Per tre giorni, dopo la “prima esperienza” nel giorno del suo diciottesimo anno di età, Antonella non si fece più viva, né di persona, né per telefono, nonostante avesse accolto con entusiasmo la mia proposta di insegnarle a fare i pompini.
Pensai che, ormai senza più timori, avesse deciso di darsi a qualche amichetto della sua età.
Invece, quando meno me l’aspettavo, si presentò nel mio studio.
“Ciao - mi salutò dandomi un bacio sulla bocca - scusa se non mi sono più fatta viva, ma papà aveva bisogno di me per alcune faccende di lavoro. Non mi sono certo scordata della tua promessa per insegnarmi tutto sull’attività sessuale e soprattutto su come si fa un … pompino”
Rise e poi mi chiese: “Quando sei disponibile?”
“Beh, visto che non ci si deve spogliare completamente, ma io devo solo tirare fuori il cazzo e dartelo, anche subito, se vuoi”
“Certo che voglio - rispose - però mi devi dire tu cosa e come devo fare”
Mi abbassai calzoni e mutande e mi sedetti su una poltroncina; Antonella guardò preoccupata il mio “attrezzo” in erezione e: “Mi entrerà in bocca?”
“Proviamo … ora tu accoccolati in ginocchio fra le mi gambe - le dissi amorevolmente - ed ora prendilo con una mano e sollevalo, poi, con la lingua, comincia a leccarmi le palle”
Era un’allieva molto attenta ed eseguì queste prime operazioni con inconsueta abilità, segno che si era messa d’impegno per apprendere le tecniche del pompino.
Mi leccava le palle con delicatezza.
“Ora, passa la lingua dalla radice del cazzo fino alla punta e soffermati sul filetto dando dei colpetti con la punta della lingua”
Aveva un modo di fare come raramente avevo constatato in altre più navigate femmine.
“Adesso ripeti per un po’ di volte: palle, cazzo, filetto”
“Ti piace?” mi sussurrò.
“Molto … e a te?”
“Anche a me, sono fradicia in mezzo alle cosce!”
“Dopo ti asciugo io … con la lingua”
“MMMMMM”
Dopo un po’ di leccate a palle e cazzo, le dissi: “Ora prendilo in bocca”
Lo fece prontamente, ma senza farselo entrare tutto in bocca.
Le presi, allora, la testa fra le mani e, tenendogliela ferma, comincia a stantuffarle dentro, sempre più profondamente.
Poi le lasciai la testa e smisi di pompare perché sapevo che aveva capito cosa dovesse fare.
E, infatti, lei cominciò ad andare su e giù con la testa, arrivando a farselo entrare in bocca fino alla radice.
Era stupenda e cercavo di trattenermi dal venire perché volevo godere appieno quel suo modo di fare.
Mi accorsi che, mentre con una mano si appoggiava ad una mia coscia, con l’altra era andata a toccarsi la figa; era eccitatissima ed aumentò il ritmo del va e vieni anche se, ogni tanto, si fermava per stuzzicare il mio cazzo attorcigliando attorno la sua lingua.
Era una sensazione stupenda e glielo dissi.
“Sei davvero un’ottima amante … se continui così, tra un po’ ti riempio la bocca di sperma …”
Sollevò la bocca dal mio cazzo e mi disse: “Sì, lo voglio!”
Poi ricominciò a pomparmi.
Lo faceva con delicatezza, ma anche con decisione; si capiva che le piaceva.
Ogni tanto mi dava dei leggerissimi morsettini e questo mi piaceva, ma serviva anche a ritardare l’eiaculazione.
Così le domandai: ”Sei davvero in gamba! Ma davvero non hai mai fatto un pompino?”
Lei, senza mollare la presa con la bocca, alzò la mano ccon la quale si stava sgrillettando e, col dito indice mi fece segno di no.
Poi cercò di riportarsi la mano alla figa, ma io le agguantai il polso perché avevo visto le dita molto bagnate e gliele leccai avidamente.
Cominciò a gemere e tremare, segno che stava per venire.
Mi lasciai andare e urlando “Vengoooo!” mi scaricai nella sua bocca.
Lei succhiò avidamente per non lasciare un goccio di sperma nel mio cazzo.
Si staccò ed ingoiò.
Poi mi mostrò che, in bocca non aveva più lo sperma.
“Spero - mi disse - di aver superato l’esame, maestro”
E rise.
“Promossa a pieni voti! - esclamai - ora tocca a me soddisfarti”
La presi per mano e la condussi nella camera da letto, la feci sdraiare con le gambe giù dal letto e, dopo averle alzato la gonna e sfilate le mutandine, affondai la mia testa fra le sue cosce andando con la lingua sulla sua figa fradicia di umori.
Iniziai a leccargliela sempre più intensamente, fermandomi ogni tanto per succhiare il clitoride.
Lei gemeva sempre più intensamente.
E tremava.
Ad un certo punto strinse le cosce attorno alla mia bocca ed urlò: “Vengo anch’ioooo”.
Un fiotto abbondantissimo mi inondò il viso.
Ero di nuovo in tiro e, senza pensarci, mi abbassai pantaloni e mutande e le infilai il cazzo in figa.
Stavo per venirle dentro, ma, fortunatamente, riuscii a togliermi in tempo ed a venirle sulla pancia.
Eravamo stremati ma soddisfatti.
Lei si passò una mano sul pancino poi se la leccò “Troppo buono! - disse - credo che ne farò indigestione molte altre volte”
Poi, maliziosa, aggiunse “Se vuoi …”
“Certo, tesoro … però sarebbe bello se, per le prossime volte, tu … emh … prendessi …”
“La pillola? - mi interruppe - Ho già l’appuntamento dal medico per la ricetta. Non mi va di farmi scopare col preservativo”
A questo punto ebbi la risposta al mio quesito: era nata una vera porca.
Beato me!