Dico “fatto l’amore” e non “fatto sesso” perché, per quanto mi riguarda, ciò che è accaduto ha coinvolto anche i miei sentimenti nei suoi confronti, e non solo i nostri sessi.


Ma andiamo con ordine: mio marito Manuel ed io siamo stati invitati all’inaugurazione di “B&W Sexy Portraits”, una mostra fotografica personale di un nostro carissimo e intimo amico, Franco, fotografo di fama internazionale, che ha esposto i propri lavori in una nota galleria d’arte di Amalfi.


L’invito ci è giunto anche perché due delle immagini esposte ritraggono me. Franco ha insistito fino all’esasperazione affinché gli facessi da modella. Inizialmente riluttante, infine ho accettato, un po’ per compiacere la mia vanità, un po’ per fare contento il nostro amico, che lavora spesso anche per la nostra azienda e, soprattutto, per far felice mio marito, che trasse molta eccitazione, assistendo al set fotografico.


La costiera Amalfitana non è tra le nostre mete usuali, solamente per via della distanza che la separa da casa nostra, in provincia di Como ma, per il resto, è un luogo favoloso, specialmente nei mesi poco frequentati dai turisti, come agli inizi di maggio, quando ci siamo recati noi, approfittando dell’occasione per trascorrere anche un lungo e rilassante weekend.


Il venerdì lo abbiamo passato al mare, di cui non posso fare a meno, con buona pace del mio dolce marito, che accondiscende alle mie lunghe permanenze in spiaggia, giusto perché gode in modo trascendentale a vedere la mia bellezza, esposta maliziosamente agli sguardi degli altri bagnanti.


Il mattino seguente, dopo colazione, abbiamo fatto un giro per Amalfi, concedendoci un po’ di shopping. Abbiamo pranzato in un bel ristorantino caratteristico, che offriva cibo veramente delizioso e un panorama mozzafiato.


Il vernissage della mostra sarebbe stato alle diciotto, così, dopo il lauto pasto, siamo tornati al nostro albergo. Io non amo fare la “pennica” pomeridiana, ma preferisco leggere, mentre Manuel si riserva un paio di orette di sonno. Però, quel giorno, vuoi che era ancora eccitato dalle mie esibizioni marine del giorno prima, vuoi perché era dal martedì precedente che non facevamo l’amore, così ha iniziato a tampinarmi dolcemente, sperando che gli concedessi un po’ di sesso.


Quasi avessi avuto un presagio di quanto sarebbe successo da lì a poche ore, ho preferito tenermi “carica”, così gli ho concesso “solamente” un succulento pompino, che lui ha dimostrato di gradire molto, ricompensando la mia bravura fellatoria, scaricando nella mia bocca, anche piuttosto velocemente, il suo abbondante carico di crema.


Mi premurai di restituirgli subito il saporoso regalo, andando a dargli un bel bacio profondo, con la bocca ancora piena di quanto suo.


Un’ora prima del nostro appuntamento, abbiamo iniziato a prepararci per la serata. Manuel ha voluto che indossassi lo stesso miniabito con il quale sono stata ritratta in una delle foto esposte, cioè quello asimmetrico, bianco e nero, con una sola manica. Il capo è veramente sexy ma molto indecente, in quanto è cortissimo, tant’è che, quando lo acquistai, trovai in dotazione anche un paio di shorts dello stesso tessuto, in verità molto striminziti pure loro, che, secondo le intenzioni del produttore, avrebbero dovuto incoraggiare l’acquisto del miniabito da parte di quelle donne, o ragazze, che non hanno la mia stessa spudoratezza. Infatti, che io sappia, ne vendettero solo uno: il mio!


Nella foto esposta, non indossavo gli shorts sotto il vestito, così ho deciso di non metterli nemmeno in occasione della mostra, ahimè non tenendo presente che Amalfi è tutta un saliscendi di scale e vicoli scoscesi, così le mie cosce, e tutto quello che ci sta in mezzo, coperto solamente da un piccolo tanga nero elasticizzato, è stato permanentemente esposto a tutti gli sguardi.


Per tutto il tempo, mi sono sentita “a zoccol’e Surrient”, mentre Manuel entrò in estasi mistica e ne uscì solo il giorno dopo.


Arrivati alla galleria d’arte, con circa dieci minuti d’anticipo, abbiamo incontrato il nostro amico che ci ha fatto mille feste, scusandosi di non aver potuto pranzare con noi, perché impegnato a definire gli ultimi dettagli della mostra. Scherzosamente, mi ha perfino rimproverato di essermi vestita come nel mio ritratto, temendo che la modella, dal vivo, gli sminuisse la foto.


