accorse che il buco era piuttosto slabbrato, cosa che voleva dire una cosa sola: che qualche cazzo lo aveva sfondato e rotto per bene.


“Ti piace prenderlo nel culo, vero?”, le chiese.


Fabiola smise di mugolare e voltò la testa verso di lui.    


“Cos’hai detto?”, domandò con voce stupita.


“Che ti piace prenderlo nel culo”, ripeté lui.


Fabiola gli sorrise e gli agitò il culo davanti al viso.


“Chissà…”, fece maliziosa.


Lui le stuzzicò il buco con l’indice.


“Io giurerei di sì”, disse.


Fabiola spinse il bacino contro il dito di lui facendolo entrare in parte nel culo.


“Come lo hai capito?”, gli chiese ridendo.


“Perché lo hai tutto frastagliato come il bocciolo di una rosa”, rispose.


Fabiola mormorò qualcosa di incomprensibile.


“Dici le cose sempre in modo così carino”, gli disse.


Lui non volle perdere altro tempo.


“Ti va se t’inculo? – le chiese – Ti prego… Non riesco a resistere”.


Fabiola, senza dire una parola, per tutta risposta rilassò le braccia sul letto e si sdraiò fino all’altezza della pancia, in modo che il culo si alzasse per bene. Lui non seppe trattenere la gioia.


“Sei fantastica! – le disse – Non ti preoccupare, inizio facendo piano”.


La reazione di lei lo lasciò quasi tramortito dallo stupore. La vocina timida e i modi remissivi di quando si erano conosciuti, poche ore prima, erano ormai un ricordo. Ora quella che si stava donando a lui era tutta un’altra ragazza.


“Sbattimelo dentro subito – le disse in un modo che a lui parve quasi un ordine – Se vuoi venirci dentro, fallo pure”.


Lui obbedì immediatamente. Con un colpo secco le ficcò il cazzo in culo, facendola gridare di piacere. Poi cominciò a sbatterla con foga animalesca. A ogni colpo gli scappava un verso roco di godimento, mentre lei cominciò a emettere un mugolio continuo. Lui non capiva più niente e non sapeva se a farlo godere di più era il suo cazzo che entrava e usciva da quel buco spanato o quel culo spaziale, immenso e morbido che stringeva tra le mani.


“Ancora! – gridò Fabiola dopo poco – Ancora! Sto venendo!”


“Sì! Vengo anch’io!”, gridò lui.


L’immagine del culo di lei pieno del suo cazzo era la cosa più bella che avesse mai visto da quando faceva sesso e continuò a sbatterla con tutta la forza che aveva.


“Ecco! – gridò Fabiola – Ecco! Adesso! Sto venendo! Vengo! Vengo!”


A quelle parole lui finalmente poté lasciarsi andare.


“Vengo! Vengo! Vengo!”, urlò mentre sentiva il suo cazzo contrarsi nell’orgasmo.


“Sborrami in culo! Sborrami in culo!”, lo implorò Fabiola mentre tutto il suo corpo sussultava.


Lui la inondò, folle di gioia, beandosi della vista della pancia di lei che non smetteva di oscillare.


“Sborro! Sborro!”, urlò a ogni schizzò dentro quel tunnel del piacere.


Quando finì, Fabiola si staccò e si girò verso di lui per prenderglielo in bocca. Lo spompinò per un po’, fino a quando si staccò passandosi una mano sulla bocca.


“Non volevo che si perdesse neanche una goccia”, gli disse.


“Sei strepitosa – gli disse lui in estasi – Non ricordo un’altra scopata come questa”.


Rimasero a riprendere le forze, uno accanto all’altro, scambiandosi qualche bacio.


“Allora racconterai tutto a Claudia?”, lui le chiese.


“Tutto quanto, dalla A alla Z”, rispose Fabiola.


“E come pensi che Claudia reagirà?”