Alle diciotto in punto, il curatore della mostra ha dato inizio al vernissage. Dopo i discorsi di circostanza, Franco ha ringraziato della partecipazione tutti i presenti, i suoi collaboratori e, non per ultima, la sottoscritta. Così, per chi ancora non lo aveva notato, gli intervenuti poterono gustarsi, dal vivo, il soggetto di due lavori esposti.


L’evento è poi proseguito con il rinfresco, durante il quale sono stata avvicinata da parecchie persone che si complimentavano con me e mi facevano mille domande, la maggior parte molto banali: “Ma lei non è italiana, vero?”, oppure: “Lei è la moglie del fotografo?”, o anche: “Dove posso comprarlo l’abito che indossa?” chiesto da una sedicente critica d’arte di almeno settant’anni, un metro e cinquanta, cento venti chili!


Ad un tratto, mentre Manuel si intratteneva con il suo amico dall’altra parte della sala, mi si avvicina una signora, che non avevo notato in precedenza, evidentemente appena arrivata. Fui subito molto colpita dalla sua bellezza, tipicamente mediterranea, con lunghi capelli nero corvino, un fisico maestoso, disegnato e inguainato da un bellissimo vestito in seta grigio, accollato, ma con un profondo spacco anteriore.


Quel capo delineava splendidamente un seno sfacciatamente prorompente e un sedere michelangiolesco, esaltati da una vita piuttosto stretta.


Il suo collo era adornato da una collana di perle color antracite, lucidate a specchio.


In cima a tutte quelle sfumature di argento, grigio e nero, spiccavano, come due fari in una notte senza luna, e unica nota di colore, due splendidi occhi, verde smeraldo, vivi e profondi.


Mi ha approcciata con voce suadente, con un leggero accento partenopeo: “Buona sera, sei Monica, suppongo…”


“Sì, sono io.” ho risposto, piuttosto sorpresa che conoscesse il mio nome.


“Non avrei potuto non riconoscerti. Io sono Giovanna…”


Inizialmente, non sono riuscita ad associare quel nome a nessuno di mia conoscenza, per cui sono rimasta a guardarla, mentre nella mia mente scorrevo il mio database visuale.


“Non sei tu che hai mandato le due foto, che vedo esposte qui, ad un blog “un po’” particolare?”


“Oh, allora sei tu! Giovanna Esse!” dissi d’impeto, travolta dalla sorpresa, forse con un tono un po’ troppo squillante per il contesto della galleria d’arte. Ho pensato che non avevo mancato di fare la mia figura da oca, mentre ci scambiavamo tre baci sulle guance.


Appoggiando la sua mano su un mio fianco, la bella Giovanna mi ha accompagnato un po’ più in disparte, in modo che potessimo avere una conversazione più riservata.


“Ma sei veramente splendida, cara. Nelle foto che ho ricevuto, avevi il viso offuscato, ma, ora che lo vedo, comprendo perché tuo marito ti descrive come una bellezza sconvolgente…”


“Ti ringrazio, ma sarà anche merito della felicità che sto provando, trovandomi di fronte alla mia cara e unica amica di penna, che mi ero, fino ad ora, solo potuta immaginare.”


Al che, non ho potuto fare a meno di abbracciarla. Anche se l’avevo stretta a me solo per qualche istante, sentii nettamente i suoi ormoni femminili penetrarmi nelle narici e, insieme all’immagine di lei, provai già una certa attrazione, supportata dall’affinità di gusti e pensieri che avevamo avuto modo di scambiarci, nelle e-mail che ci eravamo scritte, da quando propose a Manuel di fargli un’intervista, da includere nella presentazione della nostra raccolta di racconti su RaccontiErotici.eu.


Poi, ricambiai doverosamente i suoi complimenti: “Anche tu sei bellissima. Sei come Antinea, la regina di Atlantide, dalla bellezza fatale, tanto che non poteva mostrare il proprio volto, perché la sua visione portava tutti gli uomini alla pazzia. Non vedo l’ora di presentarti Manuel, sempre che di vada di farti riconoscere anche da lui…” azzardai.


“Ma certo, mia cara. Che problema c’è?”


“Dai, andiamo da lui.” dissi, indicando in direzione di mio marito, ancora in compagnia del suo amico.


Giovanna guardò incuriosita nella direzione che le avevo indicato, cercando di capire in anticipo chi, dei due baldi uomini, fosse il mio amore.


Quando siamo arrivate da loro, entrambi si sono voltati e Manuel mi ha squadrata subito, con aria interrogativa, vedendomi veramente raggiante, mentre mi fregavo le mani dalla contentezza.


“Monica, ti vedo… effervescente! Ti piace la mostra?” mi chiese Franco.


“Sì, molto, ma sono anche felice di aver incontrato la mia carissima amica, Giovanna.” risposi, presentandola.


Manuel non aveva ancora capito chi fosse, mentre il nostro amico si sperticò in mille complimenti nei confronti della bellezza statuaria che mi accompagnava, rapendo tutta la sua attenzione.


Subito dopo, Franco fu chiamato da una persona, così, rimasti noi tre da soli: “Amore, non ti immagini nemmeno lontanamente chi sia questa splendida signora…” dissi, con l’aria di quella che cela il più grande dei segreti, e sottolineai, ammiccando con gli occhi: “Giovanna...”


“Vinco qualcosa se indovino?” chiese, ancora perso nell’aere.


“Una settimana al primo posto, nel blog di AmaPorn.” rispose lei, sorridente.


Manuel finalmente capì, sgranò gli occhi e fece un salto, tanta fu, anche per lui, la sorpresa.


Franco si riunì a noi, proponendoci il suo invito a cena, assieme al gallerista, un paio di critici e alcune altre persone. Insistette affinché anche Giovanna fosse dei nostri. Lei inizialmente era titubante, ma poi, dopo essere riuscita a convincerla, telefonò al marito, informandolo che sarebbe rientrata solo in tarda serata e di non aspettarla alzato.


Manuel ed io, ovviamente, fummo felicissimi della sua decisione e, prima che la mostra chiudesse, rimanemmo in compagnia della nostra amica a parlare di un sacco di cose.


Nel frattempo, riflettevo su come avevamo conosciuto Giovanna e con quanta velocità si era evoluto il nostro rapporto personale, specialmente con me, che, nonostante ci fossimo scambiate solamente una decina di e-mail, avevo trovato in lei l’unica e intima confidente, come non ne avevo da almeno vent’anni.


Venne il momento di trasferirci al ristorante che Franco aveva prenotato. Per arrivarci, abbiamo dovuto attraversare quasi tutta Amalfi, percorrendo strade, viottoli e scalinate.


Giovanna ed io precedevamo il gruppo dei sette o otto uomini e, da subito, abbiamo avuto la percezione di avere costantemente i loro occhi su di noi, per non parlare di tutti coloro che incrociavamo lungo il tragitto.


La mia amica ed io costituivamo un vero connubio di gnocca ai massimi livelli immaginabili, e la spontaneità, tipica degli abitanti del luogo, ce lo manifestava tutti i momenti, con apprezzamenti sempre lusinghieri, sebbene talvolta coloriti.


Io avevo ingaggiato una lotta serrata con il mio vestito indecente, che non ne voleva sapere di darmi un minimo di copertura, salendo oscenamente ogni tre passi, complice la mia pelle, resa ancor più liscia dal balsamo profumato che avevo messo dopo la doccia.


Giovanna camminava al mio fianco, sorridendo al vedermi in quell’empasse e godendosi compiaciuta i commenti che ci venivano rivolti dai passanti. Io non potei fare a meno di notare che, già dopo pochi passi del tragitto, il suo vestito aderente produceva un seducente fruscio, prodotto dallo sfregamento tra la pelle delle sue cosce e il raso della fodera. Sapevo che questo fenomeno fa impazzire Manuel, così sperai che trovasse l’occasione di camminare per un po’ vicino alla mia amica per accorgersene.


Il proprietario del ristorante ci accolse con mille cortesie e ci fece accomodare al tavolo, posto su una grande terrazza, dalla quale si poteva ammirare un panorama straordinario della cittadina, del mare e delle scogliere.


La serata trascorse tra il cibo divino e in una splendida atmosfera. Dopo che ci furono serviti i digestivi, gli uomini furono impegnati a disquisire di arte, economia e cavalli, passione di Franco. Giovanna, evidentemente satura, come me, di tali argomenti, mi chiese di accompagnarla a rinfrescarsi.


Quando tornammo, invece di sederci nuovamente al nostro tavolo, trovammo un angolo piuttosto appartato, seminascosto tra i profumatissimi glicini, sul proseguimento della terrazza.


Ci accomodammo su una seduta in pietra e lei iniziò, felicitandosi della complicità e dell’armonia che c’è tra me e mio marito, che aveva percepito fin da subito, confessandomi che, sebbene trasparisse inequivocabilmente dai nostri racconti pubblicati, non pensava che arrivasse a tali livelli. Così le spiegai molti altri dettagli del nostro rapporto e della nostra vita di coppia.


Lei mi ascoltava molto interessata e, talvolta, mi poneva domande anche piuttosto intime, non tralasciando di raccontarmi alcuni aspetti della sua sessualità, proseguendo il gioco intrigante che aveva iniziato, già durante i primi messaggi che ci eravamo scambiate.