“Oh, in questo periodo si sta scopando il migliore amici di Paolo che, per diretta esperienza, ti garantisco che a letto è un discreto fenomeno”.


Lui sentì un pungolo di gelosia piantarsi nello stomaco.


“Più bravo di me?”


“La prima volta che me lo sono scopato non fu granché, mentre tu invece sei stato da subito bravissimo – disse Fabiola – Però poi cominciò a migliorare notevolmente… Per te si tratta di rimanere all’altezza”.


“Questo significa che vuoi scoparmi ancora?”, le chiese lui.


“Certo, perché no”.


Fu così che lui si accorse di come avessero invertito i ruoli. Adesso era lui a sperare che lei continuasse a volerlo, che lo scegliesse di nuovo tra i tanti che evidentemente la desideravano al suo stesso modo. Lei invece manifestava una sicurezza di sé quasi sfacciata. Gettata la maschera della ragazza sfigata del primo approccio, si era rivelata una donna sicura e consapevole di quanto fosse eccezionale nel fare sesso.


“Dov’è il bagno?”, gli chiese Fabiola interrompendo le sue riflessioni.


“La porta accanto a sinistra”.


Nel vederla camminare nuda, portandosi dietro tutto quel grasso, sentì il cazzo voglioso di scopare di nuovo. Quando lei rientrò nella stanza, si fermò in piedi davanti a letto. Gli lanciò uno sguardo quasi di sfida. Nella mano stringeva il dildo col quale lui si inculava quando si faceva le seghe. Lo aveva portato in bagno per lavarlo e aveva scordato di rimetterlo nel cassetto del comodino.


“Cos’è questo?”, gli chiese Fabiola con tono canzonatorio.


Lui capì che a quel punto tanto valeva giocare a carte scoperte.


“E’ il mio amichetto che uso per godere nel culo”, rispose.


Fabiola fece un’espressione di compiacimento.


“E usi solo questo o anche quelli veri?”


“Ogni tanto anche quelli veri, ma raramente”.


Fabiola gli sorrise maliarda.


“Certo che non scherzi in materia di sesso?”


“Dai, dammelo che lo metto via”, gli disse lui.


Fabiola scosse la testa.


“No, no, tesoro. Questo per ora lo tengo io”.


“Non l’ho mai usato come le donne – disse lui, con tono serio – Non mi eccita essere inculato da una donna, proprio non mi va”.


Fabiola gli lanciò il dildo. Poi si avvicinò al letto, a un passo da lui. Si mise in una posa marziale, con le gambe aperte e le mani appoggiate sui fianchi.


“Ti devo proprio fare impazzire, vero?”, gli chiese.


Lui non seppe cosa rispondere, non capiva più cosa stesse succedendo, ma fece di sì con la testa.


Fabiola allora sollevò le sue tette enormi e le lasciò ricadere, poi si strinse tra le mani i rotoli di ciccia dello stomaco e infine girò su sé stessa per mostrargli il culo.


“Mi vuoi da morire, vero?”, gli chiese.


Lui sentì il desiderio cominciare a divorarlo.


“Proprio così – le rispose – Ti voglio a morire”.


“Adori le donne come me, vero? Quelle grasse…”


“Sì, tantissimo”.


Fabiola allora gli tese la mano.


“Cosa c’è? – chiese lui – Non capisco”.


“Se vuoi scoparmi ancora, mi ridai il tuo giocattolo e ti fai inculare per bene. Se ti rifiuti di farlo, è stato bello e addio per sempre”, disse con tono che non ammetteva repliche.


Lui sentì la testa girargli. Il cazzo gli tirava da impazzire e quella ragazza davanti a lui, strabordante e puttana, non gli dava alternative. Così prese il dildo e glielo porse.


“Ok – le disse – Tutto quello che vuoi”.


Fabiola gli sorrise vittoriosa.


“Chissà che faccia farà Claudia domani, quando glielo racconterò”.