Se, da un lato, mi aveva detto che ero “riuscita a togliere il tappo alla sue reticenze”, facendomi credere di essere stata io a condurre il gioco, dall’altro mi accorgevo che non ero stata io a “stapparla”, ma era lei che, da gatta astuta e maliziosa, avendo trovato una “dolce topolina”, ricettiva e desiderosa di avere uno scambio personale, aveva iniziato un gioco sottile di parole e dettagli, che era abilissima ad inserire nel discorso.


Talvolta, i suoi messaggi diventavano dei veri e propri racconti erotici del suo vissuto, densi di particolari, addirittura pornografici. Ciò non mi dava assolutamente fastidio, sebbene non tardai a comunicarle che la nostra sessualità, su questi aspetti, è molto diversa, ma ciò, invece di limitare il nostro scambio, lo arricchisce, dato che sono due universi differenti, che assorbono il meglio l’uno dall’altro, evolvendosi.


Ad un tratto, mi pose la domanda “delle cento pistole”: “E…, per quanto riguarda il sesso con le donne, ne fai? Immagino che la tua bellezza possa far presa anche su molte di loro…”


Ebbi un sussulto, non perché ne fossi scandalizzata, ma perché il rapporto lesbico è sempre stato un qualcosa di molto latente in me, che ogni tanto tenta di emergere, ma che ho sempre cercato di reprimere, ad eccezione di quella volta con la mia amica Valeria.


Giovanna non mi diede il tempo di racimolare la risposta. Mi ritrovai la sua mano destra che accarezzava la mia coscia, salendo veloce e sicura verso la mia intimità.


Un brivido scosse la mia schiena e la mia mente si svuotò di ogni pensiero. La fissai, impotente di fronte alla sua intraprendenza, e non riuscii a trattenere uno sguardo languido. Lei ricambiava con i suoi occhi penetranti, cercando, con essi, di infondermi tutta la sua complicità e il suo desiderio.


Sentii la mia passerina che veniva avvolta nel palmo della sua mano. Provai perfino imbarazzo, accorgendomi che le regalai, istantaneamente, una buona dose di mio miele, che attraversò il sottile tessuto del mio perizoma, impiastrandole completamente la mano.


Lei, ovviamente, se ne accorse, quindi la tolse, se la portò alla bocca e la leccò lentamente e avidamente, senza distogliere lo sguardo dal mio. Nemmeno Valeria ebbe un atteggiamento così lussurioso ed esplicito, quando volle farmi.


Quindi, la rimise subito dove era prima e mi incoraggiò a fare lo stesso, spostando la mia nella profondità dello spacco del suo vestito. Per prudenza, mi guardai intorno, cercando di assicurarmi nuovamente che fossimo ben nascoste. La carnosità del suo pube non tardò a deliziare le mie dita, attraverso la mutandina in pizzo che indossava la mia dolce amica.


Entrambe avemmo, contemporaneamente, l’istinto di avvicinarci e di avere il primo contatto con le nostre bocche, che, dopo brevi istanti di teneri baci sulle labbra, iniziarono a divorarsi. Io non capivo più niente, e quasi speravo che qualcuno ci vedesse. Ciò fece scatenare la mia libidine a livelli esponenziali, tant’è che, messi da parte ogni indugio, remora o pudore, le mie dita si fecero strada fin sotto alle mutandine di Giovanna, che dovettero cedere e lasciare spazio all’esplorazione delle sue intimità più recondite.


Ero solo alla mia seconda esperienza con una donna, ma ero consapevole di essere bravissima a dare piacere anche a loro, oltre che agli uomini, grazie alla mia capacità di percepire e analizzare anche le più piccole reazioni.


Infatti, Giovanna si stava sciogliendo di libidine e di desiderio sotto le mie astuzie. Almeno in questo, sentivo di essere io ad avere il totale controllo del gioco: ora ero io ad essere la gatta astuta e maliziosa e lei la topolina ricettiva e desiderosa.


Eravamo in piena estasi erotica e io ero sul punto di farla venire, quando sentimmo le voci di Manuel e di Franco che ci chiamavano.


Avemmo un sussulto che ci fece bruscamente tornare in noi. Le nostre mani si staccarono dalle nostre vulve, trascinandosi i filamenti del nostro piacere. Ci ricomponemmo, giusto in tempo per apparire loro come due amiche che stanno conversando amabilmente.


Ci alzammo e ci riunimmo al gruppo, che era arrivato ai saluti. Franco ringraziò e congedò il resto delle persone e si intrattenne con noi e Giovanna ancora per qualche minuto; poi, stremato dalla giornata faticosa, si avviò al suo albergo.


Rimanemmo così noi tre. Manuel percepì, sui nostri volti, una strana aria di complicità che Giovanna, più di me, riuscì a celare a stento.


La nostra amica ci chiese: “Visto che non è troppo tardi, vi andrebbe di venire a casa mia a bere qualcosa?”


Manuel ed io incrociammo i nostri sguardi e io cercai, nel suo, la conferma che anche lui, come me, gradisse l’invito. Intesi immediatamente che lo gradiva, senza che pronunciasse parola, come sempre più spesso accade nei nostri “dialoghi senza parole”. Così, non esitai a dire alla nostra amica che accettavamo molto volentieri.


Ci incamminammo e io mi aggrappai a Manuel, cercando di tenermi in piedi sui tacchi vertiginosi che portavo. Giovanna, incespicando nel fondo stradale sconnesso, rischiò di prendersi una storta, così Manuel, molto cavallerescamente, le offrì di aggrapparsi a lui.


Il furbetto, fece un bel pezzo di strada con due grandi gnocche abbracciate a lui, e non mi sfuggì l’aria trionfale che assumeva, quando incrociavamo qualcuno nelle ancora piuttosto affollate vie della cittadina. Dentro di me, non potei far altro che ridere, pensando a ciò che, fino a pochi minuti prima, avevamo fatto Giovanna ed io.


Arrivammo a casa sua, un bell'appartamento con vista sul mare. Il gusto di Giovanna, nel saper unire modernità e tradizione, si notava in ogni dettaglio dell'arredamento.


Ci fece accomodare sul divano, al centro dell'ampia sala, e ci chiese se volevamo assaggiare il limoncello che lei stessa aveva preparato.


Ce lo servì ghiacciato, accomodandosi su una poltrona davanti a noi.


Con le gambe accavallate e il vestito che sembrava voler esplodere, sotto la prorompente sensualità delle sue carni tornite, ci stava offrendo uno spettacolo impagabile.


Non potei fare a meno di notare quanto mio marito fosse compiaciuto da quella visione, mentre la mia eccitazione riprese a manifestarsi, avendo già "assaggiato" la mia splendida amica e il suo sesso, che mi immaginavo serrato tra quelle magnifiche cosce.


Mentre lei e mio marito disquisivano di blog e piattaforme social, io sorseggiavo il delizioso liquore, fantasticando su Giovanna che si rotolava nel letto con suo marito, che le infilava le mani dappertutto. Dopo qualche istante, la mia immaginazione sostituì il marito con me.


La mia fantasia fu interrotta dalla voce della nostra amica, che ci pregò di attenderla un momento e si alzò, dirigendosi verso il corridoio.


Quello fu il primo momento, dall'inaugurazione, che Manuel ed io rimanemmo soli. Ne approfittai subito: "Veramente notevole la ragazza, non trovi?" osservai, "Mi sa che, se tu fossi stato single, ti ci si saresti buttato a capofitto, vero porcello?"


Manuel, con la sua consueta delicatezza per i miei sentimenti, non poté negare di trovare Giovanna veramente attraente e invogliante, sia sotto l'aspetto fisico, sia sotto quello intellettuale.


Gli chiesi ancora: "Non trovi che abbia molto in comune con Valeria?"


Mi rispose sorridendo: "Amore, ti ricordo che tu, te la sei fatta Valeria…"


Gli sorrisi sorniona, pensando che, dopo avergli raccontato la mia esperienza con Valeria, lo spronai a raccontarmi la sua fantasia con lei, mentre lo masturbavo poderosamente, avida di ascoltare i dettagli più pornografici che la sua sfrenata fantasia riusciva a fargli dire.


Giovanna tornò da noi dopo pochi minuti e ci invitò a disporre liberamente del bagno. Io ci andai per prima, dopo fu il turno di Manuel.


Quando tornò, mi trovò mentre stavo provando ad insegnare a Giovanna le basi del tango argentino.


Fin dai primi messaggi che ci scambiammo, la nostra amica ci confessò di non avere alcuna propensione al ballo, così, visto che mi piacciono le sfide che altri dicono essere impossibili, tentai di introdurla e renderla partecipe alla mia arte tersicorea.


Non nascondo che, per me, era più che altro un pretesto per tornare ad avere un contatto fisico con lei.


Padrona delle mie tecniche, me la rigiravo tra le braccia, le accarezzavo i fianchi e insinuavo la mia gamba tra le sue cosce, percependone tutto il calore che sprigionavano.


Mio marito era tornato a sedersi e si godeva lo spettacolo.


Sentivo Giovanna rispondere positivamente a tutte le mie maliziose sollecitazioni. Da un lato, ne ero molto felice ma, dall'altro, ero preoccupata da come avrebbe potuto reagire Manuel, se ci fossimo spinte più in là.


Come era successo al ristorante, Giovanna anticipò la mossa. Invece di farsi accompagnare nel giro, prima di un casquè, mi bloccò la gamba tra le sue cosce, e sentii il suo sesso che ci si appoggiava pesantemente.


Istintivamente mi fermai, la fissai e non ebbi nemmeno il tempo di realizzare sul da farsi, che mi ritrovai stretta a lei e la sua lingua in bocca.


Non pensai più a nulla, tantomeno a Manuel, e iniziai a serrarla tra le mie labbra, come se fosse in membro guizzante a cui stessi facendo un pompino.


La bocca di Giovanna emanava una sensualità incredibile che volli godermi il più a lungo possibile.


Dovetti cedere anche alla tentazione di prendere tra le mani i suoi abbondanti seni. Lei fece lo stesso, senza che interrompessimo il nostro amplesso orale, ma il mio piccolo seno non credo che le avesse potuto trasmettere tutto il piacere che provavo io.


Mentre era Giovanna a limonarmi di brutto, socchiusi gli occhi e cercai mio marito. Per sua fortuna, mi sembrò gradire lo spettacolo che gli stavamo offrendo, altrimenti avrebbe dovuto accettarlo in ogni caso: non avrei rinunciato a quel momento con Giovanna, per nulla al mondo, tantomeno per una gelosia del mio compagno.


Dovemmo però interrompere il nostro avido duello di bocca, per prendere fiato e riposare le nostre mascelle.


"Tutto bene, Manuel?" chiese lei, rivolgendo un sorriso a mio marito, tra il complice e il beffardo.


Lui non ebbe il tempo di rispondere. Giovanna lo incalzò: "Sei geloso che la tua dea sia tra le mie braccia?" Tu non sai cosa abbiamo fatto al ristorante…" aggiunse con benevola aria di sfida.


"Cosa avete fatto? " chiese incuriosito. Io lo guardavo sorridendo.


"Io le ho fatto questo…" al che mi portò decisa una mano tra le cosce, ravanandomi, senza ritegno, la patatina da sopra al perizomino.


"E le è piaciuto?"


"Oh sì! Vero tesoro?" mi chiese, stampandomi un bacio sulla bocca.


Io annuii solamente, travolta dalla libidine e dall'aspettativa della reazione di mio marito.


"Non ho dubbi, amore. Te l'ho sempre detto che avevi bisogno di espandere la tua sessualità alle donne."


Giovanna lasciò la presa alla mia patatina, si avvicinò a Manuel e gli porse la mano invitandolo ad alzarsi.


"Cosa ne dici se facciamo godere il tuo ometto, cara? Così, poi ci prendiamo tutto il tempo per noi?" chiese maliziosamente la nostra amica.


"Hai ancora voglia, amore?" chiesi a mio marito. Poi, rivolgendomi a Giovanna: "Sai, oggi pomeriggio, ci ho già pensato io a dargli una bella svuotata…"


"Ma sì che ha ancora voglia, vero caro?"


Manuel annuì, così Giovanna gli si avvicinò, mise il suo corpo a contatto con quello di mio marito, gli prese le mani e avvicinò la bocca, semi spalancata, al suo viso.


Compresi l'esitazione di Manuel nel baciarla; sapeva che un contatto così intimo avrebbe scatenato la mia gelosia. Giovanna lo intese, quindi si limitò a sfiorargli il viso con le labbra, consapevole del profumo eccitante che stava infondendo.


Vidi le mani di Giovanna portarsi sulla sua cintura, che slacciò con consumata maestria. Gli aprì il bottone e la lampo e, in un istante, la sua mano si impossessò del membro di mio marito.


"Ehilà, che pisellone…" esclamò lei. "È con questo che fai godere la tua amata?" chiese, guardandomi maliziosa, mentre iniziava a segarlo attraverso i boxer.


Manuel non diceva nulla, godendosi la mano della nostra amica che gli avvolgeva il pacco.


"Mettiamoci comodi." disse lei, invitando Manuel a sdraiarsi sul tappeto e inginocchiandosi al suo fianco.


Appoggiata con i glutei sui talloni e con le cosce leggermente divaricate, Giovanna stava offrendo a mio marito una magnifica visuale, grazie al profondo spacco anteriore del suo vestito.


Mentre lei gli abbassava pantaloni e boxer, Manuel, inevitabilmente, insinuò la sua mano in mezzo a quel ben di dio. Giovanna lo favorì, aumentando il divario tra le sue gambe.


Io ero combattuta, tra la mia tremenda gelosia e la situazione intrigante e lussuriosa che si era creata. Stavo per assistere, per la prima volta in assoluto, al sesso tra mio marito e un'altra donna.


Giovanna riprese a segarlo. Dopo quattro o cinque colpi delicati, si abbassò a lubrificarlo, prima con qualche leccata, poi con un paio di profonde e potenti pompate di bocca.


Le sue dita impugnarono con fermezza il pistolone di Manuel che mi fece cenno di avvicinarmi.


Mi prese una caviglia e mi fece capire di mettermi a cavallo sopra di lui. Da quella prospettiva, aveva la piena visione della mia intimità che lo dominava.


Misi le mani sui fianchi, continuando a guardarlo in volto.


"Abbassati." mi ordinò.


Mi chinai lentamente. Man mano che scendevo, le mie gambe si aprivano naturalmente e la forma della mia passerina si delineava sempre più, dentro il tessuto satinato del mio perizoma.


La sua bocca spalancata la attese, fino a quando non ne ebbe il lussurioso contatto, che accompagnò facendo uscire la lingua che sentii esplorarmi, calda e guizzante.


Mentre Manuel si gustava il mio miele, mi voltai, vedendo Giovanna che lo segava e spompinava senza ritegno. Voleva farlo venire velocemente, ansiosa di iniziare i giochi con me.


“Ti piace, amore? È la prima volta che due donne si dedicano a te vero? Dai, fai vedere alla mia amica quanto sperma sei capace di sparare…” gli dissi, sfidando la sua resistenza, che mi sembrò prolungarsi oltre il normale, considerando la situazione.


Mio marito non poteva ovviamente rispondermi, visto che la mia vulva era incollata alla sua bocca. Muoveva le mascelle quasi a volermela masticare. Sentii il suo respiro farsi più affannoso e pensai che, o stava soffocando, oppure stava per venire.


I sussulti del suo corpo mi comunicarono che la sua sborrata era imminente.


“Vai caro, spara fuori tutto il tuo succo!” lo incalzò la nostra amica.


Manuel si lasciò andare e staccò la bocca dal mio sesso, per poter emettere il suo urlo di godimento che anticipò di qualche istante un’enorme schizzata di seme, che gli partì violenta, diretta verso l’alto.


Giovanna fu abile ad evitare, all’ultimo istante, che un tale idrante la investisse in pieno volto e seguì, con lo sguardo, il bianco e abbondante filamento che raggiunse l’altezza di almeno sessanta o settanta centimetri, per poi ricadere, in parte sul ventre di Manuel, in parte sulla mano di lei e, la restante, sul tappeto.


Mi assicurai che mio marito si fosse svuotato completamente e gli strofinai ancora un paio di volte la patatina sul suo volto, congestionato dall’immensa goduta e dal poco ossigeno che gli avevo concesso di respirare, mentre mi muovevo sopra di esso.


Quindi, mi alzai e rimasi ad osservare Giovanna mentre, dal cazzo di mio marito, staccava la sua mano, completamente impiastrata. Lei si alzò lentamente dalla sua posizione e vidi la mano di mio marito che riappariva da in mezzo alle sue cosce.


“Ce l’hai tenuta tutto il tempo la mano lì, vero porco?” dissi con amorevole e complice rimprovero, dandogli una piccola pedata sul culo.


Lui sorrise sornione ma non disse niente. Fu Giovanna a rispondermi, mentre recuperava un pacchetto di fazzolettini di carta: “Eh, sì. Tuo marito è un vero porco feticista. Fossi in te, ne sarei molto felice.”


“Certo che ne sono felice, ma tante volte esagera. Tu hai idea di cosa mi fa fare quando facciamo sesso?”


“Sì, cara. L’ho letto nei vostri racconti e nei vostri libri. Veri manuali di porcaggine!” rispose ridendo di gusto.


Manuel ricevette qualche fazzolettino per ripulirsi, poi si alzò e iniziò a sistemarsi.


“Soddisfatto, il signorino?” chiese Giovanna, tutta pimpante.


“Oh sì, molte grazie ad entrambe.”


“Bene! Adesso, la tua amata ed io ce ne andiamo in camera mia. Tu non ci disturberai fino a quando usciamo. Promesso?”


“Ok.” rispose mio marito alla perentorietà delle parole della nostra ospite.


“Vieni, cara.” Giovanna mi prese per mano e mi trascinò con decisione verso il corridoio. Feci solamente in tempo a fare “ciao – ciao” con la mano al mio Amore e sparii dalla sua vista.


Percorsi il corridoio con il cuore che mi batteva forte, non mi ero mai trovata in una simile situazione. Mi turbò, in special modo, il pensiero di che mio marito sarebbe rimasto ad attendermi a pochi metri, mentre facevo sesso con la nostra amica. E poi, con che faccia lo avrei rincontrato? Cosa gli avrei detto? Quali pensieri lo stavano attraversando?


Per un attimo, fui terrorizzata dalla possibilità che, soddisfatta la libidine del momento, tutto ciò interrompesse, da parte sua, il nostro flusso energetico, che ci lega e ci tiene uniti nel nostro amore e nella nostra complicità.


Mi obbligai ad accantonare tali pensieri, mentre Giovanna mi introduceva nell’alcova e faceva di tutto per mettermi a mio agio, prendendomi entrambe le mani nelle sue, guardandomi con occhi dolci, ma colmi di desiderio come, dal resto, erano i miei.


Si avvicinò, lasciò le mie mani per passarmele nei capelli, poi non resistemmo e ci baciammo appassionatamente, mentre le nostre mani presero a correre sui nostri corpi.


Non racconterò nei dettagli ciò che accadde dopo. Fu troppo passionale, e non saprei trovare le parole adeguate per poterlo descrivere nei particolari, oltre a voler rispettare l’intimità e la sensualità della mia amica. Posso solo dire che facemmo pressoché tutto ciò che possono fare due donne che fanno l’amore, quasi nulla escluso. A voi l’immaginazione.


Poi ci addormentammo, accarezzandoci il viso e guardandoci, occhi negli occhi.


Ci svegliammo quando il sole non era ancora sorto. Giovanna mi invitò a usare il bagno. Raccattai vestito, mutandine e scarpe, e andai a darmi una sistemata. Nello specchio, vidi il mio viso rilassato e raggiante. Nella mia mente, non c’era più traccia dei timori che mi avevano pervasa la sera precedente.


Mi diedi una rinfrescata, mi rivestii e uscii in corridoio, dove trovai la nostra amica che mi prese nuovamente la mano, accompagnandomi in cucina, dove ci preparò il caffè.


Manuel aveva dormito sul divano e si svegliò sentendo l’aroma che usciva dalla caffettiera napoletana.


“Tutto bene?” mi chiese. Domanda retorica. “Come sarebbe potuta non andare bene?” pensai.


Gli sorrisi e comprese la mia soddisfazione. Nessuno di noi tre accennò a quanto era accaduto: ognuno conservava nel proprio cuore le proprie sensazioni e il proprio vissuto.


Bevuto il caffè, sentimmo il marito di Giovanna che, svegliatosi anche lui, andava in bagno.


Manuel ed io, senza dovercelo comunicare a parole, fummo concordi che era ora di andare, anche se avremmo voluto rimanere ancora in compagnia della nostra cara amica: ci sembrò di avere ancora un sacco di cose da raccontarle, su di noi e sulla nostra vita, ma il tempo avrebbe deciso se, e come, continuare lo scambio tra i nostri Universi e se mai ci saremmo incontrati ancora.


Dopo esserci salutati affettuosamente, Manuel ed io scendemmo in strada, ci prendemmo per mano e ci incamminammo verso il nostro albergo, godendoci la quiete delle strade ancora quasi deserte, l’aria frizzante del mattino e il cielo terso all’aurora.


 


Protagonisti di questo racconto sono Monica e suo marito Manuel. Potete trovare altri racconti delle loro bollenti avventure erotiche e cuckold nel volume “Mia moglie Monica – Vita lussuriosa di una amazzone - Libro II” di Manuel Drake, in vendita su Amazon. 


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Attenzione: per i temi trattati e i contenuti sessualmente espliciti, le descrizioni e il linguaggio senza censura, questo libro è severamente vietato ai minori di 18 anni.


In questo secondo volume, la bellissima Monica e suo marito Manuel proseguono il racconto delle loro vicende amorose e sessuali più piccanti e trasgressive che li hanno visti protagonisti durante i quasi diciotto anni del loro rapporto.


Monica è una donna di una bellezza sconvolgente e di una classe fuori dal comune. Con un passato di ballerina della televisione, del Crazy Horse di Parigi e di attrice in numerose produzioni internazionali, è devotissima e innamoratissima di suo marito, ma ciò non le impedisce, con la sua complicità, di concedersi qualche “diversivo” con altri uomini, donne e coppie.
Grazie alla sua avvenenza, alla sua esperienza e abilità nelle pratiche sessuali, ha tutti gli uomini ai suoi piedi ed è un’autentica dea del sesso, che per lei è gioia, fantasia, curiosità e lo vive senza alcun pudore o limite. In vacanza o nei weekend, Monica e suo marito vivono il loro amore e la loro complicità all'insegna di un sesso spinto, coinvolgente, solare, allegro e intrigante, dove non mancano splendide ambientazioni, tanta malizia, esibizionismo, ironia, commenti divertenti e dialoghi brillanti.
Monica cura maniacalmente il proprio aspetto fisico e il proprio abbigliamento, che descrive sempre con dovizia di particolari per il piacere dei più raffinati feticisti, attirando su di sé le attenzioni e le bramosie degli uomini che incontra, mantenendo continua e vivissima la tensione erotica anche con suo marito che la coinvolge in alcune esperienze che nemmeno lei, che in fatto di sesso ne ha visti di tutti i colori, si sarebbe mai immaginata di vivere specialmente dopo sposata e con lui come regista delle sue trasgressioni.